MARIA CIMPERMAN, JOSÉ CRISTO REY GARCÍA PAREDES,GEMMA SIMMONDS,ORLANDO TORRES
Contributi dell’UISG-USG sulla sinodalità
2022/12, p. 37
L’UISG e l’USG hanno invitato i governi generali degli istituti religiosi a partecipare al processo di riflessione sul Sinodo in vista dell’Assemblea Generale del 2023. A tal fine, le due Unioni hanno optato per una metodologia che consentisse ai governi generali di avere conversazioni significative sul tema.

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IN VISTA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEL 2023
Contributi dell’UISG-USG sulla sinodalità
L’UISG e l’USG hanno invitato i governi generali degli istituti religiosi a partecipare al processo di riflessione sul Sinodo in vista dell’Assemblea Generale del 2023. A tal fine, le due Unioni hanno optato per una metodologia che consentisse ai governi generali di avere conversazioni significative sul tema.
Per tali conversazioni sono state offerte sei prospettive:
1. Rievocare storie e racconti sulla sinodalità nei propri Istituti;
2.Scoprire i semi di sinodalità che già esistono;
3. Individuare le zizzanie che minacciano i semi;
4. Il sogno di Dio della sinodalità per la Chiesa e la vita consacrata del terzo millennio; 5.Conseguenze per la vita consacrata;
6. Implicazioni per la vita e la missione della Chiesa.
Le risposte ricevute sono state numerose e rappresentative degli istituti sia femminili che maschili. Alcuni istituti hanno invitato tutti i loro membri a partecipare al processo, altri hanno invitato i/le provinciali e i loro consigli, altri ancora hanno visto la partecipazione dei consigli generali. Questo documento riflette i contributi ricevuti. La Commissione di Sintesi ha cercato di organizzare la ricchezza di questi contributi in diverse sezioni per una migliore comprensione dell’insieme.
Commissione di Sintesi
È stata un’esperienza intensa e un grande privilegio formare la commissione che ha elaborato una sintesi delle risposte sul Sinodo delle congregazioni religiose del mondo. I quattro membri della commissione: Maria Cimperman RSCJ, José Cristo Rey García Pare- des CMF, Gemma Simmonds CJ e Orlando Torres SJ hanno tutti una vasta esperienza di lavoro con i religiosi in tutto il mondo. Abbiamo trascorso quattro giorni interi a leggere e riflettere insieme sulle centinaia di pagine di contributi in sei lingue prima di poter iniziare a redigere la Sintesi.
Il nostro compito principale è stato quello di sintetizzare le risposte così come sono state articolate dagli intervistati. Non era nostro compito interpretarle o modificarle in alcun modo, ma offrire una sintesi il più fedele possibile. Si percepisce, in questo documento, la freschezza e la vitalità delle risposte sul sinodo che sono state inviate dai gruppi in leadership e dai membri delle congregazioni religiose di tutto il mondo.
Alto livello di consenso
Alcune risposte riflettono la particolarità della situazione in cui i membri vivono ed esercitano il loro ministero e, quindi, differiscono dalle risposte che emergono da un con- testo diverso. Nel complesso, tuttavia, siamo rimasti colpiti dagli alti livelli di consenso su questioni particolari e che provenivano da tutti i continenti e contesti. I religiosi parlano con apertura e coraggio di situazioni che devono cambiare se la vita religiosa stessa e la Chiesa vogliono sopravvivere e prosperare. Offrono una vigorosa autocritica come pure una critica di atteggiamenti e pratiche oppressive all’interno della Chiesa più ampia che impediscono alla vita religiosa di realizzare appieno il suo potenziale. Le loro parole sono anche motivate dal loro zelo ed entusiasmo per i segni di speranza nel processo sinodale che si trovano in ogni contesto umano e in ogni angolo della mondo.
Sottolineano l’urgenza di agire per una maggiore sinodalità pur sapendo che l’onere del cambiamento ricade su di loro.
In un momento in cui molti richiamano l’attenzione sulla diminuzione strutturale della vita religiosa nel mondo, questo documento, che dà espressione alle voci dei religiosi del mondo, mostra che essi hanno un ruolo significativo da svolgere nel promuovere e vivere il cammino sinodale a cui papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa. Ci auguriamo che i religiosi trovino in questo documento l’ispirazione per un cammino più sinodale, per il loro futuro e quello delle generazioni a venire.
1.Rievocare storie e racconti di sinodalità
I Governi Generali hanno iniziato le loro conversazioni ricordando esperienze o storie di sinodalità che sono o sono state evidenti nella vita missionaria e ministeriale dei loro Istituti. Tali storie ci permettono di comprendere il significato della sinodalità, non solo come concetto intellettuale, ma come risultato di varie esperienze vissute.
Motivazione
La convinzione condivisa e manifesta è che il fondamento della sinodalità è il battesimo, non l’ordinazione. Tutti i battezzati sono chiamati a percorrere insieme il cammino sinodale, offrendo ciascuno il proprio contributo specifico.
Si riconosce anche che l’atteggiamento sinodale è radicato in un cuore che desidera vivere in relazione, condividere l’amore di Dio, discernere e prendere decisioni insieme agli altri. Questo richiede umiltà per ascoltare lo Spirito negli altri, considerare la voce di ognuno preziosa e uguale alla propria voce e lavorare come gruppo in un clima di fiducia.
Storie e racconti di sinodalità (nella missione e nella vita)
Le questioni emerse e le lezioni apprese durante la pandemia di Covid, le questioni di giustizia sociale relative alla cura degli altri e del creato (Laudato Si’), la solidarietà e l’amicizia universali (Fratelli Tutti) hanno avuto un ruolo di primo piano nelle storie condivise.
Le storie e narrazioni condivise si intrecciano con la ricchezza della diversità, della propria identità culturale, delle preoccupazioni universali di ogni istituto e delle realtà del mondo che sono per noi una sfida.
Altre storie riguardano conversazioni tra religiosi e laici che condividono la missione e collaborano in progetti per i poveri, i malati, le vittime di alluvioni, in rete con gruppi (ad esempio, Medici Senza Frontiere) che si prendono cura di migranti e rifugiati nei centri di detenzione. Queste esperienze ci rendono consapevoli dell’interconnessione e dell’interdipendenza di tutti i popoli, rafforzano i nostri legami comunitari e promuovono la fratellanza universale. Per dirla con le parole di un gruppo: “La sinodalità porta alla solidarietà”.
Nei contributi si coglie anche un invito ad ascoltare le voci dei poveri, compresi i migranti e i rifugiati, ma anche a coinvolgere in conversazioni comunitarie coloro che rimangono a distanza o che normalmente non partecipano ai nostri incontri.
Un'altra esperienza incoraggiante di sinodalità si riferisce alle sessioni di ascolto, come quelle che si sono svolte in un convento di suore a Washington DC e che hanno permesso ai partecipanti di apprezzare l’unità nella diversità nel contesto delle proteste di Black Lives Matter.
I partecipanti - giovani e anziani, afroamericani, latini e bianchi, sacerdoti, religiosi e laici - hanno partecipato a queste sessioni di ascolto e condivisione. La dinamica era veramente circolare. Circoli di ascolto come questo hanno avuto luogo in tutti i continenti.
Altre storie e iniziative presentano i religiosi come missionari dell’ascolto, i cui verbi chiave sono: ascoltare, partecipare, pregare e cercare. Questo atteggiamento ha portato alla costruzione di reti di comunicazione con gruppi ecumenici e interreligiosi, a partire da Fratelli Tutti, ad iniziative di contatto con i musulmani, visite ai carcerati, formazione di comunità interculturali, manifestazioni a fianco delle comunità ai margini socio-politici ed economici e situate alle periferie, e/o la partecipazione alle riflessioni sinodali diocesane.
Le comunità religiose che vivono e operano in America Latina ricordano il significato esemplare che hanno avuto per loro e per la Chiesa le assemblee dell’Episcopato latinoamericano a Medellin, Puebla, Santo Domingo e Aparecida: il carattere partecipativo e sinodale di questi incontri ha rafforzato i legami di comunione e di solidarietà nella Chiesa latinoamericana e le ha dato uno straordinario impulso verso una missione condivisa nel continente.
Tra i racconti di sinodalità, si fa riferimento alla partecipazione attiva a programmi di formazione che favoriscono la crescita umano-spirituale e la missione comune a livello intercongregazionale. Questa partecipazione genera un clima di apertura e accoglienza verso gli altri, verso chi è diverso, e predispone tutti all’ascolto e al dialogo.
Si riconosce che, sebbene i processi siano certamente più lenti perché coinvolgono un maggior numero di partecipanti, tuttavia la ricchezza della diversità, la complementarietà e le prospettive che si aprono valgono bene il tempo e gli sforzi investiti. Molte congregazioni religiose stanno configurando i loro capitoli e le loro assemblee generali e provinciali come processi sinodali: in tutte, la partecipazione e la comunione sono incoraggiate quando si devono prendere decisioni importanti sulla missione e sulla vita. Alcuni dei contributi riconoscono che anche le loro Costituzioni rinnovate sono il frutto di un autentico processo sinodale caratterizzato da una prassi di ascolto e da una cultura della collaborazione.
2.Scoprire i semi di sinodalità che già esistono
La seconda domanda, posta ai Governi generali, chiedeva loro di individuare i semi o i germi di sinodalità, anche se non ancora pienamente germogliati. Le risposte e i contributi sono stati vari.
Iniziative della Chiesa per la vita consacrata
In primo luogo, si fa riferimento all’entusiasmo suscitato dalla convocazione di questo Sinodo e dallo stile sinodale di papa Francesco. Questo esprime il desiderio di “essere la Chiesa inclusiva che vogliamo vedere”. Piccolezza e fragilità sono semi che diventano lievito per il Regno di Dio. Alcuni semi di sinodalità che sono stati individuati nella Chiesa sono:
-La presenza, anche se ancora minoritaria, delle donne in ruoli di leadership e nei processi decisionali. Un esempio è la nomina di suor Nathalie Becquart a sottosegretario del Sinodo dei Vescovi.
-Il desiderio di costruire relazioni basate sul dialogo e la cooperazione: coinvolgere i collaboratori/dipendenti nei ruoli di leadership, nelle deliberazioni e decisioni; commissionare o trasferire i ministeri corporativi a una Persona Giuridica Pubblica [PGP] istituita per continuare le opere apostoliche della congregazione religiosa attraverso fiduciari laici.
-Partecipazione alla costituzione di una Emerging Futures Collaborative Limitedin Australia per aiutare le congregazioni religiose che stanno per estinguersi. Tali situazioni invitano alla creatività, al distacco dalle istituzioni e alla libertà da esse per favorire la missione.
Processi sinodali negli istituti
Processi congregazionali e personali - di vario tipo - hanno aiutato a camminare insieme, ad approfondire le relazioni, a facilitare conversazioni significative di autentico ascolto, dialogo e discernimento; ad imparare ad essere più inclusivi, ad accettare le differenze culturali e i costumi: le palabre in Africa, le musyawarah in Indonesia... I principi di sussidiarietà, collegialità e solidarietà si stanno affermando nella vita e nella missione della vita religiosa. Tutti i processi di conversione personale sono semi di sinodalità.
Il cambiamento nelle strutture, nei metodi e nella leadership - dalla risoluzione dei
problemi (problem-solving) all’indagine elogiativa (appreciative enquiry), dalla leadership di potere alla leadership di servizio e di trasformazione - ha cambiato la comprensione dell’obbedienza come discernimento reciproco/processo decisionale condiviso, discernimento comunitario.
Ci sono comunità che - incoraggiate da una lunga tradizione di ospitalità - accolgono coloro che le visitano e vi si rifugiano; esse creano un’atmosfera accogliente e aiutano le persone a sentirsi libere e desiderose di parlare, di condividere idee, speranze ed esperienze; facilitano la conversazione spirituale.
Ci sono semi di sinodalità nella chiara chiamata a includere donne e uomini laici e religiosi nella formazione dei seminaristi. La presentazione del ministero ordinato, non in chiave clericale, ma in linea con il Concilio Vaticano II, perché possa favorire l’emergere di una Chiesa di tutti, più partecipativa e accogliente.
Anche nella tragedia della pandemia di Covid, si possono individuare semi e frutti: ha dato avvio alla formazione online, alla condivisione di materiali per la formazione alla fede ad un vasto numero di persone e rendendoli accessibili ai giovani e a chi è lontano dalla Chiesa. Diverse congregazioni hanno utilizzato Internet per creare e continuare i programmi di formazione iniziale e permanente.
Esperienze di missione condivisa, dialogo interconfessionale e interreligioso, solidarietà e inclusione
Si creano reti tra persone che lavorano per lo stesso scopo o obiettivo: incontri significativi con gli altri, cammini comuni di spiritualità - preghiera/contemplazione, relazioni interreligiose, migrazioni, cambiamenti climatici, ricerca del bene comune.
-I semi di sinodalità emergono nella ricerca del senso della vita da parte delle persone di tutti i ceti sociali che si uniscono per questo scopo; la situazione della pandemia ha reso più facile la ricerca comune e l’aiuto reciproco; così sono nate anche piccole comunità cristiane.
-Seme della sinodalità è anche il dialogo con le altre religioni e con le altre confessioni cristiane e avvicinarsi a coloro che non condividono la stessa fede, seguendo l’esempio di papa Francesco; seme di sinodalità è il dialogo interreligioso, inteso come dialogo contemplativo (ascolto, condivisione, riflessione, azione) e la preghiera ecumenica e interreligiosa (preghiera a Maria con musulmani ed ebrei).
-Ci sono semi di sinodalità nel presentare il volto inclusivo e non esclusivo della Chiesa e nel denunciare atteggiamenti e azioni razziste o sessiste: attraverso la consultazione, il dialogo, la riflessione comune, l’esame di coscienza.
-Ci sono semi di sinodalità quando apriamo nuovi orizzonti nella solidarietà: assicurare un futuro di giustizia razziale ed etnica e di pace per i neri, gli asiatici e i nativi americani (Stati Uniti); connettersi in profondità con sorelle e fratelli indigeni e nativi (Americhe); aprire nuove possibilità di presenza alle religiose nei diversi movimenti; creare alleanze con gruppi che hanno gli stessi obiettivi per affrontare questioni sociali chiave (cambiamento climatico, rifugiati e richiedenti asilo, senzatetto), o questioni di nazioni specifiche (in Australia, la dichiarazione Heart of Uluru, in Irlanda la serie We Must Speak, ovvero le donne che condividono la loro esperienza nella Chiesa o le voci di quelle donne che ispirano il processo decisionale e il cambiamento nella Chiesa, o il movimento Restorative Justice e l’Action Plan for Reconciliation with First Nations (Canada). Ci sono semi di sinodalità là dove si ascolta il grido dei poveri e dei vulnerabili della terra e delle vittime di abusi (sessuali, di coscienza, di potere...).
-Un seme di sinodalità è il bisogno sempre più sentito e urgente di un’eco-teologia che riconosca la santità del creato, che ci faccia celebrare la liturgia della vita - come benedizione sacramentale – nell’incontro con la terra, le culture e le persone; e che ci conduca a testimoniare la dimensione ecologica dei consigli evangelici.
3.Individuare le zizzanie che minacciano i semi di sinodalità
La terza domanda, posta ai governi generali, chiedeva loro di individuare le erbacce che possono germogliare accanto al buon seme e minacciarlo, secondo la parabola di Gesù (Mt 13,24-30).
Le zizzanie ben radicate: ostacoli al cammino sinodale
Ci sono zizzanie laddove la visione sinodale di papa Francesco e gli impulsi del Concilio Vaticano II non vengono trasmessi con convinzione, entusiasmo e interesse da clero e laici, perché vi si oppongono o perché si avvicinano alla sinodalità con linguaggi e questionari lontani dalla vita e dalle esperienze ecclesiali dei fedeli cristiani.
Il seme della sinodalità è soffocato dal clima di divisione e di polarizzazione in alcune chiese, che si manifesta nel dogmatismo, nell’orgoglio, nell’ipocrisia, nell’invidia e nella gelosia, nelle calunnie meschine. Alcuni esprimono scetticismo sul fatto che, in alcune diocesi o parrocchie, le voci critiche possano essere ascoltate senza essere censurate.
Il fondamentalismo teologico, morale, sociale e anche liturgico (tra i vari riti) soffoca il seme della sinodalità. Tali movimenti fondamentalisti - sostenuti da gruppi politici, economici e mediatici - (ad esempio negli USA e presenti anche in alcuni settori dell’episcopato) cercano di riconquistare il potere patriarcale e di stabilire un modello di formazione seminarista pre-Vaticano II.
Pericolose influenze culturali, che riguardano molti, ma soprattutto il clero, possono soffocare i semi della sinodalità, come: il sistema delle caste, il tribalismo, il regionalismo, il nazionalismo, gli elementi di una cultura del Confucianesimo e i Gruppi della Paura della RSS (un’organizzazione di mentalità fondamentalista indù in India).
Squilibri e discriminazioni di genere come zizzania
Le donne, che rappresentano almeno il 50% della popolazione mondiale, dovrebbero essere ascoltate; ma questo non accade in gran parte della Chiesa: sono messe a tacere e viene loro impedito di promuovere un cambiamento culturale; e, se esprimono le proprie idee, rischiano di essere escluse dalle proprie responsabilità e dal proprio lavoro.
Situazioni come questa alimentano un forte scetticismo verso la proposta sinodale. Il sessismo nei processi decisionali e nel linguaggio ecclesiastico è prevalente nella Chiesa, specialmente in Africa e in alcuni altri paesi. Di conseguenza, le donne sono escluse da ruoli significativi nella vita della Chiesa, discriminate perché non ricevono un salario equo per i loro ministeri e servizi. Le religiose sono spesso considerate manodopera a basso costo. C’è una tendenza - in alcune Chiese - a escludere le donne e ad affidare le funzioni ecclesiali ai diaconi permanenti; e perfino a sottovalutare la vita religiosa senza l’abito, senza riguardo per l’uguaglianza e la dignità fondamentali di tutti i fedeli cristiani battezzati, donne e uomini. Viene denunciata come zizzania la mancanza di rispetto e di impegno nei confronti di gruppi considerati marginali (divorziati, LGBTQ+, ecc.) ed esclusi dall’accesso alla vita sacramentale e liturgica della Chiesa.
La zizzania del clericalismo
Un modello patriarcale e gerarchico - che non è quello del Vaticano II – prevale ancora nella comprensione teologica e pratica del ministero e dei tria munera. Tale modello favorisce il clericalismo e trascura la dignità fondamentale di ogni battezzato. La supremazia storica - sociale e culturale - del maschile considera il clero come una razza a parte e motiva un trattamento arrogante e irrispettoso dei laici e impedisce forme di collaborazione e di mutua relazione. L’emergere di giovani preti ultraconservatori, per nulla inclini ad ascoltare le voci alternative, è impressionante. La carente formazione teologica e psicosessuale iniziale e permanente dei seminaristi e del clero dà origine a un clericalismo tossico, che si adorna di titoli altisonanti: Santo Padre, Sua Eminenza, Sua Eccellenza, Superiore...
La sinodalità è seriamente compromessa quando l’Eucaristia e gli altri sacramenti sono usati come armi di discriminazione e divisione: l’esclusione e la paura sono promosse dal pulpito, soffocando i punti di vista alternativi e responsabili su questioni etiche e morali, che dovrebbero essere prese in considerazione: religiose o gruppi particolari sono esclusi dalla vita sacramentale.
L’abuso di potere a vari livelli e la sua persistenza: i parroci che si impongono come signori, senza trasparenza o rendicontazione verso gli altri; sacerdoti che si impossessano del sacro, che non rispettano i gruppi parrocchiali e che pretendono obbedienza ai loro criteri. La vita consacrata in Africa insiste nel denunciare questa mentalità clericalista, che ignora la voce dello Spirito Santo. Molte sono le religiose che testimoniano abusi di potere che hanno portato al razzismo, al sessismo, alla cattiva gestione dei beni della Chiesa e ad altre forme di discriminazione. C’è competizione per la supremazia tra gruppi ecclesiali rivali (preti diocesani contro religiosi; competizione vocazionale tra congregazioni...). Interesse eccessivo per ciò che è ‘mio’ ed esclusione di ciò che è ‘nostro’.
Gli scandali sessuali del clero, la copertura e la protezione dei colpevoli da parte di vescovi o superiori, piuttosto che prendersi cura di coloro che hanno subito abusi, hanno indotto molti a lasciare la Chiesa.
La seduzione del potere economico: si osserva in alcuni membri della gerarchia e in alcune diocesi, parrocchie e comunità, un modello di amministrazione dei beni materiali e delle risorse finanziarie, caratterizzati dall’avidità, dalla corruzione e dall’ingiustizia e non dal Vangelo. In tali casi non vi è una specifica sensibilità alle questioni di Giustizia, Pace e Cura del creato. Il pulpito diventa un luogo per rivendicare le donazioni; le azioni sacramentali e pastorali diventano mezzi per raccogliere fondi; la Chiesa appare più come impresa che come sacramento di Dio.
Fallimenti nella leadership: la leadership della Chiesa è deludente quando è concentrata solo sulla vita interna della Chiesa e non su una Chiesa in mezzo al mondo. La leadership fallisce quando non ascolta e parla solamente e comanda; quando è governata dai criteri del “è sempre stato fatto in questo modo” e si rifiuta di versare vino nuovo in otri nuovi. Una leadership che usa l’intelligenza razionale invece di quella emotiva; una leadership del controllo e della sfiducia verso i laici; una leadership che non provvede a preparare i laici a nuove responsabilità nella Chiesa.
La zizzania nella vita consacrata
Nella vita religiosa ci sono ancora ambiti in cui persistono l’autoritarismo, l’esclusione, l’intimidazione, la rigida imposizione di uniformità, modelli mentali e strutturali superati, vecchie ferite e tensioni non sanate e irrisolte.
La formazione dei giovani alla vita consacrata ad una spiritualità esclusivamente intima (io e Gesù) non favorisce il discernimento comunitario, l’ascolto degli altri, il ministero collaborativo ed è un ostacolo alla sinodalità.
Anche i religiosi hanno ancora punti oscuri, che impediscono loro di riconoscere atteggiamenti nascosti di resistenza, di negare realtà dolorose e di scoprire la verità. L’incapacità di accettare la nostra vulnerabilità e i nostri limiti blocca il potenziale di crescita che deriva dalla nostra fragilità.
4.La sinodalità sognata da Dio per la Chiesa e per la vita consacrata nel terzo millennio
I Governi Generali dell’UISG e dell’USG - nel loro discernimento sulla Sinodalità sognata da Dio per la Chiesa e la Vita Consacrata del terzo millennio (Papa Francesco) - hanno offerto importanti contributi a una teologia e spiritualità della sinodalità. Alcune risposte parlano direttamente della sinodalità sognata da Dio, altre della sinodalità sognata dai propri Istituti, con la convinzione che il sogno di Dio può essere contenuto nei nostri sogni e nei semi individuati.
Fondamenti biblici della sinodalità sognata da Dio
Le risposte dei Governi Generali alle domande sulla sinodalità che Dio desidera per la Chiesa e per la vita consacrata nel terzo millennio fanno riferimento a diversi testi della Sacra Scrittura:
-l’esperienza dell’Esodo, come liberazione dall’Egitto e cammino verso la terra promessa;
-la richiesta di Gesù che tutti siano una cosa sola (Gv 17; 21-23);
-l’esempio del Maestro che faceva del bene e guariva tutti (At 10, 37-38);
-il comandamento principale dell’Alleanza di amare con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (Mc 12, 30);
-la proclamazione delle Beatitudini (Mt 5, 3-12);
-la domanda di Gesù su chi è la sua famiglia (Lc 11,27-28);
-il desiderio del Buon Pastore che tutti siano radunati in un solo gregge (Gv 10,16);
-il progetto di Dio per una Chiesa con una diversità di carismi e ministeri, ma che forma un solo Corpo, il Corpo di Cristo, sempre animato dallo Spirito Santo (capitoli 12 e 13 di 1 Corinzi) ;
-il sogno di sinodalità di Gesù si esprime nella proclamazione delle Beatitudini quando anela a una terra di tutti e per tutti, nella giustizia, nella dignità, nel rispetto, nella pace e nell’amore e nel suo insegnamento sulla nostra responsabilità affinché ciò accada (Mt 5,1-12; Lc 6,17-26).
Sinodalità: il sogno di Dio per la Chiesa oggi
-Ora è il tempo del sogno di Dio per la Chiesa. Le relazioni sono la chiave.
-Ora è il momento di costruire ponti. Il sogno di Dio è una Chiesa globale e sinodale che vive l’unità nella diversità.
Dio sta preparando qualcosa di nuovo e noi siamo chiamati a collaborare.
-Siamo chiamati ad andare avanti insieme come discepoli in cammino, che offrono una testimonianza radicale e hanno un cuore senza esclusioni.
-Siamo una Chiesa sinodale quando tutti nella Chiesa - indistintamente - hanno una voce e sono ascoltati; quando lavoriamo insieme per rendere il mondo una sola famiglia nella casa comune; quando siamo Chiesa semplice, fraterna, pellegrina, aperta, attenta ai segni dei tempi, che accoglie la diversità e difende la dignità e l’uguaglianza di tutti; quando le diverse Chiese si ascoltano e camminano insieme nel pellegrinaggio di vita.
Sinodalità: il sogno di Dio per la vita consacrata oggi
Il sogno di Dio della sinodalità nella vita consacrata emerge quando:
-Camminiamo tutti insieme nella stessa direzione e con lo stesso scopo, senza trascurare la ricca varietà dei nostri carismi.
-Crediamo che i nostri istituti continuino ad esistere perché questa è la volontà di Dio, che vuole agire nell’umanità e nella Chiesa attraverso i nostri carismi e ministeri.
-Siamo come il Buon Samaritano, che non abbandona i deboli e i bisognosi che incontra nel cammino della vita e si impegna per una società inclusiva (intergenerazionale, interreligiosa, interculturale, ricca della diversità umana).
-Crediamo che il nostro sogno per la Chiesa sia anche il sogno di Dio
-La vita consacrata spera che il Concilio Vaticano II continui a trasformare l’intera Chiesa nella prospettiva della comunione e della partecipazione e che il magistero di papa Francesco che punta ad una Chiesa povera e per i poveri diventi sempre più una realtà.
-Sogniamo una Chiesa in uscita, che intraprende nuovi percorsi di comunione con il mondo: che vive dal basso, inclusiva, audace, compassionevole, aperta alla partecipazione, mensa per tutti; una Chiesa missionaria che si spinge fino ai confini della terra e alle periferie geografiche ed esistenziali.
-Sogniamo una Chiesa di uguale partecipazione, dove tutti i battezzati si sentono fratelli e sorelle in Gesù Cristo; dove siamo solidali e misericordiosi gli uni con gli altri.
-Sogniamo una Chiesa più aperta al dialogo, alla partecipazione: soprattutto delle donne (anche nel ministero del diaconato), e in cui tutti i laici - sempre più responsabili - occupino il posto che spetta loro. E sogniamo anche un clero umile, povero e che si riconosca - come dice il Vangelo – ‘servo inutile’ (Lc 17,10).
-Sogniamo una Chiesa del discernimento collaborativo e comunitario: dove le questioni più importanti vengono risolte consultando il maggior numero di persone coinvolte e dove chi è diverso, chi denuncia e annuncia viene ascoltato.
-Sogniamo una Chiesa di partecipazione e di comunione: che condivide il pane, che accoglie gli immigrati e i popoli nativi, che si impegna nella partecipazione visibile delle donne e nella formazione di tutti i laici, che è coinvolta nella difesa della vita; una Chiesa in cui si cammina ‘ascoltando i passi degli altri’; che si apre alle altre culture; una Chiesa che si impegna in un cammino di guarigione (cfr. in relazione alle vittime di abusi).
-Crediamo che il nostro sogno per la vita consacrata sia anche il sogno di Dio
-Ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, camminando insieme, riconoscendo la dignità degli altri, ascoltando le loro storie, le loro idee, i loro desideri, ringraziando Dio per questi doni.
-La sinodalità ci porta a non dare importanza ai titoli o alle cariche, ma a dare più importanza alle relazioni dirette e trasparenti, basate sul valore della persona.
-Lo spirito di sinodalità ci unisce al triplice grido di Gesù: a Lazzaro, quando le relazioni muoiono; a Gerusalemme, quando le divisioni sono una minaccia; nel Getsemani, quando sperimentiamo l’abbandono e la solitudine.
-La vita consacrata sogna di essere parte di una Chiesa più inclusiva: con la partecipazione responsabile delle donne e delle famiglie - anche LGBTQ.
Caratteristiche di una Chiesa sinodale e della vita consacrata al suo interno
La Chiesa sinodale è una Chiesa in uscita, che ha sempre le porte aperte non solo per uscire, ma anche per accogliere i piccoli e i vulnerabili, i più bisognosi, tutti.
-È una Chiesa innovativa, in rete con altri attori sociali, che si batte per un mondo
più umano secondo il Regno di Dio proclamato da Gesù.
-È una Chiesa in discernimento collaborativo, perché chiunque non si connette con gli altri non troverà la vera strada.
-È una Chiesa senza clericalismo, dove tutti insieme accolgono i leader che lo Spirito suscita, soprattutto tra i giovani e le donne.
-La Chiesa sinodale guarda la realtà con gli occhi di Dio ed è costituita sulla base della vocazione comune di tutti i fedeli: essere figli di Dio e fratelli e sorelle tra loro. La Chiesa di Gesù è il popolo di Dio e non il popolo dei chierici di Dio (sic).
-La Chiesa di un nuovo paradigma, non piramidale ma circolare e orizzontale: Chiesa partecipativa, che offre testimonianza, compassionevole, inclusiva, unificata, trasformatrice; Chiesa dell’ascolto, Chiesa del popolo.
Le Chiese in Africa e in altre parti del mondo sperano e sognano leader rispettosi che, con l’esempio della loro vita, diano una vera testimonianza del Vangelo di Cristo.
-Chiesa in trasformazione attraverso l’ascolto, la tolleranza, la collaborazione interreligiosa, l’inclusione e la comunione.
La sinodalità ecclesiale chiede a tutti noi di vivere in sororità e fraternità, rinunciando all’autoreferenzialità. Questo sogno di sinodalità richiede una conversione allo Spirito Santo, una Chiesa guidata dallo Spirito e che cammina con lo Spirito.
Siamo consapevoli che vi è ancora molta strada da fare per vivere e annunciare la gioia del Vangelo, per raggiungere la fraternità e sororità universali vissute in giuste relazioni e in risposta alla chiamata all’ecologia integrale.
5.Conseguenze per la vita consacrata
I sogni di sinodalità hanno implicazioni importanti e impegnative per la vita consacrata del nostro tempo; i vari governi generali dell’UISG e dell’USG hanno evidenziato quanto segue:
Il necessario radicamento nello Spirito
Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa e della vita consacrata: lo Spirito ci mostra che Gesù risorto è la Via e ci spinge a seguirlo. La sinodalità richiede un cambiamento del cuore, che sarà possibile sotto la guida e la presenza dello Spirito. La sinodalità diventa così il nostro cammino di formazione e di spiritualità.
La chiamata ad un nuovo tipo di mutue relazioni
La pandemia di Covid-19, che tanto ci ha isolato, è stata allo stesso tempo uno stimolo per aprire nuovi spazi di comunicazione, grazie alle nuove tecnologie a nostra disposizione. È così emerso un modello speciale di intercomunicazione e sinodalità.
Abbiamo rilevato, con più forza di prima, l’importanza di conversazioni significative tra di noi. Molti istituti fanno un chiaro appello all’ascolto e al dialogo tra culture e generazioni. Siamo sempre più consapevoli della necessità di formarci a questo.
L’impatto sul modo in cui esercitiamo i nostri ministeri sarà evidente. La condivisione ha creato spazi per dare un nome alle ferite ed esprimere desideri di guarigione e riconciliazione a molti livelli.
Apertura alla collaborazione
La vita consacrata - in tutti i continenti - esprime il desiderio di una maggiore collaborazione e partenariato con tutti i laici, per affidare loro vari ruoli all’interno dei loro istituti e famiglie carismatiche. L’obiettivo è un maggiore apprezzamento reciproco e la possibilità di arricchirsi e imparare gli uni dagli altri. Si tratta di un aspetto che dobbiamo ancora approfondire e concretizzare. Ci sono modi più profondi e completi di collaborare che non abbiamo ancora immaginato e dobbiamo lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo.
Considerando il desiderio di collaborare nei progetti del Regno di Dio, la sinodalità insegna che non è necessario duplicarli, ma trovare forme di convergenza intercongregazionale. Lavorare insieme offre una testimonianza e risposte più efficaci ai bisogni. Allo stesso tempo, sono necessarie anche modalità di convergenza ecclesiale con il clero e i vescovi diocesani. Dobbiamo andare oltre le nostre delusioni e rimanere in relazione con tutti i membri della Chiesa. Il grido delle religiose, trattate ingiustamente, discriminate e persino maltrattate nelle diocesi di alcuni Paesi, chiede di essere ascoltato e di essere preso in considerazione.
Formazione alla sinodalità
La sinodalità deve modellare la formazione iniziale e permanente nella vita consacrata. Educare alla sinodalità richiede saggezza, apertura, esercizio e pratica; sono necessarie virtù come la generosità, l’apertura agli altri, la partecipazione, la collaborazione, l’umiltà e la rinuncia all’autoreferenzialità. La sinodalità deve essere integrata nella formazione dei seminari per prevenire la diffusione del patriarcato e del clericalismo. La sinodalità apre nuovi orizzonti nel modo in cui comprendiamo e viviamo oggi i consigli evangelici di obbedienza, celibato e povertà, nella configurazione della nostra vita comunitaria e della nostra spiritualità e nel modo in cui integriamo i nostri ministeri - secondo il carisma – nell’unica missione della Chiesa.
Leadership e governance
La sinodalità nella vita consacrata influisce sul discernimento e sui processi decisionali. Sebbene il discernimento comunitario sia stato praticato nei nostri istituti, c’è spazio per un miglioramento. L’appartenenza ad un organismo richiede la partecipazione. I buoni leader consultano e sono influenzati dall’ascolto e dalla condivisione reciproca. Il discernimento richiede tempo e pazienza perché tutti partecipino al processo.
Un desiderio condiviso è l’adozione - sia nella vita della Chiesa che nella vita consacrata -
di uno stile di governo circolare (partecipativo) e meno gerarchico e piramidale. Si auspica anche che i nostri ministeri carismatici - come vita consacrata – possano trovare una giusta ricollocazione all'interno della Chiesa universale e locale.
La sinodalità sfida i ministeri che non si svolgono in aree di bisogno ma in zone di comfort. Il grido dei poveri e dei vulnerabili in tutti i continenti deve essere ascoltato. C’è anche un grido che proviene dalle periferie esistenziali e che chiede di essere ascoltato, riconosciuto ed abbracciato alla luce del Vangelo.
La sinodalità ci dice che, come religiosi, siamo cittadini globali e la nostra vita e missione si svolgono in una comunità mondiale, che non aderisce al paradigma Nord-Sud, né agli schemi culturali Est e Ovest... Siamo chiamati a costruire ponti che attraversano le differenze di culture, nazionalità e razze, in modo che siano possibili gli incontri, i pregiudizi diminuiscano e cresca la riconciliazione. La chiamata all’unità deve abbracciare le complessità e le diversità che sono tutti doni della generosa creazione di Dio.
6.Conseguenze per la Chiesa: proposte di azione
I sogni di sinodalità hanno conseguenze importanti e impegnative per la Chiesa. I vari governi generali dell’UISG e dell’USG sottolineano aspetti importanti.
Convinzioni e criteri fondamentali
Se, secondo la Lumen Gentium, esiste una radicale uguaglianza tra tutti i battezzati (LG 10-13; 40-41), siamo tutti corresponsabili, siamo tutti investiti della stessa dignità all’interno del popolo sacerdotale, regale e profetico. Questa corresponsabilità deve essere possibile in un cammino sinodale.
La Chiesa è chiamata al dialogo con tutti: dialogo ecumenico tra le denominazioni cristiane, dialogo interreligioso, dialogo con l’ateismo e l’indifferenza. Il dialogo con coloro che si trovano ai margini socio-politici o economici della società è una priorità. Esiste un imperativo etico per la Chiesa di non cercare di essere servita, ma di servire. Le piccole comunità devono rispondere a questo imperativo attraverso nuove modalità di condivisione e servizio.
La Chiesa deve trovare il modo di integrare le diverse generazioni umane senza dover rinunciare ai propri valori.
È proprio della Chiesa perdonare, e bisogna farlo nei confronti di coloro che in tanti modi ci hanno offeso ed emarginato. Ma è altresì proprio della Chiesa – e per la vita consacrata al suo interno – chiedere perdono per gli errori storici e per tutto il male che abbiamo fatto alla società e alle persone.
Leadership e strutture
La leadership condivisa e collaborativa deve essere il modello sinodale di leadership; e questo implica una partecipazione adulta e proattiva di tutto il popolo di Dio nella comunità ecclesiale, superando così il clericalismo e l’autoritarismo. Questo richiede processi decisionali collaborativi e radicati nel discernimento spirituale; le decisioni non vengono prese da gruppi chiusi e parziali. È necessario cambiare alcune regole e strutture del diritto canonico (ad esempio il sistema di nomina dei vescovi e dei parroci, dei capi dei Dicasteri della Sede di Roma, il celibato obbligatorio per i ministri ordinati...) che non rispondono più alle esigenze della società e delle persone nella Chiesa. Il parere delle diocesi e delle comunità parrocchiali, che spesso si sentono trascurate, deve avere voce. A tal fine vanno ricercati modelli di circolarità affinché le strutture di governo non siano in contraddizione con la proposta sinodale.
È inoltre necessario fare in modo che le strutture comunitarie, formative e spirituali della vita consacrata non impediscano un maggiore contatto con la realtà delle persone sofferenti che sono chiamate a servire.
Stile ecclesiale: fraternità-sororità e comunità
Lo stile ecclesiale ed evangelico richiede una Chiesa che accolga con saggezza i diversi modi di vivere il cristianesimo, i diversi carismi e modi di confessare la propria fede.
Non dobbiamo considerarci in competizione, ma compagni e pellegrini alla ricerca di Dio e del Vangelo di Gesù. Anche le culture contribuiscono alla splendida diversità del vivere la fede cattolica.
La Chiesa deve essere caratterizzata da una vita di fraternità-sororità meno rigida e burocratica e più condivisa, meno individualista e più comunitaria... come le prime comunità cristiane.
La Chiesa deve scusarsi per il danno causato a persone che - per vari motivi - si sono sentite escluse dalla Chiesa (ad esempio, a causa delle loro convinzioni, di situazioni considerate irregolari).
Comunicazione
La Chiesa deve aggiornare il suo linguaggio e valorizzare i suoi simboli, perché le parole creano realtà. Certi nomi, titoli, modi di apparire che esprimono grandezza e potere non possono risuonare in chiave sinodale...
La sinodalità richiede l’impegno per una comunicazione adeguata e migliore in tutta la Chiesa e la necessità di una traduzione più rapida dei suoi testi principali perché siano di ispirazione a tutte le comunità cristiane.
Stile e spiritualità
La sinodalità richiede che la Chiesa adotti uno stile di maggiore semplicità, vicinanza e trasparenza. Di fronte alla tendenza dei vescovi e dei pastori a prendere decisioni senza ascoltare o consultare i laici e ad avere l’ultima parola, la sinodalità chiede qui di ascoltare tutte le voci, soprattutto quelle che vengono ascoltate raramente o mai.
Anche in circostanze difficili, la Chiesa sinodale deve tendere la mano a coloro che rimangono chiusi, ascoltare le loro preoccupazioni e i loro sogni e condividere con serenità, empatia e pazienza, come Gesù con i discepoli sulla strada di Emmaus. Il Signore fa sempre il dono dello Spirito a chi lo chiede.
La sinodalità deve opporsi all’abuso di potere in tutte le sue forme: atteggiamenti, gesti, azioni, compreso l’abbigliamento usato per creare distanza anziché vicinanza e servizio alla gente: “Non sia così tra voi” (Mc 19, 43-45).
La sinodalità richiede di praticare e insegnare la preghiera profonda: sentirsi e sapersi parte del Cristo totale, testimoniare e predicare Gesù con la vita e le parole.
Lo spazio dei laici (donne, fratelli...)
Le religiose hanno spesso sofferto gli effetti e gli abusi del clericalismo. Questo richiede una revisione della vocazione delle donne all’interno della Chiesa: dare loro la possibilità del diaconato; e accogliere la loro partecipazione alla vita e alla leadership della Chiesa a partire da nuove prospettive.
Dare alle donne ruoli secondari nella Chiesa deve cessare il prima possibile. La sinodalità richiede in modo particolare una maggiore partecipazione delle donne negli spazi accademici, nei processi formativi del popolo di Dio e dei seminari, modellando processi di spiritualità.
È necessario valorizzare la vocazione del religioso o della religiosa all’interno della Chiesa e delle Chiese locali. All’interno di qualsiasi istituto (laico o cosiddetto clericale) dovrebbero poter esercitare posizioni di leadership senza restrizioni, per evitare il clericalismo intracongregazionale.
Formazione
Una chiave per la sinodalità passa attraverso la formazione dei seminaristi o dei candidati al ministero ordinato, che è spesso inadeguata: non sono preparati ad essere
ministri ordinati capaci di sinodalità e di favorire la partecipazione libera e adulta di tutto il popolo di Dio. Dobbiamo offrire una formazione che eviti la ricerca del privilegio, della burocrazia e del potere economico.
La sinodalità richiede una formazione speciale per comprendere la realtà di tutti i membri della Chiesa: la conoscenza delle realtà culturali, religiose, politiche e sociali, per poter comunicare con tutti.
Ciò che la Ratio Formationis già chiede, vale a dire, la partecipazione delle donne e dei laici ai vari processi formativi, deve diventare una realtà.
I sacerdoti e i seminaristi devono essere formati per conoscere le caratteristiche della vita consacrata in tutte le sue forme.
Ci sono questioni in sospeso nella formazione del popolo di Dio, ad esempio, come riconsiderare in questa Chiesa del terzo millennio le relazioni e le aree della sessualità che non hanno ancora trovato il loro posto sano e liberatorio nelle nostre norme e nella cura pastorale.
Conclusione
Il desiderio di rafforzare il modello sinodale - camminare insieme come popolo di Dio e come persone consacrate - appare in tutte le conversazioni qui riassunte. Da questa sintesi, ogni istituto e comunità potrà continuare la sua riflessione e il suo impegno e sforzo a favore della sinodalità. Questo movimento dello Spirito richiede una maggiore comunicazione e collaborazione tra tutti i membri dell’UISG e dell’USG e i suoi istituti. Questo ci metterà ulteriormente in sintonia nel cammino sinodale a tutto il popolo di Dio e alla nostra Casa comune.
Membri della Commissione del Sinodo UISG-USG:
MARIA CIMPERMAN, RSCJ
JOSÉ CRISTO REY GARCÍA PAREDES, CMF
GEMMA SIMMONDS, CJ
ORLANDO TORRES, SJ