Chiaro Mario
Un mondo di diseguaglianze e conflitti
2022/1, p. 32
Tutti i rapporti e le rilevazioni concordano nel sottolineare l’aggravarsi delle situazioni di diseguaglianza e di disparità in varie parti del mondo. Non solo per l’epidemia, ma anche per l’espandersi delle guerre, l’aumento dei conflitti e l’irrisolto fenomeno dei profughi.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
PANORAMICA DEL 2021
Un mondo di diseguaglianze e conflitti
Tutti i rapporti e le rilevazioni concordano nel sottolineare l’aggravarsi delle situazioni di diseguaglianza e di disparità in varie parti del mondo.
Non solo per l’epidemia, ma anche per l’espandersi delle guerre, l'aumento dei conflitti e l’irrisolto fenomeno dei profughi.
Con tutta probabilità il 2021 sarà ricordato come l’anno in cui sono aumentate le disparità. La pandemia ha inflitto sofferenza a tutti registrando anche vecchie e nuove grandi diseguaglianze: nell’accesso alle cure (i paesi ricchi si sono accaparrati la maggior parte dei vaccini lasciando alla deriva il Sud del mondo), nelle conseguenze economiche da chi ha perso tutto fino a chi si è arricchito, negli effetti sociali e psicologici (a seconda del contesto famigliare e comunitario e del proprio genere o classe sociale), nella capacità di adattarsi a improvvisi cambiamenti. Il monito di molti analisti è che tali diseguaglianze sono andate via via crescendo nell’ultimo quarantennio in tutto l’Occidente, generando piccole e grandi ansie collettive. Si pensi alla diffusione del lavoro precario e irregolare; al peso dell’accudimento gravante soprattutto sulle donne; alle disomogeneità territoriali nella qualità di scuole, sanità, servizi sociali, copertura digitale e mobilità; all’inaccessibilità e concentrazione della conoscenza; al mancato ascolto di larghe fasce di persone. Come ha sottolineato la scrittrice indiana Arundhati Roy, attivista nel campo dei diritti umani e dell’ambiente, la pandemia «è un portale tra un mondo e un altro. Possiamo attraversarlo con le nostre vecchie idee, i nostri fiumi morti e cieli fumosi. Oppure con un bagaglio più leggero, pronti a immaginare un mondo diverso; e lottare per averlo».
Pandemia e Agenda 2030
L’ultimo rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che ogni anno fa il punto sullo stato di avanzamento del nostro paese rispetto all’attuazione dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, evidenzia come la pandemia abbia avuto un impatto drammatico sul raggiungimento di molti obiettivi. L’Italia, tra il 2019 e il 2020, registra segni di miglioramento solo per tre Obiettivi, in particolare rispetto al sistema energetico, alla lotta al cambiamento climatico e a giustizia e istituzioni solide. Mentre sono peggiorati gli indicatori relativi a ben nove obiettivi: povertà, salute, educazione, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, diseguaglianze, condizioni delle città, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale.
Un rapporto dell’Onu, che rappresenta la fonte più autorevole per approfondire lo stato di attuazione dell’Agenda 2030 a livello mondiale, evidenzia come nel pianeta sul fronte della povertà e delle disuguaglianze, le persone in povertà estrema passano da 119 a 124 milioni; in un anno il tasso di individui sotto la soglia di povertà estrema sale così dall’8,4% al 9,5%. Non si registrava un aumento in tal senso da oltre vent’anni. Sul fronte della distribuzione dei vaccini, al 17 giugno 2021 in Europa e Nord America erano state somministrate 68 dosi di vaccino ogni 100 persone, nell’Africa sub-sahariana meno di due ogni 100.
Rispetto alla probabilità di contrarre il virus ed esserne vittima si ravvisano delle diseguaglianze allarmanti. Ad esempio, i dati sulla mortalità da Covid-19 raccolti negli USA evidenziano una relazione importante tra tasso di mortalità connesso al Coronavirus e origine etnica (le popolazioni indigene e nere sono quelle dove si concentra l’incidenza più alta di mortalità); così come si evidenziano forti correlazioni fra origine e tasso di ospedalizzazione: le popolazioni in condizione di maggior svantaggio economico e sociale si trovano maggiormente interessate anche dal ricovero in strutture sanitarie.
Falsi equilibri dell’umanità
Il VII Rapporto Caritas intitolato “Falsi equilibri” punta l’obiettivo su una tematica ancora poco avvertita: le diseguaglianze e i conflitti dimenticati. La ricerca diventa allora un’occasione per interrogarsi su quali siano le sfide del mondo e le proposte concrete per la società civile e per la Chiesa, alla luce degli orizzonti di fraternità mondiale delineati da papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti.
La prima parte del Rapporto intende offrire le coordinate culturali e scientifiche dei fenomeni e delle tendenze in atto, con particolare riferimento allo scenario geopolitico dello scacchiere internazionale, allo spazio che trovano le guerre e le disuguaglianze nel diritto internazionale, su come l’intervento umanitario si trova ad agire in uno scenario di guerra caratterizzato da profonde diseguaglianze. Nel 2021 si registrano 361 conflitti, 21 guerre ad alta intensità, 71 dispute, 70 crisi non violente, 180 crisi violente, 19 guerre limitate. Il numero di guerre ad alta densità, secondo la macro regione geografica, mostra questo scenario: due guerre in Europa, 11 nell’Africa Sub-sahariana, uno nelle Americhe, 7 in Medio Oriente e Maghreb. Il primo dato che emerge è che il numero delle guerre nel mondo è in costante aumento, soprattutto i conflitti organizzati. Il secondo dato conferma che aumentando le diseguaglianze aumentano anche le guerre. Si può quindi affermare che se la guerra è il male estremo, la follia dell’umanità, per prevenirla occorrono politiche e azioni più decise proprio contro le diseguaglianze sia a livello di reddito personale che della sua distribuzione tra le varie classi. La cartina di tornasole di questa situazione è l’aumento di coloro che hanno bisogno di aiuti umanitari e che spesso sono in fuga. Il loro numero complessivo è aumentato del 40%: si tratta di 235 milioni di persone. La comunità internazionale ha già dichiarato che riuscirà a raggiungerne solo 160 milioni. Quindi già sappiamo che 75 milioni di persone che hanno bisogno di acqua, di cibo e di generi di prima necessità, non saranno aiutati. Occorre chiedersi come si possa intervenire per fornire altri aiuti umanitari.
Un ulteriore dato riguarda i rifugiati nel mondo. Negli ultimi dieci anni sono più che decuplicati: se ne contano più di 82,4 milioni. La maggior parte di queste persone sono sfollati che restano all’interno dei propri paesi e quindi non godono neppure dello status di rifugiati. Quelli che si muovono oltre le proprie frontiere per l’80% restano nei paesi confinanti. Questo quadro d’insieme mostra che non si può strumentalizzare il fenomeno migratorio bollandolo come una forma di invasione, ma che occorre alimentare e organizzare la solidarietà. Dietro tutti questi dati ovviamente ci sono il mercato delle armi, il degrado ambientale, le speculazioni finanziarie. Come effetto di tutto ciò si evidenzia che in quest’ultimo anno i prezzi del cibo sono aumentati del 30%: un elemento che apre la possibilità di una ulteriore destabilizzazione, di conseguenza la nascita di nuovi conflitti.
Conflitto e paura
L’enciclica Fratelli Tutti di papa Francesco ha proprio lo scopo di leggere più in profondità questi segni dei tempi: «Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “terza guerra mondiale a pezzi”. Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra ciò che risulta distrutto è lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana, per cui ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento. Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia» (nn.25-26).
Queste parole del pontefice sollecitano una più avvertita consapevolezza e lucidità da parte di credenti e non. In questo senso il Rapporto sui “falsi equilibri” del mondo è davvero utile nella sezione in cui esamina i dati della percezione e della conoscenza degli italiani: un dato su tutti, uno su due non conosce quali sono le guerre attualmente in corso. Spesso le nostre società si reggono proprio su forme di ignoranza basate sulla scarsa coscienza delle profonde e crescenti diseguaglianze. Questo rende di fatto le nostre società meno democratiche, più frammentarie e meno coese, propense a moti violenti. Occorre un’opera di informazione e di educazione per guardare in faccia la realtà e questo riguarda 6 italiani su 10. Se si riflette in questo momento le guerre riguardano da vicino anche la nostra Europa: per esempio siamo messi di fronte alla situazione terribile dell’Ucraina, alle tensioni tra Azerbaigian e Armenia. Non mancano però anche elementi positivi: la maggior parte delle persone non considera che la guerra sia un fatto inevitabile e comprende che le diseguaglianze sono frutto dell’attività umana. Molti, come risvegliati dalla pandemia, incominciano a percepire che davvero siamo tutti sulla stessa barca.
MARIO CHIARO