Cabra Piergiordano
La mitezza
2022/9, p. 3
La mansuetudine o mitezza è una declinazione della fortezza, sia nel correggere senza umiliare, sia subendo senza maledire. È quella forza calma e potente che si esercita su se stessi per costruire non per dominare, per perdonare o fare giustizia, non per vendicarsi.

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Testimoni
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La mitezza
Nel Purgatorio, prima di presentare il vizio da cui liberarsi, Dante presenta la virtù corrispondente, offrendo esempi da seguire. Il primo dei quali è sempre dato dalla Madonna.
Nel XV canto, come esempio di mitezza è presentato l’episodio del ritrovamento di Gesù nel Tempio, dove una donna in su l’entrar, con atto dolce di madre dicer: “Figliuol mio / perché hai tu così verso di noi fatto? / Ecco dolenti, lo tuo padre ed io / ti cercavamo”. È un rimprovero vero e proprio, fatto da Maria, ma con quella mitezza che unisce verità e amore, in un equilibrio così difficile ma necessario a chi deve educare per non cadere nella accondiscendenza o nell’imposizione.
Dopo un esempio di mitezza nell’agire, ecco un esempio di mitezza rappresentato da Santo Stefano nel momento del martirio: Poi vidi genti accese in foco d’ira / con pietre un giovinetto ancider forte gridando […] ma lui de li occhi facea sempre al ciel porte / orando a l’alto Sire, in tanta guerra / che perdonasse a’ suoi persecutori, / con quello aspetto che pietà disserra.
La mansuetudine o mitezza è una declinazione della fortezza, sia nel correggere senza umiliare, sia subendo senza maledire. È quella forza calma e potente che si esercita su se stessi per costruire non per dominare, per perdonare o fare giustizia, non per vendicarsi. Sull’esempio di Maria nei confronti di Gesù e di S. Stefano nei confronti dei suoi aguzzini, guardando i cieli aperti.
PIERGIORDANO CABRA