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Settimana di preghiera per l’unità: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”
2023/1, p. 22
Il tema, destinato ad accompagnare la preghiera durante tutto il 2023, ha un’ispirazione profondamente biblica. È tratto dal primo capitolo del libro del profeta Isaia, e unisce insieme il duplice invito: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1,17). A sceglierlo e a presentarlo sono stati dei Fratelli e delle Sorelle del Minnesota (USA) a cui era stato affidato l’incarico.

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Settimana di preghiera per l’unità: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”
Il tema è stato preparato negli Stati Uniti, da un’équipe del Minnesota. Ispirato al profeta Isaia, ha però una grande attualità anche per i nostri giorni.
Secondo una consuetudine che si perpetua ormai da oltre un secolo, anche quest’anno dal 18 al 25 gennaio si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dai cristiani. Il tema, destinato ad accompagnare la preghiera durante tutto il 2023, ha un’ispirazione profondamente biblica. È tratto dal primo capitolo del libro del profeta Isaia, e unisce insieme il duplice invito: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1,17). A sceglierlo e a presentarlo sono stati dei Fratelli e delle Sorelle del Minnesota (USA) a cui era stato affidato l’incarico.
Come è spiegato nella Presentazione del testo, i versetti propongono alla riflessione per la preghiera comune un ammonimento che è da comprendere anzitutto nel contesto più generale del linguaggio profetico dove Isaia ci descrive una società che sta attraversando una fase di disintegrazione che investe ogni aspetto della convivenza civile e quindi una situazione di sfaldamento etico che parte dal piano politico e religioso per investire ogni ambito sociale. Il profeta si fa portavoce di un Dio che si indigna contro il suo popolo.
Era un tempo in cui dilagava l’ingiustizia, la disparità e la disuguaglianza. Ed era anche un’epoca in cui la religione prosperava come espressione cultuale e formale della fede in Dio, incentrata sulle offerte e sui sacrifici del tempio. Ma i re e i sacerdoti si disinteressavano nella maggior parte dei casi di quanti soffrivano ingiustizie e oppressione. Secondo una visione, ricorrente anche oggi, sottolineano i redattori del testo nella riflessione teologica introduttiva, si trattava di un tipo di religiosità che anziché essere una benedizione, era una ferita aperta e un sacrilegio davanti a Dio. L’ingiustizia e la disuguaglianza avevano portato a profonde divisioni e discordie. Il profeta denuncia le strutture politiche, sociali e religiose e l’ipocrisia nell’offrire sacrifici a Dio, mentre si opprimevano i poveri.
Il gruppo del Minnesota ha scelto questo versetto del primo capitolo di Isaia come testo di riferimento per la Settimana di preghiera: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove” (Is 1,17). Il profeta vuol far capire che la volontà di Dio è di creare una umanità costituita “da ogni nazione e popolo, tribù e lingua” (Ap 7,9) e richiama alla pace e all’unità che egli ha sempre voluto per il creato.
Tante situazioni denunciate allora esistono anche oggi. Sta qui il significato della Settimana di preghiera per l’Unità di quest’anno: tutte le divisioni affondano le loro radici nel peccato, vanno cioè contro l’unità che Dio desidera per tutta la creazione. Il razzismo, per esempio, è tragicamente parte del peccato che ha diviso anche i cristiani mettendoli gli uni contro gli altri e ha fatto sì che essi pregassero in momenti separati, in edifici differenti e in alcuni casi ha portato i cristiani a dividersi. Nella pericope biblica scelta quale tema per la Settimana di preghiera per l’unità, il profeta Isaia ci mostra come curare questi mali e che imparare a fare il bene richiede la decisione di impegnarsi in un esame di coscienza. La Settimana di preghiera è il momento più adatto perché i cristiani riconoscano che le divisioni tra le chiese e le confessioni non sono tanto diverse da quelle all’interno della più ampia famiglia. C’è una sola razza, la razza umana. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che il mito della razza ha determinato la nascita del razzismo. La razza non è biologica, è un costrutto sociale che divide l’umanità secondo caratteristiche fisiche. È importante riconoscere che, sebbene il termine non venga utilizzato in alcune parti del mondo, è stato, ciò nonostante, un decisivo strumento di divisione e di oppressione di gruppi di esseri umani.
Pregare insieme per l’unità ci permette di riflettere su ciò che ci unisce e di impegnarci a combattere l’oppressione e la divisione della famiglia umana. L’unità dei cristiani dovrebbe essere segno e pegno dell’unità riconciliata dell’intera creazione. Al contrario, la divisione tra cristiani indebolisce la forza di quel segno, e finisce per acuire la divisione piuttosto che portare guarigione alle ferite e alla vulnerabilità del mondo quale è, invece, la missione della Chiesa.
Cercare la giustizia
L’altro aspetto del tema proposto per questa settimana di preghiera per l’unità, è un invito a “cercare la giustizia”. È l’invito che Isaia ha rivolto a Giuda a cercare la giustizia (cfr Is 1, 17) e implica il riconoscimento dell’ingiustizia e dell’oppressione che segnavano la società di allora. ll profeta implora il popolo di Giuda perché abbia a rovesciare questo stato di cose. Ricercare la giustizia richiede di affrontare coloro che infliggono il male agli altri: non è un compito facile che a volte porterà al conflitto, ma anche Gesù nel Vangelo ci assicura che difendere la giustizia di fronte all’oppressione è la strada per il Regno dei cieli: “Beati quelli che sono perseguitati perché fanno la volontà di Dio: Dio dona loro il suo regno” (Mt 5, 10).
In molte parti del mondo le chiese devono ammettere che si sono conformate alle norme sociali e sono rimaste in silenzio, a volte addirittura si sono fatte complici dell’ingiustizia razziale. Il pregiudizio razziale è stato una delle cause di divisioni tra i cristiani che ha lacerato il Corpo di Cristo. Nel corso dei secoli, ideologie nocive, come quella della supremazia bianca e la “dottrina della “scoperta”, hanno significato un grave danno, particolarmente nell’America del Nord, e nelle terre colonizzate dalle potenze europee dei bianchi per secoli. Come cristiani dobbiamo essere disposti a porre fine ai sistemi di oppressione e a difendere la giustizia.
Proprio mentre il Gruppo locale del Minnesota preparava il testo del presente sussidio, abbiamo assistito a devastazioni e varie forme di oppressione in tutto il mondo. In molte regioni, soprattutto nel Sud del mondo, questa sofferenza è stata notevolmente amplificata dalla pandemia di Covid-19, a causa della quale è stato spesso impossibile garantire anche la semplice sussistenza di base per molti, e durante la quale forme concrete di assistenza sono drammaticamente mancate.
Occorre pentirci del nostro peccato
L’autore del Qoelet sembra parlare dell’esperienza attuale: “Ho riflettuto anche su tutte le ingiustizie che si compiono in questo mondo. Gli oppressi piangono e invocano aiuto, ma nessuno li consola, nessuno li libera dalla violenza dei loro oppressori” (Qo 4, 1).
L’oppressione è nefasta per l’intera umanità. Non ci può essere unità senza giustizia. Mentre preghiamo per l’unità dei cristiani, dobbiamo riconoscere l’oppressione, sia attuale che generazionale, ed essere risoluti nel nostro impegno a pentirci di questo peccato. Possiamo far nostra l’intimazione di Isaia: “Lavatevi, purificatevi” perché “le vostre mani sono piene di sangue” (Is 1,16.15)
Il presente testo, preparato per la Settimana di preghiera porta la firma delle seguenti Chiese:
Chiesa Anglicana (Church of England), Chiesa Apostolica Armena Ortodossa, Chiesa Apostolica Autocefala Ortodossa della Georgia, Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, Chiesa Cattolica Ambrosiana, Chiesa Copta Ortodossa d’Egitto, Chiesa Ortodossa d’Eritrea, Chiesa Ortodossa d’Etiopia, Chiesa Cristiana Protestante (Luterana e Riformata), Chiesa Evangelica Metodista, Chiesa Evangelica Valdese, Chiesa Luterana Svedese, Chiese Evangeliche Battiste, Chiesa Ortodossa Bulgara, Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Chiesa Ortodossa Romena, Chiesa Ortodossa Russa,
Chiesa Ortodossa Serba, Esercito della Salvezza.