Chiaro Mario
Rapporto delle Reti antitratta animate dalle consacrate
2022/9, p. 28
Poco più di vent’anni fa, nel 2001, le Superiore generali, riunite nell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale Superiore generali (UISG) hanno deciso di impegnarsi a «lavorare in solidarietà le une con le altre, all’interno delle nostre stesse comunità religiose e nei paesi in cui operiamo per affrontare con insistenza a tutti i livelli l’abuso e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini, con particolare attenzione al traffico di donne che è diventato un commercio internazionale molto redditizio.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Rapporto delle Reti antitratta animate dalle consacrate
Poco più di vent’anni fa, nel 2001, le Superiore generali, riunite nell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale Superiore generali (UISG) hanno deciso di impegnarsi a «lavorare in solidarietà le une con le altre, all’interno delle nostre stesse comunità religiose e nei paesi in cui operiamo per affrontare con insistenza a tutti i livelli l’abuso e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini, con particolare attenzione al traffico di donne che è diventato un commercio internazionale molto redditizio. Si tratta di portare avanti un’opera complessa e drammatica, che unisce la missione e la collaborazione tra gli istituti».
Nell’introduzione al Report 2021 la nuova presidente della UISG, sr. Nadia Coppa acs, trae ispirazione da alcune affermazioni di papa Francesco pronunciate durante la Conferenza internazionale sulla tratta del 2014: «La tratta di esseri umani è una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo». A partire da queste affermazioni, sr. Coppa dunque sottolinea che le donne consacrate sono “chiamate ad accogliere questa vulnerabilità, che ferisce la carne di Cristo, a farci carico delle vittime e a comprometterci per la cura e la difesa della vita garantendo la dignità e l’integrità di ogni persona umana. La tratta di persone è, infatti, un crimine terribile che coinvolge milioni di donne, uomini e bambini in tutto il mondo, gravemente sfruttati e ridotti in schiavitù. Gli eventi che viviamo e che attraversano la storia, hanno un impatto significativo sulla crescita e sullo sviluppo di forme nuove di sfruttamento.
La tratta frutto perverso della globalizzazione
La pandemia, le guerre, la povertà crescente, con la conseguente migrazione dei popoli, sono soltanto alcune delle situazioni emergenti in questo tempo storico profondamente segnato, creando nuove forme di vulnerabilità e consentono lo sviluppo di nuove forme di abuso e di schiavitù. Assistiamo, infatti, al costante aumento del numero delle persone coinvolte nella tratta, sia adulti sia bambini di entrambi i sessi, così come i diversi tipi di sfruttamento: il lavoro forzato, la collaborazione domestica, l’accattonaggio forzato, la microcriminalità, il prelievo d’organi, il reclutamento di bambini soldato/gruppi terroristici, l’adozione illegale e le gravidanze forzate a fine commerciale, lo sfruttamento sessuale. La tratta è un’espressione perversa del processo di globalizzazione e commercializzazione. Occorre prendere coscienza che «l’avanzare del globalismo favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono se stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti» (cf. Fratelli tutti). Perciò è necessario un cammino di sensibilizzazione ad opera delle consacrate chiamate a potenziare la donna con percorsi di legalità e a compiere scelte per la cura e il sostegno delle vittime che subiscono violenza. La Rete internazionale di Talitha kum da anni dell’umanità ferita lotta contro le disuguaglianze causate dai sistemi politici, economici e culturali.
Una “Chiamata all’azione” per un cammino sinodale
Nel 2021 la Rete antitratta ha dichiarato le sue quattro aree di impegno sociale e politico di sostegno alle vittime: a) garantire l’accesso alla giustizia, all’assistenza psicosociale e sanitaria a lungo termine, ai permessi di lavoro e soggiorno per le sopravvissute nei Paesi di destinazione; b) empowerment (potenziamento) delle donne e delle bambine, delle loro famiglie e comunità; c) sostenere percorsi di migrazione sicuri e legali, anche nei casi di migrazione forzata; d) promuovere un’economia della cura e della solidarietà. Sr. Gabriella Bottani smc, Coordinatrice internazionale Talitha kum, indica quattro parole chiave della stessa Chiamata all’Azione: curare, guarire, empower e rigenerare. Sono stili di vita che invitano a scelte coraggiose verso ogni persona, le relazioni sociali e comunitarie e la casa comune. «Abbiamo vissuto la crisi delle nostre certezze ed idee. La crisi ha permesso processi di trasformazione e crescita, visibile nelle reti in Asia, Africa e America Latina. Il Coordinamento Internazionale ha promosso un importante approfondimento delle tre aree di ingiustizia strutturale, che sostengono la tratta di persone: lo scarto di potere tra uomini e donne in tutti i settori; il modello dominante dello sviluppo neo-liberale e il capitalismo sfrenato, leggi e politiche pubbliche migratorie ingiuste e inadeguate, associate alle migrazioni forzate e delle buone pratiche, facilitando la realizzazione di azioni comuni».
In questo contesto, le reti di Talitha kum hanno scelto di entrare nella crisi di questo tempo, abbracciando il cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa universale. Le spinte per il cambiamento sono arrivate dai continenti maggiormente colpiti dagli effetti della crisi della pandemia. “Tessere reti nell’Amore” (Colossesi 2,2) è stato il tema dell’Assemblea del 2019. «Nel 2021 siamo “rimaste nell’Amore” (Gv 15,9), portando nel cuore la Parola di Dio che definisce la nostra identità: Talitha kum. Questa ci sostiene e tende la mano, e ci invita a camminare insieme, tutti: vittime, sopravvissute e sopravvissuti, giovani, religiose e religiosi, ogni persona di buona volontà. La Parola ascoltata, accolta, contemplata ci ha fatto gustare la vita, la novità della Ruah, dello Spirito Santo. È lei che crea e trasforma, tessendo gesti di speranza e di amore. È lo Spirito Santo che ci dona di «non aver paura di fronte all’arroganza della violenza e a non arrenderci alla corruzione del denaro e del potere» (papa Francesco, Messaggio per l’VIII Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, 8/2/2022).
MARIO CHIARO