Mediterraneo frontiera di pace
2022/4, p. 5
Il card. Betori, arcivescovo di Firenze ha indicato i seguenti problemi da affrontare:
quello climatico, della giustizia sociale e della dignità della persona umana e delle migrazioni. Inoltre il problema del ruolo delle religioni nelle società. Si è prodotta così una “Carta” comune da portare nelle città quale patto di amicizia sociale.
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ASSEMBLEA CONGIUNTA DI VESCOVI E SINDACI
Mediterraneo
frontiera di pace
Il card. Betori, arcivescovo di Firenze ha indicato i seguenti problemi da affrontare: quello climatico, della giustizia sociale e della dignità della persona umana e delle migrazioni. Inoltre il problema del ruolo delle religioni nelle società. Si è prodotta così una “Carta” comune da portare nelle città quale patto di amicizia sociale.
Il Mediterraneo oggi è connotato da violenza, diseguaglianze, sfruttamento. I sistemi politici dei popoli mediterranei sono dentro una crisi. Alcuni Stati sono implosi (Iraq, Libia, Siria), altri vivono tensioni drammatiche (Libano). «La guerra, in più punti del Mediterraneo, è l’esito drammatico di antiche divisioni e scelte sbagliate del passato, alle quali, forse, non sono estranee logiche coloniali, vecchie e nuove. Lo stesso scontro fra Russia e Ucraina, essendo il Mar Nero parte integrante del sistema mediterraneo, deve essere considerato in questo ben triste elenco... Il senso di insicurezza suscita la messa in discussione di principi e ordinamenti che solo fino a pochi anni fa erano considerati conquiste irrinunciabili e punti di non ritorno a riguardo dei diritti umani e dello stato di diritto» (prolusione del card. Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, all’inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020 dell’Istituto teologico “San Tommaso” - Messina, 2019). Riemerge ancora il realismo di Giorgio La Pira: la guerra è impossibile nell’era atomica e non c’è alternativa al negoziato globale. Anche la pandemia di Covid-19 ci impone di passare dal paradigma del più forte a quello cooperativo e della solidarietà.
La visione sul bacino del Mediterraneo e i suoi contesti è cresciuta in questi ultimi anni grazie ad alcuni importanti appuntamenti. Ricordiamo il discorso di papa Francesco (Incontro sulla teologia nel contesto mediterraneo, Napoli 2019); la prima edizione di un percorso intitolato Mediterraneo. Frontiera di Pace, tenutosi a Bari nel 2020 e la seconda edizione tenuta Firenze nel 2022 (entrambe promosse dalla Cei).
Vescovi e Sindaci insieme
A differenza dell’evento di Bari, a Firenze sono convenuti non soltanto i vescovi del Mediterraneo, ma anche i sindaci delle città principali del Mare Nostrum. Il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha indicato i veri gravi problemi da affrontare. «Il problema climatico anzitutto con la grave crisi soprattutto dell'acqua, il problema della giustizia sociale e della dignità della persona umana che non sempre e ovunque è rispettata. I problemi delle migrazioni che nel Mediterraneo si manifestano anche con questa grande tragedia dei morti in mare che cercano di raggiungere le sponde nord del Mediterraneo stesso. Poi anche il problema di quello che è il ruolo delle religioni nelle società perché non in tutte le società è dato spazio all'esperienza religiosa cristiana, ma anche di altre religioni, in modo adeguato mentre noi pensiamo che ogni comunità di fede abbia dei doveri nei confronti delle comunità civili ma anche dei diritti da rivendicare in esse per poter portare il loro contributo alla vita sociale di tutti».
Durante i lavori, introdotti dal card. Bassetti e dal vicepresidente della Cei Antonino Raspanti, ci sono state due relazioni: “Quali diritti per le comunità religiose nella città?” del prof. Possieri; “Quali doveri per le comunità religiose nella città?” del prof Argiolas. Si sono realizzati anche diversi tavoli di confronto, un’assemblea congiunta di vescovi delegati e sindaci delle città mediterranee, la redazione di una Carta comune. Questi incontri vanno interpretati nel solco della sinodalità: la diversa situazione delle Chiese richiede infatti il giusto equilibrio di un continuo dialogo fraterno.
Diritti e doveri per le comunità religiose nelle città
Ragionando sul versante dei diritti, il prof. Possieri - docente di storia contemporanea - è partito dalla Lettera apostolica “Octogesima adveniens” di Paolo VI del 1971, sottolineando la realtà dell’urbanesimo che ha prodotto, con l’emigrazione dal mondo contadino, i «tristi ammassamenti delle periferie… L’urbanesimo sconvolge i modi di vita e le strutture abituali dell’esistenza: la famiglia, il vicinato, i quadri stessi della comunità cristiana». L’uomo moderno «sperimenta una nuova solitudine», mentre la città sviluppa «discriminazioni e indifferenza», oltre che «nuove forme di sfruttamento e di dominio». Paolo VI anticipa molti temi sviluppati nel documento sulla Fratellanza umana e nell’enciclica Fratelli tutti. In entrambi casi, si fa riferimento al concetto di cittadinanza che «si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia». Per questo motivo «è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sè i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini, discriminandoli». Possieri ha poi sottolineato altre due tematiche: l’affermazione di una “civiltà urbana”, che non ha solo modificato il territorio, ma ha alterato in modo significativo la nostra casa comune, fino a mettere in discussione lo statuto dell’essere umano; lo sviluppo di “città globali” con immense periferie, di città «caotiche e improvvisate» (rappresentate dai campi profughi) e di «città divise» (per etnia, per religione, per ceti sociali). In questo contesto si evidenziano alcune sfide: il diritto alla fraternità e all’amicizia sociale, il diritto alla libertà religiosa (oltre 640 milioni di cristiani vivono in paesi dove non viene rispettato), il diritto alla pace. Papa Francesco ha già indicato i tre elementi chiave per dare vita a un patto sociale che faccia crescere la pace: il dialogo tra le generazioni per la realizzazione di progetti condivisi, l’educazione come fattore di responsabilità e sviluppo, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana.
Dal canto suo, il prof. Argiolas – rettore dell’Istituto universitario Sophia – ha offerto una riflessione articolata sul tema dei doveri nelle città del Mediterraneo: il dovere di “toccare”, tema caro a papa Francesco; il dovere di “camminare insieme”; un “patto di fraternità”, radice dei “doveri”, e un patto educativo globale. La sfida globale del Mediterraneo richiede di essere affrontata localmente, con lo sguardo spalancato sull’orizzonte dell’umanità intera. «Solidità a questo processo potrà venire solo da un patto educativo globale che metta al centro l’umana fratellanza e faccia, del dialogo fra tutti, il metodo per avanzare». In conclusione, il docente ha rimandato i presenti alla domanda di Giorgio La Pira, valida anche oggi: «Qual è l’ideale da presentare alle nostre popolazioni, e non solo alle generazioni mature, ma alle generazioni giovani, che hanno tanto peso in una città?... L’impegno è arduo per tutti, ma la distanza tra ciò che siamo e il dover essere cui tendiamo, per la comunità cristiana, ha un nome: Gesù Crocifisso Risorto. È lui il Signore della storia ed è attraverso di Lui che possiamo guardare ai fratelli e alla storia, per entrare nella comunione con Dio e nella comunione tra gli uomini e con l’intero creato».
La Carta di Firenze
Il card. Bassetti, riassumendo i lavori, ha sottolineato che nel convenire dei 60 vescovi del Mediterraneo è presente, come nei sindaci, il significato di una comune appartenenza al Mare Nostrum, da cui attingere la forza della fratellanza, ma anche la profezia di unità. «La peculiarità del nostro ritrovarci, a livello ecclesiale, è stata quella di esprimere il modo evangelico del vissuto quotidiano delle comunità che rappresentiamo, dando voce alle difficoltà e alle domande dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, in un momento che è davvero drammatico… L’uomo – diceva La Pira – è tale per la sua capacità di incontro che corrisponde alla sua intima natura sociale e al disegno di Dio che con la sua grazia agisce perché gli uomini e i popoli compongano, nel rispetto di tutte le loro diversità, l’unitarietà della famiglia umana».
Vescovi e sindaci hanno insieme convenuto su alcuni ideali e valori ai quali ispirare il futuro cammino. Si è prodotta così una “Carta” da portare nelle città, come testimonianza, non solo simbolica, che esiste una coscienza mediterranea. Questa Carta è un patto di amicizia sociale. Nel documento si auspica in modo particolare che i governi di tutti i paesi mediterranei stabiliscano una consultazione regolare con i sindaci, con i competenti rappresentanti delle comunità religiose, degli enti locali, delle istituzioni culturali, delle università e della società civile sulle questioni discusse nella conferenza. Le città oggi rivendicano il loro diritto a partecipare alle decisioni che influiscono sul loro futuro; governi, sindaci e rappresentanti delle comunità religiose promuovano programmi educativi a tutti i livelli e iniziative condivise per il rafforzamento della fraternità e della libertà religiosa nelle città, per la difesa della dignità umana dei migranti e per il progresso della pace; sindaci e rappresentanti delle comunità religiose mobilitino risorse per uno sviluppo sociale ed economico sostenibile a favore della cooperazione internazionale, del dialogo interculturale e interreligioso, di una più equa condivisione delle risorse economiche e naturali; i sindaci esplorino ciò che idealmente tiene insieme oggi una società civile e come i contesti contemporanei integrano tradizioni religiose ed espressioni culturali; i rappresentanti delle comunità religiose esplorino come possano interagire tra loro e con i rappresentanti dei governi municipali e dei leader civici, al fine di comprendere le cause e le ragioni della violenza per eliminarla; i governi adottino regole certe e condivise per proteggere l’ecosistema mediterraneo al fine di promuovere una cultura circolare del Mediterraneo in armonia con la natura e con la nostra storia.
MARIO CHIARO