Dall'Osto Antonio a cura
Le nuove restrizioni all’Antica Messa
2022/2, p. 32
Col Motu Proprio “Traditionis custodes” papa Francesco ha inteso mettere fine alle discussioni. “La liturgia infatti non deve mai diventare un’ideologia. È un dono di Dio e deve costituire il punto di partenza per l’unità, non per la divisione”.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
LO STOP DI PAPA FRANCESCO
Le nuove restrizioni all’Antica Messa
Col Motu Proprio “Traditionis custodes” papa Francesco ha inteso mettere fine alle discussioni. "La liturgia infatti non deve mai diventare un'ideologia. È un dono di Dio e deve costituire il punto di partenza per l'unità, non per la divisione".
Continuano nella Chiesa le resistenze dei tradizionalisti alle norme emanate da papa Francesco il 16 luglio 2021, sull’antica Messa. Ora anche il rettore dell'Università benedettina Sant'Anselmo di Roma, padre Bernhard Eckerstorfer (50), ha rivolto un appello ai Fautori del vecchio rito perché accettino le restrizioni del Papa. In un'intervista al portale svizzero kath.ch del 9 gennaio scorso chiede loro di rimanere aperti alla liturgia rinnovata dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). "La liturgia – afferma Eckerstorfer – non deve mai diventare un'ideologia. È un dono di Dio e deve costituire il punto di partenza per l'unità, non per la divisione ".
Continua a persistere una incancrenita critica contro la decisione di papa Francesco da parte di alcuni circoli orientati alla tradizione. I tradizionalisti, afferma Eckerstorfer, devono riconoscere il nuovo rito che non ha negato a nessuno fin dall'inizio di mantenere il vecchio rito. Eckerstorfer, professore di teologia, vede il rischio che solo la "Antica Messa " sia ritenuta come rito corretto. “Papa Francesco ha voluto impedirlo con il Motu proprio 'Traditionis custodes'. È perciò fondamentale che anche i tradizionalisti lo riconoscano.
Un po’ di storia e le decisioni dei Papi recenti
Per maggior chiarezza, è opportuno qui ricordare sinteticamente le nuove norme emanate da papa Francesco nella lettera apostolica in forma di Motu Proprio "Traditionis custodes" ("Guardiani della Tradizione") pubblicata lo scorso 16 luglio 2021.
Il documento stabilisce che spetta al vescovo diocesano, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata, regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi. Pertanto, è sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti della Sede Apostolica”. Viene così ristretto il Motu Proprio di Benedetto XVI. "Summorum Pontificum" (2007) in cui si facilitava la celebrazione della "Antica Messa.".
I Vescovi devono assicurarsi che i fedeli che aderiscono a questi gruppi che celebrano la liturgia nella forma del 1962 non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica. Essi devono stabilire uno o più luoghi dove celebrare la Messa Antica, ma non nelle chiese parrocchiali ed erigere nuove parrocchie personali. I vescovi devono inoltre aver cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi che celebrano secondo la forma straordinaria. Il Motu Proprio prevede inoltre che le letture precedentemente proclamate in latino debbano essere lette in futuro nella lingua locale.
Aspre sono le critiche del Papa alle tendenze di divisione attraverso la Antica Messa. In una lettera di accompagnamento al Motu Proprio, papa Francesco sottolinea che i risultati di un'indagine tra i vescovi diocesani effettuata per conto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede aveva messo in evidenza una situazione che lo "preoccupava e lo deprimeva". "Purtroppo, – aggiungeva il Papa –lo scopo pastorale dei miei predecessori, che intendevano fare tutto il possibile affinché coloro che desiderano realmente l'unità trovino l'opportunità di rimanere in quell'unità o di riscoprirla, è stato spesso gravemente disatteso. La magnanimità di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI era stata “sfruttata” “per allargare le divisioni, rafforzare le differenze e incoraggiare le discrepanze che danneggiano la Chiesa, bloccano il suo cammino e mettono a rischio di esporlo alla scissione”.
Un'ulteriore ragione della mia decisione, precisava il Papa, è la seguente: è sempre più chiaro nelle parole e negli atteggiamenti di molti, lo stretto legame che esiste tra la scelta delle celebrazioni secondo i libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II e il rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che viene chiamata la "vera Chiesa".
Allo stesso tempo, il Papa si rammaricava per gli abusi liturgici in genere, anche nella celebrazione della Messa in forma ordinaria.
Con questa sua decisione, papa Francesco si oppone anche al rifiuto della riforma liturgica collegata al ripudio del Concilio Vaticano II in nome di una presunta "vera Chiesa": "Mi vedo costretto – sottolineava – a difendere l'unità del corpo di Cristo, concessa dai miei predecessori. L'uso distorto di questa opzione contraddice le intenzioni che hanno portato alla concessione della libertà di celebrare la Messa con il Messale Romano del 1962. "
I sacerdoti che vengono ordinati dopo la pubblicazione del nuovo Motu Proprio devono pertanto chiedere l’autorizzazione per la celebrazione della Messa Antica al proprio Vescovo, il quale deve consultare la Santa Sede prima di dare la sua approvazione. E i sacerdoti che già celebrano la Messa Antica devono chiedere al proprio Vescovo l’autorizzazione di continuare a farlo. Le comunità religiose che si sono attenute alla Messa Antica ricadranno in futuro sotto la giurisdizione della Congregazione per la vita consacrata, la quale, insieme alla Congregazione per il Culto Divino, rappresenta la Santa Sede in tutte le questioni relative alla Messa Antica.
Con la "Traditionis custodes" vengono messe fuori uso tutte le norme vigenti, compreso il "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI del 14 settembre 2007 con cui era stata facilitata la celebrazione della Messa secondo i messali del 1962. Il Motu Proprio riconosceva la Antica e la nuova forma come forme ugualmente ortodosse, ma non ugualmente legittime, del rito romano. La forma normale della Messa è dunque quella ordinaria, come papa Paolo VI decretava nella sua riforma liturgica sulla scia del Concilio Vaticano II. Paolo VI considerava l'adesione alla Antica forma come un "simbolo della condanna del concilio". Egli si era chiaramente opposto alle concessioni per sacerdoti e vescovi che volevano attenersi alla Antica Messa dopo la riforma liturgica. In una conversazione, il filosofo e scrittore francese Jean Guitton, ha definito la resistenza alla nuova liturgia un "simbolo della condanna del Concilio".
Negli anni '80 papa Giovanni Paolo II aveva consentito la celebrazione della "Messa Antica" per motivi pastorali e con una speciale autorizzazione episcopale. Nel 1988 aveva istituito la Commissione Ecclesia Dei, con il compito di ristabilire l'unità con i gruppi tradizionalisti aderenti all'arcivescovo Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità San Pio X.
Papa Francesco ha sciolto la Commissione Ecclesia Dei nel 2019 e ne ha trasferito i compiti alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
I fautori di maggior spicco della Messa Antica si erano pronunciati come suoi appassionati difensori. L'ex prefetto della Congregazione per la Liturgia, il cardinale Robert Sarah, vedeva in Benedetto XVI un “Papa della pace liturgica” e il vescovo emerito di Hong Kong, card. Joseph Zen, sottolineava che, a suo avviso, la “messa antica” non portava ad alcuna divisione tra i fedeli.
Lo scorso anno la Congregazione per la Dottrina della Fede ha reso noto di aver effettuato un sondaggio tra i vescovi della Chiesa universale sulle loro esperienze con la forma e l'applicazione straordinarie del Motu proprio "Summorum Pontificum". I sostenitori della Antica Messa avevano reagito con preoccupazione a questa inchiesta in cui si chiedeva di conoscere anche gli aspetti negativi. La risposta della conferenza episcopale francese presentava il quadro di una chiesa divisa dalla liturgia, incontrando l'opposizione negli ambienti tradizionalisti. Nella sua indagine, la Federazione internazionale Una Voce, strumento di promozione della liturgia tradizionale, sottolineava che la Messa Antica raggiunge principalmente i giovani e le famiglie e non li divide affatto. Si stima che circa l'uno per cento dei sacerdoti nel mondo celebri in forma straordinaria.
Papa Francesco ha deciso ora di mettere fine a tutte le discussioni. Nella citata lettera di accompagnamento del Motu Proprio “Traditionis costodes” rivolta ai vescovi di tutto il mondo, afferma: «È per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori. L’uso distorto che ne è stato fatto è contrario ai motivi che li hanno indotti a concedere la libertà di celebrare la Messa con il Missale Romanum del 1962. Poiché «le celebrazioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento di unità”», devono essere fatte in comunione con la Chiesa… Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti al presente Motu Proprio, e di ritenere i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, come l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano».
ANTONIO DALL’OSTO (a cura)