La vocazione della donna e la Scrittura
2022/6, p. 29
Ogni vicenda biblica che narra di una donna, mette in discussione tutta quanta la struttura sociale. Sappiamo bene che la donna conta poco o niente in una società
dedita alla pastorizia. L’intervento di Dio e la sua parola, rivelano la distanza che c’è tra la vita come la vuole Dio, e la vita come è vissuta dalla creatura.
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La vocazione della donna e la Scrittura
Ogni vicenda biblica che narra di una donna, mette in discussione tutta quanta la struttura sociale. Sappiamo bene che la donna conta poco o niente in una società dedita alla pastorizia. L’intervento di Dio e la sua parola, rivelano la distanza che c’è tra la vita come la vuole Dio, e la vita come è vissuta dalla creatura.
Il genere umano, come vediamo anche dalla cronaca, decide secondo i suoi criteri, che sono sempre inquinati dalla mancanza di fiducia in Dio, il Creatore. Gli uomini e le donne distruggono, distorcono, rendono nebbioso il cammino determinato da Dio. È allora che il Signore interviene, e la vicenda della singola protagonista illumina quale è il progetto di Dio. È esemplare il fatto narrato da Genesi 14,4-12; la vicenda della schiava di Abramo Agar, che Sara offre a suo marito per avere finalmente un erede; è un intervento interessante del Signore perché ci fa intuire “le vie di Dio”.
Il punto di riferimento del credente del primo e del nuovo Testamento è il principio che Dio ha stretto una alleanza con noi e ci assicura che ci conduce ad una meta di salvezza. La breve e incisiva storia di Agar, ci aiuta comprendere che Dio ha a cuore le donne, e si comporta con loro superando tutti gli obblighi imposti dal comodo dei maschi; si trovano rinserrate in un piccolo mondo, segnato da ostacoli e da costrizioni evidentemente ingiuste e prive di ogni ragione, se non l’egoismo.
Abramo ha ricevuto una parola impegnativa da Dio: avrai un figlio, tuo erede, che diverrà moltitudini. Dunque «lascia la tua terra, la tua gente, e va’ dove non conterai nulla, perché non è terra tua, non è abitata dalla tua gente, nessuno ti conosce…». La promessa di Dio tarda (Gen 15,1-5) e sua moglie Sara gli dà come grembo che può partorire un erede, la sua schiava Agar. (16,1-9 e ss.).
Desiderava essere almeno concubina, avere una creatura dal suo grembo… ma Sara è preoccupata della possibile invadenza del figlio di Agar, che può rendere difficile la vita dell’erede di Abramo. Ed ecco allora la disperante esperienza della via del deserto, di finire l’acqua da bere, di smarrirsi, di sentire il bimbo che piange, mentre si avvicina la fine.
Rashi, commentatore ebreo medioevale, ci aiuta a comprendere la dinamica del fatto: questo pozzo, è chiamato ‘il Dio della visione’, e il significato del nome è: ‘il Dio che vede l’umiliazione degli afflitti’. L’Angelo di Dio la istruisce dunque sulla via immediata della salvezza sua e del piccolo, e fa comprendere al lettore Chi è Dio: colui che conduce al regno dei cieli “i poveri… coloro che sono nel pianto”. È un Regno a cui si giunge quando, nel nome di Dio, accettiamo la realtà così come ci troviamo ad affrontarla: dura e difficile, scoraggiante: “Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa.”.
Dio interviene di nuovo (Genesi 21,8-21). Egli pronuncia una benedizione che mette Agar su di un altro piano, quello di Dio, e la pone in parallelo con Sara, e quasi con Abramo. Il Signore ha per Agar un riconoscimento speciale. È la donna che riceve una promessa di fecondità aperta al futuro. E Abramo si sente dire in sostanza: “Non occuparti di Ismaele: di lui mi occupo io”.
La storia di Agar su cui ci siamo soffermati, ci aiuta a comprendere che la donna, nel nostro mondo e nella nostra società moderna, è in molte circostanze una ‘povera’. Già avevamo incontrato le mamme che portano il figlio giovanissimo al confine del loro Paese, perché passi oltre la frontiera, e giunga in qualche modo, al di là del deserto e del mare. Semmai possa crescere in una terra in cui sia rispettato, trovi lavoro, si affermi.
La tragedia della guerra in Europa ci ha resi testimoni di nuovi orrori, di cui le donne sono il primo bersaglio. E poi il destino dei piccoli che sono accolti da bombe e distruzioni. Le donne sono ancora sulle pagine dei giornali, per il femminicidio, sempre orribile, talvolta efferato.
L’attenzione del Dio di Abramo per Agar ci spinga ad accrescere in noi una coscienza etica rinnovata, e una attenzione positiva per la condizione femminile. Il primo passo per procedere su questo tema, è coltivare una coscienza informata, critica e positiva sul tema della donna oggi.
Possiamo far conto anzitutto sulla preghiera di essere aiutati a comprendere e fare nostro il modo di guardare alla condizione femminile oggi. D. Bonhoeffer, nel suo sofferto cammino di testimone di Cristo in mezzo ai fratelli - fino al carcere -, ci fa strada: «Signore, insegnaci a pregare!», così i discepoli dicevano a Gesù, riconoscendo in tal modo di non saper pregare con le proprie forze. Essi avevano necessità di imparare. Imparare a pregare: l'espressione ci suona contraddittoria. Infatti ci sembra che il cuore o sarà così traboccante da iniziare da solo a pregare, o non imparerà mai. Ma è un pericoloso errore, oggi in effetti molto diffuso nella cristianità (...). Scambiamo la preghiera con i desideri, le speranze, i sospiri, i lamenti, la gioia; tutte cose queste che il cuore sa esprimere per suo conto. Ma (…) pregare non significa semplicemente dare sfogo al proprio cuore, significa piuttosto procedere nel cammino verso Dio e parlare con lui, sia che il nostro cuore sia traboccante oppure vuoto. Ma per trovare questa strada non bastano le risorse umane; è necessario Gesù Cristo. (…) Solo per mezzo di Gesù Cristo. Se egli ci coinvolge nella sua preghiera, se ci consente di pregare con lui, se ci fa percorrere in sua compagnia il cammino verso Dio e ci insegna a pregare, allora saremo liberati dal tormento dell'incapacità a pregare (…). Il bambino impara a parlare in quanto il padre gli parla. Impara la lingua del padre. Allo stesso modo da Dio impariamo a parlare, in quanto Dio ci ha parlato e ci parla. Nel Figlio, Gesù. (…) Sulle sue labbra la parola umana diventa Parola di Dio, e nel nostro partecipare alla sua preghiera la Parola di Dio si fa, a sua volta, parola umana” (Il libro di preghiera della Bibbia. Introduzione ai salmi).
GIOVANNI GIUDICI