Chiaro Mario
La missione della Chiesa
2022/9, p. 46
Si deve al teologo Y-M. Congar l’introduzione nel Decreto conciliare Ad gentes della nota e feconda espressione: «La Chiesa è per sua natura missionaria».

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NOVITÀ LIBRARIA
La missione della Chiesa
Si deve al teologo Y-M. Congar l’introduzione nel Decreto conciliare Ad gentes della nota e feconda espressione: «La Chiesa è per sua natura missionaria» (n.2). L’utilizzo del termine “natura” ci dice che non si può pensare la Chiesa senza nello stesso tempo pensare la missione. Proprio in questa prospettiva, Paolo VI nella fondamentale Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (1975) afferma che la Chiesa esiste per evangelizzare (n.14). Papa Francesco, dopo quasi 40 anni, manifesta il suo debito verso questo documento delineando l’identità missionaria della Chiesa nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013). Tra gli ecclesiologi italiani spicca Severino Dianich che, facendo tesoro dell’affermazione di Ad gentes, ha sempre collegato la comunicazione della fede con il processo di formazione della Chiesa, mostrando che essa nasce e si modella nella e per la missione. In questa sua nuova corposa opera, composta di 12 capitoli, l’autore sottolinea che l’altro non è semplicemente una ‘distanza’ da colmare o una ‘diversità da integrare, ma piuttosto è ‘strumento’ attraverso il quale lo Spirito apre nuove piste per l’annuncio e per il continuo rimodellamento della forma di Chiesa.
Nuove forme di evangelizzazione
«Sale così alla ribalta la necessità di progettare per l’evangelizzazione forme nuove, sia articolate sulla differenza culturale e la tradizione religiosa dei diversi popoli, sia tanto fluide da adeguarsi di volta in volta al mutare delle situazioni e, soprattutto delle singole persone alle quali dirigere, ben più che ai popoli in quanto tale, la proposta di fede» (cf. Introduzione, p.18). Facendo tesoro della sua ricerca di decenni, il nostro teologo dedica pagine fondamentali a una efficace rilettura del percorso storico della missione, convinto che occorre sempre trarre frutto dall’esperienza ecclesiale dell’evangelizzazione del passato. Da qui parte la necessità non tanto di fornire la coscienza vera della missione, quanto la coscienza “critica” della missione stessa. La missione sarà sempre pensata attraverso categorie che interpretano il destino ultimo dell’umanità dentro la contingenza della storia. La Chiesa, secondo la concezione del Vaticano II è “segno e strumento” della salvezza del mondo (Lumen gentium, n.1), e quindi per natura sua relativa al mondo, al quale annunciarla e al quale offrirne la testimonianza nella cooperazione al suo cammino verso il futuro. La Chiesa è dunque segno e strumento dell’azione di Dio al servizio degli uomini: Dio si è comunicato all’uomo con la Parola che si è fatta carne Figlio che, in Gesù di Nazaret, è diventato soggetto storico. Per questo motivo, occorre trovare sempre una coerenza fra l’impostazione della missione e la visione di una Chiesa fondata sulla relazione trinitaria. Assumendo la relazione come la categoria fondamentale della interpretazione della realtà, «la Chiesa non rischierà di curvarsi su se stessa, dando vita a una Chiesa introversa, ma si articolerà, nel dialogo e nell’interazione con altre religioni e culture, come una costante tessitura di sempre nuove relazioni» (p.160). Tutto questo non comporta una emarginazione del kérigma (il primo annuncio fondamentale): riproporre, lungo la storia, la memoria di fede, di Gesù crocifisso e risorto, è il motivo per cui la Chiesa semplicemente esiste. Il dialogo non ne rappresenta un ostacolo, ma è la condizione esistenziale nella quale le persone possono esprimersi e il credente può dire con libertà anche la sua fede in Gesù Signore della vita.
Un popolo messianico
A partire da Gesù messia, Signore sofferente e risorto dai morti, il popolo di Dio può essere detto “popolo messianico”, in quanto deve portare a compimento quel che resta da compiere lungo i tempi della sua missione. Al cuore del progetto messianico di Gesù di trasformazione del mondo stanno i poveri e gli oppressi, sta il suo stesso stile di vita, caratterizzato da un atteggiamento di “ospitalità” nei confronti di ogni persona. Egli ha offerto a chiunque di poter entrare nel suo spazio di libertà, accolto sempre con amore, in modo che egli trovasse le condizioni per la sua libera scelta di fede. Questo stile si impone alla Chiesa affinché chiunque possa continuare a godere della sua ospitalità anche nel rifiuto della sua proposta di fede. La sequela di Gesù, che determina la vita di chi ha scelto la fede in Gesù Signore, connota tutta la missione della Chiesa modellandola sulla pratica della imitatio Christi. Pertanto, la memoria di Gesù che guida la Chiesa nella sua missione è sempre una “memoria sovversiva” (Metz) del presente, perché egli ha affermato che il suo programma è destinato “a portare ai poveri la Buona Notizia” (Lc 4,18), prendendo la loro condizione di vita come modello per la sua. «La frequente assenza di un’efficace testimonianza di fedeltà all’ideale della povertà evangelica è, senza dubbio, una delle difficoltà che oggi il Vangelo incontra per essere accolto dagli uomini» (p.359).
MARIO CHIARO
Questo è il testo da indicare in alto
Severino Dianich
Di fronte all’altro. La missione della Chiesa
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2022, pp.381, € 26,00