Canopi Anna Maria - Matté Marcello
Come un fiore di campo - Preghiera a San Remo
2022/2, p. 38
L’immagine del fiore evoca ciò che vi è di più bello e gentile, ma nello stesso tempo anche ciò che vi è di più delicato, fragile ed effimero. Allo stelo d’erba e al fiore viene paragonata la stessa fugacità dell’esistenza umana: «L’uomo: come l’erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce...

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VOCE DELLO SPIRITO
Come un fiore di campo
Ecco come in un giorno di primavera palestinese, forse parlando alla folla in aperta campagna, Gesù attirava l'attenzione dei suoi ascoltatori sulla gratuità e magnificenza del Padre celeste nel provvedere a tutte le sue creature: «Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Mt 6,28-29). […] L'immagine del fiore evoca ciò che vi è di più bello e gentile, ma nello stesso tempo anche ciò che vi è di più delicato, fragile ed effimero. Allo stelo d'erba e al fiore viene paragonata la stessa fugacità dell'esistenza umana: «L'uomo: come l'erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce. Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora» (Sal 103,15-16; cf. Sal 90,5-6). Al contrario, il fiore germogliato dal seme della parola di Dio non viene mai meno. […] Con suggestivi accenti il Profeta ce lo rammenta: «Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. Secca l'erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l'erba. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre» (Sal 40,66-8). In Dio solo possiamo quindi trovare la giovinezza che non sfiorisce.
Anna Maria Cànopi
da Liturgia della bellezza
Edizioni Messaggero, Padova 2012
Preghiera a San Remo
Santo dei trionfatori,
santo dei narcisisti.
Santo dei fiori,
santo degli artisti.
Santo della bellezza,
santo dei musicisti.
Santo che non esisti.
Vescovo di mezzo,
tra san Siro (!) e san Felice (!),
il tuo nome è una storpiatura.
Come la tua fama, Romolo.
Ti hanno montato
sul carrozzone dei vincitori,
e tu hai dato la tua vita per i perdenti.
Ti hanno eletto patrono di una gara,
e ti sei adoperato per dirimere contese.
Ti hanno ascritto ai papaveri:
non dimenticare le papere.
Ti hanno collocato nel blu dipinto di blu:
non dimenticare che tra noi piove, piove.
Nelle gare canore,
come nelle corse allo stadio
vince soltanto l’uomo volante:
non disprezzare la forza mia,
dispendiosa e frustrante.
Si può dare di più, sempre,
ma che fatica essere uomini,
uomini soli con le loro storie di tutti i giorni;
controvento, cercando luce,
cercando l’essenziale.
Che mistero essere uomini,
tra perdere l’amore e un grande amore,
tra “buongiorno tristezza” e “grazie dei fior”.
Sii generoso di benedizioni
verso chi guadagna il premio,
ma non dimenticare chi viene eliminato.
Che sono i più.
Almeno tu nell’universo.
MARCELLO MATTÉ