Prati Anita
“Lo sproposito di dottorar le donne”
2022/9, p. 30
Storia di una donna che ha profondamente sentito l’importanza, la bellezza e la forza di potersi confrontare e riferire, nella propria viva esperienza, ad una auctoritas femminile. Da quel 25 giugno 1678 di passi ne sono stati fatti tanti, e molti altri si continueranno a fare.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
ELENA LUCREZIA CORNARO PISCOPIA, PRIMA DONNA LAUREATA
“Lo sproposito
di dottorar le donne”
Storia di una donna che ha profondamente sentito l’importanza, la bellezza e la forza di potersi confrontare e riferire, nella propria viva esperienza, ad una auctoritas femminile. Da quel 25 giugno 1678 di passi ne sono stati fatti tanti, e molti altri si continueranno a fare.
I raggi del sole attraversano la vetrata della Biblioteca del Vassar College di Poughkeepsie (New York, USA), riempiendo la sala di lettura di luce colorata. Nella parte superiore, leggermente arcuata, della grande finestra, sono raffigurate delle immagini femminili dal chiaro significato allegorico: Grammatica, Dialettica, Musica, Filosofia, Astronomia, Medicina, Geometria, Teologia. Tutto il resto della vetrata è occupato da una scena di carattere realistico: circondata da nobili, dotti e popolani in abiti secenteschi, in una cornice di grande fasto e solennità, una giovane donna, in posizione eretta, sta per ricevere la corona d’alloro e il titolo di magistra et doctrix in philosophia dai notabili del Sacro Collegio dell’Università di Padova.
La storia della riscoperta di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata nel mondo, comincia da questo College statunitense, uno dei primi istituti di istruzione superiore femminile degli Stati Uniti, fondato nel 1861 da Matthew Vassar, intraprendente figlio di migranti inglesi che aveva accumulato una notevole fortuna grazie al successo delle sue svariate attività economiche. La grande vetrata, donata dalla filantropa Mary Clark Thompson, promotrice anche della biblioteca del College, venne installata nel 1906; il soggetto era stato ispirato dalla biografia di Elena Cornaro, scritta e pubblicata in lingua inglese nel 1896 dalla badessa benedettina Mechtild Pynsent. Elena, donna di straordinaria erudizione e oblata benedettina, figlia del patrizio veneziano Giovanni Battista Cornaro Piscopia, era stata, il 25 giugno 1678, la prima donna al mondo ad ottenere un titolo di laurea: la raffigurazione della solenne cerimonia sulla vetrata della biblioteca si proponeva di incentivare nelle studentesse del Vassar College l’amore per la conoscenza e la consapevolezza dell’importanza dello studio nel loro percorso di educazione e formazione.
Il ruolo di Ruth Crawford
Tra le giovani che, negli anni Dieci del Novecento, trascorrevano i pomeriggi in quella sala di lettura vi era Ruth Crawford; dopo essersi laureata al Vassar College nel 1912, Ruth intraprese un percorso di approfondimento nell’ambito delle scienze sociali che la portò a viaggiare a lungo, sia negli USA che in Europa. Rientrata negli Stati Uniti nel 1922, si stabilì a Pittsburgh, in Pennsylvania, dove ottenne la cattedra di sociologia alla locale Università. La Crawford si dedicò intensamente allo studio delle problematiche relative all’immigrazione, interessandosi alle diverse culture presenti nella realtà multietnica della città. La Cathedral of Learning (Cattedrale del Sapere) dell’Università, con i suoi quarantadue piani, stava per essere completata e la Crawford fu chiamata a supervisionare l’organizzazione delle Nationality Rooms, trentuno aule dedicate a ciascuna delle realtà etniche presenti a Pittsburgh in quegli anni. Nel prendere contatti con il comitato italo-americano, che doveva provvedere all’allestimento dell’aula degli italiani, Ruth Crawford non mancò di ricordare la giovane donna sapiente sotto il cui sguardo aveva portato a compimento il suo percorso di studi al Vassar College. E così, tra il soffitto a cassettoni e la boiserie in stile rinascimentale toscano, nell’Italian Room della Cattedrale del Sapere di Pittsburgh dal 1949 un affresco a tutta parete ricorda la veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo, ritratta fra gli strumenti della sua ricerca e del suo sapere.
Apertura di nuove strade
Nel frattempo, Ruth Crawford iniziò a prendere contatti con l’ambiente universitario e benedettino padovano, adoperandosi energicamente, attraverso scambi epistolari e visite dirette, per sollecitare il recupero memoriale di Elena Cornaro anche in Italia e, soprattutto, nella città che le aveva conferito la laurea. Grazie all’impegno appassionato e tenace della Crawford, nel 1969 a Padova ebbe inizio la fase preparatoria delle celebrazioni che, nel 1978, avrebbero solennemente ricordato il terzo centenario del dottorato della prima donna laureata al mondo.
La dedizione di Ruth Crawford ha permesso di togliere dal silenzio la vicenda umana ed intellettuale di Elena Cornaro, aprendo la strada ad interessanti percorsi di indagine che vanno restituendo alla figura della nobildonna veneziana un significativo spessore storico, sullo sfondo di quel Seicento barocco che anche a Venezia ha conosciuto diverse forme di protagonismo femminile.
Ma la storia di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia oggi, per noi, custodisce in sé anche la storia della sua riscoperta, ossia la storia di un filo memoriale che non è andato a perdersi nel silenzio, come è accaduto per infinite altre storie di donne. La storia di questa “Elena ritrovata” ci chiama a fare i conti con la passione di una studiosa come Ruth Crawford, una donna che ha profondamente sentito l’importanza, la bellezza e la forza di potersi confrontare e riferire, nella propria viva esperienza, ad una auctoritas femminile.
A distanza di circa quarant’anni dalle celebrazioni del terzo centenario del suo dottorato, l’Università di Padova ha costituito il “Centro di Ateneo Elena Cornaro per i saperi, le culture e le politiche di genere”, il quale a sua volta, dal 2019, ha promosso il Premio di Studio “Elena Lucrezia Cornaro Piscopia Università di Padova”, un’iniziativa “volta a favorire e premiare, con un importo pari a 5.000 euro, studi che ricostruiscano la storia dei saperi, della ricerca e della didattica in cui le donne si sono impegnate nel tempo, individuando o dando risalto al contributo autorevole di figure femminili, proponendo nuovi studi sulle differenze/disparità di genere rilevabili nei vari ambiti scientifico disciplinari, offrendo interventi che riguardano i saperi scientifici e umanisti da una prospettiva femminista o degli studi di genere.”
L’università patavina sta portando avanti le celebrazioni per i suoi ottocento anni di storia, guidata per la prima volta da una Magnifica Rettrice, la professoressa Daniela Mapelli. Con buona pace dello storico Barbero che, con limitato senso storico, qualche mese fa ha esternato strane considerazioni sulla “’insicurezza strutturale” delle donne come limite alla loro possibilità di fare carriera.
“Beato te lettore, se non appartieni al sesso cui tutti i beni sono vietati, con la privazione della libertà, nell’intento di costituirgli come sola felicità, come virtù sovrane e uniche: l’essere ignorante, fare la sciocca e servire”.
È ancora molto breve, alle spalle delle donne, l’arco di tempo che le ha potute vedere impegnate a sanare il divario secolare, anzi millenario, in termini di disparità di educazione, di libertà e di possibilità di scelta, rispetto agli uomini.
Ma ce la possiamo fare. Anche se il santo cardinale Gregorio Barbarigo (1625-1697) aveva, al tempo, esternato tutto il suo sconcerto nei riguardi dello sproposito di dottorare una donna, da quel 25 giugno 1678 di passi ne abbiamo fatti tanti, e molti altri ne continueremo a fare.
ANITA PRATI