Antoniazzi Elsa
Non ci sarà più incenso?
2021/6, p. 36
Quando leggiamo che ghiacciai e iceberg si sciolgono, ci preoccupiamo e siamo presi dal giusto senso di colpa. E tuttavia il problema resta un poco lontano perché purtroppo abbiamo poca presa sui comportamenti che direttamente possono cambiare le cose. Certamente le buone pratiche ci sono, ma quanta distanza con il riscaldamento globale! Quando, invece, una o un credente legge che l’incenso scarseggia, le cose cambiano.

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Non ci sarà più incenso?
Quando leggiamo che ghiacciai e iceberg si sciolgono, ci preoccupiamo e siamo presi dal giusto senso di colpa. E tuttavia il problema resta un poco lontano perché purtroppo abbiamo poca presa sui comportamenti che direttamente possono cambiare le cose. Certamente le buone pratiche ci sono, ma quanta distanza con il riscaldamento globale!
Quando, invece, una o un credente legge che l’incenso scarseggia, le cose cambiano. In prima battuta sembra una notiziola da niente, ben altri sono gli elementi necessari della vita e tuttavia questo tocca abbastanza da vicino la vita del cristiano che va a Messa e che nelle feste ne vede il fumo e sente il profumo, dopo aver ascoltato infinite meditazioni devote sulla preghiera che come incenso sale a Dio. Se ne può concludere che l’incenso non è necessario, ma utile sì.
Bisogna preoccuparsene? Beh, intanto sorge il dubbio: è stato l’uso nelle Chiese di quell’incenso a granellini - non dei bastoncini, che per altro sono spesso ormai chimici?
E la risposta non ci solleva molto. Secondo la rivista “Nature Sustainability”, citata da Avvenire (14 aprile 2021, p.18) non siamo i soli ad averne impiegato e a impiegarne tanto, e così il grande consumo è una delle cause della mancanza della resina dell’albero del genere Boswellia.
La resina in oggetto si ottiene con un’incisione da questi alberi che si sviluppano in zone desertiche, leggi rese tali, sia dell’Africa che dell’Asia. E così questi alberi che non conoscono una coltivazione industriale stanno sparendo, o perché seccati o perché mangiati dagli animali che cercano foglie per saziarsi.
Come consumatori d’incenso e produttori del riscaldamento climatico non possiamo che veder salire il senso di colpa alle stelle.
Verrebbe da dire che basta concentrarsi sul riscaldamento climatico perché è questo il vero problema, che spazza via gli altri.
Effettivamente, come ricorda Avvenire, resta il problema specificatamente liturgico: come faremo a produrre fumo profumato?
Forse Dio può fare a meno anche del fumo dell’incenso, dopo aver segnalato la noia del profumo del grasso dei sacrifici. Ma lì – si può obiettare – è una questione di vera o falsa partecipazione, qui è mancanza.
Ma se preghiamo con mente, cuore e volontà, per Dio non sarebbe come vedere fumo e sentire profumo?
Nessuno è così ingenuo, l’incenso serve a noi, come segno delle preghiere che salgono a Dio.
Anticamente l’incensazione è stata inserita anche per coprire l’odore dei morti nei funerali, piuttosto che nelle messe in quelle chiese che conservavano tombe. Del resto sappiamo tutti che l’enorme incensiere di Santiago de Compostela, serviva per lo più per coprire l’odore dei pellegrini che bivaccavano nella cattedrale.
Ormai, però, è solo una questione simbolica e perciò sembra difficile la sostituzione.
In ogni caso il liturgista affronta la questione e si chiede se la chimica oggi così sviluppata non possa combinare qualche elemento che arrivi là dove la natura non può arrivare.
E questo anche perché i bastoncini d’incenso sono cosa diversa, oltre al fatto che anche loro cominciano a scarseggiare, come detto.
In realtà la fantasia di comunità di chiese remote ha già trovato piante profumanti e fumose che lo sostituiscono.
E poi forse la dimensione ecologica interpella anche la liturgia: non sembra il caso di proporre altri combinati chimici che a loro volta produrranno qualche scoria, deprederanno qualche altro elemento naturale, producendo in piccolo quel gorgo che fa ammalare il pianeta.
La Bibbia parla poco di neve e mare, ma parla d’incenso. Se nelle nostre liturgie restasse un vuoto per ricordare che dal giorno della creazione ad oggi qualche guaio lo abbiamo combinato?
Dio che è entrato nella storia saprà suggerirci non una sostituzione, ma un modo per indicare le nostre preghiere che salgono a Dio, da un mondo depredato dalla nostra miopia che si accontenta di arrivare ad avere ciò che vuole.
Nel frattempo preghiamo per il pianeta, perché impariamo a considerarlo dono…e non accendiamo incenso.
ELSA ANTONIAZZI