Orientare la speranza - Eri tu ero io
2022/4, p. 39
Se siamo veramente risorti, se veramente crediamo alla risurrezione, allora acquistiamo una libertà che ignoreremmo se fossimo senza Cristo, cioè senza speranza: ci scopriamo capaci di orientare tutti i nostri desideri verso «le cose di
lassù», non abbiamo più paura della morte, né nostra, né dei nostri cari. […]
La morte non può farci più paura perché con la risurrezione di Cristo il suo senso
è cambiato: non più la fine, ma l’inizio di tutto.
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VOCE DELLO SPIRITO
Orientare la speranza
Se siamo veramente risorti, se veramente crediamo alla risurrezione, allora acquistiamo una libertà che ignoreremmo se fossimo senza Cristo, cioè senza speranza: ci scopriamo capaci di orientare tutti i nostri desideri verso «le cose di lassù», non abbiamo più paura della morte, né nostra, né dei nostri cari. […] La morte non può farci più paura perché con la risurrezione di Cristo il suo senso è cambiato: non più la fine, ma l'inizio di tutto. Quante volte, arrivati a un certo punto nella vita, abbiamo l'impressione di stare consumandola invano, di non andare da nessuna parte, di aver magari anche fallito! Se questa vita fosse tutto, effettivamente questo pensiero ci annienterebbe. Se orientiamo la nostra speranza, la mettiamo verso la vita che viene, quella che ci dona la risurrezione di Cristo, allora non ci rattristiamo più, anzi attendiamo questa liberazione, perché sappiamo e crediamo che è allora che tutto veramente comincerà.
Luigi Gioia
da Nelle braccia del Padre
EDB, Bologna 2018
Eri tu Ero io
Eri tu a prendere Abramo per mano
e contare con lui le stelle
per misurare la tua promessa?
Ho visto le stelle,
ma non ho visto te.
Eri tu a vestirti di fuoco
che arde e non brucia
per attirare Mosè
e consegnargli il tuo nome?
Ho visto il fuoco,
ma non ho visto te.
Eri tu a spianare la via nel deserto
per riportare il tuo popolo dall’esilio?
Ho percorso il deserto,
ma non ho incontrato te.
Eri tu a vagare nella notte
in cerca della tua amata
chiedendo se mai qualcuno
l’avesse incontrata?
Ho chiesto ai passanti,
ho chiesto alle guardie,
ma nessuno sapeva di te.
Eri tu a soffiare nel vento beatitudine
per il povero e il perseguitato?
Ho visto poveri e perseguitati,
ma non ho visto te.
Eri tu a moltiplicare i pani
per le folle stanche e affamate?
Ho visto folle di affaticati e oppressi,
ma non ho visto te.
Ero io, sulle rive del lago
a lasciare reti e barca
per inseguire il tuo destino.
Ero io, nel giardino del tradimento,
a lasciare anche l’unico panno
di cui ero cinto
per sfuggire al tuo destino.
Ero io, a chinare il capo sul tuo petto.
Ero io, a giurare di non averti mai visto.
Ero io, a esclamare sotto la croce
«Tu sei il Figlio di Dio».
Eri tu, intirizzito in quella sera di Nisan
sulla strada di Emmaus,
a scaldare il mio cuore disilluso.
Ero io, a invitarti a entrare
e spezzare il pane.
Ti ho visto e ti ho riconosciuto.
Mi hai visto e mi hai riconosciuto.
È la nostra Pasqua.
MARCELLO MATTÉ