Gellini Anna Maria
L’ORA DELLA PROSSIMITÀ DI DIO
2021/6, p. 46
«Comprendete l’ora della tempesta e del naufragio, è l’ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza. Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi sostegno e certezza»

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NOVITÀ LIBRARIA
L’ora della prossimità di Dio
«Comprendete l'ora della tempesta e del naufragio, è l'ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza. Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi sostegno e certezza». Con queste parole di Dietrich Bonhoeffer, don Cosentino sostiene e rafforza, tra le sue importanti riflessioni, la necessità di “liberare Dio”, ritrovando quel volto che Gesù Cristo ci ha rivelato e che invece, in tante occasioni della vita, abbiamo deformato e chiuso in categorie troppo umane.
Crisi, tempo provvidenziale?
A partire da una lettura dell’esperienza traumatica della pandemia, - con tutte le sue faticose e complesse implicanze esistenziali, spirituali, psicologiche, sociali, - l’A. intende proporre una rilettura aperta e concreta sul modo in cui interpretiamo e affrontiamo le crisi della nostra vita e della nostra società e in quale Dio crediamo nei momenti di deserto e di buio. Può essere la crisi un tempo provvidenziale, un’opportunità di cambiamento e di trasformazione? È possibile riconoscere una “buona notizia” dentro il peso della solitudine, dentro relazioni affaticate e ferite, dentro l’esperienza umiliante e disorientante della fragilità fisica, psicologica, planetaria? Quali possibilità di rinascita dopo essere stati toccati dalla morte in modo imprevisto e incontrollabile? Queste e altre domande su Dio, sulla Chiesa e sul futuro stanno alla base dei cinque capitoli con cui Cosentino propone possibili percorsi per preparare tempi migliori, per decidere in quale Dio continuare a credere, quale Chiesa vogliamo essere e quale spiritualità potrà rigenerare la quotidianità della vita e la dimensione personale, familiare e pubblica della fede.
Cambiare per ricominciare
«Non possiamo essere 'sicuri' del tempo che verrà. Ciò che possiamo fare, guardando e abbracciando la crisi umana, sociale, economica ma anche spirituale messa in luce dalla pandemia ma che da tempo attraversava già il nostro mondo, è cercare di fare spazio a una nuova “immaginazione” religiosa, ecclesiale e pastorale» orientata a Dio, alla Chiesa, alla vita umana e cristiana per questo attuale momento storico. Con la schiettezza che contraddistingue tutte le sue riflessioni, l’autore invita a prendere consapevolezza che ogni crisi è occasione di purificazione e trasformazione. Dentro la crisi, c’è Dio che «continuamente ci chiama per farci “uscire” dai nostri recinti angusti, che ci destabilizza dai luoghi delle nostre sicurezze, che rompe gli equilibri umani spesso fondati sul calcolo, sull’opportunismo o sulla comodità, per avviare in noi un continuo processo di rinnovamento. Allo stesso tempo, la Parola di Dio ci chiama sempre a un “esodo” dalla nostra stessa religiosità e dal nostro modo “umano, troppo umano” di concepire Dio»; è una Parola che «rompe il guscio delle nostre abitudini e smaschera non solo i nostri idoli, ma anche Dio stesso quando diventa un idolo. Durante le crisi, i bagagli della nostra religiosità diventano leggeri; si frantumano alcune certezze, forse si attraversa una dura notte spirituale, ma al contempo ci si spoglia di tanti “oggetti” religiosi, che con Dio e con la fede avevano poco a che fare».
Chiesa in uscita e spiritualità quotidiana
Durante il tempo della pandemia la Chiesa è stata davvero «in uscita», si è fatta spazio nelle case, è emersa la dimensione “sacerdotale” dei battezzati, la preghiera è diventata espressione della vita concreta della gente. Questo deve aiutarci a credere che Dio abita nei nostri cuori e nella vita, prima ancora che nelle chiese, e dà forma a «una spiritualità del quotidiano, dell’ordinario, del frammento umano». La spiritualità cristiana non si risolve in «cose celesti», non separa lo spirito dalla materia, non si esprime in una liturgia che non comprenda la vita, non genera una preghiera esente da domande, dubbi, dolore e travaglio, ma in tutto rintraccia i segni della speranza, crede che Dio può rendere fecondi anche i sentieri di morte. Cosentino, fino alla conclusione del libro, ci incoraggia a prendere consapevolezza che il drammatico tempo della pandemia ci ha aperto delle possibilità. «Nella semplicità delle case, con l'ausilio di piccoli schermi, di sussidi e orientamenti, si sono trovati modi per leggere e ascoltare la Parola, per pregare, celebrare, ritrovare se stessi, fare memoria, custodire, benedire e, in questa apertura a Dio, cercare orientamento in giorni incerti, attraversati dalla paura. La sfida che ci attende è avvincente: invece di interpretare questa situazione come dettata dall'emergenza, potremmo leggerla con intelligenza pastorale» che sappia mettere in circolo, nelle strutture della società e nei rapporti interpersonali, un messaggio di speranza e una presenza evangelica di consolazione e di vicinanza, solidale con il faticoso cammino nel deserto della prova, capace di segni concreti di cura e di guarigione per i fratelli che ci passano accanto.
ANNA MARIA GELLINI