Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2022/7, p. 36
RUSSIA – MOSCATerremoto ai vertici del patriarcato di Mosca: Kirill silura Ilarion COLOMBIA 21° ASSEMBLEA GENERALE DELLA CLAR “Vivere con radicalità e re-incanto il nostro discepolato missionario” INDIA Mons. Poola, primo dalit tra i nuovi cardinali NIGERIA Violenza disumana e intollerabile contro la Chiesa

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Testimoni
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Russia - Mosca
Terremoto ai vertici del patriarcato di Mosca: Kirill silura Ilarion
Il metropolita era il “ministro degli Esteri” del patriarca moscovita. Non ha sostenuto in modo diretto le posizioni filo-putiniane di Kirill sull’attacco all’Ucraina. Ha cercato anche di tenere aperto il dialogo con le altre Chiese a partire dal Vaticano. Spostato (esiliato) a Budapest. Con una decisione piuttosto inattesa, secondo lo stile impetuoso del patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev), il Sinodo moscovita ha sostituito il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Ilarion (Alfeev), con il metropolita Antonij (Sevrjuk), finora titolare della cattedra russa di Parigi e dell’Europa occidentale. Si tratta di una vera rivoluzione ai vertici del patriarcato, ancora difficile da decifrare.
Ilarion, 58 anni, era il primo collaboratore del 75enne Kirill, e uno dei suoi possibili successori naturali. Cresciuto nel gruppo dei fedelissimi dell’attuale patriarca, patrologo e teologo, rappresenta l’ala culturalmente più raffinata dell’élite ecclesiastica della Chiesa russa, che egli ha esaltato anche con le sue opere di compositore musicale e le pubblicazioni di Storia della Chiesa russa. Egli ha istituito anche l’Alta scuola di specializzazione per aspiranti e dottori “Cirillo e Metodio”, per la formazione superiore dei teologi russi, dove ora è stato sostituito da un teologo molto conservatore, padre Maksim Kozlov.
Monaco dal 1987, Ilarion ha iniziato il suo servizio ecclesiastico a Vilnius in Lituania, per poi continuare gli studi a Mosca e a Oxford, dove è stato inviato nel 1993, divenendo discepolo di uno dei più rinomati teologi ortodossi degli ultimi decenni, il metropolita di Diokleia Kallistos (Ware). Tornato a Mosca, ha lavorato al dipartimento “degli Esteri” nella squadra di Kirill, allora metropolita e capo del settore, diventando il suo principale aiutante anche nel campo dell’insegnamento della teologia e della diffusione popolare dell’Ortodossia anche nelle trasmissioni televisive, uno strumento molto efficace della “rinascita religiosa”. Mentre Kirill teneva la trasmissione “La Voce del Pastore” sul primo canale, Ilarion animava su Tv-Tsentr la rubrica “Pace alla vostra casa”, entrambe molto popolari tra il grande pubblico.
Archimandrita e vescovo dal 2001, Ilarion è stato inviato nuovamente in Inghilterra come vicario del leggendario vescovo anglo-russo Antonij (Bloom), che aveva creato una speciale sintesi di Ortodossia russa e cultura britannica. Ilarion ha realizzato il compito affidatogli da Kirill, riportando la Chiesa russa di quelle parti alla “normalità” russa, mostrando la linea che il patriarcato ha seguito finora in tutte le parti del mondo: unificare il “mondo russo” a partire dalla fedeltà all’ideale religioso del patriarcato, senza dare spazio alle autonomie locali. In seguito Ilarion è rimasto in diverse fasi sull’altalena dei favori e delle ostilità patriarcali, passando da varie sedi come Bruxelles, Vienna e come Budapest, dove è stato ora nuovamente esiliato da Kirill. Tornato a Mosca, nel 2009 è divenuto vicario di Kirill, appena assurto al trono patriarcale, e suo successore al dipartimento degli Esteri, da cui la sua nomea di “erede di Kirill”. Ora la sua rimozione indica certamente una discordanza di vedute con il patriarca, anche se è impossibile determinare con precisione su quali questioni. Nella drammatica fase del conflitto ucraino il patriarca Kirill, dopo una iniziale titubanza, ha preso posizioni sempre più radicali e ideologiche nella giustificazione dell’operazione militare putiniana, un po’ per convinzione e molto, presumibilmente, su pressione del Cremlino. Ilarion non ha sostenuto queste posizioni in modo diretto, cercando di tenere aperte tutte le vie di dialogo con le altre Chiese a partire dal Vaticano, e la decisione di mandarlo in Ungheria coincide in modo piuttosto dimostrativo con il suo ritorno dalla visita a Budapest in cui, ringraziando Orban per il sostegno al patriarca contro le sanzioni, Ilarion aveva incontrato l’autorevole cardinale di Budapest Péter Erdő, visita forse non del tutto concordata con Kirill .( Asia News, Vladimir Rozanskij)
Colombia - 21° Assemblea generale della CLAR
“Vivere con radicalità e re-incanto il nostro discepolato missionario”
“La Vita Consacrata deve essere seminatrice, coltivatrice e mietitrice di un nuovo modo di essere Chiesa nel processo sinodale”: così scrivono i religiosi e le religiose dell’America latina e dei Caraibi che si sono riuniti in rappresentanza di 22 Conferenze nazionali per la XXI Assemblea generale della CLAR, Confederazione Latinoamericana dei Religiosi, che si è tenuta dall’1 al 4 giugno nel monastero benedettino di Guatapé (Colombia).Nel messaggio finale, pervenuto all’Agenzia Fides, i religiosi latinoamericani sottolineano che “questi giorni di incontro sono stati unici, per ascoltarsi reciprocamente, cercare la volontà di Dio e ascoltare gli inviti che lo Spirito Santo ci fa...” In questo discernimento è stata colta l'urgenza di abbandonare i modi antievangelici di essere Chiesa, di intuire i segni della sua presenza viva, di ribadire la centralità della sequela di Gesù di Nazaret e un rinnovato impegno per il Regno, e in esso, con i più poveri, per “vivere con senso, radicalità e re-incanto il nostro discepolato missionario”.Le "Donne dell'Alba", del mattino della Risurrezione, sono l’icona per il triennio 2022-2025: fonte di ispirazione e compagne di strada. “In mezzo all'incertezza della notte, danno vitalità alla nostra audacia di superare le paure di tante oscurità, per uscire e gridare che la speranza è più certa dell'oscurità della morte e che Gesù è risorto”.
Nella parte conclusiva del messaggio finale, si ribadisce che “Gesù continua a risorgere con splendida creatività”: nell'alba di una Chiesa sinodale, di nuove leadership, di nuove relazioni umane e ministeriali, di nuovi itinerari, di nuovi modelli comunitari secondo l’intercongregazionalità, dell’interdipendenza secondo l’interculturalità e l’intergenerazionalità, di un sano rapporto con la natura, dell’impegno a continuare a tessere la nostra unità attraverso i fili della diversità.L’Assemblea ha anche eletto il direttivo della CLAR per il triennio 2022-2025. Presidente: Suor Gloria Liliana Franco Echeverri, ODN (Colombia), rieletta. Primo Vice Presidente: Fr. Olavo José Dalvit, FSC (Brasile). Secondo Vice Presidente: P. José Luís Loyola Abogado, MSpS (Messico). Terzo Vice Presidente: Suor Ines Greslebin, ACI (Argentina). Quarto Vice Presidente: Suor Carmen Ferrer, HHCCS (Repubblica Dominicana). Segretario Generale: Suor Daniela Adriana Cannavina, HCMR (Argentina), rieletta. (Agenzia Fides 6/6/2022).
India
Mons. Poola, primo dalit tra i nuovi cardinali
Tra le nuove porpore scelte da papa Francesco c’è anche l'arcivescovo di Hyderabad. Proviene da una famiglia di "fuori casta" dell'Andhra Pradesh. È una scelta molto significativa dopo le polemiche sulle nomine dei vescovi nel Tamil Nadu. Il neo-porporato ha dichiarato all’agenzia AsiaNews: "Una buona notizia per i cattolici dalit e per la Chiesa intera in India". Mons. Poola, 61 anni, è un presule di etnia telugu, nato in una famiglia di dalit del villaggio di Poluru, nella diocesi di Kurnool nell’Andhra Pradesh, che ha guidato per oltre 12 anni, prima di essere chiamato proprio da papa Francesco, l’arcidiocesi di Hyderabad. La sua nomina assume un significato particolare se si considerano le polemiche degli ultimi mesi sulle nomine dei vescovi nello Stato del Tamil Nadu, dove alcuni gruppi organizzati di fedeli hanno contestato aspramente il fatto che una sola diocesi su 18 abbia un presule dalit.
Commentando l’annuncio dato dal Papa, il neo-cardinale Anthony Poola ha dichiarato ad AsiaNews: "Ho ricevuto la notizia da alcune persone che mi hanno riferito l'annuncio del Santo Padre. È la volontà di Dio che accolgo con umiltà: non ne sono degno. Sono grato a papa Francesco per la sua fiducia. Sono stato sacerdote nella diocesi di Cuddapah – racconta – per 16 anni e mezzo, poi ho servito come vescovo della diocesi di Kurnool per 12 anni e mezzo. Infine nel 2021 ho assunto la responsabilità della diocesi di Hyderabad. Questa mia nomina a cardinale credo sia un privilegio per la regione dei telugu e farà crescere la fede della Chiesa dell’Andhra Pradesh e del Telangana. Sono un dalit – sottolinea – e questa è quindi una buona notizia per i cattolici dalit e per la Chiesa intera in India. Credo porterà a molti l’incoraggiamento di papa Francesco". Anche il gesuita A.X.J. Bosco, attivista per i diritti dei dalit, ha commentato sempre ad AsiaNews la nomina del primo cardinale appartenente a questo gruppo ancora vittima di tante discriminazioni in India: "Questa notizia è stata per me uno shock e una sorpresa. È una grande gioia per i dalit, che rappresentano oltre il 65% dei fedeli della Chiesa cattolica in India. Papa Francesco vuole che la Chiesa sia sinodale, che ascolti tutti, compresi gli ultimi: ora anche i dalit cristiani sentono che sono stati ascoltati dopo anni di lotte. Mons. Poola – continua p. Bosco – è un uomo colto, molto gentile con tutti. Ha un amore speciale per i poveri; si preoccupa molto dei dalit. È aperto e generoso. Anche a chi aveva perso la fiducia a causa delle vicende del Tamil Nadu, questa nomina dell'arcivescovo a cardinale porta un po' di consolazione e un barlume di speranza: i miracoli possono sempre accadere".
Oltre al nome di mons. Poola nell’elenco dei nuovi cardinali figura anche quello di un altro indiano: mons. Filipe Neri Ferrão, 69 anni, alla guida dell’arcidiocesi di Goa e Daman dal 2003. “Questa notizia è motivo di grande gioia – scrive l’arcidiocesi di Goa e Daman in una nota -. Questa nomina che onora la persona del nostro arcivescovo pone sulle sue spalle anche una grande responsabilità nel servizio alla Chiesa universale, come stretto collaboratore del Papa. Preghiamo che lo Spirito lo guidi in questa nuova missione”. (Nirmala Carvalho)
Nigeria
Violenza disumana e intollerabile contro la Chiesa
"Siamo veramente inorriditi e profondamente rattristati per quanto accaduto nella diocesi di Ondo. il 5 giugno scorso. Festa di Pentecoste. La Nigeria ha bisogno di aiuto. La violenza nei confronti della Chiesa sta diventando intollerabile". A parlare al Sir è mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale, all’indomani dell’attacco alla chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, nella Nigeria sudoccidentale. Secondo l'arcivescovo il numero delle vittime potrebbe salire, i media nigeriani parlano di 50/100 persone. I fedeli stavano uscendo dalla Messa di mezzogiorno dopo aver celebrato la Pentecoste. Uomini armati hanno fatto irruzione lanciando candelotti di dinamite, poi hanno aperto il fuoco contro i fedeli uccidendone almeno 20 e ferendo molti altri in modo grave. L’attacco è durato circa 15 minuti, durante i quali non c’è stato alcun intervento delle forze di sicurezza. Monsignor Kaigama ha subito chiamato al telefono il vescovo di Ondo, mons. Jude Ayodeji Arogundade: “È molto triste e preoccupato per la situazione”, ha riferito l’arcivescovo di Abuja. In diverse zone della Nigeria la Chiesa cattolica è presa di mira: due preti sono ancora nelle mani dei rapitori nella zona di Kaduna e giorni fa il vescovo di Sokoto Mathew Hassan Kukah ha ricevuto minacce dopo aver denunciato il linciaggio di una studentessa cristiana per presunta blasfemia. L’arcivescovo di Abuja chiede alla comunità internazionale di aiutarli e al governo della Nigeria di “assumersi la responsabilità” di proteggere i cattolici.
Qual è la reazione della Chiesa in Nigeria dopo l’attacco di ieri?
Sappiamo che ci sono attività criminali nel territorio, sulle strade e nella foresta, ma mai avremmo pensato che sarebbero arrivati così vicino alle case, che avrebbero seguito le persone fino in chiesa e ucciso in maniera così disumana. Stiamo tutti soffrendo. Siamo inorriditi dal livello di violenza raggiunto, non si era ancora arrivati fino a questo punto. Sono già accaduti altri fatti cruenti, come alcuni nostri preti aggrediti e rapiti a Kaduna e quanto accaduto a Sokoto ma mai fino a questo punto.
a cura di ANTONIO DALL’OSTO