La Mela Maria Cecilia
Alla scuola della presenza eucaristica
2022/5, p. 12
«Gesù Cristo crocifisso e sacrificato è la scienza dei santi. Troviamo in Lui i lumi e le conoscenze che ci sono necessarie. Questo Divin Salvatore non dice nulla nell’Ostia. Egli attua, tuttavia, ancora l’ufficio di Maestro e Dottore. Un santo ha detto che la croce è stata la cattedra di questo Maestro morente. Possiamo dire altrettanto della Divina Eucaristia dove parla alla nostra anima a condizione che si renda attenta. Gli stati che Egli vive in questo augusto Sacramento sono altrettante lezioni che ci dà per conformarvici e farci vivere della vita eucaristica».

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Alla scuola della presenza eucaristica
Essendoci addentrati la volta scorsa nella scuola della liturgia eucaristica e delle ore, non possiamo non soffermarci adesso in quella dell’adorazione. La nostra fondatrice, madre Mectilde de Bar (1614-1698), così scriveva: «Gesù Cristo crocifisso e sacrificato è la scienza dei santi. Troviamo in Lui i lumi e le conoscenze che ci sono necessarie. Questo Divin Salvatore non dice nulla nell’Ostia. Egli attua, tuttavia, ancora l’ufficio di Maestro e Dottore. Un santo ha detto che la croce è stata la cattedra di questo Maestro morente. Possiamo dire altrettanto della Divina Eucaristia dove parla alla nostra anima a condizione che si renda attenta. Gli stati che Egli vive in questo augusto Sacramento sono altrettante lezioni che ci dà per conformarvici e farci vivere della vita eucaristica».
È noto l’episodio raccontato da san Giovanni Maria Vianney di quel suo parrocchiano di Ars, un umile contadino, che ogni giorno entrava in chiesa per qualche minuto di adorazione davanti al tabernacolo. Al che, una volta, il santo parroco gli chiese cosa facesse e lui di rimando esclamò: «Io guardo Lui e Lui guarda me». Il beato Carlo Acutis, che era solito definire l’Eucaristia la sua autostrada per il Paradiso, era fermamente convinto che «quando ci si mette di fonte al sole ci si abbronza, ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi». La mamma, Antonia Salzano, in un videomessaggio inviatoci in occasione della sosta nella nostra chiesa “San Benedetto” in Catania delle reliquie del giovane Beato nei giorni 22-23 settembre 2021, diceva tra l’altro: «Carlo si auspicava che tutti potessero veramente mettere Gesù al centro della loro vita. Diceva anche che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria verrà quando ci sarà il trionfo dell’Eucaristia, laddove l’Eucaristia verrà adorata come debitamente lo deve essere. Gesù Eucaristia è il Dio in mezzo a noi, veramente presente come quando ai tempi degli Apostoli Gesù camminava nelle vie di Nazareth e la gente lo poteva vedere, lo poteva toccare però - aggiungeva - noi siamo più fortunati di quelle persone perché mentre quelle, per vedere Gesù, erano obbligate a fare chilometri, erano impedite dallo spazio e dal tempo e dalla calca che si formava attorno a Lui, a noi basta scendere nella chiesa più vicina. Dichiarava infatti Carlo: “Abbiamo Gerusalemme sotto casa!”».
Con crescente partecipazione ed entusiasmo, anche tra i laici si va sempre più diffondendo e consolidando la pratica dell’adorazione eucaristica. Sono ormai parecchi i centri eucaristici che, come fari di luce, irradiano tutt’intorno la forza e la pace che scaturiscono dal dono supremo di Cristo. Pulsanti nel centro urbano e spirituale di un paese o di una città, queste oasi di preghiera adorante sono un segno dei tempi e una risposta concreta alla sete che l’uomo continua ad avere di Dio. Sicuramente un particolare impulso è venuto dallo speciale anno dell’Eucaristia voluto da san Giovanni Paolo II nel 2005 e che ha focalizzato ancor più la centralità di questo Mistero - non solo celebrato ma anche adorato - per la vita della Chiesa, così come ribadito più volte dal Concilio Vaticano II.
Scriveva papa Wojtyla: «L’adorazione del Santissimo Sacramento diventa sorgente inesauribile di santità. […] È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristiano deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per “l’arte della preghiera” come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento?» (Ecclesia de Eucharistia n. 10).
Chiara la sintesi dell’allora cardinale Joseph Ratzinger: «Nel Concilio abbiamo scoperto, con una nuova chiarezza, che il centro del Sacramento eucaristico è la celebrazione solenne del santo mistero [...]. L’adorazione eucaristica non è affatto in concorrenza con la celebrazione vivente della comunità, ma ne costituisce la condizione, è il suo indispensabile ambiente vitale [...]. Comunione e adorazione non sono realtà che stanno l’una accanto all’altra o, addirittura, l’una di fronte all’altra, ma sono inseparabilmente una cosa sola».
Questa attenzione all’adorazione eucaristica, favorita in diversi luoghi in tempi prolungati e in alcuni addirittura praticata perpetuamente, è motivo di ringraziamento al Signore e segno di speranza e di gioia per tutti. In particolare per chi, come noi, vive un carisma segnatamente eucaristico. E non ci siamo solo noi Benedettine dell’adorazione perpetua del SS. Sacramento. Sono parecchie le modalità di vita consacrata che, lungo i secoli e in svariati posti, hanno attinto o continuano ad attingere dall’Eucaristia la loro ragion d’essere. Si tratta in taluni casi di una vocazione specifica ma che è data ad ogni battezzato, affidata alla Chiesa, consegnata perché l’amore riscaldi il mondo e sia forza e sostegno per ogni giorno, tutti i giorni.
Nella Evangelii gaudium n. 262, papa Francesco rivolge a tutti i fedeli una precisa esortazione: «Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività […]. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia. Nello stesso tempo si deve respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità, oltre che con la logica dell’Incarnazione».
L’Eucaristia è continua rivelazione divina che ci restituisce a noi stessi. Se si ha fede autentica non si esce mai da una chiesa alla stessa maniera con cui vi siamo entrati. Possiamo aver portato nella nostra adorazione stanchezza o rabbia, paura, risentimenti, difficoltà… ed ecco il miracolo: una pace profonda a poco a poco ci invade, un senso di intima gioia ci avvolge, ritorna a fiorire la speranza. Non si tratta solo di accrescere la nostra devozione, ma soprattutto di fortificare il nostro impegno di cristiani, di membra vive del corpo mistico di Gesù. Tutta la vita deve essere celebrazione, adorazione, azione ad imitazione della Vergine Maria, “donna eucaristica” a tempo pieno. Alla scuola dell’Eucaristia impariamo ad essere sempre più conformi al Cristo incontrato, amato, contemplato e adorato per diventare anche noi segno e rimando ad un Amore più grande per Dio e per i fratelli.
SUOR MARIA CECILIA LA MELA OSBap<p>  <p/>