Antoniazzi Elsa
Maddalena. Il mistero e l'immagine
2022/6, p. 33
AForlì troviamo la bella mostra su Maria Maddalena, che rimarrà aperta sino al 10 luglio presso i Musei San Domenico. È una mostra ricca per il numero delle opere e per la qualità. Vi sono nomi di artisti meno noti al grande pubblico, ma non mancano i grandissimi, a partire da Maddalena che troviamo nella crocifissione del Masaccio, che fa da immagine simbolo della mostra.

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Maddalena. Il mistero e l’immagine
A Forlì troviamo la bella mostra su Maria Maddalena, che rimarrà aperta sino al 10 luglio presso i Musei San Domenico. È una mostra ricca per il numero delle opere e per la qualità. Vi sono nomi di artisti meno noti al grande pubblico, ma non mancano i grandissimi, a partire da Maddalena che troviamo nella crocifissione del Masaccio, che fa da immagine simbolo della mostra. L’esposizione è importante anche per l’estensione temporale: ci sono opere che vanno dal II secolo dopo Cristo ad autori contemporanei. La prima notazione, non artistica, è che la narrazione evangelica è ormai incastonata nell’interpretazione di Maddalena come peccatrice, e più esattamente prostituta convertita.
Frutto della sovrapposizione di diverse figure evangeliche che comincia nel III secolo, essa resta tutt’oggi saldamente presente nell’immaginario. Così troviamo opere che dal Medio Evo all’epoca contemporanea la rappresentano in una situazione di penitenza, spesso in una caverna con crocifisso e libro, ma sempre capace di emanare una grande forza di seduzione sia se vestita elegantemente sia se rappresentata quasi completamente nuda. L’articolo di G. Brunelli, - curatore della Mostra -, a introduzione del catalogo impiega questa interessante espressione “…. in un equilibrio instabile si insiste sulla peccatrice seducente: una santa peccatrice, più che una peccatrice santa (p. 23)
Si salda al permanere della memoria, appunto erronea, del suo peccato il legame con Maria Egiziaca. Balzano all’occhio del visitatore le numerose statue che la rappresentano completamente coperta da capelli e, se in opere pittoriche, fuori da una caverna, come viene rappresentata santa Maria egiziaca, eremita di cui si ha notizia a cavallo tra IV e V sec. dopo Cristo. Maria egiziaca era anch’essa una prostituta che si converte e diventa un’orante nel deserto. Questa sovrapposizione delle due figure è un segnale importante della forza che ha avuto l’interpretazione e di come sia facile pensare alla donna in termini di sessualità, seppur redenta.
Indubbiamente le eleganti e importanti opere che così parlano di Maddalena hanno avuto anche un ruolo nella predicazione ecclesiale delle diverse epoche. In modo, forse tristemente un po’ paradossale, questa era la via per indicare una santità che poteva essere d’esempio a persone normali, ma oggi appunto abbiamo bisogno di altro, per rispetto ai testi, per rispetto al ruolo delle donne.
Per questo attirano le rappresentazioni medioevali in cui Maddalena è al sepolcro e - inviata da Gesù - diviene apostola. La stessa scena la ritroviamo ricorrente in opere del ‘500 che sottolineano l’affetto di Maria per Gesù. E ancora qui scorgiamo una complessa elaborazione di esso: sospeso tra l’amore erotico e la sequela.
Eppure questo aspetto, non sperato dalla chiamata ad annunciare, offre una preziosa indicazione. Accanto all’annuncio che interpella l’adesione della mente non può che esserci anche l’annuncio che nasce dall’affetto per Gesù, per il Vangelo e che diventa affetto per i fratelli.
Maddalena resta personaggio complesso e un poco misterioso forse perché nel pensare la fede e la spiritualità fatichiamo a dare il giusto spazio agli affetti. Sappiamo bene come la mente e la volontà siano coinvolte nel nostro atto di fede, ma per gli affetti non è semplice. È la mistica ad esprimerli, ma anche questa è pensata come esperienza eccezionale e di pochi.
Le immagini di Maddalena in ogni epoca, invece, portano con sé questo aspetto sotto la croce o nel giardino con il Risorto. Non si tratta di rinunciare a tanta ricchezza artistica. Finalmente riconsegnato il personaggio alla sua verità biblica, le molte Maddalene ci provocano ad indagare con sensibilità evangelicamente avvertita, vie di spiritualità che aiutino a dire e vivere oggi il rapporto con il Signore con intensità che niente tralasci dell’umano. E questo vale per donne e uomini. Da una parte l’Apostola indica l’esigenza di una spiritualità declinata in una prospettiva di genere, dall’altra l’importanza del personaggio impone di farla uscire dal ghetto per sole donne, e indica come un personaggio femminile possa parlare a tutti.
Oggi, per fortuna, l’arte è entrata anche nella catechesi, nel tentativo di coinvolgere la dimensione affettiva della persona; e certo sostare di fronte a una bella immagine è momento che può introdurci alla preghiera, ma in ogni caso resta l’attenzione al dato biblico, che in qualche caso, libera i nostri personaggi da increspature, oggi non più ricevibili, anche perché ne abbiamo visto i danni secondari. Ricordiamo, per esempio, che spesso le case per ragazze madri, oggi tristemente ricordate per abusi ed altro, erano dedicate proprio a Maria Maddalena.
La mostra, nella sua bella ricchezza, potrebbe essere una guida anche per la storia della spiritualità e fa nascere la speranza che ci siano artisti contemporanei capaci di approfondire e dialogare con questo personaggio evangelico che ci ha donato l’annuncio del Risorto.
ELSA ANTONIAZZI