Van Looy Luc
La vita religiosa come profezia
2022/10, p. 5
Mons. Luc Van Looy, belga e attuale vescovo emerito della diocesi di Gand, ci ha inviato questa interessante riflessione sulla forza profetica della vita religiosa messa in rapporto con la crisi globale dei valori umani. I religiosi, scrive, pur sembrando inutili a molta gente, guidati dallo Spirito, offrono invece un modello per la costruzione di una società nuova ispirata ai valori del Vangelo che è la loro Magna Charta.

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Testimoni
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IN UN TEMPO DI CRISI
La vita religiosa come profezia
Mons. Luc Van Looy, belga e attuale vescovo emerito della diocesi di Gand, ci ha inviato questa interessante riflessione sulla forza profetica della vita religiosa messa in rapporto con la crisi globale dei valori umani. I religiosi, scrive, pur sembrando inutili a molta gente, guidati dallo Spirito, offrono invece un modello per la costruzione di una società nuova ispirata ai valori del Vangelo che è la loro Magna Charta.
Mentre il mondo è in fiamme, per le operazioni militari nell’Europa dell’est e nel sud della Cina, o in seguito a incendi causati da imprudenze o malattie psicologiche, il Papa parla non di una crisi ma di un insieme di crisi, della sofferenza dei bambini affamati e sfruttati, di popolazioni rifiutate come i Rohingya del Myanmar o del genocidio nel nord del Canada. Le cause sono molteplici ma se ne possono indicare le ragioni di fondo come l’indifferenza, l’individualismo, la mancanza di autocritica politica, il dominio della tecnologia e il potere delle finanze sul mercato mondiale. L’umanità si trova di fronte a una situazione irreversibile a causa del cambiamento climatico che provoca una siccità mai conosciuta nella storia del pianeta. Forse incide ancora di più nella vita ordinaria la pretesa di tanta gente di vivere in una libertà assoluta, con la conseguenza che norme e regole acquisite lungo la storia della civiltà vengono abbandonate o cambiate a favore di scelte personali e contingenti. Il gusto e i piaceri stanno diventando criteri di convivenza a scapito della fedeltà promessa. Gli antropologi stanno cercando di capire, i moralisti non sanno come reagire o non osano farlo, i cristiani gridano al cielo chiedendo dove è Dio? Mettendomi dal punto di vista della vita religiosa nella Chiesa cattolica mi pare di trovare delle risposte in quello ‘stile di vita’ per condurci a una società armoniosa.
I religiosi, gente inutile
Ci si domanda dell’utilità della vita consacrata in una società sviluppata, specialmente nella forma delle comunità contemplative, lontane dal mondo. I monaci e le monache non intervengono nel campo sociale o politico, si occupano della preghiera e della coltivazione della terra mentre alcuni(e) di loro si dedicano allo studio approfondito delle Scritture, della liturgia e dell’antropologia. Sembrano gente inutile per la società perché non si inseriscono nei progetti produttivi o di sviluppo tecnologico o finanziario. Eppure, proprio per la loro intensità di vita spirituale presentano al mondo un significato profetico di uno sviluppo autentico dell’umanità. Il mondo in fiamme ha bisogno di ritirarsi in silenzio per discernere il presente e il futuro. Si nota un grande interesse di tanta ‘gente del mondo’ che si presenta con frequenza alle porte dei monasteri, lontana dalle attività frenetiche per ricercare riposo, silenzio e serenità dai monaci e le monache. Colpisce l’armonia di vita e l’attenzione di queste persone e l’ambiente che offre una pace che difficilmente si può esprimere a parole. Non tutto deve essere misurabile in cifre economiche per portare alla felicità.
… equilibrando azione e spirito
I religiosi che vivono in comunità attive a servizio dei giovani nell’insegnamento o dei malati negli ospedali e degli anziani in case di cura, come anche quelli che si dedicano all’evangelizzazione in un contesto pastorale o nelle missioni, armonizzano le loro attività professionali con la vita in comune e di preghiera. Grazie al carisma che unisce spiritualità e produttività professionale, questi religiosi(e) vivono in mezzo alla gente dedicandosi al rapporto con Dio e al servizio della gente. È una vita che apre a una testimonianza di armonia e serenità che diventa pure un cammino profetico verso un futuro armonioso dell’umanità. Non ci si salva calcolando solo le ore di lavoro.
Non nei giornali
I giornali d’oggi riportano giorno dopo giorno situazioni di guerra, di incidenti, di problemi di rapporto sessuale e disastri naturali. Sembra proprio che il male la vinca sul bene. Si capisce che il bene non occupa la prima pagina in una società in crisi. Uomini e donne che vivono nel silenzio di una abbazia o in comunità che gestiscono ospedali, missioni o collegi, non fanno notizia. Eppure queste persone si dedicano giorno dopo giorno ai giovani, gli adulti o gli anziani, per aiutargli a vivere in pienezza il dono della creazione. Vincono il male con il bene.
Segni profetici
Spirito di famiglia
Il segno più eloquente in tempi di libertà sessuale, di crescita delle separazioni delle coppie, è forse proprio il celibato religioso. I religiosi, vivendo in comunità con persone che non si sono scelte, in dipendenza gli uni dagli altri e in responsabilità comune per il bene di tutti, offrono al mondo un genere di convivenza basato sull’amicizia che si nutre di spiritualità e di servizio. Se c’è un segno di credibilità che le persone possono dare – nella vita religiosa e nel mondo – è quello di vivere in fedeltà e rispetto gli uni per gli altri. Al contrario, chi promette di vivere in fedeltà e non rispetta gli altri, causa sofferenza a tutti come nel caso di chi ha fatto voto di castità ma trasgredisce la linea di rispetto nell’abuso sessuale con giovani disarmati. Invece l’obiettivo della vita religiosa attiva è di fortificare le persone ed aiutarle a vivere il dono della vita in corresponsabilità. Grazie alla loro testimonianza, il bene trova la strada per rivelare al mondo un cammino verso la felicità. Il fondamento di questo segno profetico per la Chiesa e per il mondo si trova nella struttura stessa della famiglia. Qui i membri vivono insieme – i fratelli e le sorelle non si sono scelti – in totale rispetto e godendo dello spirito di famiglia, festeggiando i successi e soffrendo insieme i dolori. Come la famiglia sana, anche la comunità religiosa sana pone il fondamento per una società sana. San Francesco d’Assisi sosteneva che una comunità sana scorre come un fiume maestoso, profondo, in tutta tranquillità passando tra montagne e superando cascate senza perdere il suo equilibrio. Quel fiume non fa rumore.
Vita comune
I religiosi prendono coscienza insieme della miseria del popolo. Dio rivelò la miseria del suo popolo a Mosè, come inizio di un cammino condiviso verso la terra promessa. La comunità religiosa si interroga costantemente sul cammino da proporre alla gente per uscire dalla miseria e raggiungere il bene comune. Come Mosè i religiosi si mettono alla guida del popolo camminando nel deserto. È un compito comunitario, nessun religioso guida per conto proprio un gruppo alla meta – anche se quel gruppo gli fu affidato dalla comunità -, lo fa sempre a nome della comunità. L’obbedienza religiosa crea una dipendenza reciprocamente responsabile.
Spesso vediamo che i politici si esprimono per conto proprio su tematiche di attualità, lo fanno o per presentarsi o per scuotere le idee degli altri. Spesso è espressione di un populismo che cerca la simpatia della gente. La comunità religiosa invece guarda comunitariamente alle necessità dei vari settori per cercare insieme delle risposte adeguate. Si può dire che nella vita religiosa non esiste protagonismo pastorale o una pastorale personalizzata. Tutti insieme sono al servizio della società e della Chiesa universale. La forza per realizzare questa visione comunitaria la trovano nella preghiera, mattina e sera, e nella contemplazione della parola di Dio. Il senso profetico della vita in comune è che nessuno cerca il proprio bene individuale o il proprio vantaggio, e che voglia andare a fondo delle problematiche senza accontentarsi di soluzioni passeggere o superficiali. Un cieco non solo lo accompagnano guidando il cammino, ma aprendogli gli occhi verso la giustizia, al sordo aprono il cuore verso l’amore del prossimo. La comunità non si nasconde nell’indifferenza, non guarda dall’altra parte come il prete e il levita nella parabola del buon Samaritano, ma si dedica ai diritti dei poveri, degli emarginati, della persona oppressa.
Ricchezza del cuore
Mentre il mondo cerca il bene nell’opulenza, nella ricchezza, nel possesso di beni, i religiosi si arricchiscono di beni spirituali, vivendo in sobrietà. Vivono con un cuore pieno di amore di Dio e del prossimo. Papa Francesco scrive che «quanto più il cuore della persona è vuoto, tanto più avrà bisogno di cose da comperare, possedere e consumare » (Laudato si’ 204). Nessuno in comunità (eccetto per qualche necessità di salute) si prepara i propri pasti, nessuno prega i salmi scelti personalmente, nessuno gestisce i mezzi finanziari personalmente. Condividendo la vita, il tempo, l’orario, la casa, la missione in una collaborazione liberamente scelta, - non attraverso una dipendenza imposta – si cerca di avere e usare in comune quanto serve ed è sufficiente per svolgere la missione. Il salario di chi insegna nell’università va alla cassa comune, gli svaghi e i viaggi sono in funzione del benessere della comunità. Vivendo una vita sobria con il voto di povertà, il religioso rinuncia ad ogni gioco di potere, apre lo spirito all’ascolto dei fratelli e le sorelle anziché imporre il proprio parere. Per vincere il neo-liberalismo che cerca il potere economico, apre la strada del discernimento comunitario per cercare il bene comune, non solo per la comunità ma per tutti. Chi decide di prestare attenzione alla miseria del mondo non può più colmarsi di tutti i beni raggiungibili, anche nel caso che la giustizia sociale e i diritti dell’uomo lo permettessero. Non sarà il possesso di beni a cambiare il mondo, saranno i sogni, non saranno le ideologie a guidare il corso della storia, saranno le visioni. Sogni e visioni invitano a meditare, a fermarsi in silenzio, a contemplare il senso del creato per raggiungere il Creatore stesso.
Con lo Spirito
Fermandoci e riflettendo su quanto leggiamo nei giornali, su quanto sentiamo dire sulla vita matrimoniale, sull’incertezza dei giovani che conduce ad atti di sopruso o di violenza, l’educatore religioso consulta nella preghiera quanto lo Spirito del Signore gli suggerisce. Chi si ferma e medita sul rapporto tra le persone si renderà conto della mancanza di comprensione e di perdono. La storia recente dei conflitti gravi tra le persone e le nazioni ci mostra che la misericordia e il perdono sono due figli dimenticati, dovuti al desiderio di autosufficienza. Proprio l’aspetto più profondo della vita comune aiuta a scoprire che senza la preghiera si diventa vuoti. Lo spazio interiore offre il vero senso dell’attività intrapresa, dentro o fuori della comunità. La difficoltà che si incontra nell’offrire spazio all’altro e perdonare gli sbagli commessi si può vincere solo nel dialogo da cuore a cuore con Chi sempre perdona. È lo Spirito del Signore, il quale prende possesso del cuore nei momenti della preghiera, che ci rende capace di empatia e perdono. Nella preghiera lo Spirito Santo ci insegna a ricercare il bene in ogni persona che incontriamo. Anche se sembra difficile e persino impossibile in una società senza Dio, è lo Spirito Santo che dona la forza dell’amore, del coraggio e l’audacia per andare controcorrente, appunto perché si riesce ad ascoltare quanto il cuore e la parola di Dio ci insegnano.
5. Calcolo politico o coraggio evangelico?
Ogni partito politico elabora il proprio documento di base, esprimendo le priorità di pensiero e la visione di fondo per una strategia da seguire. Facendo questo terrà non solo conto delle capacità dei propri membri e della realtà sociale, studierà pure con cura quanto gli altri partiti si propongono per lo stesso periodo di governo. Si tratta in ogni caso di paragonare e calcolare le forze e prendere visione dei dati statistici. La vita religiosa, al contrario, trova le sue basi nel cammino carismatico percorso dai fondatori e dalla storia. Il carisma e la sua applicazione alla situazione attuale – nella società e nella Chiesa – indica il cammino verso il futuro. Non tanto per ripetere quanto fecero i fondatori, ma piuttosto con lo spirito con il quale lo fecero, come invito a camminare con il popolo e con la Chiesa. I vangeli non sono cambiati in duemila anni, anche se tradotti in molte lingue, ma rimangono ancora oggi la Magna Charta della vita religiosa. Qualunque sia la missione concreta di ogni ordine o congregazione, tutti mettono Cristo al centro e la Bibbia esposta davanti all’altare. Ogni fondatore e fondatrice cerca di dare vita alla parola che la Scrittura comunica. I religiosi scrivono la propria Magna Charta come appendice al vangelo di Cristo. Ecco perché la vita religiosa può essere considerata come profezia per il futuro dell’umanità e della Chiesa. Sapendo che la Chiesa primitiva si è sviluppata a partire dal luogo dove si è celebrata la prima eucaristia, e vedendo che tutt’ora l’eucaristia è il centro e la fonte di ogni comunità religiosa, possiamo dire che la vita religiosa stessa offre gli elementi fondanti e profetici di ogni sviluppo dell’umanità e della Chiesa come ispiratrice e sostegno.
Un mondo nuovo
La ragion d’essere della vita religiosa è l’evangelizzazione, come il compito di ogni organizzazione civile e sociale è quello di portare la società a un livello più alto. Il mistero della profezia della vita religiosa come modello della costruzione dell’umanità si trova nella sua dedizione totale alla comunità a servizio dei più poveri e di chi è nel bisogno, nella condivisione di una vita sobria vissuta con i fratelli e le sorelle, e nella profondità del discernimento nello Spirito Santo, per portare il vangelo al mondo e il mondo a Cristo.
+ LUC VAN LOOY