Gellini Anna Maria
Dalla terra alla madre
2022/3, p. 46
Linda Pocher, dottorato in teologia dogmatica alla Gregoriana e docente di teologia fondamentale e mariologia all’Auxilium di Roma, guida il lettore, con delicatezza e competenza, attingendo alle pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento per elaborare una lettura argomentata e inedita, sempre meditativa, della teologia biblica del grembo materno

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NOVITÀ LIBRARIA
Inizio e compimento
Linda Pocher, dottorato in teologia dogmatica alla Gregoriana e docente di teologia fondamentale e mariologia all’Auxilium di Roma, guida il lettore, con delicatezza e competenza, attingendo alle pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento per elaborare una lettura argomentata e inedita, sempre meditativa, della teologia biblica del grembo materno.
Tre sono i nodi teorici che il suo percorso fa emergere: l'analogia tra generazione e creazione, tema fortemente presente nelle religioni antiche, recepito dalla Scrittura ma censurato dalla teologia dopo il concilio di Nicea; il legame intrinseco tra nascita
e risurrezione, tema fondamentale nello sviluppo della catechesi e della liturgia dei primi secoli; la presenza e il ruolo di Maria nella storia della salvezza, tema ancora caldo e attuale della mariologia contemporanea.
L'attenzione alla teologia biblica del grembo materno ha permesso alla Pocher di intrecciare insieme i fili della nascita e della rinascita, della prima creazione e della creazione nuova, della morte e della risurrezione. Un mirabile intreccio, nel quale diversi aspetti dell'esperienza umana e cristiana concorrono a illuminarsi a vicenda e «a mettere in luce, a loro volta, la sapienza pedagogica del Creatore, che ha fatto ogni cosa per amore e vuole aver bisogno della collaborazione libera e responsabile delle sue creature perché il suo progetto, che è l'amore, possa trovare compimento».
Dalla madre alla terra
Questo è il destino che accomuna ogni essere umano che nasce in questo mondo. Vediamo la luce, infatti, dopo essere stati accolti, nutriti, portati in grembo da una donna. Alla fine della nostra vita, poi, siamo deposti di nuovo in un grembo, quello della terra, che ci accoglie e ci custodisce nell'attesa della risurrezione.
È la potenza creatrice di Dio che rinnova a ogni nascita il prodigio della creazione dell’uomo. Se il concepimento e la gestazione, inoltre, fanno parte di questo prodigio, «il miracolo della nascita, sempre in bilico tra la vita e la morte, costituisce per il neonato e per la donna che lo partorisce un'autentica esperienza di salvezza e di liberazione». Anche le levatrici del libro dell'Esodo, la figlia di Iefte, Ester e Giuditta testimoniano della capacità femminile di mettere tutto il proprio essere a servizio della vita, e nel loro particolare caso, della vita del prossimo in difficoltà, fino a correre il rischio della morte.
Nascere da acqua e da Spirito
L'immagine della rigenerazione-rinascita, come figura della conversione e del rinnovamento dell'essere umano toccato dalla grazia, assume un ruolo fondamentale nella teologia giovannea del battesimo, che troviamo come riassunta nei suoi tratti essenziali nelle due frasi che Gesù rivolge a Nicodemo: «se uno non nasce dall'alto, non può vedere il Regno di Dio»; «se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3,3.5).
In riferimento al nascere dall’acqua, l’Autrice prende in considerazione le catechesi battesimali di epoca apostolica ed evidenzia che non pongono mai l’elemento dell’acqua in primo piano, poiché ciò che salva non è l’immersione in acqua, ma la partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo, resa possibile dall’azione dello Spirito Santo.
Dato però che «la storia personale di ogni essere umano ha origine nell’acqua, ovvero nel liquido amniotico che riempie il grembo materno, l’essere umano, prima ancora di essere nato, sperimenta l'acqua come mediazione, cioè come realtà che connette e distingue la sua propria vita dalla vita della madre e del mondo che li circonda». La nascita non interrompe questa relazione, ma la trasforma. L'acqua, infatti, rimane un elemento essenziale per la vita e la sua carenza è percepita sempre come un presagio di morte. Il rapporto tra l'essere umano e l'acqua è dunque un rapporto originario, «di compenetrazione e di condizionamento», un rapporto di cui ognuno, senza eccezioni, ha fatto esperienza.
Fonte battesimale: tomba e grembo
Nelle celebrazioni battesimali della Chiesa delle origini, prima di scendere nell'acqua, il candidato veniva spogliato delle vesti. La sua totale nudità era paragonata a quella del Cristo sulla croce. Nudo, egli era uscito dal grembo materno e, spogliandosi, si preparava a ricevere il dono della vita nuova (Gb 1,21).
Il fonte battesimale, però, non è soltanto «tomba»: è anche «utero» o «grembo» e sono molte le testimonianze di padri che lo descrivono così». Negli inni liturgici di Efrem il Siro, «l'immagine del grembo della Vergine in cui il Cristo è stato concepito, del grembo del Giordano in cui è stato battezzato e del grembo della terra in cui è stato sepolto, si sovrappongono continuamente all'immagine del fonte battesimale e si illuminano a vicenda».
Anche l’immagine di Cristo in croce, da cui sgorgano sangue e acqua, è associata all’immagine di un grembo materno in procinto di partorire (Gv 19,34); e il sepolcro nuovo in cui verrà deposto è come «un grembo verginale, che riceve il corpo del Signore solo per il tempo necessario a preparare la sua rinascita (Gv 19,41)».
ANNA MARIA GELLINI
Linda Pocher Dalla terra alla madre EDB, Bologna 2021, pp. 169 € 16,00