Gellini Anna Maria
Capitolo Generale dei Cistercensi della Stretta Osservanza
2022/11, p. 8
L’11 febbraio 2022, nella prima parte del Capitolo Generale dei Cistercensi della Stretta Osservanza, (Trappisti) è stato eletto come nuovo Abate Generale Dom Bernardus Peeters, finora Abate di Tilburg in Olanda.

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Capitolo Generale dei Cistercensi della Stretta Osservanza
Dom B. Peeters nuovo abate generale: “i suoi sogni”
L’11 febbraio 2022, nella prima parte del Capitolo Generale dei Cistercensi della Stretta Osservanza, (Trappisti) è stato eletto come nuovo Abate Generale Dom Bernardus Peeters, finora Abate di Tilburg in Olanda. L’Abate Generale uscente, Dom Mauro Giuseppe Lepori, è stato invitato a tenere una conferenza in preparazione dell’elezione e ad assistere allo scrutinio come testimone.
Dopo l’elezione, Dom Peeters si è messo subito in viaggio per visitare le dodici regioni in cui si trovano i monasteri cistercensi. Durante l’udienza con papa Francesco, avvenuta il 16 settembre scorso in Sala Clementina in Vaticano, Dom Peeters gli ha confidato di aver raccolto, durante questo suo viaggio, “i sogni dei superiori”, da condividere poi nella seconda parte del Capitolo che si sarebbe svolto in settembre presso la Porziuncola di S. Maria degli Angeli (Assisi).
Il Papa è rimasto colpito da questa espressione e nel suo intervento di saluto l’ha ripresa: «Mi ha colpito questo modo di esprimersi, e lo condivido di cuore. Sia perché, anch’io intendo il “sognare” in questo senso positivo, non utopistico ma progettuale; sia perché qui non si tratta dei sogni di un individuo, fosse pure il superiore generale, ma di una condivisione, di una “colletta” di sogni che emergono dalle comunità. Essi sono sintetizzati in questo modo: sogno di comunione, sogno di partecipazione, sogno di missione e sogno di formazione». Papa Francesco ha poi proposto alcune riflessioni su queste quattro “strade”.
«Prima di tutto, desidero fare una nota, per così dire, di metodo. Una indicazione che mi viene dall’impostazione ignaziana ma che, in fondo, credo di avere in comune con voi, uomini chiamati alla contemplazione alla scuola di San Benedetto e di San Bernardo. Si tratta, cioè, di interpretare tutti questi “sogni” attraverso Cristo, immedesimandoci in Lui mediante il Vangelo e immaginando – in senso oggettivo, contemplativo – come Gesù ha sognato queste realtà: la comunione, la partecipazione, la missione e la formazione. In effetti, questi sogni ci edificano come persone e come comunità nella misura in cui non sono i nostri, ma i suoi, e noi li assimiliamo nello Spirito Santo. I suoi sogni. E qui allora si apre lo spazio di una bella e gratificante ricerca spirituale: la ricerca dei “sogni di Gesù”, cioè dei suoi desideri più grandi, che il Padre suscitava nel suo cuore divino-umano. Ecco, in questa chiave di contemplazione evangelica vorrei mettermi in “risonanza” con i vostri quattro grandi sogni».
Sognare con Gesù la comunione
«Il Vangelo di Giovanni ci consegna questa preghiera di Gesù al Padre: “La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (17,22-23). Questa Parola santa ci permette di sognare con Gesù la comunione dei suoi discepoli, la nostra comunione in quanto “suoi” (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 146). Questa comunione – è importante precisarlo – non consiste in una nostra uniformità, omogeneità, compatibilità, più o meno spontanea o forzata, no; consiste nella nostra comune relazione a Cristo, e in Lui al Padre nello Spirito. Gesù non ha avuto paura della diversità che c’era tra i Dodici, e dunque nemmeno noi dobbiamo temere la diversità, perché lo Spirito Santo ama suscitare differenze e farne un’armonia. Invece, i nostri particolarismi, i nostri esclusivismi, quelli sì, dobbiamo temerli, perché provocano divisioni (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 131). Dunque, il sogno di comunione proprio di Gesù ci libera dall’uniformità e dalle divisioni, tutte e due cose brutte. […] In particolare, una comunità di vita consacrata può essere segno del Regno di Dio testimoniando uno stile di fraternità partecipativa tra persone reali, concrete, che, con i loro limiti, scelgono ogni giorno, confidando nella grazia di Cristo, di vivere insieme» (cfr Evangelii gaudium, 87).
Il sogno di una Chiesa tutta missionaria
«Il Vangelo ci consegna anche il sogno di Gesù di una Chiesa tutta missionaria: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20). Questo mandato riguarda tutti, nella Chiesa. Non ci sono carismi che sono missionari e altri che non lo sono. Tutti i carismi, in quanto dati alla Chiesa, sono per l’evangelizzazione del popolo, cioè missionari; naturalmente in modi diversi, molto diversi, secondo la “fantasia” di Dio. Un monaco che prega nel suo monastero fa la sua parte nel portare il Vangelo in quella terra, nell’insegnare alla gente che vive lì che abbiamo un Padre che ci ama e in questo mondo siamo in cammino verso il Cielo. Dunque, la domanda è: come si può essere Cistercensi di stretta osservanza e far parte di «una Chiesa in uscita» (Evangelii gaudium, 20)? Come vivete voi la «dolce e confortante gioia di evangelizzare» (S. Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 75)? Sarebbe bello sentirlo da voi, contemplativi. Per ora, ci basta ricordare che “in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio” e che in tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che “è lui che ha amato noi” (1 Gv 4,10; Evangelii gaudium, 12)».
Il sogno della formazione e della santità
«Infine, i Vangeli ci mostrano Gesù che si prende cura dei suoi discepoli, li educa con pazienza, spiegando loro, in disparte, il significato di alcune parabole; e illuminando con la parola la testimonianza del suo modo di vivere, dei suoi gesti. Ad esempio, quando Gesù, dopo aver lavato i piedi dei discepoli, dice loro: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15), il Maestro sogna la formazione dei suoi amici secondo la via di Dio, che è l’umiltà e il servizio. E poi quando, poco dopo, afferma: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Gv 16,12), Gesù fa capire che i discepoli hanno un cammino da fare, una formazione da ricevere; e promette che il Formatore sarà lo Spirito Santo: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (v. 13). E tanti potrebbero essere i riferimenti evangelici che attestano il sogno di formazione nel cuore del Signore. Mi piace riassumerli come un sogno di santità, rinnovando questo invito: “Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita” (cfr Gal 5,22-23; Esort. ap. Gaudete et exsultate, 15)».
ANNA MARIA GELLINI