Gellini Anna Maria a cura
Vita consacrata e Sinodo
2022/5, p. 27
Come ormai noto nella Chiesa cattolica, a seguito delle indicazioni di papa Francesco, è stato avviato il percorso sinodale di riflessione, ascolto e confronto a tuttiù i livelli della Chiesa italiana, in vista dell’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà nell’ottobre 2023. [...] La vita consacrata è chiamata a essere presente, così come ha espresso in un comunicato per la Vita consacrata, nel febbraio scorso, mons. Carballo, Arcivescovo Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

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Vita consacrata e Sinodo
Come ormai noto nella Chiesa cattolica, a seguito delle indicazioni di papa Francesco, è stato avviato il percorso sinodale di riflessione, ascolto e confronto a tutti i livelli della Chiesa italiana, in vista dell’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà nell’ottobre 2023.
Il futuro della Chiesa non può che essere sinodale. Un cammino in cui tutti i soggetti ecclesiali devono essere coinvolti: vescovi, presbiteri, laici, consacrati, movimenti, associazioni… Un cammino fatto di ascolto fraterno e di dialogo intergenerazionale con l’intento di crescere nella comunione con orientamenti pastorali convergenti e complementari. La sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa: «Chiesa e Sinodo» sono sinonimi, così diceva san Giovanni Crisostomo.
In tutto questo la vita consacrata è chiamata a essere presente, così come ha espresso in un comunicato per la Vita consacrata, nel febbraio scorso, mons. Carballo, Arcivescovo Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica
Ne proponiamo alcuni passaggi.
«Nel corso della storia della Chiesa, la vita consacrata, in particolare gli istituti religiosi, è stata espressione della vita sinodale. Già secondo la Regola di San Benedetto i monaci dovevano riunirsi quotidianamente per trattare sulla vita del monastero. Gli ordini mendicanti si presentano come una fraternità in cui tutti vengono considerati fratelli e le decisioni sono prese nel Capitolo, generalmente per consenso. Negli altri Istituti posteriori il Capitolo rimane l’autorità ultima. […] La sinodalità esige che si cammini nel respiro della Trinità. Ora, la vita fraterna in comunità, in virtù della quale le persone consacrate tentano di vivere in Cristo con «un cuore solo e un’anima sola» (At 4, 32), è proposta come un’eloquente "confessione trinitaria" (Vita Consecrata, 21). Nella stessa linea, la vita consacrata è presentata come signum fraternitatis in quanto spazio umano abitato dalla Trinità. In questo modo, la vita consacrata, in particolare la vita religiosa, si mostra come icona della sinodalità».
[…] «I consacrati realizzano il loro autentico modo di essere e di vivere nell’arte della relazione, coltivando l’incontro. È nelle relazioni fraterne, vivendo la «mistica del vivere insieme», ascoltando gli altri e cercando insieme il cammino da seguire, il tutto animato dallo Spirito, che il consacrato convalida e plasma la sua identità e una vita con stile sinodale».
Stile sinodale della vita fraterna
«La vita fraterna in comunità è il modo privilegiato di vivere e manifestare lo stile sinodale nella vita consacrata. Per realizzare questo stile sinodale, è necessario passare dalla semplice vita comunitaria alla vita fraterna in comunità, in modo da sostituire un sistema rappresentato dalla piramide, al cui vertice c’è chi detiene il potere, con un altro sistema basato sul cerchio, al cui centro non c’è il superiore ma Cristo. […] Questo comporta un cambiamento di mentalità affinché tutti siano consapevoli che «siamo tutti sulla stessa barca» (papa Francesco); che siamo tutti chiamati a costruire la fraternità e non semplicemente a consumarla. Una vita fraterna in stile sinodale implica anche che l’autorità si metta al servizio della costruzione di una vera fraternità attraverso: «il servizio dell’ascolto e del dialogo; la creazione di un clima favorevole alla condivisione e alla corresponsabilità; la partecipazione di tutti alle cose di tutti; un servizio equilibrato alle persone e alla comunità; il discernimento e la promozione, infine, dell’obbedienza fraterna» ( CIVCSVA, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 20).
Tutto ciò richiede, in molti casi, un’evangelizzazione del servizio dell’autorità in modo che essa sia segnato dalla docilità allo Spirito che conduce all’unità, e che viva e promuova tra i fratelli e le sorelle una spiritualità di comunione e di santità fraterna». […] «A partire da una visione sinodale della vita fraterna in comunità, si deve ribadire con forza la necessità di una conversione dall’“io” (individualismo) al “noi”, in cui ogni membro si senta responsabile della crescita dell’altro. Una vita fraterna in comunità che vuole presentarsi in stile sinodale deve essere aperta alla partecipazione di tutti, all’ascolto di tutti, a contare su tutti quando si tratta di discernimento».
Sinodalità e intercongregazionalità
«Un altro degli ambiti in cui la vita consacrata è chiamata a manifestare uno stile sinodale è l’intercongregazionalità. La vita fraterna in comunità ad intra è chiamata ad essere vissuta anche ad extra. La vita consacrata è chiamata ad andare in pellegrinaggio con altre persone consacrate, in modo intercongregazionale, in un atteggiamento di dialogo carismatico che rende possibile che le ricchezze di un carisma arricchiscano gli altri. Ogni carisma è un dono per la Chiesa e nella Chiesa un dono per gli altri.
È il momento di unire le forze per portare avanti progetti comuni, per cercare risposte alle sfide del momento storico che stiamo vivendo. L’orizzonte del futuro è camminare insieme, accogliendo le nostre differenze e valorizzando il meglio che ognuno di noi ha per costruire, a partire dalla fraternità intercongregazionale, un progetto di missione comune».
Mutue relazioni in sinodalità
«Chiamati ad evangelizzare, siamo chiamati ad evangelizzare in missione condivisa, con le altre persone consacrate, ma anche con il clero diocesano e con i laici. In questo senso, l’inserimento delle comunità religiose nelle diocesi è fondamentale nel campo della missione. Le diocesi hanno bisogno dei carismi e i consacrati hanno bisogno di un vero inserimento nelle diocesi. Abbiamo bisogno di ringiovanire le mutue relazioni, così spesso arrugginite dalla routine e dai conflitti che non hanno nulla a che vedere con il bene delle comunità alle quali siamo stati mandati, gli uni e gli altri, a portare la buona notizia.
In una Chiesa sinodale, i vescovi devono riconoscere e rispettare i carismi, così come le persone consacrate devono riconoscere e rispettare il carisma dei vescovi e lavorare in comunione affettiva ed effettiva con i Pastori, in particolare con il Papa, centro di unità della Chiesa».
a cura di GELLINI ANNA MARIA