Grech Mario
Sinodo vita monastica e contemplativa
2022/3, p. 14
Il Santo Padre Francesco nel suo insegnamento ha spesso richiamato tutta la Chiesa alla necessità e alla bellezza di «camminare insieme», avviando un processo sinodale che coinvolga «tutti i livelli della vita della Chiesa» (Documento sul processo sinodale, 3). Il Papa afferma che «il cammino della sinodalità è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Discorso del Santo Padre Francesco nella commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015). Concretamente si tratta di un processo sinodale che si è aperto nelle Chiese particolari a partire dall’ottobre 2021 per concludersi nell’ottobre 2023, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi a Roma.

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Testimoni
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MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI MONACI E ALLE MONACHE
Sinodo
vita monastica e contemplativa
Il Santo Padre Francesco nel suo insegnamento ha spesso richiamato tutta la Chiesa alla necessità e alla bellezza di «camminare insieme», avviando un processo sinodale che coinvolga «tutti i livelli della vita della Chiesa» (Documento sul processo sinodale, 3). Il Papa afferma che «il cammino della sinodalità è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Discorso del Santo Padre Francesco nella commemorazione del 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015). Concretamente si tratta di un processo sinodale che si è aperto nelle Chiese particolari a partire dall'ottobre 2021 per concludersi nell'ottobre 2023, con la celebrazione del Sinodo dei Vescovi a Roma.
Mi rivolgo a voi, carissimi fratelli e sorelle, - chiamati alla vita monastica e contemplativa, - nell'imminenza di questo passaggio così decisivo per la Chiesa nel nostro tempo, perché voi con la vostra preziosa vocazione che arricchisce l'intera comunità ecclesiale siete custodi e testimoni di realtà fondamentali per il processo sinodale che il Santo Padre ci invita a realizzare. Ritengo che sono tre le parole, centrali nella vita monastica e contemplativa, che voi custodite nella vita della Chiesa e nella condivisione con le sorelle e i fratelli: ascolto, conversione, comunione.
Ascolto
Innanzitutto, l'«ascolto». Il Santo Padre nel discorso sopra citato afferma che «una Chiesa sinodale è una Chiesa in ascolto, nella consapevolezza che ascoltare "è più che sentire"». La vita monastica e contemplativa ha sempre messo al centro l'esperienza dell'ascolto, tanto che spesso le regole monastiche di differenti tradizioni non sono altro che raccolte di espressioni bibliche ed evangeliche, per affermare che la vita monastica e contemplativa è «incarnazione» della Parola di Dio ascoltata, meditata ed interiorizzata. Non possiamo non far riferimento, a questo proposito, all'inizio della Regola di Benedetto, padre del monachesimo occidentale: «Ascolta, figlio!» (RB, Prologo). Questo invito all'ascolto permea tutta la vostra vita a partire da quello della Parola di Dio nelle Scritture sante per giungere fino all'ascolto dei fratelli e delle sorelle nella comunità e agli uomini e alle donne del nostro tempo. Ad ascoltare, proprio perché «è più che sentire» fisicamente, si impara. La vostra vita è una palestra di ascolto nella quale l'assiduità delle Scritture, «come un bambino succhia il latte dal seno materno» (Efrem il Siro), educa anche ad un ascolto profondo di se stessi, degli altri, di Dio. La stessa ospitalità, così comune nelle comunità monastiche e contemplative, è un'esperienza di accoglienza e di ascolto, che trova la sua fonte nella frequentazione delle Scritture nella lectio divina e in altri approcci spirituali alla Parola di Dio.
Conversione
Il secondo termine del vocabolario che caratterizza la vostra vita che vorrei sottolineare è «conversione». Il Santo Padre afferma che «camminare insieme - Laici, Pastori, Vescovo di Roma - è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica». Un vero cammino sinodale non può prescindere dalla disponibilità a lasciarci convertire dall'ascolto della Parola e dall'azione dello Spirito Santo nella nostra vita. La vita monastica e contemplativa ricorda a tutta la Chiesa che l'invito alla conversione sta al cuore dell'annuncio stesso di Gesù, che percorreva i villaggi della Galilea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4, 17). Il Battesimo, vocazione fondamentale per ogni discepolo e discepola del Signore, è in fondo la prima conversione che lo Spirito ha operato nei nostri cuori, ma tutta la vita cristiana, per essere autentica ha bisogno di rimanere aperta al cammino di conversione a Dio e alla sua Parola. Anche dal punto di vista puramente umano sappiamo che il vero ascolto richiede anche una conversione reciproca, che porti a lasciare le nostre sicurezze, per addentrarci nel terreno non facile ma indispensabile del dialogo. Nella vostra esperienza di vita comunitaria, nella quale la sinodalità dovrebbe essere elemento fondamentale, voi conoscete bene non solamente la «bellezza» del camminare insieme, ma anche le inevitabili difficoltà e le possibili ferite. Per questo anche per il processo sinodale suggerito dal Santo Padre alla Chiesa universale, voi siete «esperti» di uno stato di conversione sia negli aspetti positivi, che nelle difficoltà che non devono scoraggiare, ma vanno vissute in un vero spirito di fede e di speranza.
Comunione
La terza parola che voi custodite per tutti è «comunione». Il Papa insiste su questa dimensione anche in riferimento al proprio servizio di Vescovo di Roma. Egli afferma: «il fatto che il Sinodo agisca sempre cum Petra e sub Petra (...) non è una limitazione della libertà, ma una garanzia dell'unità». La vostra vita è testimonianza anche di questo: la meta dell'ascolto e della conversione è la comunione. Nelle vostre comunità sapete bene che la comunione è anche il criterio ultimo di discernimento e di verifica del cammino sinodale. Pensiamo al racconto dei due viandanti di Emmaus, accostati dal Signore sulla strada della loro delusione e della loro disillusione (cf. Lc 24,13-35). L'episodio lucano termina con una scena di «verifica ecclesiale» che segna il punto di arrivo del racconto: «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!"» (Lc 24,33-34). È la comunione ecclesiale il sigillo del discernimento e la verifica del cammino sinodale. Voi, con la vostra vita comunitaria, testimoniate la veridicità di questa affermazione che possiamo ricavare dal racconto di Emmaus. Infatti, nella vita comunitaria, propria della vita religiosa, sperimentate quanto la comunione, che non coincide con l'uniformità, sia effettivamente il criterio di verifica di un autentico cammino condiviso in una prospettiva di fede. Ma il motivo che mi spinge a scrivervi, in prossimità dell'apertura del processo sinodale nel prossimo ottobre, coinvolge un'altra parola che appartiene alle corde più profonde della vostra vocazione: «preghiera». Un termine profondamente legato agli altri tre che abbiamo appena percorso. Il Santo Padre Francesco spesso ripete: «pregate per me!». Io oggi vi chiedo, facendomi interprete anche del senso che il Papa vuole dare al percorso sinodale: «pregate per il Sinodo!». Se il percorso sinodale non sarà prima di tutto un cammino ecclesiale di amore, nel Padre per Cristo nello Spirito, certamente non potrà portare i frutti sperati. La preghiera è l'incontro dinamico dell'amore in Dio Trinitario: nell'unità pluriforme che ci spinge alla testimonianza viva. Il Santo Padre Francesco in Evangelii Gaudium, a proposito dell'evangelizzazione raccomanda di essere «ben fondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione corre il rischio di rimanere vuota e l'annuncio alla fine è privo di anima» (EG, 259).
Il ministero della preghiera e della lode
Esiste un ministero della lode e della preghiera di cui voi siete il segno vivente nella Chiesa. Il salmista del Salmo 134 invita i leviti e i sacerdoti del tempio di Gerusalemme a benedire il Signore «giorno e notte», ad alzare le loro mani nella preghiera incessante. Ci sono persone che, scelte all'interno del popolo, hanno il compito di non far mai mancare, giorno e notte, il ministero della preghiera e della lode nel tempio del Signore. I sacerdoti e i leviti non si sostituiscono al popolo nel servizio di Dio, ma sono segno vivente della lode perenne che dai fedeli, pur non presenti nel tempio, sale incessantemente all'Altissimo. Israele è «un popolo di sacerdoti». Dice il Signore a Mosè: «Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,6). Quindi tutto il popolo ha il compito in mezzo all'umanità di essere «mediatore» con Dio e di innalzare a lui la lode. Tuttavia, all'interno del popolo ci sono alcuni che hanno il compito di esprimere e manifestare questa dimensione che appartiene a tutto Israele e alla sua missione in mezzo a tutte le nazioni. Alla luce di questo testo possiamo cogliere il valore autentico del ministero della preghiera e della lode di cui voi siete custodi per vocazione: avete il compito nella comunità di svolgere il ministero della preghiera, dell'intercessione e della benedizione. In questo passaggio del processo sinodale non vi chiedo di pregare al posto degli altri fratelli e sorelle, ma di tenere desta per tutti l'attenzione alla dimensione spirituale del cammino che stiamo intraprendendo, per saper scorgere l'azione di Dio nella vita della Chiesa universale e delle singole Chiese particolari. Siate per tutti, come i leviti e i sacerdoti del Salmo, «ministri della preghiera» che ricordano a tutti nella lode e nella intercessione che senza la comunione con Dio non può esserci comunione tra di noi.
Cari fratelli e sorelle, volevo rivolgermi a voi in questo tempo nel quale ci prepariamo ad intraprendere il processo sinodale per chiedervi di essere custodi per tutti «del polmone della preghiera» (EG, 262). Il vostro contributo nei vari passaggi del nostro cammino sinodale certamente non mancherà anche in altri aspetti, tuttavia la vostra vocazione ci aiuta, anche solo con la sua presenza, ad essere una Chiesa in ascolto della Parola, capace di lasciare allo Spirito di convertire il suo cuore, «perseverante nella comunione e nella preghiera» (cf. At 2,42).
MARIO CARD. GRECH
SEGRETARIO GENERALE