Brevi dal mondo
2022/3, p. 37
LA CEI PER LA QUARESIMA 2022 - Città del Vaticano: 532 lebbrosari nel mondo
NORD AFRICA E ALGERIA: Canonizzazione di Charles de Foucauld
REPUBBLICA DEL CONGO: Uccisione di p. Richard
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Testimoni
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La CEI per la Quaresima 2022
Invito a una triplice conversione
Questo messaggio, vi raggiunge come un invito a una triplice conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità.Conversione all’ascoltoLa prima fase del Cammino sinodale ci consente di ascoltare ancora più da vicino le voci che risuonano dentro di noi e nei nostri fratelli. Tra queste voci quelle dei bambini colpiscono con la loro efficace spontaneità: «Non mi ricordo cosa c’era prima del Covid»; «Ho un solo desiderio: riabbracciare i miei nonni». Arrivano al cuore anche le parole degli adolescenti: «Sto perdendo gli anni più belli della mia vita»; «Avevo atteso tanto di poter andare all’università, ma adesso mi ritrovo sempre davanti a un computer». Le voci degli esperti, poi, sollecitano alla fiducia nei confronti della scienza, pur rilevando quanto sia fallibile e perfettibile. Siamo raggiunti ancora dal grido dei sanitari, che chiedono di essere aiutati con comportamenti responsabili. E, infine, risuonano le parole di alcuni parroci, insieme con i loro catechisti e collaboratori pastorali, che vedono diminuite il numero delle attività e la partecipazione del popolo, preoccupati di non riuscire a tornare ai livelli di prima, ma nello stesso tempo consapevoli che non si deve semplicemente sognare un ritorno alla cosiddetta “normalità”.
Conversione alla realtàL’ancoraggio alla realtà storica caratterizza la fede cristiana. Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra. È invece urgente l’obbedienza al presente, senza lasciarsi vincere dalla paura che paralizza, dai rimpianti o dalle illusioni. L’atteggiamento del cristiano è quello della perseveranza: «Se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza» (Rm 8,25). Questa perseveranza è il comportamento quotidiano del cristiano che sostiene il peso della storia (cfr. 2Cor 6,4), personale e comunitaria.Nei primi mesi della pandemia abbiamo assistito a un sussulto di umanità, che ha favorito la carità e la fraternità. Poi questo slancio iniziale è andato via via scemando, cedendo il passo alla stanchezza, alla sfiducia, al fatalismo, alla chiusura in se stessi, alla colpevolizzazione dell’altro e al disimpegno. Come comunità cristiana, oltre che come singoli credenti, dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà. Sentiamo quindi urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, contribuendo a colmare il divario tra realtà e falsa percezione della realtà. In questo “scarto” tra la realtà e la sua percezione si annida il germe dell’ignoranza, della paura e dell’intolleranza. Ma è questa la realtà che ci è data e che siamo chiamati ad amare con perseveranza.Conversione alla spiritualitàRestare fedeli alla realtà del tempo presente non equivale però a fermarsi alla superficie dei fatti né a legittimare ogni situazione in corso. Si tratta piuttosto di cogliere “la pienezza del tempo” (Gal 4,4) ovvero di scorgere l’azione dello Spirito, che rende ogni epoca un “tempo opportuno”.Il cammino sinodale sta facendo maturare nelle Chiese in Italia un modo nuovo di ascoltare la realtà per giudicarla in modo spirituale e produrre scelte più evangeliche. Lo Spirito infatti non aliena dalla storia: mentre radica nel presente, spinge a cambiarlo in meglio. Per restare fedeli alla realtà e diventare al contempo costruttori di un futuro migliore, si richiede una interiorizzazione profonda dello stile di Gesù, del suo sguardo spirituale, della sua capacità di vedere ovunque occasioni per mostrare quanto è grande l’amore del Padre.Per il cristiano questo non è semplicemente il tempo segnato dalle restrizioni dovute alla pandemia: è invece un tempo dello Spirito, un tempo di pienezza, perché contiene opportunità di amore creativo che in nessun’altra epoca storica si erano ancora presentate.Forse non siamo abbastanza liberi di cuore da riconoscere queste opportunità di amore, perché frenati dalla paura o condizionati da aspettative irrealistiche. Mentre lo Spirito, invece, continua a lavorare come sempre. Quale azione dello Spirito è possibile riconoscere in questo nostro tempo? Andando al di là dei meri fatti che accadono nel nostro presente, quale lettura spirituale possiamo fare della nostra epoca, per progredire spiritualmente come singoli e come comunità credente?
Città del Vaticano
532 lebbrosari nel mondo
Secondo i dati dell’ultimo “Annuario Statistico della Chiesa”, riferisce l’Agenzia Fides, la Chiesa cattolica gestisce nel mondo 532 lebbrosari. Questa la ripartizione per continente: in Africa 201, in America 41 (totale), in Asia 269, in Europa 19 e in Oceania 2. Le nazioni che ospitano il maggior numero di lebbrosari sono: in Africa: Madagascar (31) Repubblica Democratica del Congo (26), Egitto (24); in America centrale: Messico (3); in America centrale-Antille: Haiti (2); in America del Sud: Brasile (18), Colombia (5), Cile (4); in Asia: India (216), Vietnam (15), Indonesia (9); in Oceania: Papua Nuova Guinea (2); in Europa: Ucraina (10), Belgio (8).Nell’ultima domenica di gennaio, domenica 30, si è celebrata la Giornata mondiale dei malati di lebbra, giunta alla 69.ma edizione, che fu istituita nel 1954 dallo scrittore e giornalista francese Raoul Follereau, definito “l’apostolo dei lebbrosi”, che lottò contro ogni forma di emarginazione e ingiustizia. Oggi la lebbra si trova nella lista delle Malattie Tropicali Neglette (MTN) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e, nonostante sia curabile, è ancora un problema di salute pubblica in vari Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove persistono condizioni socio-economiche precarie che favoriscono la trasmissione della malattia e rendono problematica la diagnosi precoce. Come riporta l’Aifo, Associazione italiana amici di Raoul Follereau che promuove la celebrazione della Giornata e altre iniziative lungo l’anno, l’OMS, all’inizio di settembre, ha pubblicato il tradizionale rapporto sulla situazione della lebbra nel mondo. Il primo aspetto da evidenziare è che solo 127 paesi (su 221) hanno fornito i dati sulla lebbra del 2020, rispetto ai 160 del 2019. Il numero annuale di persone diagnosticate nel mondo risulta essere 127.396 (38,6% donne), una cifra molto più bassa rispetto al 2019 (202.185 persone), con una riduzione del 37,1%. Questo calo improvviso è sicuramente dovuto a un declino nel rilevamento dei dati durante la pandemia di Covid-19, e per questo devono essere interpretati con cautela nel calcolo delle tendenze a lungo termine. La Chiesa missionaria ha una lunga tradizione di assistenza verso i malati di lebbra, spesso abbandonati anche dai loro stessi familiari, ed ha sempre fornito loro, oltre alle cure mediche e all’assistenza spirituale, anche possibilità concrete di recupero e di reinserimento nella società. In molti paesi è ancora grave la discriminazione verso questi malati, per la presunta incurabilità della malattia e per le tremende mutilazioni che provoca. Tra gli istituti religiosi che nella loro missione evangelizzatrice si sono dedicati all’assistenza medica e al reinserimento sociale dei malati di lebbra, in passato o ancora ai nostri giorni, si possono ricordare i Camilliani (Ministri degli Infermi, MI), le Francescane Missionarie di Maria (FMM), le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria fondate dal missionario Salesiano Beato Padre Luigi Variara, i Francescani Minori e Cappuccini, i Gesuiti, i Missionari e le Missionarie della Consolata, i Missionari e le Missionarie Comboniane, i missionari del PIME, le Missionarie dell'Immacolata…. Sono diversi inoltre i missionari beatificati o canonizzati che hanno dedicato la vita ad alleviare le sofferenze dei malati di lebbra. Tra questi il belga San Josef Daamian De Veuster SSCC, (1840-1889) universalmente conosciuto come l’Apostolo dei lebbrosi dell’isola di Molokai. Dopo aver contratto lui stesso la lebbra, morì all'età di 49 anni, dopo averne passati 16 tra i lebbrosi. “Daamian era soprattutto un missionario cattolico – disse Papa Benedetto XVI nell’omelia per la sua canonizzazione. Padre Damiano è conosciuto oggi come un eroe della carità perché si è identificato così strettamente con le vittime della lebbra”.Santa Marianna Cope, O.S.F., (1838-1918) originaria dell’Assia, entrò nella congregazione del Terz'ordine francescano di Syracuse, lavorò come insegnante, poi come infermiera negli ospedali e nel 1883 partì missionaria per le Hawaii, dove prestò servizio come infermiera nei lebbrosari di Honolulu e Molokai, lavorando a lungo con il missionario Damiano de Veuster, di cui continuò l'opera. Morì a Molokai nel 1918, dopo aver trascorso 35 anni tra i lebbrosi.Il Beato Jan Beyzym, S.I., (1850-1912) nato nell’attuale Ucraina, a 48 anni, con il consenso dei superiori, partì per il Madagascar per il “servizio ai lebbrosi”. Tutte le sue forze, tutti i suoi talenti e tutto il suo cuore li donò ai malati abbandonati, affamati ed emarginati dalla società. Si stabilì tra loro, per essere con loro giorno e notte. Creò un'opera pioniera, che ne fece il precursore della cura odierna dei lebbrosi. Con le offerte raccolte da benefattori e connazionali, costruì a Marana un ospedale per 150 infermi, per curarli e per ridare loro speranza; questo ospedale esiste ancora oggi. (Agenzia Fides 28/01/2022)
Nord Africa e Algeria
Canonizzazione di Charles de Foucauld
Il 15 maggio prossimo, quinta domenica di Pasqua, sarà proclamato Santo a Roma, Charles de Foucauld. “Per la nostra Chiesa del Nord Africa, è una occasione per rallegrarci e approfondire ulteriormente le sue intuizioni”. Così scrivono i membri della Conferenza episcopale della Regione dell’Africa del Nord (CERNA), riunitisi a Algeri dal 12 al 15 febbraio in occasione della loro Assemblea annuale. Nel messaggio finale dell’incontro, i Vescovi suggeriscono anche alcune delle sue “intuizioni” da approfondire nel peculiare contesto dei Paesi del Nord-Africa. Indicano in particolare “l’emulazione reciproca nella fede a contatto con gli altri credenti, l’interesse per la cultura dell'altro, il desiderio di fraternità universale”.Lo scorso 11 febbraio, tutti i membri della CERNA convenuti nella capitale algerina per prender parte all' Assemblea annuale avevano partecipato anche alla cerimonia di insediamento del nuovo Arcivescovo di Algeri, Jean-Paul Vesco (cfr. Fides 12/2/2022). Il giorno dopo, i Vescovi presenti all’Assemblea (mancavano i membri della Libia e di El Aaiún, che si sono uniti ai lavori in video-conferenza) sono saliti al Monastero di Tibhirine, dimora dei sette monaci trappisti sequestrati e uccisi nel 1996, proclamati beati l’8 dicembre 2018 insieme ad altri 12 martiri cattolici uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1996. “In quel luogo di preghiera, di dono di sé e di memoria” si legge nel comunicato finale dell’Assemblea, “abbiamo affidato al Signore le gioie, le tensioni e le sofferenze quotidiane dei nostri popoli e dei nostri Paesi. Abbiamo pensato in particolare alla Libia, dove la chiesa di Sebha è stata distrutta la mattina di domenica 23 febbraio da miliziani, e dove Tripoli è di nuovo da qualche giorno in una situazione di alta tensione. Ma abbiamo pensato anche a tutte le difficoltà provocate in un posto dalla guerra, in un altro posto dalla situazione politica e economica, e dovunque dalla pandemia”. Proprio a causa del Covid-19, i Vescovi membri della CERNA non si erano più incontrati di persona in uno stesso luogo dal settembre 2019. Durante questo tempo – scrivono nel comunicato finale, facendo il punto sugli anni difficili della pandemia – “alcune delle nostre comunità hanno avuto dei decessi; tutti hanno sofferto l’isolamento dovuto alle misure di confinamento (spostamenti limitati, sospensione di molte attività, luoghi di culto chiusi….). Ma questo periodo difficile è stato anche l’occasione per misurare quanto siamo legati gli uni agli altri. (…). Molti hanno colto questa fragilità comune e hanno dato prova di resilienza, resistendo alla tentazione di ripiegarsi su se stessi, cercando di mettersi al servizio di chi era più vulnerabile, prendendo iniziative per pregare insieme, anche a distanza”. Alla luce delle esperienze vissute in questo tempo difficile, e anche delle sollecitazioni offerte dalla prossima canonizzazione di Charles de Foucauld, i Vescovi della CERNA hanno anche iniziato a mettere a fuoco le questioni e le proposte che potranno emergere nelle fasi diocesana e regionale del processo sinodale avviato in vista del Sinodo sulla sinodalità, in programma nel 2023. Nel corso dell’Assemblea sono stati rinnovati anche gli incarichi direttivi della CERNA. Per i prossimi tre anni, a presiedere l’organismo ecclesiale sarà il cardinale Cristóbal López Romero, Arcivescovo di Rabat (che succede nel ruolo di Presidente a Paul Desfarges, arcivescovo emerito di Algeri), mentre le funzioni di vice-Presidente saranno esercitate da Nicolas Lhernould, Vescovo di Costantina. Membro dell’ufficio direttivo sarà il Vescovo George Bugeja, Vicario apostolico di Tripoli, mentre membro supplente sarà Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi.
Repubblica del Congo
Uccisione di p. Richard
Il 2 febbraio scorso è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da uomini armati non identificati a Busesa, nel Nord Kivu, padre Richard Masivi Kasereka. Il religioso congolese, dell'Ordine dei Chierici Minori Regolari, 36 anni, si trovava nella sua auto e stava tornando nella sua parrocchia di San Michele Arcangelo a Kaseghe, nella diocesi di Butembo-Beni, dopo aver celebrato la messa a Kanyabayonga. Ordinato sacerdote nel febbraio 2019, era stato un alunno del “Tazanga University College”, ateneo con sede in Kenya gestito da 22 ordini religiosi. Il vescovo della diocesi di Butembo-Beni, monsignor Melchisédec Sikuli Paluku, ha reso noto che è stata avviata un’inchiesta sull’omicidio. La Conferenza dei superiori maggiori della Repubblica Democratica del Congo, che raggruppa le congregazioni religiose maschili e femminili presenti nel Paese, ha chiesto alle autorità civili di “fare luce su questo assassinio e di garantire l’incolumità dei pacifici cittadini esposti ai molteplici attacchi in tutto lo Stato africano, e in particolare delle persone consacrate che hanno dedicato la loro vita al servizio del popolo di Dio”. Secondo fonti locali, padre Richard non è stato derubato. Accanto al suo corpo è stato ritrovato anche il suo telefono cellulare. Tra le piste seguite dagli inquirenti, c’è quella che porta alle cosiddette Forze Democratiche Alleate, un gruppo integralista legato secondo fonti locali al sedicente stato islamico. Nello stesso luogo in cui è stato assassinato padre Richard, è stato ucciso nel novembre del 2010 un altro sacerdote, padre Christian Bakulene, che stava tornando in moto nella sua parrocchia.
Le province orientali della Repubblica Democratica del Congo vivono da decenni in uno stato d’insicurezza permanente per la presenza di diversi gruppi armati. Il primo febbraio miliziani della Codéco (Cooperativa per lo Sviluppo del Congo) hanno fatto irruzione in un campo per sfollati e hanno ucciso 62 persone, tra cui donne e bambini, nel territorio di Plaine Savo Djugu. Questa area è tra i territori dell’Ituri più colpiti dalla brutale violenza dei miliziani della Codéco contro persone di etnia Hema. Un’altra regione della Repubblica Democratica del Congo storicamente scossa da violenze è quella del Nord Kivu. Negli ultimi tempi nella zona di Butembo, quella dove è stato ucciso padre Richard, si sono registrati diversi attacchi da parte di gruppi armati. Il vescovo della diocesi di Butembo-Beni, Melchisédec Sikuli Paluku, ha ricordato lo scorso anno che la regione del Nord Kivu è stata scossa da vari attacchi terroristici. Gruppi armati hanno distrutto “scuole e ospedali”. "Hanno anche ucciso i malati - ha detto il presule - mentre giacevano nei loro letti d'ospedale”. "Molti hanno assistito all'uccisione dei loro genitori” e interi villaggi “sono stati rasi al suolo”.
a cura di ANTONIO DALL’OSTO