MURK ANDREAS - SCHREIER HILDEGRD
Desideri e proposte in vista del Sinodo dei vescovi
2022/9, p. 23
La Conferenza dei Superiori Maggiori Religiosi Tedeschi (DOK) ha accolto l’invito di Papa Francesco a partecipare all’indagine da lui avviata del prossimo Sinodo mondiale dei vescovi. Ha risposto un gran numero di religiose e religiosi. È stato quindi elaborato un testo, raccolto qui in sintesi e inviato alla Congregazione vaticana per la vita consacrata.

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Testimoni
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INDAGINE TRA I RELIGIOSI/E TEDESCHI
Desideri e proposte
in vista del Sinodo dei vescovi
La Conferenza dei Superiori Maggiori Religiosi Tedeschi (DOK) ha accolto l'invito di Papa Francesco a partecipare all'indagine da lui avviata del prossimo Sinodo mondiale dei vescovi. Ha risposto un gran numero di religiose e religiosi. È stato quindi elaborato un testo, raccolto qui in sintesi e inviato alla Congregazione vaticana per la vita consacrata.
Saremo brevi e pratici. Siamo convinti che ci sono molti buoni testi lungimiranti che non dobbiamo ripetere qui. Ciò che conta è la pratica.
I. Compagni e compagne del cammino
Noi religiosi non siamo soltanto in contatto in vari campi con una quantità di persone, giovani e meno giovani, di diverse nazionalità tra cui un gran numero di migranti e profughi. L'impegno per la pace, la giustizia e l'integrità della creazione è – ed era anche prima della guerra in Ucraina – una preoccupazione importante. Collaboriamo in questo con altre organizzazioni. L’impegno avviene spesso nello spirito di un apostolato, spesso su base volontaria.
Ma anche i nostri religiosi molto anziani hanno numerosi contatti: con la famiglia, con persone che un tempo erano loro affidate (per es. ex studenti e studentesse), con colleghi e colleghe di allora. Questi contatti sono spesso molto apprezzati e se ne sente la mancanza quando a causa dell’età, della malattia o della morte vengono meno.
Compagni e compagne importanti del cammino sono per molti i nostri associati, oblati e oblate, i membri del Terz’Ordine ecc. e più ancora i collaboratori e collaboratrici che lavorano per noi e con noi, anche nell’ambito interno monastico, fino alla corresponsabilità gestionale, per il reciproco arricchimento.
II. Ascoltare e imparare gli uni dagli altri
Ci viene detto di continuo che abbiamo una buona capacità di ascolto. Non siamo sempre sicuri che sia vero, perché avvertiamo nella vita di tutti i giorni anche i nostri limiti, sia in convento sia nella comunità più ampia. Ma è proprio la capacità di ascolto che spesso manca nella Chiesa. I responsabili della Chiesa sono in genere avvertiti come maestri. In questo tutti possiamo imparare gli uni dagli altri. Ogni membro della Chiesa dovrebbe essere allo stesso tempo uno che impara e uno che insegna. Per noi, ciò vale anche in rapporto all’internazionalità nelle nostre comunità religiose. Il dialogo tra Oriente e Occidente a volte non è sempre semplice, come anche tra Nord e Sud, tra i Padri e i Fratelli, tra le suore più o meno istruite, tra le generazioni, tra le comunità grandi e quelle piccole, ecc. Il nostro auspicio è di continuare a imparare sempre più e non da ultimo dai poveri.
III. Prendere la parola
Noi religiosi siamo collegati in molti modi in rete, non solo nella DOK (Conferenza dei superiori maggiori), anche nelle rispettive famiglie di spiritualità. Molte di queste organizzazioni prendono spesso la parola con coraggio su un'ampia varietà di argomenti (ad esempio il suicidio assistito, la cura degli emarginati, la custodia del creato, ecc.). Nel Cammino sinodale, (intrapreso dalla Chiesa tedesca) gli interventi dei religiosi che vi partecipano godono di grande considerazione tra i sinodali e nell’opinione pubblica, perché si parla con grande libertà e non solo per se stessi, ma perché viene data la parola ad altri, per amore e prossimità a Dio e alla gente. Lo fanno con maggiore indipendenza dalla Chiesa diocesana rispetto, ad esempio, ai loro collaboratori. L’umiltà del loro limitato potere e l’empatia verso il prossimo vengono quindi vissuti nella parola e nell’azione.
IV. Celebrare
Noi viviamo la nostra vita religiosa nell’ascolto della Parola e nella celebrazione dei sacramenti. Costatiamo anche che ciò che viene ascoltato suscita delle risonanze e conseguenze e questa varietà ci arricchisce. Questa apertura, che prende sul serio la dottrina dell'analogia del IV Concilio lateranense del 1215, l’aspettiamo in particolare e soprattutto là dove nella Chiesa si ha l’impressione che solo un certo gruppo di persone, vale a dire i chierici, sanno esattamente ciò che Dio pensa e vuole. Questo gruppo non rappresenta in modo sufficiente sul piano formativo e professionale tutto il popolo di Dio. Soprattutto, le donne sono sistematicamente escluse. Molti religiosi auspicano quindi una chiara apertura al riguardo, compresa l’ordinazione delle donne. Suore interessate lavorano intensamente con associazioni femminili e fanno sentire la loro voce nella Chiesa a nome di tutte le donne.
Soprattutto durante la crisi della pandemia, molte comunità femminili hanno sofferto per non aver potuto avere la celebrazione dell’Eucaristia. Ma anche indipendentemente dalla pandemia, la celebrazione quotidiana dell'Eucaristia è impossibile in misura sempre maggiore per la mancanza di preti. Molte suore ne soffrono intensamente. Le esperienze delle celebrazioni della Parola durante la pandemia sono state tuttavia in diverse comunità così sorprendentemente positive da far sorgere sempre più il desiderio di celebrare più spesso queste forme di liturgia. Nell'esperienza delle suore agisce il sacerdozio comune di tutti i fedeli, in forza del battesimo di tutti i battezzati. Il dialogo reciproco su questi temi, tra religiosi di diverse comunità e tra i religiosi e la Chiesa gerarchica è un campo in cui la sinodalità in alcuni casi ha successo e spesso deve essere ancora imparata.
V. Corresponsabilità nella missione
Come religiosi - e soprattutto come religiose – sentiamo molto spesso la mancanza di dialogo su un piede di parità. Abbiamo bisogno di un'ulteriore intensa discussione su Cor Orans – Istruzione applicativa della costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere”,. sulla vita contemplativa femminile, ndtr) – e le Norme che si applicano esclusivamente agli ordini religiosi femminili (durata del noviziato, scioglimento di conventi ritenuti impossibilitati a vivere). Talvolta sentiamo il bisogno di una comunicazione e di una relazione ancora più ampia tra la conferenza episcopale e la conferenza dei superiori religiosi. Alcuni ordini religiosi sono lasciati ai margini nelle loro diocesi (ad es. nessuna menzione e nessun coinvolgimento dei carismi specifici nei piani pastorali). Le religiose spesso non sono inserite a livello parrocchiale. Queste esperienze sono solo la punta dell'iceberg.
Noi diamo per scontato che anche le religiose contemplative possano parlare direttamente, senza doverlo fare spesso attraverso un assistente ecclesiastico imposto.
Infine le religiose vogliono essere prese sul serio come membri animati dello Spirito di questa Chiesa che vivono la loro vita per il Signore e per il prossimo. Nonostante lo stesso impegno e la medesima qualificazione professionale degli uomini, sono ingiustamente ritenute di secondo piano (per es. sono prive del diritto di voto nei sinodi, mentre è garantito ai fratelli religiosi).
Ciò che desideriamo maggiormente dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, nostro punto di riferimento in Vaticano, è il riconoscimento della nostra reale situazione di vita (invecchiamento ecc.), la fiducia nei religiosi operanti in loco e un sostegno che consenta soluzioni pragmatiche (laici come economi/e, laici come segretari/segretarie generali della DOK, il riconoscimento di forme nate per necessità, ma spesso avvertite come positive forme di leadership ecc.). Papa Francesco incoraggia a provare sempre nuove strade. Noi lo facciamo in un'obbedienza che riconosce le realtà e in una fedeltà creativa.
VI. Promozione del dialogo nella Chiesa e nella società
A volte il dialogo nella società secolare sembra più facile che non nella Chiesa. Questioni importanti su cui vogliamo dire il nostro parere nella società e collaborare con gli altri sono i problemi etici, sociali, interreligiosi e le questioni ecologiche. Soprattutto le sorelle e i fratelli che vivono in un ambiente ampiamente non cristiano (non solo nella Germania orientale, ma soprattutto lì) possono offrire preziose esperienze.
Molto urgente sembra anche il contatto con persone che (in maniera unica, regolata dallo Stato) hanno lasciato la Chiesa. Qui c’è ancora molto da imparare per attuare insieme gli impulsi del Concilio Vaticano II.
VII. Con altre confessioni cristiane
Proprio in occasione dell'anno commemorativo di Lutero (2017) abbiamo fatto nuovamente l’esperienza di uno stretto legame con le comunità evangeliche e i loro membri. Attraverso la vita in comunità sulla base dei valori cristiani scopriamo molto più ciò che unisce rispetto a quello che divide tra le confessioni. Molti di noi riterrebbero coerente riunirsi intorno alla mensa del Signore e celebrare insieme l'Eucaristia. Soffriamo per il fatto che ciò non è possibile, e che non sia permesso dalla nostra Chiesa. Questo fa soffrire molti di noi. Coloro che non riescono ancora a immaginare una comunione eucaristica di questa portata, desiderano tuttavia una maggiore libertà di coscienza nelle decisioni personali riguardanti la partecipazione alla mensa dell’altra eventuale confessione. Negli incontri tra religiosi, molti sentono la sofferenza della separazione e si astengono dal ricevere la comunione. Comunque il desiderio dell'unità della Chiesa riguarda anche il problema dell’Eucaristia – e rimane la sofferenza.
VIII. Autorità e partecipazione
Citiamo qui ciò che scrivono i vescovi in “Essere Chiesa insieme”, dove si diceva già nel 2015: "Utile per la nostra ricerca di una nuova collaborazione tra sacerdoti e laici è guardare alla teologia e spiritualità della leadership come è stata sviluppata dagli ordini religiosi nella Chiesa. Le Regole e gli statuti aiutano a plasmare la vita di tutti i giorni in comunità con le loro diverse personalità e i loro compiti concreti. Regolano come affrontare il pluralismo in una comunità religiosa e descrivono il ministero della leadership nel contesto della missione comune al servizio di Dio e degli uomini. In questo modo gli Ordini hanno trattato un problema oggi maggiormente avvertito che si pone in seguito alla molteplicità dei carismi e delle vocazioni della Chiesa. Dagli Ordini si può imparare come discernere e trovare insieme la volontà di Dio; come coinvolgere il più possibile tutti nelle decisioni che riguardano tutti; come è possibile regolare canonicamente gli uffici di guida mediante votazioni; come è sollevante assumere un incarico di guida solo per un tempo determinato; per tornare poi insieme come fratelli o sorelle con i propri carismi nella comunità. (“Essere Chiesa insieme " i vescovi tedeschi sul rinnovamento della pastorale).
Riteniamo queste parole come profetiche e crediamo che sia giunto il momento di attuarle a tutti i livelli. Nel cammino sinodale della Germania scopriamo degli approcci pieni di speranza. Nelle parole chiave come separazione dei poteri, trasparenza, obbligo del rendiconto, che sono degli standard sociali, la Chiesa non deve essere meno convincente della società. La Chiesa diocesana può imparare anche da molte nostre comunità come procedere in modo creativo nei cambiamenti e nelle trasformazioni. Ma anche noi religiosi possiamo sotto molti aspetti ancora molto imparare. La sinodalità è anche per noi un costante campo di apprendimento che i responsabili della gestione possono promuovere o ostacolare.
IX. Distinguere e decidere
Negli Ordini in genere viviamo un alto grado di partecipazione di tutti i membri, anche nei processi elettivi, ad esempio nella scelta dei delegati ad un capitolo. Fondamento della cultura dell'Ordine è un comune discernimento degli spiriti, il raggiungimento di un consenso che include consapevolmente la leadership. La paura della co-decisione di tutti i membri di un gruppo (elementi democratici) lascia perplessi molti di noi. Anche nella Chiesa gerarchica sono prassi comune le elezioni (del papa, dei vescovi...) e le votazioni (consigli, ai sinodi...). Vogliamo perciò promuovere un dialogo per sapere da dove viene la paura della co-decisione e come possiamo affrontarla. Un ritorno alle strutture sociali autoritarie non lo vuole nessuno.
X. Formarsi alla sinodalità
Ci auguriamo che il Sinodo sulla sinodalità non rimanga solo un bell'evento. Ci aspettiamo che tutti i contributi al Sinodo Mondiale, che saranno elaborati con molto impegno e investimento di tempo, siano redatti, analizzati, valutati e discussi in spirito di discernimento e si traducano infine nella loro concreta attuazione.
Bonn 13 giugno 2022
Fr. ANDREAS MURK OFM CONV
Sr. HILDEGRD SCHREIER MC presidente del segretariato DOK