Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2021/9, p. 39
THAILANDIA - BRASILE Pandemia, vaccini, povertà: i missionari raccontano un mondo di disuguaglianze AMERICA LATINA Congresso della CLAR BRASILE Indigeni presentano denuncia ufficiale alla Corte internazionale dell’Aia contro Bolsonaro per genocidio

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Testimoni
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Thailandia - Brasile
Pandemia, vaccini, povertà: i missionari raccontano un mondo di disuguaglianze
L’agenzia Fides del 10 Agosto scorso, in un servizio di Gianni Borsa, riporta le testimonianze di don Bruno Rossi, della missione delle Chiese del Triveneto in Thailandia, e di Luca Bianucci, fidei donum in Brasile per la diocesi di Lucca, che mostrano come il Covid-19 stia aumentando le differenze tra Paesi ricchi e poveri, pesando ulteriormente sulle popolazioni meno tutelate. Don Bruno Rossi, dalla Thailandia, descrive quanto sta accadendo in questo paese dell’estremo Oriente. “Al nord la situazione è più sotto controllo anche se naturalmente ci sono persone che continuano a spostarsi da Bangkok verso altre zone e non fanno la quarantena. Il problema inoltre, come scriveva qualche giornale, è che si debbano conservare i morti dentro i camion-frigo perché qui i morti per tradizione si bruciano e quindi i forni crematori non ce la fanno ad assorbire il numero dei morti giornaliero”. Un altro grosso problema, “è il basso numero di vaccinati tra cui la maggior parte con vaccini cinesi di provata inefficacia. Attualmente solo pochi stranieri sono riusciti a vaccinarsi con altri vaccini e noi preti stiamo aspettando, sperando nei vaccini che arriveranno fra due mesi negli ospedali cattolici”. Anche il servizio pastorale e spirituale dei missionari diventa arduo: “attualmente abbiamo cancellato tutte le visite nei villaggi e cerchiamo di limitare al necessario gli spostamenti. Speriamo si possa uscire presto da questa situazione”.
Dall’Asia all’America latina
Luca Bianucci, fidei donum della diocesi di Lucca, è in Brasile da 25 anni. Da 4 si trova ad Aracaju, capitale dello Stato del Sergipe, nel Nordest brasiliano. In una lettera alla rivista NotiCum (Fondazione Missio), scrive: Da più di un anno ormai viviamo in questa terribile e tragica pandemia mondiale. E questo virus concretamente ha aumentato la disuguaglianza sociale in tutto il mondo, e qui in Brasile dove la disuguaglianza sociale è endemica, radicata, questo aumento sta risultando estremo. Già con la crisi nel 2015 in Brasile la forbice della disuguaglianza era tendenzialmente in crescita: la pandemia ha portato questa disuguaglianza a ben altro livello. La gente sta perdendo il reddito che il lavoro garantiva, il potere di acquisto è crollato drasticamente (svalutazione di quasi il 50%, nel 2020 della moneta locale, il real), e allo stesso tempo la distribuzione della ricchezza si concentra sempre di più in poche mani: uno scenario che già è pessimo, in prospettiva lo sarà ancora di più”.
Lo scorso anno il governo aveva finanziato un sussidio di emergenza, ricevuto da più di 50 milioni di persone (un quarto della popolazione brasiliana), pari a poco meno di 100 euro al mese. Ma a partire dal 2021 questo intervento emergenziale è terminato; il governo di Bolsonaro ha sostenuto di non essere più in grado di rifinanziarlo. “Le conseguenze, in particolare per quelle famiglie che stavano sopravvivendo del sussidio governativo, le abbiamo già davanti agli occhi”. “Oltre a ciò la pandemia sta lasciando una traccia indelebile nell’educazione dei bambini e dei giovani. Per la grande maggioranza degli studenti, in particolare della scuola pubblica, è stato un anno totalmente perso: non tutti, dobbiamo anzi dire pochi, di questi nostri piccoli fratelli e sorelle che saranno il futuro di questo immenso Paese, hanno potuto permettersi la scuola on-line con accesso remoto”.
Bianucci afferma ancora: “qui ad Aracaju in tutto questo periodo di pandemia abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di portare speranza, sostegno concreto, condivisione”. Precisa: non è stata un’attenzione che veniva ‘dall’alto’, ma che è partita, e sta continuando ad esistere, dal basso. Semplici persone, piccoli gruppi, che con un lavoro di formichina, stanno attenuando la sofferenza, la miseria di tante persone. Speriamo che la vaccinazione contro il Covid-19 possa ristabilire una situazione di normalità”. Infine: “la realtà sociale che ci aspetterà ci chiamerà ancor di più ad essere operatori di giustizia, portatori di speranza, al fianco di coloro che sono ai margini della società”.
America Latina
Congresso della CLAR
Dal 13 al 15 agosto scorso, la Conferenza latinoamericana dei religiosi (CLAR) ha organizzato un Congresso virtuale sul tema “Verso una vita religiosa intercongregazionale, interculturale e itinerante", allo scopo di ascoltare Gesù in quest’ora e con Lui e insieme a Lui camminare verso un nuovo modo di essere Chiesa che si lascia trasformare come discepolo, profeta e missionario. Il Congresso si è proposto di rafforzare i tratti riguardanti l’identità della vita consacrata nelle sue dimensioni intercongregazionale, interculturale e itinerante, assumendo lo spirito della sinodalità come modo per collocarsi nella costruzione del tessuto ecclesiale. In una maniera inedita nella storia della CLAR, papa Francesco ha voluto salutare tutti i partecipanti facendo giungere ad essi il suo saluto fraterno, ed esortandoli ad inculturare la fede in mezzo al popolo. “Ricordo – ha detto – quanto sia importante la sfida che ci presenta l'inculturazione della fede per la vita consacrata. Quanto bene ci può fare scoprire che l'unità non è uniformità, ma multiforme armonia”.... entrare nella vita del popolo, entrare con rispetto nei loro costumi e tradizioni, cercare quando svolgere la missione di inculturare la fede ed evangelizzare la cultura. È un binomio: inculturare la fede ed evangelizzare la cultura”, ha aggiunto il Papa.
Ha quindi esortato i consacrati/e ad essere persone di gioia e a coltivare l’umorismo: “Com'è triste – ha sottolineato – vedere consacrati e consacrate senza il senso dell'umorismo, che prendono tutto così sul serio. Vivere con Gesù – ha aggiunto – vuol dire essere gioiosi, e comprende la capacità di dare un senso di umorismo alla santità... Gioia, anziché concentrarsi solo sulla propria sopravvivenza come comunità religiosa. Le più alte espressioni del vivere con Cristo sono infatti la gioia, la pace e il senso dell'umorismo”.
Ha portato il suo saluto al congresso anche il presidente del Celam, mons. Miguel Cabrejos, riferendosi alla centralità della sinodalità nel cammino della Chiesa: “La vita religiosa in questo nuovo contesto, ci ha mostrato che l’ascolto è necessario, e, partendo da questo, la capacità di dialogare con le persone, comunità e culture, che ci permettono di cogliere la voce dello Spirito e la volontà del Signore, che si rivela sempre in modo nuovo e sorprendente, rompendo gli schemi”.
Hanno partecipato ai lavori, collegandosi virtualmente, più di 9.000 religiosi e religiose di 27 Paesi dell’America Latina, USA, Europa, Africa.
Brasile
Indigeni presentano denuncia ufficiale alla Corte internazionale dell’Aia contro Bolsonaro per genocidio
L’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib) ha presentato nella Giornata internazionale dei popoli indigeni, celebrata il 9 agosto, una denuncia ufficiale alla Corte penale internazionale contro il governo Bolsonaro per genocidio, L’organizzazione, come si legge nel sito del Consiglio indigeno missionario (Cimi), chiede che il Tribunale dell’Aia esamini i crimini commessi contro le popolazioni indigene dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, a cominciare dall’inizio del suo mandato, nel gennaio 2019, con attenzione particolare al periodo della pandemia di Covid-19.
Alla base delle accuse, ci sono una serie di ricerche universitarie, rapporti tecnici, documenti di capi ed organizzazioni indigene che comprovano "una politica chiaramente anti-indigena e sistematica, pianificata ed attuata sotto la direzione di Bolsonaro", a partire dal suo insediamento alla presidenza del Brasile e in particolare durante la pandemia di Covid-19. Oltre ad aver agevolato l'apertura delle terre indigene e di zone protette dell'Amazzonia allo sfruttamento indiscriminato delle loro risorse naturali – foreste e miniere – Bolsonaro è accusato di aver favorito il diffondersi dei contagi da Covid-19 all'interno delle comunità autoctone, con un bilancio di 57 mila infetti e 1.166 morti su una popolazione di 900 mila persone, secondo i dati diffusi dall'Apib. Gli indigeni rappresentano lo 0,5% dei 212 milioni di brasiliani, ma le loro terre coprono il 13% dell'immenso territorio nazionale, oltre a rappresentare il secondo polmone verde del pianeta. Lo scorso gennaio, il noto difensore della foresta amazzonica, Raoni Matuktire, aveva già chiesto alla Cpi di indagare per "crimini contro l'umanità", accusando Bolsonaro di "persecuzione" dei popoli autoctoni con la distruzione del loro habitat e la violazione dei loro diritti. Sullo sfondo, una serie di proposte di legge, che attendono il voto del Parlamento brasiliano sulla spinta della potente lobby agroalimentare, puntano a stravolgere le regole vigenti sulla demarcazione delle terre indigene, facilitandone ulteriormente lo sfruttamento.
Sulla base dei precedenti della Corte penale internazionale, l’Apib chiede un’indagine per crimini contro l’umanità (art. 7. b, h, k dello Statuto di Roma: sterminio, persecuzione e altri atti disumani) e genocidio (art. 6 B e C dello Statuto di Roma per aver provocato gravi danni fisici e psichici e determinato deliberatamente condizioni volte alla distruzione delle popolazioni indigene). È la prima volta nella storia, che le popolazioni indigene si rivolgono direttamente alla Cpi, con i loro avvocati indigeni. “Crediamo – affermano – che ci siano atti in corso in Brasile che costituiscono crimini contro l’umanità, genocidio ed ecocidio. Data l’incapacità dell’attuale sistema giudiziario brasiliano di indagare, perseguire e giudicare questi comportamenti, denunciamo questi atti alla comunità internazionale, mobilitando la Corte penale internazionale”, sottolinea Eloy Terena, coordinatore legale dell’Apib, uno degli otto avvocati indigeni che ha firmato la dichiarazione. Secondo l’organizzazione, gli attacchi ai territori e alle popolazioni indigene sono stati incoraggiati da Bolsonaro più volte durante il suo mandato. I fatti che testimoniano il progetto anti-indigeno del Governo federale vanno dall’esplicito rifiuto di delimitare nuove terre, a leggi, decreti e ordinanze che cercano di legalizzare le attività di invasione, stimolando i conflitti. “L’Apib continuerà a lottare per il diritto dei popoli indigeni ad esistere nella loro diversità. Siamo popoli indigeni e non ci arrenderemo allo sterminio”, sottolinea Eloy Terena.
a cura di ANTONIO DALL’OSTO