Brevi dal mondo
2022/10, p. 35
India- Calcutta A 25 anni dalla scomparsa di Madre Teresa
Mozambico Uccisa una suora comboniana italiana
Mondo Aumentano le violenze contro i cristiani
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Testimoni
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India - Calcutta
A 25 anni dalla scomparsa di Madre Teresa
Il 5 settembre scorso è stato ricordato l’anniversario dei 25 anni dalla morte di Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Missionarie della Carità, proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003 e santa da papa Francesco nel 2016. La sua testimonianza non è terminata con la sua morte, ma continua a rimanere viva più che mai nelle periferie più dimenticate di ogni continente attraverso l'opera - spesso nascosta - delle sue religiose.
In vista di questa ricorrenza, da Calcutta la superiora delle Missionarie della Carità, sr. Mary Joseph racconta in un messaggio come le loro comunità intendevano vivere questo importante anniversario. Ha scritto: «Nella preghiera e nel discernimento abbiamo deciso di celebrarlo nel modo in cui, forse, lei stessa avrebbe desiderato. In onore di questo 25° anniversario della Madre in tutto il mondo le nostre suore usciranno alla ricerca dei più poveri tra i poveri per le strade, nelle stazioni… ovunque ci sono persone sole e abbandonate. Qui a Calcutta abbiamo due comunità formate ciascuna da quattro suore che vanno per le strade ogni giorno con cibo impacchettato, vestiti, per incontrare i poveri là dove si trovano. Quelli molto ammalati vengono condotti nelle nostre case per essere accuditi nei loro bisogni essenziali, come la possibilità di fare un bagno, avere un cambio di vestiti, un buon pasto o – se necessario – un ricovero in ospedale.
A Park Street, in una delle nostre comunità, stiamo aprendo uno spazio per i bambini che vivono sulla strada senza poter andare a scuola. Offriremo loro un bagno, il ricambio dei vestiti, un bicchiere di latte, dei biscotti e insegneremo loro a disegnare e a scrivere. Cominceremo quest’attività proprio il 5 settembre 2022.
I poveri sono sempre in mezzo a noi per amarli e servirli, le diverse situazioni politiche non hanno mai influenzato questo nostro lavoro.
A Calcutta abbiamo case per le donne e gli uomini abbandonati che abbiamo raccolto dalla strada. Le nostre case sono strapiene di gente in questo momento. Stiamo cercando strade per riabilitare queste persone. Con l’aiuto degli operatori sociali cerchiamo di rintracciare le loro famiglie e di ricongiungerli, se lo accettano. Nelle nostre case ci prendiamo cura di bambini e adulti con problemi fisici e psichici. In molte nostre case abbiamo pazienti che soffrono a causa della lebbra e della tubercolosi e che per questo continuano a essere abbandonati dalle loro famiglie.
Che si trovino in India o all’estero le nostre suore visitano regolarmente le famiglie, specialmente gli anziani e i carcerati, quanti sono nelle prigioni e negli ospedali, i più abbandonati e soli, portando nuova speranza nella loro vita. Anche l’aiuto immediato d’emergenza alle vittime di varie calamità naturali è sempre stata una nostra priorità. Anche fuori dall’India abbiamo case dove ci prendiamo cura, sia materialmente sia spiritualmente, dei più poveri tra i poveri, di chi è maggiormente respinto dalla società, di chi vive in strada, degli alcolisti… I rifugi notturni e le mense sono aperti per i più bisognosi, accanto all’apostolato notturno nel quale le suore portano razioni di cibo a chi chiuderebbe la propria giornata affamato.
Madre Teresa ci ricordava spesso che “noi non possiamo fare grandi cose, ma solo piccole cose con grande amore”. Per favore, pregate per noi affinché portiamo avanti questa eredità della nostra amata Madre e Fondatrice: fare tutto il bene che possiamo per amore di Dio e dei nostri fratelli e sorelle, senza guardare alla casta o al credo, offrendo loro con tutto il cuore il nostro servizio gratuito. Dio vi benedica».
sr. Mary Josephsuperiora generale delle Missionarie della Carità
Mozambico
Uccisa una suora comboniana italiana
Una suora comboniana, sr. Maria De Coppi, è stata uccisa nel corso dell’assalto alla missione di Chipene, nella provincia di Nampula, nel nord del Mozambico. Il tragico evento ha avuto luogo nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorso. Suor Maria, 84enne, originaria di Santa Lucia di Piave, era in Mozambico dal 1963.Secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides, gli assalitori hanno distrutto le strutture della missione, tra cui la chiesa, l’ospedale e la scuola primaria e secondaria. Suor Maria è stata colpita da un proiettile alla testa mentre cercava di raggiungere il dormitorio dove si trovavano le poche studentesse rimaste.
Sono riusciti a mettersi in salvo invece due missionari della diocesi di Concordia-Pordenone. Si tratta di don Loris Vignandel, 45 anni, originario di Corva e già parroco di Chions (Pordenone) e don Lorenzo Barro, che è stato rettore del seminario diocesano della città della Destra Tagliamento.Sull’identità di chi ha perpetrato l’assalto, mons. Inácio Saúre, arcivescovo di Nampula, afferma che “non siamo sicuri che siano terroristi islamici, anche se è molto probabile che siano stati loro ad assalire la missione”.La provincia di Nampula, assieme a quella di Cabo Delgado, è vittima dell’instabilità causata dalla presenza di gruppi terroristici che si richiamano allo Stato Islamico.
Mentre a Cabo Delgado si sono concentrate le operazioni dei militari del Rwanda e di altre nazioni, giunti a dare manforte ai soldati mozambicani, la provincia di Nampula ha visto negli ultimi mesi una recrudescenza degli attacchi jihadisti. “In realtà - dice mons. Inácio Saúre, - i gruppi jihadisti continuano ad operare anche a Cabo Delgado, e nella nostra provincia gli assalti hanno costretto la popolazione a fuggire. Non sappiamo quante persone hanno cercato rifugio nella foresta. È un dramma terribile e ancora difficile da quantificare.”
Sr. Maria De Coppi è “una martire della Fede” ha affermato mons. Ignacio, appena appreso il messaggio di rivendicazione dell’uccisone da parte dell’organizzazione jihadista, a nome della Provincia dello Stato Islamico nell'Africa Centrale. L’ISIS sostiene di aver ucciso la suora perché si era "impegnata eccessivamente nella diffusione del cristianesimo".“Se la rivendicazione è autentica, allora suor Maria è veramente una martire della fede” ha affermato in un colloquio con l’Agenzia Fides mons. Saúre, che si dice preoccupato perché la provincia di Nampula sembra essere stata presa di mira dai jihadisti le cui attività avevano finora il loro fulcro in quella confinante di Cabo Delgado. “Da inizio settembre si succedono gli attacchi nella nostra provincia” dice l’arcivescovo. Le preoccupazioni dei vescovi mozambicani sono condivise dai loro omologhi di Sudafrica, Botswana, ed Eswatini della SACBC (Southern African Catholic Bishops’ Conference), che nel loro messaggio di condoglianze per la morte di suor Maria affermano: “Notiamo con crescente preoccupazione i primi attacchi alla provincia di Nampula di venerdì (2 settembre), a Namapa e della scorsa notte (6 settembre) a Chipene. In effetti, gli attacchi si stanno sempre più avvicinando alla città di Nampula”.“Sì - conferma mons. Saúre -, siamo preoccupati per l’avanzata dei jihadisti. In effetti potrebbero colpire qui a Nampula”. “Spero che il sacrificio di suor Maria contribuisca a tenere alta l’attenzione internazionale su quello che accade qui da noi” conclude. L’assalto alla missione di Chipene, nel corso del quale è stata uccisa suor Maria, non è un evento isolato, ma è parte di una progressione di assalti condotti dagli insorti (probabilmente legati all’autoproclamata Provincia dello Stato Islamico in Mozambico) avviata a fine agosto, nelle due province settentrionali del Mozambico.La campagna terroristica nel distretto meridionale della Provincia di Cabo Delgado e in quello settentrionale delle Provincia di Nampula, è iniziata il 29 agosto. Tra questa data e il 7 settembre sono stati registrati 4 assalti ad Ancuabe e Chure (Cabo Delgado) e 4 nei distretti di Memba (al quale appartiene la missione di Chipene) ed Erati (Nampula). Gli assalitori hanno colpito civili indifesi che stavano lavorando nei loro campi, decapitandoli, con il chiaro intento di spargere il terrore tra i residenti. Scopo raggiunto, perché, come riferito all’Agenzia Fides da mons. Inácio Saúre, “la popolazione è disorientata e in grande sofferenza, vive nell’incertezza e non sa cosa fare, molti scappano ma non sanno bene dove andare”
L’obiettivo dei jihadisti sembra quello di alleggerire la pressione esercitata dalle forze mozambicane e loro alleate (in primis i militari inviati dal Rwanda) nei distretti settentrionali di Cabo Delgado; estendendo l’area del conflitto, gli insorti sperano di costringere i militari regolari a disperdere le proprie forze. Le autorità mozambicane sembrano al momento preferire difendere i distretti di Palma e di Mocimboa da Praia, dove sono concentrati i giacimenti di gas e petrolio del Paese. Non è un caso che l’Unione Europea (che vede nel Mozambico un importante futuro fornitore di idrocarburi) ha annunciato l’invio di nuovi aiuti militari al Paese.Abbandonare gli altri distretti del nord Mozambico agli insorti rischia però di fare pendere almeno parte della popolazione dalla parte degli insorti jihadisti, con gravi conseguenze per la stabilità dell’intera area.
Mondo
Aumentano le violenze contro i cristiani
L’Opera di aiuto pastorale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” vede aumentare le violenze contro i cristiani, in molte regioni del mondo; anche il libero esercizio della religione è attualmente limitato o non è affatto possibile.
“Chiesa che soffre” è attualmente particolarmente preoccupata per la situazione dei cristiani nella zona africana del Sahel, ha affermato recentemente il presidente esecutivo Thomas Heine-Geldern: "Non occorre venire assassinati per essere vittime di violenze religiose. È sufficiente limitare i diritti fondamentali" .
Secondo Heine-Geldern, "aumentano le persecuzioni e le discriminazioni contro i cristiani in Mali, Niger, Nigeria e Burkina Faso, perché costretti a vivere nei ghetti o a praticare la loro fede in segreto".
“Chiesa che soffre”, organizzazione che opera in 140 paesi, ha notato crescenti persecuzioni e discriminazioni contro i cristiani anche in molte altre regioni del mondo. Cresce la tendenza a restringere ulteriormente l'espressione delle proprie convinzioni religiose in pubblico. Si registrano tentativi di criminalizzare le opinioni religiose tradizionali quando sono in conflitto con le credenze secolari. A ciò si aggiunge il “preoccupante aumento” delle violenze sessuali contro le minoranze religiose. Come esempi sono citati rapimenti, matrimoni e conversioni forzati e sfruttamento sessuale in paesi come Pakistan, Egitto e Nigeria. Molte vittime di violenze religiose sono costrette ad abbandonare le loro case.
"Aiuti alla Chiesa che Soffre" stima che ci siano più di 15 milioni di sfollati nei soli Stati africani.
Attacchi antireligiosi si notano anche in America Latina. La situazione è particolarmente grave in Nicaragua, dove la Chiesa cattolica negli ultimi quattro anni, ha subito più di 190 attacchi e atti violenti. L’aggressione contro la Chiesa e i suoi fedeli viene proprio dalla massima autorità politica. Anche in paesi come Messico, Colombia, Argentina e Cile, ci sono gruppi estremisti che hanno tentato di limitare la libertà di espressione delle comunità religiose e di mettere a tacere i funzionari della Chiesa bisognosa.
La “Chiesa che soffre” è un'organizzazione di aiuto pastorale finanziata esclusivamente da donazioni. Aiuta soprattutto la formazione e il perfezionamento di seminaristi, sacerdoti e religiosi, la costruzione e il rinnovamento di centri di formazione e chiese, la traduzione e la pubblicazione della Bibbia e di altra letteratura religiosa e la trasmissione di programmi radiofonici religiosi.
a cura di ANTONIO DALL’OSTO