Rauser Tobias
Situazione precaria e futuro incerto
2022/4, p. 8
Gli Istituti e gli Ordini religiosi sembrano destinati a scomparire fra 25/30 anni. Ma c’è ancora tempo per prendere le contromisure. Potranno sopravvivere, ma in modo molto diverso. Intervista a Paul Wennekes, cappuccino, che da decenni osserva e accompagna il panorama degli Ordini religiosi in Olanda.

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ISTITUTI E ORDINI RELIGIOSI IN OLANDA E GERMANIA
Situazione precaria
e futuro incerto
Gli Istituti e gli Ordini religiosi sembrano destinati a scomparire fra 25/30 anni. Ma c'è ancora tempo per prendere le contromisure. Potranno sopravvivere, ma in modo molto diverso. Intervista a Paul Wennekes, cappuccino, che da decenni osserva e accompagna il panorama degli Ordini religiosi in Olanda.
Lei è un esperto del panorama religioso in Olanda. Cosa dice a noi la situazione riguardante il futuro degli Ordini religiosi in questo Paese e in Germania?
L’ Olanda per vari motivi è avanti 15 anni rispetto alla Germania nello sviluppo degli istituti religiosi. Se gli sviluppi nella chiesa e nella società continueranno come �� stato finora, tra 25 / 30 anni anche in Germania il cristianesimo sarà una piccola minoranza in una società secolare. Ciò avrà grandi ripercussioni sulla vita degli istituti e degli Ordini.
Cosa significa?
Gli Ordini religiosi e le altre organizzazioni cristiane devono chiedersi se esisterà in futuro una Rete in cui essere visibili e ascoltati in quanto cristiani o religiosi. Se ogni istituto va avanti solo per conto suo, allora ci sarà ben poco futuro. Noi cristiani in futuro abbiamo bisogno di una certa massa critica di persone per essere percepiti in una società digitale e orientata ancora più in maniera comunicativa. Dal lavoro di molti cavalieri solitari, sovraccarichi di cose da fare e preoccupati della fine che si avvicina, deve emergere una comune prospettiva per una comune ripartenza.
Se con la sua esperienza guarda indietro al panorama degli istituti religiosi tedeschi, c'è ancora tempo per questo?
Gli istituti religiosi in Germania sono ancora mediamente più vitali di quelli dell’Olanda. In Germania, per esempio, ci sono congregazioni femminili attive che hanno ancora una crescita vocazionale modesta ma regolare. Ciò non avviene più in Olanda da molto tempo. Inoltre i religiosi in Germania sono in media più giovani. Ma anche qui gli istituti religiosi probabilmente avranno a lungo termine lo stesso sviluppo delle sorelle e dei fratelli dell’Olanda. Tuttavia c’è ancora tempo per prendere contromisure e di imparare dalle esperienze positive e negative.
La creazione di Reti costituirebbe la base per una ripartenza comune
È così. Il primo passo da compiere è lo scambio. Quindi imparare a conoscersi molto meglio. La mia esperienza in Olanda è che spesso non c’è alcuna conoscenza delle attività o dei progetti futuri degli altri Ordini. Per il futuro e il collegamento in rete degli Ordini religiosi è assolutamente necessaria una buona comunicazione. Molti non l'hanno ancora capito
Che ruolo ha la comunicazione?
Dal mio punto di vista, è quasi il fattore decisivo. Abbiamo bisogno di una comunicazione più professionale tra gli Ordini. Verso l’interno e al di fuori. Spesso, per esempio, in un processo terminale di una congregazione, si spendono molte energie per regolare bene le cose all'esterno. Ciò è assolutamente necessario, ma non va trascurata la comunicazione interna. Si tratta in definitiva di comunità religiose. Questi cambiamenti hanno delle conseguenze sul carisma e la missione di un Ordine, come pure sulla vita personale di fede dei singoli membri. Perciò la comunicazione interna è tanto importante durante la fase terminale. Inoltre ci sono istituti già interiormente rassegnati a morire in pace. In questo caso, la comunicazione esterna è ritenuta senza importanza. Ma questa è la strada sbagliata, perché anche nel processo terminale ci sono ancora molti valori da comunicare. Questi Ordini dovrebbero preoccuparsi come poter contribuire a far sì che l’informazione sui valori della comunità possa essere disponibile anche per il futuro .
C'è interesse per i valori degli ordini religiosi?
Oh sì! In Olanda a volte ho l'impressione che questo interesse sia addirittura in aumento. Più gli Ordini religiosi scompaiono, più cresce l'interesse per la vita dell’Ordine. Gli Ordini non dovrebbero lasciare al caso le informazioni disponibili, ma contribuire attivamente a tenerle vive. In breve direi: per il futuro una buona comunicazione e un collegamento in rete sono assolutamente necessari. Molti non l’hanno ancora capito.
Quale dovrebbe essere lo scopo di questa comunicazione?
Molto spesso, nelle conversazioni sulla vita religiosa con persone esterne agli istituti religiosi, ho sentito dire: “Questo non lo sapevo proprio, è qualcosa di avvincente; e importante per la mia vita”. Gli Ordini religiosi possiedono meravigliose proposte di significato, e possono parlare della loro identità religiosa in quanto Ordini religiosi e i membri possono condividere le loro personali esperienze di fede. L'interesse del grande pubblico per queste testimonianze è in crescita, almeno in Olanda. La vita religiosa per la maggior parte della gente passa inosservata nei radar. Sarebbe invece diverso con una comunicazione esterna e interna più professionale.
Molte comunità si trovano in un processo di contrazione. C'è perciò meno forza per pensare a progetti futuri.
È vero, ma proprio per questo è importante pensare al futuro per tempo. Inoltre avviene che molte comunità possono programmare solo a breve termine, per esempio da capitolo a capitolo. Spesso ciò è pensato per un periodo troppo breve. Negli anni '80 in Olanda era uscito un libro di successo di un provinciale, intitolato: "Morire o reclutare", in cui egli si pronunciava chiaramente per una morte consapevole e appropriata. Da qui è sorto un cosiddetto “processo di fine responsabile", attivamente assecondato per decenni dalla conferenza olandese dei superiori maggiori. Una uscita programmata dal palcoscenico degli istituti religiosi, si potrebbe dire. Ciò ha funzionato bene e in maniera professionale ma c'era poco spazio per nuove iniziative. È sembrato che fosse l'unica opzione praticabile. Gli Ordini religiosi possono e dovrebbero procedere su un duplice binario: fare ciò che occorre nel quadro di un necessario smantellamento responsabile. Ma allo stesso tempo, rimanere aperti a prospettive future inimmaginabili e sorprendenti. Un istituto può anche trovarsi nello stesso tempo in una fase di smantellamento e insieme di ricostruzione.
Cosa succede per quanto riguarda il patrimonio spirituale in questo processo di morte?
Questo mi inquieta. Le comunità che si occupano solo del processo terminale guardano spesso soltanto verso l’interno e dimenticano che la loro spiritualità e testimonianza di vita sono ancora oggi richieste nella società. Molti siedono come su un forziere contenente un tesoro spirituale, ma che non vogliono né possono condividerlo.
È una specie di fatalismo?
Sì, si può chiamare così. Molti tra gli stessi religiosi non credono più che la loro forma di vita abbia un futuro. Ma non è vero, questa continuerà, anche se per adesso non si può ancora determinarne la modalità e il contenuto! Inoltre, si aggiunge una falsa ritrosia. I religiosi non sono persone che vanno per le strade a gridare quanto sia bello il loro progetto di vita o ciò che fanno di buono. Il terzo ostacolo è lo scetticismo sui nuovi media e la comunicazione moderna in generale.
In che modo i religiosi possono imparare a comunicare più coraggiosamente?
Conta solo la propria esperienza. Bisogna provare ad entrare coraggiosamente in contatto con il mondo esterno. Testimoniare la propria posizione: in maniera autentica e in una forma che corrisponda alla specificità della vita religiosa. Questo può essere fatto concretamente sul luogo dove è, ma anche attraverso i media. Importante in questo contesto è rendesi conto che la conoscenza religiosa di base, che fino in tempi recenti esisteva in gran parte della popolazione, sta diminuendo molto rapidamente. Dobbiamo tenerlo presente nel linguaggio che usiamo. Lo sa che quando io ho iniziato a studiare teologia, ho dovuto difendermi per questo nel mio ambiente. Molti avevano un'immagine concreta e questa spesso era negativa. Oggi ciò che sento dire è soltanto: “Ah, gli istituti religiosi, interessante. Non ho alcuna idea di ciò che fai, ma raccontamelo. Anche questa è un'opportunità perché c’è gente che ascolta. Ma poi bisogna anche saper spiegare le cose senza usare termini tecnici e teologicamente troppo elevati. Questo è difficile per molti.
Bisogna proprio raggiungere tutti?
Sì, bisognerebbe cercare di offrire informazioni in modo tale che siano accessibili ad un numero più ampio possibile. Nella chiesa troppo spesso mancano le aree intermedie. O uno è dentro o è fuori. C'è un gruppo sempre maggiore di persone che sono religiosamente in ricerca. Non vogliono tanto conoscere un'istituzione, ma sono senz’altro religiose. Molti propagandisti mirano a quest’area. dove il cristianesimo e gli ordini religiosi sono presenti in modo piuttosto limitato. È una realtà che bisogna cambiare.
Lei parla di collegamento in rete. Come lo immagina?
Perché in Germania non ci riuniamo per discutere con le diocesi di una "mappa delle comunità religiose "? Perché tutti pensano e progettano per conto loro? Perché non contare di più sulla cooperazione, sugli scambi intensivi, magari su case gestite congiuntamente, come per esempio quelle per esercizi? Perché ogni comunità pubblica la propria rivista? Tutto questo dovrebbe essere affrontato.
Perché non si riesce?
Probabilmente non c'è ambiente in cui si attribuisca così tanto valore ai colori dei Club, all'odore del nido e al carattere storico. Ciò è difficile, ma bisogna solo affrontare la sfida. La prospettiva dall'esterno e i problemi degli ordini religiosi è spesso diversa dal modo di vedere dei singoli istituti. Per affrontare le sfide del futuro, gli ordini religiosi a volte dovrebbero avere più coraggio.
Stiamo conducendo questa intervista qui in un grande chiostro, il convento dei Cappuccini a Münster. Ci saranno ancora complessi come questo tra 20 anni?
Dipende. In Olanda quasi tutte le comunità hanno prima chiuso i loro piccoli conventi e si sono ritirate in una casa madre. Verranno poi chiusi definitivamente. Questa trasformazione di grandi complessi costituisce spesso un fardello molto pesante per i responsabili. L'opinione prevalente è che l’istituito debba o gestire l'intero chiostro - o venderlo in blocco. Personalmente, penso che una soluzione a mosaico sia più interessante. Così un Ordine religioso potrebbe continuare a operare utilizzando il monastero in collaborazione con altre organizzazioni che si adattano al suo carisma e alla sua spiritualità. Ciò permetterebbe alla comunità di rimanere visibile nella regione o città.
Quindi alienare meno conventi, ma devolvere i compiti e continuare con dei partner?
Sì, penso che sia un'alternativa ragionevole. Se tutti i religiosi si trasferiscono in alloggi in affitto, molto va perduto. Chiamo ciò la "riscoperta delle pietre". Non solo gli uomini, ma anche le pietre possono predicare e dare testimonianza. Intorno alla maggior parte dei monasteri si muove una cerchia variegata di persone che si sentono collegate tra loro. Il mio suggerimento sarebbe di includerle. Naturalmente, ciò presuppone che i compiti siano delegati a collaboratori esterni e che la responsabilità possa essere condivisa. Preservare questa "alterità di luoghi" farebbe bene alla società. E sarebbe un bene per gli ordini religiosi.
Il ruolo dei laici sarà allora decisivo?
Sì, in questa prospettiva, a mio avviso, il potenziale maggiore sta nei laici che in qualche modo sono collegati con gli istituti interessati.
Parliamo di vocazioni. In che modo gli ordini religiosi si interessano del reclutamento?
Come istituti religiosi occorre essere pronti ad aprirsi. Ed essere convinti che la propria forma di vita, in maniera adattata, sia importante e viabile in futuro.
Può fare un esempio dell’Olanda?
I trappisti di un'abbazia vicino a Tilburg hanno tentato qualcosa di assolutamente nuovo. L’hanno chiamato il “noviziato elettronico". Sviluppato prima della pandemia, e stimolato da questa. Ognuno è rimasto a casa e ha avuto tempo da dedicare al programma digitale. C'è stata una grande risposta, hanno partecipato più di 150 uomini. Alla fine, sei di essi hanno deciso di iniziare il classico "noviziato di presenza". Un successo incredibile. Attraverso questo noviziato elettronico, anche alcune donne più giovani sono giunte all’idea che sarebbe stato possibile diventare trappiste. Una dinamica che nessuno si aspettava. E, cosa eccitante: queste parti interessate non provenivano dal classico buon angolo cattolico, ma da diversi ambienti della società.
Qualcosa del genere costa però molto denaro.
Sì, certamente. Questi progetti devono essere modulati in modo altamente professionale e ciò è costato davvero molto denaro. Senza coraggio e un certo rischio non è possibile. Io spero che nell’attività vocazionale gli Ordini includano anche i laici desiderosi di abbracciare l'Ordine e i suoi valori.
La vita religiosa esisterà ancora in Germania tra 20 anni?
Penso di sì. Ci saranno comunità più piccole, molte apparterranno al settore contemplativo. Ci saranno poi anche le filiali dei grandi Ordini internazionali, che potranno in parte compensare il processo di contrazione con dei membri stranieri. E si spera che ci saranno luoghi in cui gli Ordini religiosi formeranno “comunità a mosaico” in una nuova forma di collaborazione con laici.
Esiste davvero per gli Ordini religiosi un "punto di non ritorno"?
Come si suol ben dire: “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti per il futuro”. Questo vale anche per le comunità religiose. Tutto è sempre possibile. Ciò che è tuttavia giusto fare è: di non porre mai degli ostacoli ed essere sempre disponibili a reagire ai nuovi sviluppi. Gli stessi Ordini religiosi decidono come si sviluppa la chiesa di Dio.
In Olanda c'è una storia vocazionale quasi incredibile dei domenicani
Essa mostra che lo Spirito Santo può sempre fare delle sorprese. I domenicani non avevano vocazioni da molti anni e avevano scelto un modo consapevole di trasmettere le idee e le missioni domenicane ai laici domenicani. Al termine ci sarebbe stata la fine dell'Ordine nel Paese, ma non dei valori e della missione domenicani. Improvvisamente dieci giovani hanno bussato alla porta.
"Il miracolo olandese"
Sì, è così che viene spesso chiamato questo evento. Questo nuovo inizio e lo slancio che ne è seguito è stato davvero sorprendente, perché non ci fu alcuna grande promozione vocazionale o altro del genere. L'Ordine poi si è comportato molto bene poiché era difficile per i nuovi membri fraternizzare con i vecchi religiosi. La maggior parte dei nuovi arrivati non aveva nessuna socializzazione cattolica, semplicemente si comportavano in maniera diversa. In molte cose, come indossare un saio o nella forma della Liturgia delle Ore, le idee erano diverse. Fu creata allora una comunità separata per i giovani a Rotterdam, dove i nuovi arrivati potevano mettere in pratica le loro idee. I fratelli maggiori riuscirono a fare un passo indietro e lasciarono che i nuovi confratelli facessero a modo loro.
Quali qualità degli Ordini religiosi sono per lei importanti specialmente per le nuove vocazioni?
Un punto importante è rendere visibile la comunità. Ogni Ordine deve chiedersi: che cosa ci unisce? chi siamo in tempi nuovi e difficili? Come rimaniamo aperti ai giovani? Anche l'aspetto del silenzio, della contemplazione, è importante per molti che sono in ricerca. C'è un monastero giovanile in Olanda che ha successo nell'offrire programmi di disintossicazione dai social media. E naturalmente ha bisogno di un'apertura spirituale. Molti hanno in sé una vena spirituale, sono in qualche modo toccati religiosamente, ma non trovano un modo adeguato per parlarne e per viverlo. I primi incontri tra Ordini religiosi e gli interessati dovrebbero avvenire senza un determinato quadro istituzionale fisso. Gli Ordini potrebbero creare uno spazio libero per elaborare le esperienze religiose. Da ciò possono crescere le vocazioni alla vita religiosa in quanto tale. Ma la questione della vocazione non riguarda solo i religiosi. Spero che nell’attività vocazionale gli Ordini includano anche dei laici che desiderano entrare in contatto con l'Ordine e i suoi valori. Per questo c’è bisogno di ulteriori e nuove forme di adesione con l'Ordine.
TOBIAS RAUSER