Chiaro Mario
Un paese fragile ma deciso a guardare al futuro
2021/9, p. 37
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano propone tre obiettivi principali: riparare i danni causati dalla pandemia, superare le disuguaglianze e avviare la transizione ecologica del sistema economico-sociale.

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IL DISEGNO DI UN NUOVO “MODELLO ITALIA”
Un paese fragile ma deciso a guardare al futuro
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano propone tre obiettivi principali: riparare i danni causati dalla pandemia, superare le disuguaglianze e avviare la transizione ecologica del sistema economico-sociale.
Nel discorso del 2 giugno 2021 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato i molti progressi ottenuti in 75 anni dalla nascita dell’Italia. «La fotografia dell’Italia di oggi – ha sottolineato – propone l’immagine di un paese profondamente diverso, cambiato, progredito. Abbiamo vissuto, probabilmente senza esserne sempre pienamente consapevoli, una straordinaria rivoluzione sociale. Certo, la nostra Repubblica è imperfetta, come ogni costruzione che rifletta i limiti e le contraddizioni della vita. Ancora troppe ingiustizie. Ancora diseguaglianze. Ancora condizioni non sopportabili per la coscienza collettiva». A queste parole si è ispirato il Dossier della Caritas italiana intitolato Avere cura di una Repubblica imperfetta. Contributo al PNRR, percorso di riflessione, analisi e proposta. Si tratta di uno strumento per un lavoro condiviso nella difesa dei diritti delle persone e delle comunità più fragili. Questo infatti è il momento di valorizzare quanto più possibile ciò che ci unisce, tutto ciò che fa crescere una comunità solidale, riaffermando alcuni valori della Costituzione che sembrano ancora pesare meno di altri.
Un nuovo modello di sviluppo
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel Consiglio dei ministri del 13 luglio 2021, ha annunciato il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) arrivato dall’Ecofin, il Consiglio europeo di economia e finanza. Il Piano 2021 diventa così il programma di investimenti in 6 anni con cui l’Italia - nell’ambito del Next Generation EU (strumento di 750 mld per il rilancio dell’economia Ue) - definisce il quadro delle politiche pubbliche da mettere in campo per far ripartire il paese. I fondi accordati all’Italia ammontano complessivamente a 191,5 miliardi di euro, cui si aggiungono 30,6 mld di fondo complementare stanziati dal governo di unità nazionale, per un totale di 222,1 mld di euro. Così si offre al paese la possibilità non solo di una ripartenza dopo la tragica emergenza sanitaria, sociale ed economica provocata dalla pandemia da Covid-19, ma anche di intervenire su ambiti in cui sono presenti gravi e strutturali problematicità, come i differenziali regionali, di genere e di generazioni. Problematicità che afferiscono all’art. 3 della Carta costituzionale, dove si afferma di voler “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Per attuare il Piano occorre sviluppare una lettura critica dei processi che sono a monte della tragedia globale provocata dal Coronavirus, i suoi effetti sulla vita personale e comunitaria, le trasformazioni che ha avviato. La prima grande consapevolezza è che abbiamo sviluppato una società globale in cui l’ideologia di una economia liberista ha rappresentato l’orizzonte comune. Un primo segnale drammatico di una insostenibilità non solo etica, ma anche economica di questo approccio, è stata la crisi finanziaria che a partire dal 2008 ha devastato l’economia globale. I vincitori però sono rimasti gli attori del neoliberismo, accentuando a livello globale i processi di disuguaglianza. È la visione di papa Francesco espressa nell’enciclica Fratelli tutti: «il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. Si tratta di un pensiero povero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si presenti» (n.168).
La fotografia di un paese fragile
Il PNRR italiano propone tre obiettivi principali: riparare i danni causati dalla pandemia, superare le disuguaglianze e avviare la transizione ecologica del sistema economico-sociale. In questo contesto occorre alzare lo sguardo verso il futuro e affrontare sei Missioni coniugando equità ed efficienza: 1) digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (42,9 mld); 2) rivoluzione verde e transizione ecologica (68,6 mld); 3) infrastrutture per una mobilità sostenibile (31,4 mld); 4) istruzione e ricerca (31,9 mld); 5) inclusione sociale e coesione territoriale (22,4 mld); 6) salute (18,5 mld). Si evidenzia un disegno per realizzare un ‘nuovo modello Italia’, mantenendo un’attenzione trasversale: «Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le disuguaglianze di genere e i divari generazionali» (M. Draghi, “Comunicazioni alla Camera”, 26/4/2021). La prospettiva è di lunga durata e il compito del governo è di gettare fondamenta solide, alimentando una “cultura del cambiamento”. Nella Premessa al PNRR il capo del governo Draghi presenta la fotografia dell’Italia da cui partire per questa grande impresa: «La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia italiana più di altri paesi europei. Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9%, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2. L’Italia è stata colpita prima e più duramente dalla crisi sanitaria. Le prime chiusure locali sono state disposte a febbraio 2020, e a marzo l’Italia è stata il primo paese dell’UE a dover imporre un lockdown generalizzato. A oggi risultano registrati quasi 120mila decessi dovuti al Covid-19 (al 30 aprile 2021, ndr), che rendono l’Italia il paese che ha subito la maggior perdita di vite nell’UE. La crisi si è abbattuta su un paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale». Per completare il quadro va considerato anche che nel periodo 2005-2019 il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3% al 7,7% della popolazione, aumentando nel 2020 fino al 9,4%. Ad essere particolarmente colpiti sono stati giovani e donne. L’Italia ha il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione (i cosiddetti Neet). Il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è il 53,8% ( la media europea è al 67,3%). Questi problemi sono ancora più accentuati nel Mezzogiorno. Il paese resta vulnerabile ai cambiamenti climatici e all’aumento delle ondate di calore e delle siccità. Secondo stime ufficiali, nel 2017 il 12,6% della popolazione viveva in aree a elevata pericolosità di frana o soggette ad alluvioni.
Punti critici del Piano di ripresa e resilienza
Il Dossier della Caritas richiamato all’inizio ritiene che il PNRR rappresenti per il paese «una straordinaria opportunità per adottare una vera prospettiva di sviluppo sostenibile». Il riferimento è quello assunto nel 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu con la dichiarazione Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Alla luce di questa prospettiva, si possono evidenziare alcuni limiti importanti del Piano italiano. Il primo riguarda la sostenibilità, che appare esaurita all’interno di un’idea di “transizione verde” basata su tecnologie innovative e sulla digitalizzazione, senza articolare a quale modello di società inclusiva dovrebbe puntare l’insieme delle azioni previste. Un secondo limite consiste nel fatto che le priorità indicate non riescono a cogliere le cause dei fenomeni e quindi ad affrontare tutte le disuguaglianze: «Il principio “non lasciare indietro nessuno” deve essere messo in pratica… l’assenza di temi come quello dell’integrazione della popolazione di origine straniera e dei migranti (la parola migrante non appare neanche una volta nel PNRR) o la declinazione del tema del diritto allo studio (nessuna estensione delle borse di studio per l’accesso all’università per le fasce meno abbienti) rappresentano “campanelli di allarme” e segnalano il pericolo di una società in cui chi ha più bisogno rischia di essere chiamato a cavarsela sostanzialmente da solo». Occorre dunque interrogarsi sulla portata trasformativa del piano: «si tratta di uno strumento in grado di spingere la nostra comunità nazionale verso una società più sostenibile, pacifica e inclusiva; oppure di uno sforzo, pure lodevole e inedito per dimensioni, ma con un approccio tecnocratico basato su una collezione di progetti e iniziative?».
Le comunità cristiane al servizio del paese
In questo senso il Dossier Caritas ricorda il rischio di una “globalizzazione del paradigma tecnocratico” denunciato da papa Francesco nella Laudato si’: certamente è importante un grado di innovazione tecnologica, ma la questione è «quanto questo deve essere posto con chiarezza a servizio delle persone e delle famiglie, soprattutto dei più poveri e vulnerabili, attraverso misure specifiche». Tutto questo rafforza il senso di responsabilità comune e richiede «una riflessione che ci fa chiedere quanto le nostre chiese siano cordialmente vicine alle sfide indicate nel Piano, vale a dire la riduzione dei divari di genere, di generazioni e territoriali e di quali eventuali cammini debbano farsi carico». Nel complesso il PNRR «interroga le nostre comunità rispetto alle transizioni ‒ ambientali, digitali, sociali e di mobilità ‒ che investono dimensioni antropologiche fondamentali e che non possono risultare estranee al proprio servizio pastorale. Sarebbe auspicabile che l’avvio della stagione sinodale invocata da papa Francesco incrociasse anche gli snodi che il nostro paese deve affrontare nel tempo che viene». Per fare questo sono necessari luoghi praticabili e strumenti per potere esercitare «un servizio costante di vigilanza e di proposta verso tutti i percorsi di cambiamento che si profilano nel paese».
MARIO CHIARO