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Il movimento Maria 2.0 e la vita consacrata femminile
2021/7, p. 32
Maria 2.0 è un movimento femminile tedesco, nato dalla libera iniziativa di donne e consacrate impegnate attivamente nella vita ecclesiale. Si è sviluppato in seguito alla lettura dell’enciclica di papa Francesco “Evangelii Gaudium”. Preoccupate dalla situazione attuale della Chiesa tedesca (e non solo), un numero sempre maggiore di donne ha deciso di lottare per un futuro migliore.

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Il movimento Maria 2.0 e la vita consacrata femminile
Maria 2.0 è un movimento femminile tedesco, nato dalla libera iniziativa di donne e consacrate impegnate attivamente nella vita ecclesiale. Si è sviluppato in seguito alla lettura dell’enciclica di papa Francesco “Evangelii Gaudium”. Preoccupate dalla situazione attuale della Chiesa tedesca (e non solo), un numero sempre maggiore di donne ha deciso di lottare per un futuro migliore. Esse esprimono così il senso del loro impegno: “Vogliamo lottare per noi stessi, per i nostri figli e nipoti! Lottare per un mondo dove non sia soltanto sopportabile per noi e anche per le generazioni successive, lottare perché rimanere in questa Chiesa sia una gioia! Perché qui ci sentiamo a casa, e per questo ci teniamo molto”.
In questi ultimi anni sono state numerose le manifestazioni pubbliche di protesta e dibattito in tutta la Germania, con l’obiettivo di smuovere le acque. Anche in tempo di pandemia il movimento ha cercato di tenere vivo il dibattito.
Ma la vita religiosa femminile che ne pensa? Abbiamo raccolto una voce autorevole che, per la delicata posizione che riveste, preferisce rimanere nell’anonimato. Suor Kathrin (nome fittizio) riveste un ruolo di primo piano in una grande diocesi tedesca e contestualmente ha un ruolo di governo nella Congregazione a cui appartiene. Le abbiamo rivolto alcune domande.
Quali sono le istanze principali del movimento 2.0?
Il movimento 2.0 porta avanti diverse istanze all’interno della Chiesa cattolica tedesca. Ad esempio: la richiesta di pari dignità, la corresponsabilità alla comune missione ecclesiale, la condivisione del potere; la lotta e trasparenza contro gli abusi sessuali; la revisione della morale sessuale; il superamento del celibato obbligatorio; la trasparenza nell’amministrazione e gestione finanziaria; la cura dell’ambiente.
Maria 2.0 lotta perché anche le donne possano accedere all’ordine sacro. Giusto?
Sì. Il movimento chiede l’accesso al ministero presbiterale. Naturalmente vi sono implicazioni esegetiche e teologiche in cui io non intendo entrare. Bisogna riconoscere che all’interno del movimento non vi è una posizione chiara e netta. Vi sono dinamiche interne di dialogo e dibattito. Ma se questo rimane l’unico obiettivo, penso che Maria 2.0 non avrà un grande futuro. Penso sia troppo riduttivo creare un movimento dal basso femminile per raggiungere un unico scopo, le cui implicazioni rischiano di portarci su un binario morto.
Che pensa di questo movimento e quale percezione ha di esso la vita consacrata?
Il mio punto di vista è naturalmente molto personale, e non posso dire che sia il pensiero di tutte le consacrate. A vari livelli si è discusso e si discute. Si è anche prodotto materiale per comprendere meglio il fenomeno Maria 2.0. Io non mi riconosco in un movimento che faccia solo protesta. Ho l’impressione che vi sia sempre più una presa di posizione finalizzata al raggiungimento di specifici obiettivi (ad esempio, donne sacerdote), senza entrare in un autentico dialogo.
D’altra parte, in contrasto con Maria 2.0 si è costituito il movimento Maria 1.0 che raccoglie altrettante numerose adesioni e si fissa su posizioni tradizionaliste di preghiera. Credo che questo muro contro muro sia sbagliato e controproducente. Soprattutto antievangelico.
E gli istituti religiosi femminili?
Io parlo per il mio Istituto, anche se immagino non ci si discosti da altri istituti. Anche nel nostro interno respiriamo la stessa dinamica e il medesimo contrasto. Chi è a favore e chi è contro. Vi sono tensioni e visioni a volte opposte, che Maria 2.0 ha stimolato e messo in luce.
Come le affrontate?
Sprechen, hören, beten”: parlare, ascoltare, pregare. Attraverso questo metodo, si giunge ad una terza via, superando contrapposizioni, contrasti, tensioni.
C'è qualche punto delle questioni che il movimento pone e che interpella in modo particolare la vita religiosa femminile?
Le questioni poste da Maria 2.0 riguardano maggiormente alcune istanze che hanno a che vedere più con l’istituzione che con la vita consacrata. Ma certo, Maria 2.0 interpella la vita religiosa a esporsi maggiormente, lottare, prendere posizione, interrogarsi, a non rimanere chiusi davanti al mondo in evoluzione, a non irrigidirsi su posizioni precostituite, a essere critici davanti alla Chiesa. In particolare penso che mettere al centro il ruolo della donna nella Chiesa sia un punto centrale che ci interpella molto. Ma bisogna comprendere se il ruolo della donna significa ricalcare il ruolo maschile, assumendo spazi di potere o una spinta più evangelizzatrice. E questo secondo aspetto mi sembra un po' debole, sul quale noi donne consacrate dovremmo impegnarci maggiormente.
E qual è l'apporto che la vita religiosa può offrire a Maria 2.0?
Prima di tutto riguarda il metodo. Non concordo molto sul modo di portare avanti le azioni. Maria 2.0 dovrebbe riprendere il metodo che usiamo spesso nei nostri Capitoli e nelle dinamiche di dibattito. Prima di tutto il dialogo: ognuno ha il diritto e dovere di esprimere il proprio pensiero; insieme al dialogo, l’ascolto attivo e attento. Infine il ruolo centrale della preghiera che indica spesso una terza via. Non si tratta solo di protestare e fare richieste, ma nella preghiera comprendere la via dello Spirito, che non necessariamente coincide con gli obiettivi delle azioni di lotta e protesta finora intraprese.
E la vita religiosa maschile come si rapporta a questo movimento?
Non saprei rispondere. Penso che vi sia una situazione analoga alla nostra, ma con meno coinvolgimento emotivo.