Gellini Anna Maria
Accompagnare verso il bene
2021/7, p. 46
Le conversazioni su pena, speranza, giustizia riparativa che Paola Ziccone propone, fanno trasparire una non comune onestà professionale in armonia con innegabili valori umani e spirituali, orientati a costruire relazioni sociali positive, a «educare e non sopprimere o soffocare» o lasciar «soccombere dentro il male».

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NOVITÀ LIBRARIA
Accompagnare verso il bene
Le conversazioni su pena, speranza, giustizia riparativa che Paola Ziccone propone, fanno trasparire una non comune onestà professionale in armonia con innegabili valori umani e spirituali, orientati a costruire relazioni sociali positive, a «educare e non sopprimere o soffocare» o lasciar «soccombere dentro il male». Lei stessa afferma di avere sempre ritenuto importante provare a fare il punto a se stessa e poi agli altri, su quello che comportano il carcere, la pena, la costrizione, la vendetta, la disperazione, la colpevolizzazione e il senso di colpa, la memoria, la separazione dalla società.
Le riflessioni vive e coinvolgenti, sono maturate in quasi trent’anni di lavoro all’interno del sistema dell’esecuzione penale per i minorenni e del Dipartimento della Giustizia Minorile, nel cui ambito Paola Ziccone ha svolto per più di un decennio il lavoro di direttore di un istituto penale e dove attualmente si occupa prevalentemente di progettazione di percorsi educativi e di Giustizia Riparativa. Centinaia di ragazzi tra i 14 e 25 anni, autori di reati o vittime, e centinaia di genitori dei ragazzi, volontari, insegnanti, educatori, studenti, avvocati, artigiani, agenti di polizia penitenziaria, docenti universitari, sacerdoti, amministratori locali, psicologi, psichiatri, scrittori, pedagogisti, hanno attraversato la sua vita e hanno contribuito a rispondere ad una domanda presente in lei fin dall’infanzia: cosa è il male e come si può combatterlo?
Verso Ninive
Il libro, - che merita una speciale attenzione in ogni sua parte, compresa l’appendice e i ringraziamenti - è pensato in particolare «per tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno pensato di un proprio simile “vorrei che marcisse in galera”, senza aver ben chiaro né il concetto di marcire né tantomeno quello di “galera”. Per chi nemmeno una volta ha mai perdonato qualcuno e non ha mai perdonato se stesso. Per chi crede che sia sempre possibile essere dalla parte della ragione. Per chi ha vissuto ore o giorni o anni di disperazione e solitudine. Per chi non crede in nessun dio e talvolta nemmeno negli altri o in se stesso». Ma anche per chi, cattolico e cristiano, si ritiene talmente giusto da non assumersi la responsabilità etica e civile di una giustizia capace di riparare il tessuto personale e sociale lacerato e di generare opportunità nuove di dignità umana.
Come Giona che «non voleva andare a Ninive come gli aveva ordinato Dio, perché temeva che la città si sarebbe convertita e sarebbe stata perdonata. Il profeta non vuole dare ai Niniviti un'altra possibilità: essi non devono avere l’opportunità di poter riparare al male fatto. Giona è fermo alla logica della condanna: vuole applicare la giustizia che esclude la misericordia».
Dialogo con il card. Zuppi
Le conversazioni tra la Ziccone e il card. Zuppi sono avvenute in quattro incontri tra febbraio e maggio 2020, in arcivescovado a Bologna, in piena pandemia. L’attività di mediazione operata dal card. Zuppi nella guerra civile in Mozambico con la comunità di Sant’Egidio, lo ha reso più attento e sensibile alle domande che gli sono state poste. Alla constatazione che il male riguarda tutti, così come il bene e che tutti siamo capaci di fare e facciamo sia l’uno che l’altro, il card. Zuppi aggiunge che «ogni persona nasconde dentro un “lupo” che, se non viene contenuto, può fare del male agli altri e a se stesso. … Siamo tutti potenzialmente malvagi, così come nessuno nasce col marchio del malvivente sulla fronte. … E nei confronti di chi sbaglia, spesso, c’è la paura di scoprirsi uguali». E «se perdiamo il patrimonio della storia del Diritto che ha caratterizzato l’Italia e se, di conseguenza, scegliamo una giustizia solo punitiva e non rieducativa – e dunque incapace di offrire speranza e possibilità di riconciliazione della persona con la società e con gli altri – è evidente che questo provocherà un aumento di rabbia. Se la giustizia si risolve semplicemente con il contenimento e la privazione, genera una conseguenza ancora peggiore, con l’idea disumana e illusoria che sia possibile costruire un mondo in cui vengono buttati via ed eliminati tutti quelli che hanno sbagliato». «I sistemi repressivi – esprimeva già negli anni ’80 il card. Martini - non riscattano i colpevoli, ma acuiscono e scatenano in essi i peggiori istinti che prima o poi trovano delle vittime innocenti da sacrificare».
Il carcere di per sé non agevola l’educazione. L’educazione avviene attraverso percorsi diversi da quelli coercitivi. Il passato precedente al male fatto non torna, le ferite non si rimarginano miracolosamente comminando lo stesso male subìto.
Appassionate riflessioni
Riguardo a questa verità, nell’ultima parte del libro, risuonano forti alcune, appassionate riflessioni di Agnese Moro, sociopsicologa, ricercatrice del Laboratorio di scienze della cittadinanza, figlia dello statista sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse nel 1978.
«Gli anni di carcere non sono un risarcimento nei confronti del dolore delle vittime. Il passato tu non potrai mai mettertelo dietro le spalle, perché tutto quello che ti è capitato è come se risuccedesse ogni giorno… La Giustizia Riparativa nella sua essenza più importante, è proprio questo rendere possibile una vicinanza lì dove c’è una distanza incolmabile», creando le condizioni per un dialogo di per sé tanto difficile quanto fondamentale per una più vera comprensione della realtà e soprattutto per un reciproco riconoscimento di quanto ciascuno ha vissuto. A conclusione, anche se può essere punto di partenza per approfondire e apprezzare ancora di più il lavoro di Paola Ziccone, va segnalata l’umanissima quanto accurata post-fazione di Adolfo Ceretti, professore Ordinario di Criminologia presso l’Università di Milano Bicocca, Segretario generale del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, Vicepresidente della Società Italiana di Criminologia, e il massimo esperto in Italia nel settore della Giustizia riparativa, mediatore di conflitti in realtà di violenza individuale e di massa, da quella terrorista ai genocidi.
ANNA MARIA GELLINI