Brevi dal mondo
2022/6, p. 38
Penisola Arabica: Mons. Martinelli nuovo Vicario apostolico
Bolivia: Ucciso fr. Wilberth Daza Rodas, OFM
Costantinopoli: Il Patriarca Bartolomeo I
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Penisola arabica
Mons. Martinelli nuovo Vicario apostolico
Mons. Paolo Martinelli, 63 anni, vescovo ausiliare a Milano, come annunciato dal Vaticano, è il nuovo Vicario apostolico della Penisola arabica. Frate cappuccino, nato a Milano nel 1958, da sempre vicino a Comunione e Liberazione, era stato eletto all’episcopato nel 2014 da papa Francesco e chiamato dal card. Angelo Scola ad essere vescovo ausiliare della Diocesi di Milano. Nel capoluogo ambrosiano ha svolto il ministero di vicario episcopale per la vita consacrata e per la pastorale scolastica. È stato inoltre delegato della CEI per la Vita consacrata e la pastorale della salute. Nella CEI era presidente della Commissione episcopale per il Clero e la Vita consacrata. Ha collaborato in molti modi con le attività delle Congregazioni presso la Santa Sede. È anche autore di numerose pubblicazioni.
Succede al suo confratello cappuccino, mons. Paul Hinder, che ha lasciato il servizio, per raggiunti limiti di età. Parlare di Hinder vuol dire presentare un breve panorama della Chiesa nella penisola arabica e nello stesso tempo descrivere la situazione che mons. Martinelli eredita all’inizio del suo nuovo mandato.
Hinder, nato in Svizzera, dal 2005 era stato vicario apostolico del Vicariato dell’Arabia meridionale, con sede ad Abu Dhabi, e dal 2020 anche Amministratore del Vicariato dell’Arabia settentrionale. Quando era entrato in carica, il Vicariato comprendeva sei paesi: Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Yemen. C’erano allora 1,3 milioni di cattolici su una superficie di 3,1 milioni di chilometri quadrati. Quasi tutti stranieri, provenienti dall’India, Filippine, ma anche dall’Iraq e dal Libano. Attualmente il numero dei cattolici è più che raddoppiato fino a raggiungere i 3,5 milioni , ed è aumentato anche il numero dei sacerdoti nella pastorale. Papa Francesco ha visitato la regione per la prima volta nel 2018.
Ad Abu Dhabi ha sede una nunziatura, alla quale sono state aggiunte nuove chiese e parrocchie tra cui la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia in Bahrain, inaugurata nel 2021.
La grande area era stata divisa nel 2011 da Benedetto XVI in un vicariato settentrionale e uno meridionale. La parte settentrionale, comprendente il Kuwait, Bahrain, Arabia Saudita e Qatar, era stata affidata al missionario comboniano, mons. Camillo Ballin, ma dopo la sua morte nell’aprile 2020, il controllo anche della parte settentrionale era passato, fino a nuovo avviso, a mons. Hinder.
Ma le realtà politiche e le comunità non sono omogenee. In Arabia Saudita, ad esempio, dove risiede il luogo più sacro dell'Islam, (la Mecca) la costruzione di chiese è vietata, così come esibire in pubblico segni religiosi non islamici.
Negli Emirati Arabi Uniti, invece ciò non costituisce affatto un problema. Come cristiano, – ha detto mons. Hinder, - mi è permesso di muovermi ed esprimermi liberamente, ma non mi è consentito fare proselitismo tra i musulmani. Questo è severamente vietato. I segni religiosi, purché non provocatoriamente imposti agli altri, possono essere visibili. Molti cristiani hanno il rosario appeso in macchina sullo specchietto retrovisore.
I cristiani sono tutti migranti che si sono stabiliti per un certo periodo di tempo. Il più delle volte, alla fine, tornano nel loro paese d'origine o continuano a rimanere qui. Ci sono già anche quelli della seconda generazione. Le persone provengono principalmente dall'Asia, ad esempio dall'India o dalle Filippine. Alcuni dal Medio Oriente, come i cristiani di lingua araba provenienti da Siria, Libano o Giordania. C’è anche un numero crescente di africani, nordamericani e sudamericani.
Come si presenta attualmente la vita della Chiesa in questa situazione di diaspora?: è una domanda posta in un’intervista a Hinder. « Abbiamo – ha risposto – diversi centri parrocchiali; negli Emirati Arabi Uniti ci sono attualmente otto parrocchie, la nona sorge nella regione occidentale di Abu Dhabi. Si tratta in parte di grandi parrocchie; quella cattedrale di Abu Dhabi è una comunità enorme. Ancora più grande è St. Mary's a Dubai che comprende 300.000 cattolici. Certo, è una grande sfida organizzare i servizi pastorali. Centinaia di volontari sono impegnati nella catechesi a circa 10.000 bambini ogni settimana e li sosteniamo il più possibile.
Il fatto di vivere all’interno di un’altra religione e di un’altra cultura ha certamente un effetto stimolante. Sacerdoti ausiliari dell'India o delle Filippine mi hanno detto che i loro compatrioti qui vivono la fede molto più intensamente che nei loro paesi d'origine. Per molti, la situazione delle minoranze è uno stimolo positivo che li porta ad approfondire la propria fede. Le persone sono anche motivate a collaborare. Le nostre chiese sono di solito piene, a volte anche sovraffollate. Quando vedi l'entusiasmo della gente, è una gioia celebrare il culto con loro. Mons. Hinder ora ha affermato che tornerà nella sua comunità cappuccina, lasciando a mons. Martinelli una situazione promettente.
Bolivia
Ucciso fr. Wilberth Daza Rodas, OFM
Nella notte tra il Sabato santo e la domenica di Pasqua,16–17 aprile scorso, dopo la celebrazione della Veglia pasquale, è stato ucciso fr. Wilberth Daza Rodas, della Provincia Missionaria Sant’Antonio di Bolivia. Saputa la notizia, il Ministro Generale dell’Ordine , fr. Massimo Fusarelli, ha espresso la sua tristezza per l’accaduto a tutti i fratelli dell’OFM con la seguente lettera: «Insieme al Definitorio generale ho appreso ieri la triste notizia dell’uccisione di fr. Wilberth Daza Rodas dopo la Veglia pasquale celebrata in Santa Cruz de la Sierra. Il motivo appare banale e la violenza brutale dell’aggressione provoca profondo dolore e tante domande. Certamente si tratta anche di un sintomo della difficile situazione sociale del Paese. Con la presente, desidero con molta semplicità esprimere la mia vicinanza e quella di tutti i fratelli del Definitorio generale alla vostra Provincia così dolorosamente colpita, alla famiglia della vittima e a quanti lo hanno conosciuto e amato.
Fr. Wilberth – un fratello umile e disponibile – ha incontrato sorella morte dopo aver celebrato Colui che ha vinto la morte e dal sepolcro è uscito glorioso e vincitore. Possa il Signore Risorto accompagnarlo tra le braccia misericordiose del Padre, avvolto dallo Spirito e sostenuto dalla Vergine Immacolata e dal Nostro Padre San Francesco. Con i fratelli della Custodia del Marocco con i quali oggi (18 aprile) inizio il Capitolo, preghiamo per il suo riposo eterno, per la sua famiglia e per voi tutti, insieme all’intercessione di tanti frati dell’Ordine. Non comprendiamo spesso il senso di ciò che ci accade e gridiamo a Dio il nostro dolore e la nostra domanda, Gli chiediamo anche una fede più salda e profonda. Con questi sentimenti, vi mando un fraterno abbraccio, fratelli, certo che il Signore saprà donare la sua consolazione e restituire il bene che passa attraverso la vita e il dono di sé del nostro fratello.
L’agenzia Fides scrive, che i vescovi della Conferenza episcopale Boliviana nel comunicato pubblicato il 17 aprile, intitolato “Contro ogni forma di violenza”, chiedono una indagine rapida e precisa che chiarisca il terribile atto di violenza. Allo stesso tempo denunciano “la cultura della violenza che va crescendo in Bolivia” come si costata dai furti, dagli assassini, dall’insicurezza cittadina, e invitano tutti i boliviani ad impegnarsi a lavorare “per un cultura di pace, in cui tutti possiamo vivere nella fraternità”. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia, il religioso francescano, 42 anni, è stato ucciso da ladri entrati in chiesa dopo la veglia pasquale. Non hanno esitato a colpirlo con un oggetto contundente fino ad ucciderlo. Il suo corpo è stato ritrovato la mattina di Pasqua, da un collaboratore della parrocchia.
Fra Wilberth era nato a Machareti, Sucre, il 26 settembre 1979. Aveva emesso i primi voti il 1° febbraio 2004, nell'Ordine dei Minori francescani della Provincia Missionaria di San Antonio della Bolivia e la professione solenne il 14 marzo 2009. Aveva svolto la sua opera missionaria a Sucre, Cochabamba, a Copacabana – La Paz, Machareti, a San Javier e nella città di Santa Cruz de la Sierra, nel Convento della Chiesa di San Francesco. Attualmente era economo del Convento di San Francesco. Secondo le informazioni riportate dai media locali, la polizia boliviana ha identificato la persona che ha ucciso il religioso: si tratta di un tossicodipendente che frequentava la chiesa ed era a conoscenza dell’ambiente.
Costantinopoli
Il Patriarca Bartolomeo I
Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha nuovamente criticato la Chiesa ortodossa russa per aver appoggiato la guerra contro l'Ucraina. È stato "qualcosa di molto triste" che il patriarca ortodosso di Mosca Cirillo I abbia sostenuto l'attacco russo. «Di fronte alla morte di persone innocenti, ai bombardamenti di civili, alla distruzione di intere città, di fronte a questa tragedia umana, non possono esserci prediche che definiscano la guerra come 'santa'», il capo onorario del mondo dell'ortodossia racconta al quotidiano greco Kathimerini (Domenica On-line). Questo provoca "grande dolore e dolore per noi" e ancor di più per gli ucraini. Non ci si può dichiarare fratello di un altro popolo e benedire la guerra che il proprio Stato sta conducendo contro questo popolo. "Non possono insistere ostinatamente sul fatto che l'Ucraina appartenga loro ecclesiasticamente, ma permettere che i credenti nella chiesa associata a Mosca vengano uccisi e le loro chiese distrutte dai bombardamenti russi", ha detto Bartolomeo I. "A meno che non sperino che l'invasione militare risolva anche il loro ecclesiastico affermarsi." Quello che sta accadendo in Ucraina è una "vergogna che inquinerà per sempre coloro che l'hanno causata, coloro che hanno dimostrato di non avere rispetto per Dio". Sembra che la Settimana Santa non sia finita per il popolo ucraino che sta soffrendo molto per la guerra e per le madri di entrambe le parti che piangono la perdita dei loro figli. Ma Cristo è risorto, secondo Bartolomeo I. (KNA)
a cura di ANTONIO DALL’OSTO