Prezzi Lorenzo
La memoria delle campane
2022/4, p. 33
A Praga si progetta una campana di 9.801 chilogrammi come il numero delle campane sottratte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. In Germania si rinnova il dibattito sulle campane con le scritte inneggianti al Führer. Ritornano in Polonia alcune delle campane requisite dall’esercito tedesco.

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GERMANIA, CECHIA, POLONIA
La memoria delle campane
A Praga si progetta una campana di 9.801 chilogrammi come il numero delle campane sottratte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. In Germania si rinnova il dibattito sulle campane con le scritte inneggianti al Führer. Ritornano in Polonia alcune delle campane requisite dall’esercito tedesco.
Uno dei promotori dell’iniziativa praghese, Marek Vocel, racconta: «L’esercito tedesco che occupava la Cecoslovacchia prese 9.801 campane dai campanili e dalle chiese e le trasferì ad Amburgo per le fabbriche delle armi. Dopo la seconda guerra mondiale il regime comunista non ha preteso alcuna restituzione. Più del 50% sono scomparse. A trent’anni dalla rivoluzione di “velluto” è triste che gli abitanti non siano in grado di rinnovare i loro concerti di campane».
E l’architetto Josef Pleskot aggiunge: «È stata una tragedia culturale, un disastro per l’intera società». Una volta fusa, la grande campana sarà collocata nel quartiere di Karlìn a Praga.
Hitler Glocke
Nel 2017 l’organista della chiesa luterana di Herxheim am Berg (Palatinato, Germania) fece notare la presenza sul campanile di una campana con il segno della svastica e una scritta in onore del «padre della patria, Adolf Hilter». Il manufatto era destinato alla città ma, a causa di un incendio, venne collocata sul campanile della chiesa. Dal concerto di campane ne vennero sottratte due per esigenze belliche. Rimase la “Hitler Glocke” e una campana minore, per le esigenze liturgiche.
Dopo ampio dibattito pubblico è rimasta al suo posto, a testimonianza di un periodo buio della storia tedesca. Poco dopo si ha notizia di un’altra campana, a Fassberg-Müden (Amburgo), benedetta nel 1938, riportante il disegno dell’aquila della Luftwaffe e una svastica. Venne fusa in occasione dell’inaugurazione dell’aeroporto militare locale.
Il dibattito ecclesiale è diventato pubblico e l’estrema destra ha preso l’occasione per marce ed eventi. Lo storico esperto di campane, Sebastian Wamsiedler, lamenta l’improvvisazione del confronto: «Non è possibile continuare a usarle senza un dibattito critico da parte di tutti. È necessario giustificare l’utilizzo ulteriore». Poco saggio toglierle o spegnerle. Come si valorizzano gli strumenti musicali storici così vanno salvaguardate le campane delle diverse epoche. Nell’era guglielmina, ricorda, era consueto trovare la scritta «Noi tedeschi temiamo Dio, e nessun altro» – o affermazioni simili, secondo lo spirito del tempo.
«La campana è un fantastico strumento storico-culturale che, proveniente dall’Asia, si è sviluppato proprio in Europa. Quando le campane tacciono, è una sconfitta della cultura». Nel 2018, anno dedicato dall’Europa ai beni artistici, si è progettato da parte delle Chiese cattoliche e protestanti una banca dati per le campane. Qualche mese dopo lo Spiegel rendeva noto che, nelle chiese tedesche, le campane inneggianti ai valori del nazionalsocialismo erano almeno 23 (21 nelle chiese luterane e 2 in chiese cattoliche). Facilmente riconoscibili dalla svastica, dalla citazione di Hitler o dal ricordo di eventi bellici coevi.
La difesa delle comunità locali
In uno studio apparso su Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, J. Scherner ricostruisce la vicenda storica. I servizi segreti inglesi pensavano che, bloccando le rotte marittime, il regime di Hitler non avrebbe potuto avere sufficienti scorte di metalli per la guerra dopo poco più di un anno. Si sbagliavano. A pochi mesi dall’avvio delle operazioni J. Goebbels inventò una donazione popolare in occasione del compleanno del Führer di oggetti metallici delle case private. Furono raccolte 77.000 tonnellate in 62.000 punti di raccolta.
Nel gabinetto di guerra si cominciò a parlare di sequestrare le campane ma, dal punto di vista politico, si manifestò la paura di reazioni popolari negative. Si ripiegò sul sequestro delle campane dei territori occupati (Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Francia, Belgio ecc.). Solo in seguito, con la crescita del bisogno militare, si decise di requisire anche le campane tedesche: quelle delle chiese, ma anche dei comuni. E si lasciò una sola campana, la più piccola, per le esigenze del culto. Si ebbero significative resistenze popolari a Würzburg, a Freiburg e nell’alta Baviera. Si verificarono alcuni casi in cui le campane, ammassate nelle stazioni, furono sottratte dalla popolazione e nascoste.
Nel dicembre 2019 è stata segnalata la presenza di altre sei campane del periodo nazista nel territorio di Erfurt. In una campeggia la scritta: «fusa nel secondo anno della rivolta nazionale sotto il leader e cancelliere Adolf Hilter». In una seconda erano stati smerigliati e quasi cancellati due volti: di Lutero e di Hitler. C’è stata anche una denuncia verso la Chiesa evangelica del Land per non aver fatto tacere quelle campane. Subito archiviata.
Il totale delle campane smontate e fuse nel periodo bellico fu di 102.500. Alla fine della guerra, nei cimiteri delle campane, ne rimanevano ancora 10.000. Un apposito comitato si incaricò di riconsegnarle alle chiese di provenienza. Non pervenne alcuna richiesta dall’Est Europa, dove si considera la campana un residuo passatista.
Ma la memoria è difficile da rimuovere. Così la parrocchia polacca di Santa Caterina a Sławięcice ha ripreso la sua campana, con le scuse del ministero dell’interno tedesco e la benedizione della comunità che la usava. Così è successo per la campana della parrocchia di Radoszowy, fusa 400 anni fa. La diocesi di Rottenburg-Stuttgart ha deciso di restituire ai legittimi proprietari 54 campane che provenivano dai cimiteri delle campane e che nessuno aveva ancora rivendicato.
Gregorio di Tours e Arvo Pärt
Lo strumento musicale delle campane arriva dalla civiltà cinese del mille a.C. attraverso i monaci, ma ha preso l’attuale forma e complessità nell’Europa cristiana a partire dal V secolo.
Il primo a citarle in uno scritto è s. Gregorio di Tours nel 585. Il loro uso liturgico e civile viene trasformato per l’utilizzo sinfonico nelle campane tubolari nell’orchestra a partire da Hector Berlioz (1803-1869). La dimensione monumentale della campana, suonata a distesa, è rilevabile a Gotemba Park in Giappone (36 t), al Millennium Bell di Newport negli Stati Uniti (33 t), nella nuova cattedrale ortodossa di Bucarest (Romania, 25 t), nel duomo di Colonia (24 t) e nella Campana dei caduti di Rovereto (22 t).
L’ultima, straordinaria, ripresa del tema delle campane è di Arvo Pärt, il celebre compositore estone, che ha chiamato l’intera sua opera col nome di “tintinnabuli”. Ha scritto: «Le campane in se stesse sono un fenomeno acustico molto interessante. Inspiegabile. Come il paradosso della meccanica quantistica dove movimento e statica sono un concetto simultaneo. Il suono della campana, da un lato, è estremamente complicato e, allo stesso tempo, molto semplice. Tutti noi, nel subconscio, sentiamo nel suono delle campane un invito o un ricordo che non appartiene al nostro mondo. Il loro impatto lo percepiamo non solo con le orecchie. Attraversa tutto il nostro corpo» (Bells of Europa).
LORENZO PREZZI