Un segno umile ma eloquente del Vangelo
2022/6, p. 31
Madre Francesca (1844-1904), Fondatrice delle suore cappuccine, ha saputo incarnare al femminile una vita contemplativa e apostolica; desiderava che la sua Congregazione si estendesse in tutto il mondo e abbracciasse tutti i rami della carità. Sull’esempio di S. Francesco e di S. Chiara, seppe essere nella Chiesa
e nella società un segno umile ma eloquente del Vangelo vissuto “sine glossa”.
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Testimoni
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MADRE FRANCESCA RUBATTO PROCLAMATA “SANTA”
Un segno umile
ma eloquente del Vangelo
Madre Francesca (1844-1904), Fondatrice delle suore cappuccine, ha saputo incarnare al femminile una vita contemplativa e apostolica; desiderava che la sua Congregazione si estendesse in tutto il mondo e abbracciasse tutti i rami della carità. Sull’esempio di S. Francesco e di S. Chiara, seppe essere nella Chiesa e nella società un segno umile ma eloquente del Vangelo vissuto “sine glossa”.
I primi anni
Anna Maria Rubatto nacque a Carmagnola, in provincia e diocesi di Torino, il 14 febbraio 1844 e fu battezzata lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo.
Penultima di otto figli di Giovanni Tommaso Rubatto, (proprietario di una stalla) e Caterina Pavesio (sarta). Marietta, come la chiamavano in famiglia, rimase orfana di padre a quattro anni. La madre si risposò, e morì quando lei era diciannovenne. Anna Maria si trasferì a Torino, in casa di sua sorella maggiore Maddalena, sposata con Giuseppe Tuninetti, dove rimase per cinque anni.
Nella Torino della carità
Marietta era molto impegnata in opere di carità: visitava ogni giorno la Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, servendo con letizia gli ammalati e aiutando i poveri. Ebbe come guide spirituali l’oratoriano padre Felice Carpignano e il canonico Bartolomeo Giuganino. Anna Maria entrò in contatto anche con don Giovanni Bosco che ebbe molta stima di lei e apprezzò il suo apporto negli oratori, tanto che la chiamò “Mariettina”.
Pur continuando il suo impegno caritativo, si mise a servizio della signora Marianna Scoffone, vedova Costa, come dama di compagnia di cui divenne a tutti gli effetti sua figlia adottiva, tanto da ereditare una pensione vitalizia alla sua morte, dopo la quale ritornò presso sua sorella; ormai a trentanove anni.
A Loano, tra bagni di mare e preghiera
In estate Anna Maria si recava in villeggiatura a Loano, sulla Riviera Ligure. Mentre beneficava dei bagni di mare, per motivi di salute, cercava anche di aiutare i pescatori e gli ammalati nelle loro necessità e s’interessava dei bambini abbandonati.
E come sua consuetudine, ogni giorno andava nella chiesa dei Cappuccini a pregare silenziosamente davanti al Tabernacolo dove si vedeva che se l’intendeva col Signore senza parlare, come raccontò una testimone.
Un incontro provvidenziale
Un giorno, probabilmente dell’agosto 1883, Anna Maria uscendo dalla chiesa dei Cappuccini di Loano, passò vicino a un edificio in costruzione. Un giovanissimo operaio, Francesco Panizza, venne colpito alla testa da una pietra caduta dai ponti perdendo molto sangue. Anna Maria lo vide, e come buona samaritana, lo curò e gli diede il corrispettivo di due giornate di lavoro perché stesse a casa a riposare.
L’edificio era voluto da una signorina, Maria Elice, la quale faceva parte di un gruppo di pie donne dedite, sotto la guida dei padri Cappuccini, ad opere di carità e di apostolato, destinate a diventare un nuovo Istituto religioso. Fu proprio un Cappuccino, padre Angelico da Sestri Ponente, che coinvolse Anna Maria in quest’opera di Dio.
Rientrata a Torino, si consultò con i suoi direttori spirituali e fu incoraggiata anche da don Bosco, il quale le profetizzò che il suo Istituto sarebbe andato avanti e lei sarebbe morta in terra straniera. Intanto, i Cappuccini di Loano celebravano Messe con l’intenzione che Anna Maria aderisse alla vita religiosa.
Nascita delle Terziarie Cappuccine di Loano
Così il 23 gennaio 1885, vestì l’abito religioso, insieme alle prime quattro compagne (esclusa Maria Elice che si ritirò all’ultimo): ebbe inizio la Comunità delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, nate per servire con amore il Signore Dio Sommo bene e per offrire una speranza e una risposta alle povertà e alle sofferenze più radicali dell’uomo, solidali con i poveri e con quanti si trovano in situazioni di maggior necessità (Cost.16). Le necessità di allora erano rivolte all’assistenza ai malati a domicilio e all’educazione cristiana dei giovani.
Anna Maria prese il nome di suor Maria Francesca di Gesù e contemporaneamente divenne la prima Superiora generale dell’Istituto, carica che mantenne fino alla morte. Emise la prima professione religiosa il 17 settembre 1886.
La sua opera si diffuse molto presto non solo in Liguria, ma anche nell’America Latina. Dal 1892 Madre Francesca varcò ben quattro volte l’Oceano, eresse case in Uruguay e in Argentina per accompagnare gli emigrati italiani che cercavano lavoro in questi paesi. Il 16 gennaio 1899 compì la sua professione perpetua, insieme ad altre nove sorelle.
Il massacro di Alto Alegre
Nello stesso anno, accompagnò personalmente sette giovani suore nella missione di San Giuseppe della Provvidenza ad Alto Alegre, nella regione brasiliana del Maranhão, retta dai padri Cappuccini lombardi.
Due anni dopo, il 22 marzo 1901, un telegramma portò la notizia dolorosa: le suore e una novizia brasiliana, quattro frati Cappuccini, due Terziari francescani e oltre 250 fedeli vennero massacrati dagli indios. Il fatto accadde il 13 marzo. Queste figlie avevano suggellato con il sacrificio della vita quel servizio ai poveri che costituisce il nostro carisma a vantaggio dell’intera Chiesa. “Sono le primizie del secolo” affermò papa Leone XIII.
Madre Francesca reagì rimpiangendo di non aver condiviso la sorte delle sue figlie, ma si sottomise alla volontà di Dio. Disse: “Sono martiri di Cristo, saranno una benedizione per l’Istituto … spero di avere un giorno la grazia di raggiungerle in cielo”. Continuò quindi a viaggiare tra l’Italia e l’America del Sud, coadiuvata dalla sua vicaria madre Angelica.
Gli ultimi anni e la morte
Nel 1902 Madre Francesca partì per l’America per quella che avrebbe dovuto essere una visita di qualche mese, ma che si protrasse per due anni. Nel maggio 1904, mentre si trovava a Montevideo, fu costretta a letto per un’infezione. Fu per tutti esempio di forza cristiana e di piena rassegnazione. Un’operazione chirurgica non valse a salvarla: così, tre giorni dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi e gli ultimi sacramenti, Madre Francesca morì il 6 agosto 1904, compianta specialmente dagli ammalati e dai poveri di Montevideo, oltre che dalle sue figlie Cappuccine.
La sua salma fu sepolta nel cimitero di La Teja a Montevideo: come aveva desiderato nel suo testamento spirituale, per rimanere in mezzo ai suoi amati poveri. Attualmente i suoi resti sono venerati sotto l’altare maggiore della Chiesa, diventata Santuario a lei dedicato in Montevideo.
La beatificazione
La causa di beatificazione di Madre Francesca iniziò con i due processi informativi celebrati a Montevideo e a Genova.
Il miracolo utile, riguarda il caso di Giovanni Battista Bottino, un bambino a cui erano state tolte le tonsille; l’infiammazione degenerò poi in shock settico. Il piccolo risultò guarito in seguito alle preghiere rivolte a Dio per intercessione di Madre Francesca Rubatto.
Il 2 aprile 1993, san Giovanni Paolo II autorizzava la promulgazione del Decreto con cui la guarigione di Giovanni Battista Bottino era dichiarata inspiegabile, completa, duratura e avvenuta per intercessione della fondatrice delle Cappuccine di Loano. Lo stesso Pontefice presiedette la Messa di beatificazione il 10 ottobre 1993 e la proclamò prima Beata dell’Uruguay. L’Istituto da lei fondato la ricorda il 9 agosto.
Il miracolo per la canonizzazione
Secondo quanto riconosciuto dalla Congregazione delle Cause dei Santi, il miracolo valido per la canonizzazione riguarda il caso avvenuto nell’aprile 2000 a un giovane di Montevideo, Jonathan Moris, che fu investito e riportò un trauma cranico con emorragia e coma grave.
Il 21 febbraio 2020, papa Francesco autorizzò la promulgazione del relativo decreto, aprendo la via alla canonizzazione di Madre Francesca avvenuta il 15 maggio 2022 in Piazza San Pietro. È la prima Santa dell’Uruguay.
Le Suore Cappuccine di Madre Rubatto oggi
Le Suore Cappuccine sono aggregate all’Ordine dei Cappuccini dal 10 giugno 1909. Sono riconosciute dalla Santa Sede col Decreto di lode il 28 febbraio 1910.
In Italia siamo presenti in Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Trentino, Umbria e Marche; la Casa generalizia è a Roma. Quanto al resto del mondo, alle storiche case in Argentina e Uruguay si sono aggiunte quelle in Brasile, Perù, Etiopia, Eritrea, Camerun, Kenya e Malawi.
I nostri servizi sono gli stessi delle origini: assistenza dei malati a domicilio, educazione dei bambini e dei ragazzi, servizio infermieristico e pastorale sanitaria negli ospedali, cui si aggiunge la pastorale nelle parrocchie.
Madre Francesca ha saputo incarnare al femminile una vita contemplativa e apostolica; desiderava che la sua Congregazione si estendesse in tutto il mondo e abbracciasse tutti i rami della carità. Sull’esempio di S. Francesco e di S. Chiara, seppe essere nella Chiesa e nella società un segno umile ma eloquente del Vangelo vissuto “sine glossa”.
Non solo, ma come disse San Giovanni Paolo II, ha imparato a servire i poveri, ma a farsi povera lei stessa e a indicare a noi questa speciale via di evangelizzazione.
Anche noi, oggi, sue figlie, desideriamo scegliere l’ultimo posto in semplicità e minorità servendo i fratelli in gioiosa letizia per continuare ad essere “le Suore Missionarie del popolo” che annunciano con la propria vita parole evangeliche a tutti coloro che incontrano sul cammino.
Certe che verremo accompagnate dalla sua benedizione, accettiamo l’invito di papa Francesco di “uscire” per donarci nel quotidiano, aperte alle novità dello Spirito che ci indicherà vie nuove.
Madre Francesca ci insegna che la santità è vivere fino in fondo tutto quello che Dio ci offre. Lei senza far rumore, ha riempito la sua vita di fede, speranza e carità, virtù che hanno illuminato tutti coloro che le stavano accanto.
Poiché nulla è impossibile a Dio, chiediamo a lei che ora è nella gloria dei santi, di intercedere pace per tutta l’umanità.
MADRE LOREDANA TIRABOSCHI
Superiora Generale