Nel cantiere dell'educare
2022/7, p. 46
...«stiamo attraversando una lunga transizione, caratterizzata dall’incertezza
e dalla provvisorietà: quello che sembra mancare è un progetto chiaro verso il futuro. Siamo immersi in una storia segnata dalla fine delle grandi narrazioni unitarie e dal venir meno di un orizzonte condiviso di valori e di certezze.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
NOVITÀ LIBRARIA
Nel cantiere dell’educare
Armando Matteo, docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, sottosegretario della Congregazione per la dottrina della fede e Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei Media presso l'Università Cattolica di Milano, propongono una profonda riflessione sulle dinamiche educative attuali, in un mondo dominato dai media e dalla tecnica e impoverito di modelli di adultità e di generatività educativa.
Ricostruire mappe di senso
Nella introduzione al libro, Daniele Rocchetti (presidente ACLI di Bergamo) evidenzia che «stiamo attraversando una lunga transizione, caratterizzata dall'incertezza e dalla provvisorietà: quello che sembra mancare è un progetto chiaro verso il futuro. Siamo immersi in una storia segnata dalla fine delle grandi narrazioni unitarie e dal venir meno di un orizzonte condiviso di valori e di certezze. Siamo passati dall'uni-verso al pluri-verso, in cui pluralismo, interdipendenza, soggettività, relatività delle visioni del mondo e delle proposte culturali diventano forma evidente della complessità. Da qui l’esigenza di ricostruire mappe di significato e di senso, la ricerca di un "centro di gravità", di radici, di uno spazio dove incontrarsi e riconoscersi». La “frattura" tra generazioni rende evidente il disagio di tanti nell'iniziare i giovani ai significati profondi dell'esistenza. Lo testimoniano tanti genitori: la cultura trasmessa ai figli è in crisi sui significati che sono alla radice del vivere, quelli insiti nelle esperienze fondanti della vita: il nascere, il costruire relazioni, l'incontro uomo-donna, il generare/dare la vita, la malattia, il morire.
Desiderio e pulsione, vuoto e mancanza
Il desiderio, che nel cuore umano apre agli ideali, a scelte di vita, si è ridotto nella maggior parte dei casi, a pulsione: un senso di mancanza che non apre ad altro da sé, che si chiude e si fissa su un oggetto, una persona, un obiettivo di potere. Salvo poi accorgersi che una volta raggiunto l'obiettivo, quel vuoto che si pretendeva di riempire resta intatto. E così si passa ad altro, secondo lo stesso schema, in un circuito di ripetizioni che non solo non fanno evolvere le persone e tantomeno le liberano, ma le imprigionano nel ruolo di consumatori sempre più dipendenti. Questo fenomeno regressivo ha implicazioni negative e profonde. Prima di tutto conduce al disinvestimento, alla perdita della capacità di volere bene alle persone e al mondo. Ogni investimento, ogni decisione di dedicare energie e tempo a qualcosa o a qualcuno implica invece attenzione, fedeltà, dedizione, cura. Educare è prendersi cura del legame tra le generazioni: senza questa cura l'alleanza si spezza e le nuove generazioni restano in balia del mercato e delle sirene della realizzazione individuale.
Educare ed essere educati
L'educazione non è un’operazione intellettuale né in prima battuta morale. L’educazione è sempre un incontro, un 'inizio vivo'. L'educatore - che sia un genitore, un insegnante, un sacerdote, un saggio - aiuta a venire al mondo. L'educazione è una 'generazione continua': chi viene educato si risveglia alla vita, alla curiosità per ciò che gli sta intorno, all'attenzione per ciò che accade, al desiderio di capire e interpretare e in questo movimento scopre chi è e quale può essere il suo posto nel mondo. E chi educa viene per primo rigenerato da questa dinamica. «Educare non significa riempire un vaso, ma accendere una fiamma», scriveva Plutarco. È coinvolgersi in un processo che non è un addestramento a ciò che verrà dopo, o un adattamento a un mondo già costituito in cui cercare semplicemente il proprio posto; ma è intraprendere un cammino di trasformazione, di sé e del mondo. Un cammino che è esso stesso educazione: 'L’educazione non serve solo a preparare alla vita, ma è vita essa stessa", scriveva il filosofo John Dewey. Nel corso della nostra vita, e fino alla fine dei nostri giorni, il nostro compito è diventare chi siamo. E questo accade grazie a tanti passaggi e contributi: gli incontri tra i più diversi esseri umani, i maestri, i genitori, i testimoni, i traumi, le prove, l'esempio dei santi, la sapienza dei saggi…. Mentre l'educatore si coinvolge nella relazione educativa, alimenta il cammino che lo fa diventare se stesso, come accade anche per chi viene educato. Educare ed essere educati è rinascere, è rinnovare il nostro saper vivere, saper fare e saper pensare, superando la frammentazione e la standardizzazione e ricostituendo collettività, comunità, ambienti relazionali dove sia possibile coltivare la propria unicità, a beneficio di tutti. Quel saper fare, saper vivere, saper pensare costituisce l'eredità che ogni generazione riceve, trasforma e trasmette alla successiva. Ciò che passa da una generazione all'altra è un'esperienza dotata di una forma viva e non rigida, che chiede di essere fatta propria, rigenerata, trasformando insieme chi la trasmette e chi la riceve, promuovendo spazio e ricchezza di vita, pienezza di integrità e dignità dell’unica famiglia umana.
ANNA MARIA GELLINI
Questo è il testo da indicare in alto
Armando Matteo, Chiara Giaccardi Nel cantiere dell’educare iLibridiMOLTEFEDI, Bergamo 2021, p. 87, € 10,00