Gellini Anna Maria
Verso ampi orizzonti
2021/9, p. 46
L’interessante volume - disponibile presso la Direzione Generale dei Padri Scalabriniani a Roma - aiuta a leggere la realtà socio-storica attuale partendo dalla conoscenza di quanto avvenuto nel secolo scorso in Italia e nel mondo, e di quanti, prima di oggi, si sono fatti carico di tante situazioni di emergenza e di emarginazione. In un ampio contesto di evangelizzazione e solidarietà, risalta la grandezza profetica di Giovanni Battista Scalabrini, testimone di misericordia, apostolo dei migranti, pastore impegnato per un laicato maturo e collaborativo e per un’ecclesiologia di comunione.

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NOVITÀ LIBRARIA
Verso ampi orizzonti
L’interessante volume - disponibile presso la Direzione Generale dei Padri Scalabriniani a Roma - aiuta a leggere la realtà socio-storica attuale partendo dalla conoscenza di quanto avvenuto nel secolo scorso in Italia e nel mondo, e di quanti, prima di oggi, si sono fatti carico di tante situazioni di emergenza e di emarginazione. In un ampio contesto di evangelizzazione e solidarietà, risalta la grandezza profetica di Giovanni Battista Scalabrini, testimone di misericordia, apostolo dei migranti, pastore impegnato per un laicato maturo e collaborativo e per un’ecclesiologia di comunione.
Amare e servire
Nel 1859 il Seminario di Como viene trasformato dal governo in ospedale per curare i soldati feriti nella guerra d'indipendenza contro l'Austria. Giovanni Battista, allora giovane seminarista, diventa infermiere, a contatto con la sofferenza di tanti suoi coetanei che portano sul loro corpo le conseguenze dell'odio tra popoli vicini. Terminati gli studi, chiede al Vescovo di iscriversi a Milano al Seminario delle Missioni Estere, fondato nel 1850. Ma non gli viene concesso. La sua destinazione è il Seminario di Como, come insegnante ed educatore. Divenuto poi parroco nella periferia di Como, Scalabrini incontra la difficile realtà degli operai della seta, che coinvolge anche donne e bambini anche al di sotto dei dieci anni. Così egli comincia a scoprire che la questione operaia, la rivoluzione e il socialismo hanno motivazioni sociali ben precise, che chiedono profondi cambiamenti. Eletto Vescovo di Piacenza nel dicembre 1875, Scalabrini prende coscienza della povertà diffusa in tutto il Paese, che da poco ha raggiunto l'unità nazionale, e resta amareggiato della divisione dei cattolici circa l’atteggiamento da tenere nei confronti dello Stato. Con una parte minoritaria dei Vescovi e dei cattolici, egli cerca strade di dialogo e di attenta collaborazione. L'esigenza di un nuovo stile, generato anche dalla vicinanza al proprio popolo, gli viene confermata dal fenomeno migratorio, che spopola tante valli della sua ampia diocesi.
Realtà nazionale
e orizzonte mondiale
Scalabrini confessa i sentimenti di profonda compassione che prova alla stazione di Milano vedendo il flusso di tante persone di ogni età in cerca di un lavoro oltre oceano per il sostentamento della propria famiglia.
«Erano vecchi curvati dall'età e dalle fatiche, uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro o portavano in collo i loro bambini, fanciulli e giovanette tutti affratellati da un solo pensiero, tutti indirizzati ad una meta comune. Erano emigranti. Appartenevano alle provincie dell’Alta Italia ed aspettavano con trepidazione che la vaporiera li portasse sulle sponde del Mediterraneo e di là nelle lontane Americhe, ove speravano di trovare meno avversa la fortuna, meno ingrata la terra ai loro sudori. Partivano quei poveretti, alcuni chiamati da parenti che li avevano preceduti nell'esodo volontario, altri senza sapere precisamente ove fossero diretti, tratti da quel potente istinto che fa migrare gli uccelli. Andavano nell'America, ove c'era, lo sentirono ripetere tante volte, lavoro ben retribuito per chiunque avesse braccia vigorose e buona volontà».
Dall'attenzione alla situazione locale Scalabrini passa alla realtà nazionale, allo sguardo europeo e all'orizzonte mondiale. È un itinerario progressivo che rimette in discussione il modo di sentire e di vivere la patria e la Chiesa, i criteri di interpretazione della realtà, la visione della complessità dei problemi, da affrontare con intelligenza nella ricerca di soluzioni sostenibili. Scalabrini mostra di essere un pastore molto equilibrato, senza protagonismo o soluzioni avventate, con grande capacità di mediazione. Egli ha sempre presente l'unità della persona e della vita, cioè corpo e spirito, ragione e fede, natura e grazia, civiltà e religione, Chiesa e Stato, patria e frontiere. Anche papa Francesco si muove in questa linea, invitando la Chiesa a coniugare l’attenzione al particolare e il respiro grande. Per papa Francesco, come per Scalabrini, la pastorale coinvolge ogni essere umano con il suo potenziale spirituale e culturale e il contributo ad un mondo più equo e solidale.
Una grande consegna
Nella carestia dell’inverno 1879-1880 Scalabrini viene eletto presidente onorario del Comitato di coordinamento per provvedere ai meno abbienti (11mila persone) con la distribuzione di buoni legna, minestre calde, farina, riscatto pegni, soccorsi alle famiglie più bisognose. Per aiutare i poveri, il Vescovo è disposto a vendere il calice regalatogli da Pio IX (valutato circa 18mila lire). La carità del Vescovo riappare in occasione di alluvioni in Lombardia e Veneto (1882), del terremoto (1883), del colera (1884), di frane (1895), di sostegno all'azione contro la schiavitù da parte del cardinale M. Lavigerie. Fu generosissimo anche verso i carcerati, i malati, gli orfani, i sordomuti. Umile sapienza dell’amore e delle Beatitudini, è la grande consegna di Scalabrini alla Chiesa, alla società e a ciascuno di noi.
ANNA MARIA GELLINI
Luigi GUGLIELMONI “Papa Francesco e il Beato Giovanni Battista Scalabrini – Evangelizzazione e solidarietà verso i migranti CSER, Roma 2021 pag. 272 € 15,00