HARTMAN CHRISTOPHER PAUL
Teologia della liberazione 60 anni dopo
2022/10, p. 23
Il movimento era emerso in America Latina negli anni ’60. La teologia della liberazione aveva cercato di rispondere alla situazione di povertà, indigenza e oppressione presente nel continente. Come si è evoluta durante questi anni? Cosa è rimasto oggi?

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AMERICA LATINA
Teologia della liberazione
60 anni dopo
Il movimento era emerso in America Latina negli anni '60. La teologia della liberazione aveva cercato di rispondere alla situazione di povertà, indigenza e oppressione presente nel continente. Come si è evoluta durante questi anni? Cosa è rimasto oggi?
La povertà e l'ingiustizia sono una domanda, un grido rivolto a Dio. A partire da questo presupposto, la teologia della liberazione negli anni '60, mise le basi e avviò una campagna a favore dei poveri e gli emarginati, anche contro le resistenze di Roma.
Il teologo Stefan Silber ha insegnato in diverse università del mondo e attualmente gestisce la piattaforma Internet "Liberation Theology". In questa intervista del 27.08.2022 a katholisch.de parla dell'emergere di questa teologia, dei suoi sviluppi, dei suoi oppositori, anche nella Chiesa, e del suo presente.
Sig. Silber, la teologia della liberazione ha reagito alle situazioni dolorose in America Latina negli anni '60. Quali erano?
Allora, come adesso, regnavano l'ingiustizia sociale, la povertà, la fame e le malattie. A ciò si aggiungeva la violenza di Stato contro la popolazione civile e lo scontento politico per la mancata partecipazione dei cittadini. La povertà e l'ingiustizia ci sono del resto ancora oggi in questo ambiente.
L' "opzione per i poveri" è centrale nella teologia della liberazione. Che cosa significa?
L’espressione deriva dallo spagnolo e dal portoghese in cui parlare di "opzione" è molto più eloquente che in lingua tedesca. Si intende dire che dobbiamo sempre prendere delle decisioni che sono per noi una responsabilità. E nelle situazioni di ingiustizia – come diceva allora anche Desmond Tutu in Sud Africa – non si può restare neutrali. Chi si finge neutrale accetta lo status quo, schierandosi con gli oppressori e contro gli oppressi. Perciò, "opzione per i poveri" significa, in una situazione di ingiustizia, schierarsi dalla parte di coloro che soffrono di questa situazione.
Cosa significa in questo retroscena, l’espressione “teologia della liberazione”?
Il concetto è tratto dal titolo di un libro del sacerdote Gustavo Gutiérrez. Vuol dire con questo che la teologia deve affrontare questi fenomeni di ingiustizia. Non si tratta solo di una questione etica, ma significa anche qualcosa che riguarda il modo di comprendere la fede. Cosa dice della nostra dottrina su Dio quando tali ingiustizie sorgono nel mondo da lui creato? La teologia della liberazione si occupa di questi problemi.
Che risposte trova?
Una di queste è presente già nel termine: liberazione. Dio è considerato un liberatore, come nell'Antico Testamento, in cui liberò il popolo d'Israele dall'Egitto. Egli ha sempre sostenuto progetti di vita affinché il popolo di Israele potesse vivere in pace, giustizia ed equilibrio sociale. Così deve essere visto anche il Dio di Gesù Cristo, dice la teologia della liberazione. Gesù ha annunciato un Dio che si rivela nel nostro amore per il prossimo. Questo amore significa impegnarsi anche politicamente ed economicamente per la liberazione degli oppressi e lavorare insieme ad essi per renderli liberi.
Quali conseguenze ha avuto in pratica?
Ha incoraggiato molti sacerdoti a volgersi ai poveri, sia nelle loro parrocchie o nei quartieri svantaggiati delle città. Molti inoltre lasciarono i centri per le periferie delle città e vi fondarono nuove parrocchie. Si fece molto affidamento sulle cosiddette comunità di base, riunendo le persone nei loro quartieri per parlare insieme della loro fede e dei problemi quotidiani. Questa attività ebbe una vasta gamma di conseguenze pratiche: molti si coinvolsero nella politica locale e si impegnarono nel campo della salute o l'approvvigionamento idrico. Altri affrontarono problemi più ampi, collegandosi, per esempio, con i grandi sindacati e impegnandosi nel campo della giustizia a livello statale o continentale.
Molti teologi furono accusati di marxismo, ci fu l'opposizione del Vaticano e la violenza nei territori contro i teologi della liberazione, fino agli omicidi. Il caso più noto è sicuramente l'omicidio dell'arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero. Quale potenziale esplosivo politico ebbe questo movimento?
Il clima politico, fino alla fine degli anni '80, fu dominato dalla Guerra Fredda. In America Latina vigeva la dottrina degli Stati Uniti: " Nel nostro 'cortile di casa' non ci deve essere alcuna traccia di comunismo".
Era già abbastanza grave che esistessero due Stati a governo socialista, Cuba e il Nicaragua. Tutti gli altri movimenti dovevano essere repressi con grande violenza, compresa quella di Stato contro coloro che la pensavano diversamente. In molti paesi, l'impegno a favore degli svantaggiati non fu sempre, ma spesso, sospettato di essere marxista e di essere diretto da Mosca o dall'Avana. I teologi della liberazione furono torturati o uccisi oppure dovettero lasciare i loro paesi. In questo clima, l'accusa di marxismo costituì anche un'arma ecclesiastica-politica, usata da alcuni ecclesiastici per accusare molti teologi dissenzienti e metterli a tacere.
La teologia della liberazione esiste da molto tempo. Come è cambiata?
Ci sono state diverse grandi crisi nella teologia della liberazione, ad esempio negli anni '80 e '90: le penalizzazioni imposte dal Vaticano continuarono a crescere, e inoltre, dopo la fine della Guerra Fredda, molti in America Latina avevano perso la fiducia in una trasformazione socialista della società.
In questo tempo di crisi, altri movimenti ecclesiali hanno affrontato le questioni della teologia della liberazione e vi hanno lavorato a partire dal loro punto di vista. Queste correnti includevano la teologia femminista, la teologia indigena e i primi tentativi di una teologia afroamericana, da cui si sono formati diversi punti focali della teologia della liberazione. Da circa 20 anni osservo che la teologia della liberazione vuole affermarsi sotto un ombrello più ampio: come un movimento di livello superiore con rami femministi e indigeni. I movimenti vogliono lavorare insieme e non uno contro l'altro.
In questo contesto si parla sempre più di "teologia latinoamericana" anziché di "teologia della liberazione", e designa questo insieme più ampio e differenziato. In questo modo appare chiaramente che questa teologia differisce da quella presente in Europa e nel Nord America.
Gli impulsi della teologia latinoamericana possono essere trasferiti in Europa? Dopotutto, anche qui esistono privazione e povertà.
Ci sono stati impulsi per l'Europa fin dall'inizio, sotto forma di traduzioni dei testi chiave, per esempio, in tedesco o iniziative in questo paese. Chiedono come la teologia possa essere praticata in modo tale da affrontare le sfide sociali e politiche di una società e se alcuni concetti provenienti dall'America Latina possono essere tradotti nelle condizioni europee.
La Chiesa è diventata più politica come risultato della teologia della liberazione?
Assolutamente, anche se la Chiesa è sempre politica. Anche una Chiesa che si concentra in modo prevalente sull'aldilà e trascura questo mondo è politica perché tiene le persone lontane dalla politica e cristallizza lo status quo. Questo è anche il caso dell'America Latina, dove le forze politiche di destra collaborano molto bene con agenti della Chiesa che non hanno di mira le questioni della giustizia. In questo senso, la Chiesa in linea generale non diventa più politica per effetto della teologia della liberazione, ma in un certo senso sì: perché l'attenzione ai problemi del presente si è anche teologicamente acuita. Infatti quando la gente ha fame, è povera e non ha l’opportunità di partecipare alla politica, allora questo non è più un problema di un mondo transitorio, ma è una sfida di Dio. Questa consapevolezza è diventata più acuta nella Chiesa attraverso la teologia della liberazione.
CHRISTOPHER PAUL HARTMAN