Un Carisma che fa Famiglia
2022/11, p. 6
All’interno dei lavori capitolari, iniziati il 25 giugno con la Santa Messa di apertura
presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, si è svolta anche la II Assemblea generale della giovane congregazione missionaria Famiglia di don Ottorino Zanon.
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X CAPITOLO GENERALE DELLA PIA SOCIETÀ SAN GAETANO
Un Carisma che fa Famiglia
All’interno dei lavori capitolari, iniziati il 25 giugno con la Santa Messa di apertura presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, si è svolta anche la II Assemblea generale della giovane congregazione missionaria Famiglia di don Ottorino Zanon.
Una Assemblea dentro un Capitolo
Tra la fine di giugno e metà luglio 2022 si è svolto, a Vicenza, presso la Casa dell’Immacolata, Casa Madre della Congregazione, il X Capitolo generale della Pia Società San Gaetano, congregazione religiosa nata dall’ispirazione carismatica del venerabile don Ottorino Zanon (1915-1972). All’interno dei lavori capitolari, iniziati il 25 giugno con la Santa Messa di apertura presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, si è svolta anche la II Assemblea generale della Famiglia di don Ottorino: è di questo fatto particolarmente significativo che questo articolo vuole parlare.
Il cammino della giovane congregazione missionaria, formata da religiosi preti e diaconi che condividono la cura pastorale di parrocchie in diocesi scarse di clero o in realtà di periferia, da diversi anni ha condotto i consacrati a dare maggiore concretezza all’intuizione originaria del fondatore. Egli già prima del Concilio Vaticano II sognava una Chiesa in cui ogni battezzato, scoprendo la propria vocazione, potesse esprimere appieno la propria responsabilità nel popolo di Dio in uno stile di servizio e di comunione. Questo germe profetico, che si incarna nella vita ordinaria delle comunità cristiane in cui opera la Famiglia di don Ottorino, è divenuto una realtà riconosciuta proprio nell’occasione appena vissuta, nella quale i membri della stessa si sono scoperti parte di un’unica e vivace Famiglia carismatica.
A dire il vero, già una Dichiarazione del Capitolo generale del 2003 aveva delineato l’identità della Famiglia di don Ottorino, ma senza approfondirne le conseguenze pratiche. Questo a indicare ciò che metteremo in evidenza: non si tratta di un appuntamento puntuale né casuale, ma del frutto di un percorso il cui germe stava già nel modo concreto con cui don Ottorino viveva e pensava i rapporti dentro la comunità cristiana. Il cammino dunque è stato lungo, con tappe importanti che non possiamo qui ricordare dettagliatamente. L’esperienza della II Assemblea generale e del X Capitolo ha una radice profonda, che si è delineata e chiarita, portando la pianta da essa nata ad assumere i connotati di una vera e propria Famiglia carismatica, nell’ascolto attento e paziente dello Spirito che parla attraverso la storia e nelle relazioni quotidiane fra ministri ordinati, consacrati uomini e donne, laici e laiche.
La Famiglia carismatica si costituisce così come una costellazione di realtà ecclesiali attorno all’unico carisma. Per la Famiglia di don Ottorino, attualmente, si tratta dei Religiosi preti e diaconi, delle Sorelle nella Diaconia (donne consacrate secondo il carisma ottoriniano) e degli Amici di don Ottorino (prevalentemente laici e laiche, ma non solo).
Non un evento, ma un processo
Il X Capitolo con all’interno la II Assemblea generale della Famiglia di don Ottorino non è stato quindi un evento, delimitato semplicemente da una data di inizio e una di termine, bensì un vero e proprio processo, come suggerisce papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Di fatto, i lavori sono cominciati già più di tre anni fa, quando i responsabili del governo della congregazione hanno lanciato in tutte le comunità del mondo l’iniziativa dei laboratori di studio e condivisione sui contenuti dell’Assemblea e del Capitolo, che – appunto – hanno trattato lo stesso tema: “La Famiglia di don Ottorino: carisma e ministeri in una Chiesa in uscita”.
La prassi sinodale dei laboratori, definiti “di conduzione comunitaria”, era già stata sperimentata nella Famiglia in preparazione al Capitolo precedente, all’interno del quale si era svolta la I Assemblea generale. La caratteristica più evidente è che tali laboratori funzionano nel territorio intrecciando la presenza dei religiosi, delle sorelle e degli amici laici, con partecipazione anche di persone esterne alla Famiglia stessa, in un clima di reciprocità che esprime ordinariamente lo stile familiare proprio del carisma ottoriniano. La condivisione e il confronto, organizzati mediante un metodo partecipativo che favorisce l’ascolto e il dialogo, con il coordinamento di moderatori appositamente preparati, ha permesso di rendere protagonisti del cammino preparatorio un gran numero di membri della Famiglia, di battezzati desiderosi di dare il proprio contributo, di persone attente alle dinamiche ecclesiali.
Il coordinamento del tutto è stato favorito dal lavoro di una Équipe Centrale della Famiglia che, su intuizione del precedente Consiglio generale, ha svolto il proprio servizio grazie all’impegno di una decina tra religiosi, sorelle e amici insieme per tutto il sessennio trascorso. L’Équipe ha avuto il compito di proporre le schede di lavoro per i vari incontri dei laboratori, declinando il tema dell’Assemblea. In un movimento dal centro alla periferia di andata e ritorno, questo cammino ha portato tantissimo materiale negli archivi dei computer dei responsabili, con una costante opera di rielaborazione e rimando che non ha fatto perdere la ricchezza dei contributi raccolti, anche in più lingue.
Il tutto è stato arricchito dalla fantasia della Provvidenza. Infatti, il Capitolo e l’Assemblea sono stati rimandati di un anno, a causa della pandemia da Covid19, e questo ha obbligato i responsabili a pensare e proporre una nuova fase di lavoro che coinvolgesse i 43 rappresentanti già nominati (di diritto o per elezione) a far parte del gruppo assembleare. Così i 21 religiosi, la sorella nella diaconia e i 21 laici referenti per le comunità di tutto il mondo si sono incontrati fedelmente ogni mese online, sulla piattaforma zoom, per iniziare a conoscersi e per lavorare i materiali di sintesi di quanto prodotto nei due anni di laboratori.
Sono arrivati così all’appuntamento in presenza con un bagaglio di consapevolezza e di riflessione già attivato e molto ricco, che ha favorito l’intenso lavoro dei giorni assembleari, cominciati con una immersione nella spiritualità ecclesiale grazie all’intervento dell’amico vescovo Mons. Fortunato Morrone, pastore dell’arcidiocesi di Bova-Reggio Calabria. La serietà dell’opera compiuta dallo Spirito è emersa paradossalmente più evidente quando il virus ha fatto irruzione nel gruppo riunito, contagiando almeno il 50% dei partecipanti. L’imprevisto non ha interrotto i lavori, che anzi – con l’aiuto della tecnologia – sono continuati serrati, dimostrando che davvero tutti i presenti si sentivano responsabili della Famiglia e del lavoro da compiere.
L’esito della settimana condivisa in Assemblea è stata l’elaborazione di un documento denominato “Carta di Identità della Famiglia di don Ottorino”, che i religiosi successivamente riuniti in Capitolo non hanno fatto altro che confermare in tutta la sua ricchezza.
La “Carta di Identità”
Il documento, che attinge come matrice alle intuizioni condivise dal Coordinamento delle Famiglie carismatiche, attivo da diversi anni sul territorio nazionale, si presenta come un riferimento già imprescindibile per riconoscere la bellezza del carisma, nei suoi contenuti e nei suoi dinamismi, e per poter discernere la personale identificazione con esso per aderire alla Famiglia nei modi previsti (voti religiosi o impegni e promesse laicali).
La Carta è un testo snello e denso, costruito secondo i criteri dell’essenzialità, della fedeltà alla Parola di Dio e alla radice carismatica (intrinsecamente ecclesiale) e dell’incarnazione, e si struttura in 7 piccoli capitoletti. Percorrerli in una lettura spirituale è come ricostruire al contrario una specie di matrioska, una di quelle ben note bambole russe o ucraine che contengono dentro di sé delle versioni sempre più piccole della stessa bambola, come in uno scrigno prezioso dove il disegno dei tratti pitturati esternamente è più o meno lo stesso e le dimensioni cambiano per permettere di metterle una dentro l’altra.
Così è lo sviluppo del carisma nella Carta, solo che si va dal centro verso l’esterno. E così il nucleo più intimo della “matrioska carismatica” è espresso nel capitolo 2 che identifica in Gesù sacerdote servo il cuore del carisma. Per poi crescere ordinatamente nella strutturazione del carisma stesso, che si mostra nel capitolo 3 dedicato alla vocazione condivisa tra i membri della Famiglia; poi nel capitolo 4 nella missione comune di vivere e generare unità nella carità, e nel capitolo 5 nei lineamenti essenziali della spiritualità che mostrano i nuclei interiori delineati; infine, nel capitolo 6 con l’esigenza formalizzata di una formazione mistagogica, condivisa tra tutti i membri della Famiglia sia nella preparazione che nella realizzazione. A cornice, il capitolo 1 chiarisce che cos’è una Famiglia carismatica e perché la Famiglia di don Ottorino si definisca tale, mentre al capitolo 7 spetta di suggerire l’organo principale per coordinare e promuovere l’unità della stessa: il Consiglio di Famiglia.
La Carta è uno strumento, maturato nel metodo di lavoro partecipativo che abbiamo provato a descrivere a larghi tratti, che diventerà punto di riferimento fondamentale per il lavoro del nuovo Consiglio generale della congregazione religiosa, sotto la guida di padre Rolando (Roly) Duris, primo confratello chiamato a questo servizio di provenienza latinoamericana (argentino, come il Papa) che oltre tutto non ha conosciuto di persona il fondatore. Ma la nuova frontiera della reciprocità e della corresponsabilità tra tutte le vocazioni di cui è formata la Famiglia di don Ottorino, come lievito positivo di sinodalità nella massa della Chiesa e delle Chiese locali, è gettato definitivamente in una prassi sperimentata che può solo maturare ulteriormente. A tal scopo, saranno decisive le scelte di novità legate agli organismi di coordinamento e di governo e la cura dei processi di comunicazione che sono al centro delle attenzioni per il sessennio che inizia.
Dal sinodo al metodo
L’esperienza della II Assemblea generale della Famiglia di don Ottorino dentro il X Capitolo della Pia Società San Gaetano ha messo in evidenza che è possibile vivere processi sinodali in fedeltà alla chiamata che nella Chiesa risuona nitida grazie al ministero di papa Francesco. Va considerato certamente come un dato importante il fatto che la realtà carismatica a cui si fa riferimento è piccola, dentro il grande mare ecclesiale. Tuttavia, questo dato suggerisce ulteriormente l’importanza di non ridurre il Sinodo a una questione di strategie o di concetti. Piuttosto, sono in gioco le relazioni reali tra le persone, che hanno sempre necessariamente un orizzonte limitato, che rende accessibile ciò che viene proclamato alle folle.
In questo senso, abbiamo riconosciuto un passaggio decisivo nel contesto dei processi di discernimento ispirati al clima sinodale che la Chiesa sta vivendo. Si tratta di riflettere e curare maggiormente la questione del metodo, piuttosto che soltanto l’esortazione al sinodo. L’etimologia delle parole ci aiuta a comprendere l’importanza dell’indicazione: “sin-odòs” significa infatti “camminare insieme”, e questo è l’ideale, che nel linguaggio carismatico ottoriniano si traduce nell’aspirazione a vivere e promuovere “l’unità nella carità”. Ma la domanda più importante, che avvia l’incarnazione dell’ideale nella vita, è “come si fa a camminare insieme”, e quindi si apre la questione del “meta-odòs”, del “camminare attraverso”.
Quali sono gli strumenti e le attenzioni da avere per favorire una reale compartecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa? Quali elementi e atteggiamenti sono da formare e animare affinché davvero tutti possano sentirsi protagonisti di un cammino condiviso, che in sé è già concretizzazione dell’ideale?
Ecco perché nella Famiglia di don Ottorino si è passati da una iniziale attenzione alla collaborazione fra ministri ordinati e laici ad una ricerca effettiva di corresponsabilità che a sua volta ardisce raggiungere dinamiche relazionali di reciprocità, dove i doni e i talenti di ciascuno siano realmente valorizzati per il bene di tutti e dentro i rapporti segnati anche dall’esperienza del limite e della fragilità.
In questo orizzonte e nella logica mistagogica del processo, la programmazione del prossimo sessennio è stata pensata in maniera snella e attenta soprattutto alla relazione fra i vari membri della Famiglia, per attivare dinamiche missionarie nell’esercizio di una crescente comunione. In particolare, l’organismo nascente del Consiglio di Famiglia, presieduto dal superiore generale della Congregazione religiosa, sarà chiamato ad alcune attenzioni espresse in modalità specifiche:
-favorire la nascita o il consolidamento di équipes ministeriali dentro le comunità pastorali in cui è presente il carisma ottoriniano;
-attivare il servizio di referenti di Famiglia per ambiti pastorali (uno fra tutti, l’animazione del diaconato nelle Chiese locali, in collaborazione con gli organi diocesani);
-continuare nella proposta di percorsi formativi sullo stile di vita sinodale, preparati e vissuti insieme fra le varie vocazioni;
-approfondire e organizzare meglio le dinamiche di comunicazione, consapevoli che dai linguaggi e dai messaggi condivisi o proposti dipende molto l’efficacia evangelizzatrice dei discepoli di Cristo.
La giovane e piccola Famiglia di don Ottorino si inserisce così appieno nel cammino della Chiesa universale, consapevole di poter dare un contributo originale dentro il contesto di cambiamento d’epoca che l’umanità tutta sta vivendo.
P. LUCA GARBINETTO, PSSG