Avolio Giuseppina
Ordo Virginum profezia di sinodalità
2022/10, p. 9
«Far fiorire speranze, fasciare ferite, intrecciare relazioni, imparare l’uno dall’altro» (papa Francesco) è il titolo dell’Incontro nazionale vissuto dal 18 al 21 agosto, presso l’hotel “Casa tra noi” (Roma), per approfondire la vocazione alla sinodalità della vergine consacrata.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
INCONTRO NAZIONALE
Ordo Virginum
profezia di sinodalità
«Far fiorire speranze, fasciare ferite, intrecciare relazioni, imparare l’uno dall’altro» (papa Francesco) è il titolo dell’Incontro nazionale vissuto dal 18 al 21 agosto, presso l’hotel “Casa tra noi” (Roma), per approfondire la vocazione alla sinodalità della vergine consacrata.
All’appuntamento hanno partecipato duecento tra vescovi, delegati, consacrate e donne in formazione, per riflettere sulla chiamata della vergine consacrata ad ascoltare Dio e i fratelli, per essere in continuo discernimento dei segni dei tempi, in comunione e in cammino col popolo di Dio.
Hanno reso speciale l’incontro di quest’anno la preghiera dell’Angelus in piazza san Pietro e le parole di papa Francesco: «Saluto le consacrate dell’Ordo virginum e le incoraggio a testimoniare con gioia l’amore di Cristo». In esse abbiamo trovato una chiara indicazione per il cammino futuro. Essere di Gesù significa modellare la vita sulla sua, percorrere la sua strada. La salvezza, infatti, è donata a quanti accolgono Lui e la sua Parola e scelgono di donare la propria esistenza compiendo gesti quotidiani di fraternità.
Commentando il brano dell’evangelista Luca (13,22-30), proposto dalla liturgia, papa Francesco aveva spiegato «si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce. Entrare nel progetto di vita che Dio ci propone, chiede di restringere lo spazio dell’egoismo, di ridurre la presunzione dell’autosufficienza, di abbassare le alture della superbia e dell’orgoglio e di superare la pigrizia per attraversare il rischio dell’amore, anche quando comporta la croce». Infine il Papa ha lasciato a ciascuno la domanda: «Preferiamo la strada facile del pensare solo a noi stessi o scegliamo la porta stretta del Vangelo, che mette in crisi i nostri egoismi ma ci rende capaci di accogliere la vita vera che viene da Dio e ci fa felici?».
Esercizio di sinodalità
Nel corso dei lavori sono state presentate le Linee di formazione permanente, frutto dell’esperienza sinodale vissuta, dal 2019 al 2022, da vescovi, delegati, consacrate delle diocesi italiane, coordinata dal Gruppo per il collegamento. Il sussidio, pubblicato dalla casa editrice Áncora, come il precedente Percorso formativo: dal discernimento alla consacrazione del 2021, è nato dalla convinzione che la cura della crescita umana e spirituale di ogni persona è necessaria lungo tutto il corso della vita. Pertanto è importante offrire proposte e itinerari che alimentino la passione e il desiderio, il gusto di una formazione fatta di umiltà, responsabilità e creatività personale, lasciandosi plasmare dagli altri e dalle vicende della vita. Quella che si propone è una formazione intesa come grazia che viene dall’alto, dono del Padre, educatore e formatore delle anime, che ogni giorno modella in noi l’immagine del Figlio, in modo inedito e santificante. Se il processo formativo iniziale prepara alla consacrazione, è quello permanente che aiuta la consacrata a crescere nella maturità spirituale, attraverso ascesi e preghiera, studio e aggiornamento, verifica personale e comunitaria, relazioni fraterne, dono di sé, servizio ai poveri, ricerca di verità, giustizia e bellezza, sintonizzandosi con gli aneliti dei propri contemporanei.
Nella formazione permanente vanno integrate le varie dimensioni dell’esistenza: corporea, affettiva, intellettiva, spirituale, in un percorso graduale e organico che tenga conto delle tappe della vita e dell’età della consacrata inserita in un contesto ecclesiale e sociale specifico. È bene contestualizzare e personalizzare il percorso in base all’ambiente in cui si vive e alle esigenze di ciascuna. Né si deve trascurare l’aspetto dell’intersoggettività, poiché la vergine è sempre interpellata a vivere all’interno di una fitta trama di relazioni che favoriscono la consapevolezza della sua chiamata.Importante è valorizzare l’Ordo come luogo in cui si condivide e si matura la fede, e in cui ci si edifica reciprocamente. Ciò esige che la formazione sia anche comunitaria perché nella fraternità ciascuna impara a vivere con coloro che Dio le ha posto accanto, accettandone le caratteristiche positive, le diversità e i limiti.La vita della consacrata alla sequela di Gesù è fatta di mutamenti, stagioni diverse, nelle quali la fede, l’amore, la pratica dei consigli evangelici, l’attuazione del carisma non può avere sempre le stesse tonalità. Ogni cambiamento – derivante da eventi positivi o negativi – richiede la fatica di cercare nuovi equilibri. Uno sforzo particolare di adattamento lo richiedono le situazioni critiche, come difficoltà nel lavoro, insuccesso apostolico, incomprensione o emarginazione, malattia, aridità spirituale, lutti, crisi di fede o sensazione di inadeguatezza. Di qui la necessità di una solida e coerente formazione permanente che conduce a riscoprire continuamente la bellezza e la fecondità della propria vocazione. Questo consente non solo di far fronte alle piccole o grandi crisi, ma può aiutare a trasformarle in preziose occasioni di crescita. Prendersi cura della propria fedeltà consente che le disarmonie o le fratture tra fede e vita, preghiera e azione, apertura al mondo e vigilanza nei confronti della mondanità, non sfocino nell’abbandono della strada intrapresa.
In particolare ci siamo accorte che dobbiamo imparare a vivere la formazione soprattutto come autoformazione. Si tratta di apprendere metodologie, mezzi, prassi, per prenderci cura di noi stesse, della nostra umanità, della fede, della risposta alla vocazione, della spiritualità, del cammino verso l’incontro definitivo con Dio.Le Linee di formazione permanente sono state introdotte dalla testimonianza di Cecilia Caiazza, Viviana Paliotta, Teresa Mattu, Marzia Rogante, Marilena Civetta, Elena Bolchi, Annalisa Vigani ed Emanuela Buccioni, alcune delle consacrate coinvolte nell’elaborazione del testo, che hanno raccontato la bellezza e le difficoltà di apprendere la sinodalità, praticandola concretamente, sperimentando quanto sia fragile e vada trattata con cura, senza gelosie o narcisismo. Da questa esperienza abbiamo imparato che un lavoro sinodale non omologa le differenze in un tutto amorfo, ma nasce dalla volontà di non voler rinunciare all’altro, chiunque esso sia, qualunque sia il suo sentire. Spesso abbiamo costatato la fatica della condivisione e ci siamo impegnate, non senza fatica, a custodire uno spazio di relazione e di scambio che rendesse questo esercizio praticabile. Le difficoltà nascono spesso più che dai contenuti, dalla modalità con cui talvolta si cerca di innestare le proprie considerazioni.Il lavoro sinodale ci ha insegnato che prima di tutto va ascoltato lo Spirito che non proviene da un’intelligenza collettiva, o dal pensiero del più forte, bensì da Dio Trinità. Questa consapevolezza permette un importante esercizio di espropriazione del sé in favore dell’ascolto dell’Altro. In questo camminare umile e fiducioso abbiamo imparato a riconoscere Colui che è l’armonia delle differenze; a entrare nell’atteggiamento di concreto amore vicendevole che permette il “rimanere” di noi in Dio e di Dio in noi, acquisendo progressivamente lo sguardo promuovente e valorizzante di Dio sulle sue creature e quella comunione alla quale siamo tutti chiamati.
Le relazioni
Nel corso delle giornate la relazione della biblista Rosanna Virgili, ha aiutato a conoscere meglio la profezia sinodale delle donne nella Bibbia, capaci di vedere Cristo negli eventi, negli altri, nella strada. Donne che pur non avendo ruoli istituzionali avevano il coraggio di intervenire denunciando e lottando a favore dei più deboli e indifesi.La relatrice ha evidenziato come il termine verginità sia termine di contraddizione che vede nella Vergine Maria il culmine di questo modello. «Si tratta di un’adesione totale a una sponsalità universale, che supera il rapporto intimistico, egoistico, aprendosi verso l’alterità divina, ma guardando alle necessità dei fratelli». Descrivendo la condizione della donna nella Bibbia, la Virgili ha evidenziato come in passato questa scelta non fosse compresa, ma restava segno di una «profonda dignità verso il corpo, per contrarre nozze superiori», che superano la logica del potere e della sottomissione, spesso legate alle dinamiche familiari. «Nella società attuale – ha sollecitato – siete invitate a essere presenti nella società, nella vita politica, diventando esempio e cura per i fratelli, esprimendo con l’esistenza la sinodalità e la profonda solidarietà propria di chi vuole plasmare la sua vita sul modello di Cristo».Don Dario Vitali, professore di Ecclesiologia e membro della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, ha evidenziato la necessità di recuperare la dimensione ecclesiologica, esortando: «la vostra comunità è la Chiesa, rendete saldo il legame con la chiesa locale, siatene membra vive, donne di relazione, capaci di raccontare fragilità e bellezza della propria comunità». Don Dario ha, poi, ricordato: «voi consacrate dell’Ordo non portate segni, perché voi stesse siete segno della Chiesa vergine, sposa e madre. Chiamate a una fecondità nuova e speciale, capace di generare nell’amore nuovi figli e di curare il Popolo di Dio con amore e competenza».
Il tempo della preghieraLe celebrazioni eucaristiche sono state presiedute da mons. Paolo Ricciardi, Ausiliare di Roma e Delegato OV, don Michele Gianola, Direttore Ufficio vocazioni Cei, il cardinale João Braz de Aviz Prefetto CIVCSVA, il Cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano e Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Mentre hanno presieduto Lodi e Vespri: mons. Dario Gervasi, vescovo ausiliare per il settore sud, mons. Daniele Salera, vescovo ausiliare per il settore nord, mons. Riccardo Lamba, vescovo ausiliare per il settore est, mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare delegato per la carità. Ad arricchire le giornate sono stati il pellegrinaggio alle catacombe di san Callisto e la veglia di preghiera “Fra le tue braccia la vita è danza” con meditazioni tratte dagli scritti di Madeleine Delbrêl.
GIUSEPPINA AVOLIO