Zanotti Carlo Maria
Una Chiesa inquieta che si interroga. Collevalenza dal 21 al 25 novembre
2022/10, p. 4
L’Area Animazione Vita Consacrata della CISM/USMI, insieme all’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della CEI, come ogni anno, offrirà un convegno di lavoro per i Religiosi a Collevalenza dal 21 al 25 novembre. Il tema di quest’anno sarà: CHIESA INQUIETA: ASCOLTA E CAMMINA! Vita consacrata e presenza profetica sinodale «Tu solo sei così forestiero… da non sapere?» (Lc 24,18)

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
La sinodalità nella vita religiosa tra lavoro, amministrazione e dono
La Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM), si dà appuntamento a Valdragone, nella Repubblica di San Marino, dal 7 all’11 novembre 2022, per celebrare la 62ª Assemblea Nazionale. Il tema di fondo, che accompagnerà i lavori dei Superiori Maggiori (Provinciali, Abati e alcuni Generali), sarà: “La vita religiosa, sinodale per vocazione, lavora, amministra e dona”.
Vogliamo, in comunione con papa Francesco e la Chiesa italiana, lasciarci interpellare dalla sinodalità come forma della vita della Chiesa e dei nostri Istituti; consapevoli che vivere e instaurare la sinodalità nella Chiesa è una urgenza dalla quale dipende il futuro della comunità credente.
Al tema della sinodalità abbiamo collegato tre percorsi che hanno segnato e segnano, in maniera profetica, la vita religiosa: il lavoro, l’amministrazione e l’essere dono. Crediamo, infatti, che i religiosi siano chiamati a dare una visione di futuro, ritornando a camminare sulle strade del mondo, testimoniando il piacere della loro vocazione-missione, consapevoli di essere portatori di pienezza, ricolmi della pienezza di Dio (Ef 3,19), figli di una addizione e non di una sottrazione, di un incremento dell’umano e non di una diminuzione.
Ora et labora è la prima frase che viene in mente quando si pensa al lavoro del monachesimo e della vita religiosa nel suo divenire storico. I monasteri e le molteplici realtà evolutive della vita religiosa, sono state come un’officina (officina divinae artis). La vita del monaco, prima, e del religioso, poi, sono state come apprendimento di una ars, quindi di un mestiere, di una professione e missione. È stato e, in parte continua ad essere, un movimento immenso, sorprendente, meraviglioso. Ha cambiato l’Europa, l’ha fatta più bella e più ricca, ha accresciuto la sua biodiversità culturale, spirituale, artistica, forestale, enogastronomica, e poi, quasi per sbaglio, ha inventato un’altra economia.
Oggi siamo chiamati ad interrogarci sul rapporto lavoro-vita religiosa, non solo come risposta alla preoccupazione di papa Francesco rispetto alla povertà nella Chiesa e all’uso dei beni economici, ma anche per non restare schiacciati su una forma di lavoro troppo clericale e pastorale, rischiando l’irrilevanza sociale, o riducendoci a meri custodi di un patrimonio da amministrare, magari senza un respiro solidale e profetico.
L’Assemblea Nazionale, infine, tratterà del servizio del Superiore Maggiore come Ordinario, di alcune questioni riguardanti la vita religiosa oggi e dei nuovi schemi di convenzione preparati dalla Commissione Mista e approvati dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Questa Assemblea, inoltre, riveste una particolare importanza perché si procederà alla elezione del nuovo Presidente della CISM.
Dalla collegialità alla sinodalità
Il Vaticano II ha introdotto il tema della sinodalità educando la Chiesa a parlare di collegialità episcopale (Lumen gentium, n. 22; Christus Dominus, nn. 28, 34), di collegialità tra il vescovo e il suo presbiterio (Presbyterorum ordinis, nn. 8, 10) e di Mutuae relationes (“vicendevoli rapporti”) tra l’Ordinario diocesano e l’Ordinario religioso, direttive emanate il 14 maggio 1978 a firma della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari e della Congregazione dei vescovi.
Papa Francesco ha iniziato a usare il termine “sinodo-sinodalità” con significati eterogenei. Sono sue le affermazioni che sinodo è un processo, una modalità di vivere la Chiesa, il cammino ecclesiale che tutti devono fare insieme, l’espressione della fraternità dei battezzati, la forma più visibile della comunione, un modo di celebrare la liturgia, come atto dell’assemblea una, santa, sacramentale.
La poliedricità della sinodalità ecclesiale, quindi, evidenzia la necessità di assumere una forma ecclesiale di sinodo e di sinodalità che vadano oltre il significato di un fatto celebrato; la sinodalità come stile di vita ecclesiale, come processo ermeneutico che accomuna tutti i battezzati in Cristo Gesù, come processo pericoretico che si nutre della circolarità relazionale tra tutte le componenti della Chiesa, richiamando la co-essenzialità delle stesse (Congregazione per la dottrina della Fede, Iuvenescit Ecclesia, Roma 2016), che costituisce un approfondimento lucido delle relazioni tra vescovi e consacrati, alla luce dell’ecclesiologia e spiritualità di comunione e alla luce dei due principi coessenziali della Chiesa, gerarchia e carismi, e recuperando perciò la profonda e inscindibile interazione nella Chiesa tra doni gerarchici e doni carismatici.
Co-essenzialità, un altro modo per dire la sinodalità
La co-essenzialità è un altro modo per dire qualcosa della sinodalità, della reciprocità dell’essere e dell’operare ecclesiale; è un modo teologico e pastorale per superare la tentazione dell’autoconservazione e del clericalismo. Scrive il teologo Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale: «Non si tratta più soltanto di accordare, sotto la guida dei pastori, l’insostituibile contributo delle realtà carismatiche alla vita e alla missione della Chiesa, considerate a una a una nel loro rapporto con la gerarchia, ma si tratta anche di metterne in circolo i doni e di partecipare tutti insieme – pastori, consacrati e laici, singoli e associati, in virtù del sensus fidei e in forza dei carismi loro affidati – al discernimento dei sentieri pastorali più adatti a servizio dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo» (P. Coda, “Doni per un’unica missione”, in L’Osservatore Romano, 28 luglio 2016).
Certo, non siamo pronti a tale comprensione della sinodalità, registriamo un ritardo nella riflessione teologica, pastorale e missionaria, c’è una reale difficoltà a stare al passo, almeno in questa fase, alla comprensione della Chiesa sinodale. Come maturare una nuova forma ecclesiale?
Una sinodalità fatta di comunione e intrisa di Spirito Santo
Papa Francesco richiama l’ascolto orante della parola di Dio e l’esperienza penitenziale, in cui la Chiesa riconosca la necessità di modellare la propria mentalità sulla coscienza battesimale (Papa Francesco, Evangelii gaudium, nn. 174-175): «Tutta l’evangelizzazione è fondata sulla Parola di Dio, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio “diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale”. La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’Eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana… La Parola proclamata, viva ed efficace, prepara la recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia. Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a tutti i credenti. È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. L’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria. Noi non cerchiamo brancolando nel buio, né dobbiamo attendere che Dio ci rivolga la parola, perché realmente “Dio ha parlato, non è più il grande sconosciuto, ma ha mostrato se stesso”. Accogliamo il sublime tesoro della Parola rivelata».
Queste due esperienze – ascolto orante della Parola di Dio e coscienza battesimale - sono preliminari alla communio ecclesialis, alla compaginazione e comunione del popolo santo di Dio che deve essere ascoltato, che ha necessità di confrontarsi nel dialogo, intravedendo convergenze e soluzioni possibili, secondo l’antico principio ecclesiale: «Quod omnes tangit, ab omnibus tractari et approbari debet» («Ciò che riguarda tutti, da tutti deve essere discusso e approvato»).
In questo processo grande è l’azione dello Spirito Santo, perché nella Chiesa vi è la “comunanza nello Spirito” (koinonìa pneumatos = Fil 2,1), come dice l’Apostolo Paolo. In virtù dello Spirito Santo, la Chiesa opera come un Corpo «ben compaginato e connesso mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro» (Ef 4,15-16; 1Cor 12,12). Il processo sinodale è pneumatico e missionario, per questo si configura come esperienza di una carovana umana che apprende il santo pellegrinaggio (Evangelii gaudium, 87), comunità che vive nella condizione di Emmaus (Lc 24,1ss.). È lo Spirito Santo che opera attivamente sulla comunità ecclesiale e questa si lascia inzuppare di Spirito Santo, fino ad essere “Sposa del Verbo”. Lo Spirito Santo, infatti, è il vero regista nascosto della storia, Egli è costantemente all’opera e «stimola la Chiesa a svilupparsi» (Ad gentes, n. 4).
Mai rassegnati dinanzi alla storia
Alla scuola della vita emergono bisogni, sfide, crisi, conflitti che vanno letti ed ascoltati. Tutto il popolo di Dio deve esercitare questa vigilanza, in uno stato permanente di sinodalità, attraverso il discernimento dei segni dei tempi e dei luoghi. È la via tracciata dalla Chiesa nascente quando venne chiamata a ricostituire il gruppo dei Dodici dopo il tradimento di Giuda (cf. At 1,15-26); è quanto ha fatto la comunità cristiana per risolvere il conflitto tra giudei ed ellenisti nella ripartizione e condivisione dei beni (cf. At 6,1-7); è l’esperienza forte, dinanzi alla minaccia di uno scisma, quando dovette dirimere la questione tra missionari evangelizzatori dei pagani e la comunità dei giudeo-cristiani di Gerusalemme (cf. At 15,1-35).
Si tratta di saper leggere e ascoltare la realtà con le sue inattese criticità, imparando sempre qualcosa dall’altro, indipendentemente dalla forza o dalla debolezza, dall’essere giusti o peccatori, intelligenti o semplici, giudei o greci, uomini o donne (Gal 3,28). Tutti hanno dignità di figli e figlie di Dio, tutti formiamo «un solo corpo, un solo spirito, una sola vocazione» (cf. Ef 4,4), un’unica comunione ecclesiale! Tutti sono Chiesa costituita nella fraternità (adelphótes: 1Pt 2,17; 5,9), tutti «pietre vive dell’edificio spirituale» (1Pt 2,5), tutti inabitati dallo Spirito Santo (Gv 14,17; Tt 3,5; 2Pt 1,4), tutti in grado di agire attraverso l’unctio magistra, quel “fiuto” – dice papa Francesco – che abilita a individuare l’azione del Signore e a vivere nella traccia della storia i valori del Regno.
La comunità monastica: casa e scuola di sinodalità
Le comunità monastiche, non meno di quelle apostoliche, sono vere case e scuole di sinodalità. Il loro ruolo ecclesiale e sociale è stato ed è quello di insegnare a non abdicare rispetto alla propria responsabilità di partecipazione e corresponsabilità, invogliando tutti a partecipare ai processi di discernimento e di decisione.
Le comunità monastiche sono luoghi teologici ed esistenziali dell’impegno nella Chiesa e nel mondo, hanno responsabilità ecclesiale e civile, educano a non coltivare il disimpegno ma a promuovere cultura, pace, parresia intrisa di quella profezia che non mistifica la realtà. Le comunità monastiche sono l’esperienza storica di chi riconosce che ogni cammino sinodale è fatto di decisioni e delibere, valori carismatici e atti istituzionali.
Sinodalità in cammino
Gli organi ecclesiali di esercizio della sinodalità previsti finora – sinodo dei vescovi, sinodo diocesano, consiglio presbiterale e pastorale, consiglio pastorale parrocchiale – sono tutti consultivi, ma è evidente che l’espressione “votum tantum consultivum” (“voto solo consultivo”) sia una forma inadeguata per dire la sinodalità, il cammino di comunione che la Chiesa tutta – in tutte le sue declinazioni, particolari e universali – vuol compiere.
Certo, siamo solo all’inizio del processo sinodale, di quella maturazione ecclesiale che vuole riconoscere la diversità dei carismi e dei ministeri, la qualità del popolo di Dio quale soggetto che, nutrito dal sensus fidei, è in un certo senso infallibile in credendo (Evangelii gaudium n. 119). I pastori insieme al popolo di Dio, in sýn-odós, devono «esaminare tutto e discernere ciò che è buono» (cf. 1Ts 5,21; Lumen gentium, n. 12), cercando insieme la conformità della vita e del comportamento del popolo di Dio al Vangelo. Per tutto questo, avviare processi sinodali nella Chiesa non solo è urgente ma anche decisivo.
P. Luigi Gaetani, ocd
Presidente Nazionale della CISM