PAREDES GARCÍA JOSÉ CRISTO REY
I Capitoli come un nuovo inizio
2021/6, p. 28
Bisogna celebrare dei Capitoli che offrano un “progetto globale”, “mondiale” per tutto l’Istituto. Per questo occorre una autentica “sinodalità”, “contando” su tutti. La cosa più importante in questo momento storico, non sta nel risolvere problemi, ma nel determinare una nuova partenza. Per questo occorre studio e preparazione.

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Testimoni
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COME CONFIGURARE UN CAPITOLO “CONTEMPORANEO”
I Capitoli come un nuovo inizio
Bisogna celebrare dei Capitoli che offrano un “progetto globale”, “mondiale” per tutto l’Istituto. Per questo occorre una autentica “sinodalità”, “contando” su tutti. La cosa più importante in questo momento storico, non sta nel risolvere problemi, ma nel determinare una nuova partenza. Per questo occorre studio e preparazione.
In molti istituti religiosi in questo periodo dell’anno è tempo di Capitoli, generali e provinciali. Non si tratta di celebrazioni di routine, ma – come ha scritto il teologo José Cristo Rey Paredes, cmf, in un opuscolo - supplemento della rivista di vita consacrata spagnola Vida Religiosa, - «i Capitoli sono un tempo in cui i rappresentanti di tutto l’istituto si riuniscono per dedicarsi al discernimento spirituale comunitario, sinodale circa lo stato dell’Ordine, della congregazione o famiglia carismatica e per elaborare un progetto di missione e di vita per i prossimi anniۛ». Ma, sottolinea Paredes «senza studio e preparazione, i Capitoli dicono delle banalità, fanno delle proposte generiche e senza energia trasformatrice, ripetono ciò che altri hanno fatto. Siamo stanchi di ripetere ciò che altri dicono, senza che niente cambi. Non basta organizzare l’evento. Bisogna fare di esso “un nuovo inizio” che offra un “progetto globale”, “mondiale” per tutto l’istituto. Per questo richiede una autentica “sinodalità”: “contando” su tutti. La cosa più importante in un Capitolo in questo momento storico che viviamo, non è risolvere problemi, ma determinare un nuovo inizio».
Di qui l’interrogativo: Come configurare un Capitolo generale contemporaneo? È il titolo di un capitolo dell’opuscolo che qui riprendiamo.
La domanda
Oggi, – scrive Paredes – all'inizio del terzo decennio del XXI secolo, ci chiediamo come configurare un Capitolo che susciti questa domanda posta da varie circostanze.
Da una parte, la società occidentale - sempre più secolarizzata – ci obbliga a riconsiderare come configurare il nostro contributo carismatico alla missione della Chiesa e come essere testimoni del vangelo oggi. Dall’altra, costatiamo che la nostra forma di vita e di ministero non è più attraente e significativa per le nuove generazioni, e ciò si traduce in una diminuzione numerica e in un forte invecchiamento dei nostri istituti e delle nostre comunità.
Di fronte a questa situazione nei paesi dell’Occidente siamo portati non solo a rivedere le nostre postazioni apostoliche, ma anche ad abbandonare una dopo l’altra non poche di esse, soprattutto nei paesi dell'Occidente. Il nostro contributo alla società è sempre più limitato anche ricorrendo ai laici che non solo collaborano con noi ma che stanno progressivamente assumendo la direzione dei nostri centri e delle nostre opere. Su questa strada, diventiamo sempre più estranei alla società occidentale e molti si chiedono persino la ragione d’essere di questa vita consacrata.
Nei paesi e nelle società, soprattutto dell’Africa, Asia e Pacifico, la vita consacrata – nelle sue diverse forme – trova accoglienza e ha un volto giovane e anche maturo.
Da questa vita consacrata ci si attende la nostra sopravvivenza come istituti e che si renda responsabile di nuovi orizzonti di missione e di vita. Il suo contributo in un Capitolo generale o provinciale diventa sempre più importante. La formazione e i processi formativi richiesti per queste generazioni devono occupare uno spazio decisivo nei Capitoli.
Le sfide che l’umanità affronta
e la nostra biodiversità carismatica
Davanti alle sfide che l'umanità e i suoi diversi Paesi devono affrontare – già nel terzo decennio del XXI secolo – e che con chiaroveggenza e determinazione le persone sagge e le istituzioni inquiete mettono in risalto sul piano mondiale, ci chiediamo:
-siamo consapevoli di ciò?
-Questa consapevolezza – influisce sulla configurazione del nostro servizio missionario, sulla nostra forma di vita e di testimonianza, sul costituirsi delle nostre presenze e comunità?
-Quale può essere il nostro contributo carismatico alla missione della Chiesa che – nel pontificato di papa Francesco – si è orientata sulla linea della conversione pastorale e missionaria, la conversione a un'ecologia integrale e la conversione a una nuova fraternità e sororità nella casa comune superando le frontiere e giungendo fino alle periferie?
- Davanti alla biodiversità degli istituti di vita consacrata, non ha senso la fotocopia, l’imitazione. Ci sono tra noi ordini antichi, vita religiosa-conventuale, istituti apostolici, istituti laicali, clericali, maschili e femminili, istituti secolari, nuove forme di vita consacrata che includono anche laici sposati e ministri ordinati. Ci sono anche famiglie carismatiche.... Ogni istituto deve reinventare come collocarsi “in modo capitolare” e come attuarlo.
-Dove collocare il prossimo capitolo generale? da dove e verso dove?
-È opportuno rivedere il nostro percorso postconciliare. Dal Vaticano II fino ad oggi, inizio del terzo decennio del secolo XXI, sono passati 55 o 56 anni. Sembra poco, invece è molto.
Non si tratta solo di un numero, ma di un tempo in cui sono avvenuti cambiamenti impressionanti e in certa misura inimmaginabili. Basta dare uno sguardo ai parlamenti nazionali e vedere quali problemi vengono trattati, la direzione verso cui si orienta la politica mondiale e locale. Basta entrare nelle nostre università o nei centri educativi e rendersi conto di quali discipline si studiano e in quali prospettive. Basta confrontare i mezzi di comunicazione della fine del secolo scorso con quelli di questi due decenni per scoprire dei cambiamenti spettacolari.
Anche i nostri Capitoli generali hanno cercato di rispondere alle sfide contemporanee del momento in cui si celebravano. Per questa ragione possiamo distinguere quattro fasi precedenti, mentre quella attuale potrebbe essere definita la “quinta fase”.
Dopo il concilio Vaticano II:
aggiornamento e ritorno alle fonti
I Capitoli generali che si sono celebrati subito dopo il Concilio Vaticano II si erano posti come obiettivo: il rinnovamento e l’adattamento. E ispirarono i documenti conciliari, in particolare la Costituzione Lumen Gentium, il decreto Perfectae caritatis e, successivamente, la Lettera apostolica di Paolo VI Ecclesiae sanctae.
Quei Capitoli generali hanno cercato di collocare la loro vita consacrata nella Chiesa; hanno rinnovato i testi delle Costituzioni e dei Direttori in base alle direttive conciliari. Il risultato fu un vivo desiderio di fare del Vangelo la norma suprema, di recuperare con chiarezza i tratti carismatici trasmessi dai fondatori/fondatrici, di introdurre una visione teologica dei consigli evangelici, di rinnovare profondamente la vita comunitaria e di configurare il contributo ministeriale e carismatico di ciascun istituto alla missione unica della Chiesa.
Dopo la Evangelica testificatio: carisma, povertà, testimonianza
I Capitoli generali della "seconda fase", ebbero come prospettiva e incentivo nel loro processo di rinnovamento l'Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelica testificatio.
Fu in essi che si presero serie decisioni riguardo alla chiarificazione e allo studio del carisma con lo studio della vita dei fondatori, si approfondì la dimensione di segno e di testimonianza della vita consacrata e della povertà considerata anche come lavoro.
Dopo la Evangelii Nuntiandi: missione carismatica
I Capitoli generali della “terza fase” ebbero come prospettiva quella proposta dall’esortazione del Sinodo sull’ evangelizzazione e l’Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi. Questa conteneva un impulso affinché ogni istituto trovasse il suo posto all'interno di un grande progetto ecclesiale di evangelizzazione e si favorisse un modello di comunità inserita negli ambienti popolari ed evangelizzatrice con una chiara opzione per i più poveri.
Nei Capitoli di queste prime fasi, furono approvati ad experimentum, e forse definitivamente, i testi costituzionali rinnovati.
I due decenni 1990 - 2010: Vita consecrata
e Passione per Cristo, passione per l'umanità
Il duplice decennio 1990-2010 costituì la fase in cui non pochi Capitoli generali si ispirarono a un testo biblico o carismatico e ad un’icona: svilupparono un tema di particolare importanza, in base al quale affrontarono i principali argomenti che interessavano l’istituto. Il metodo adottato era di solito: la percezione della realtà in base alla fede e al carisma, il suo discernimento, priorità e proposte. Si cercò di generare una “mistica” collettiva che orientasse tutto l’istituto nella medesima direzione.
La vita consacrata si trova oggi in un momento “decisivo”, specialmente nei paesi più tradizionalmente cristiani. È questione di vita o di morte. E questo si ripercuoterà in tutto l’istituto. Si tratta della quinta fase.
Il nuovo contesto della “quinta fase”
Questa fase è caratterizzata da fatti nuovi e imprevisti che ci spiazzano e a cui non possiamo offrire le risposte di sempre. Seguendo il consiglio di Gesù, i nuovi Capitoli dovrebbero "mettere la mano all’aratro, senza voltarsi indietro " e dovrebbero "lasciare che i morti seppelliscano i loro morti". Questo si può interpretare come una richiesta ad essere decisi e non perdere troppo tempo a dibattere ciò che sta concludendo il suo ciclo vitale e sta perdendo progressivamente la sua ragion d’essere!
Ora la cosa urgente e necessaria è rispondere carismaticamente a ciò che il “nuovo tempo” ci chiede come persone, comunità e istituto. È alle nuove sfide che dobbiamo volgere tutta la nostra attenzione e investire – con fantasia e accortezza – tutte le nostre risorse e le persone disponibili. Anche le persone più anziane possono essere coinvolte in una nuova nascita carismatica (come Anna e Simeone, Elisabetta e Zaccaria!).
Le grandi sfide
I prossimi Capitoli generali e provinciali devono rispondere – a mio modesto parere – almeno alle seguenti grandi sfide: 1. Anzitutto agli effetti dell’epidemia del Covid-19 con una “nuova normalità”.
2) Un po’ più a lungo termine, ai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'ONU per il 2030 con un nuovo progetto di missione carismatica in una Chiesa impegnata per la fraternità-sororità universale e la casa o l'ecologia.
3) E più ancora a lungo termine prepararsi ad essere una vita consacrata significativa e profetica in una società della tecnologia e dell’internet delle cose.
L’esperienza vissuta nella pandemia sta già cambiando la nostra vita personale, comunitaria e la nostra attività apostolica. Ci ha obbligati a relativizzare i nostri programmi, orari, presenze, viaggi, spazi formativi e momenti di spiritualità. Sarebbe poco formativo e saggio tornare alla situazione di prima – una volta che tutto è passato – tornare alla “vecchia normalità”. “Non dovranno i nostri Capitoli suggerire la prassi e le caratteristiche di una “nuova normalità” e mostrare le loro ripercussioni in tutti gli aspetti della nostra vita?
Consapevole del suo ruolo nell’umanità, l’Organizzazione delle Nazioni Unite si è posta nel 2015 un serio programma per l’anno 2030: e questo programma consiste nel realizzare i 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile che rispondano a problemi e situazioni che possono portare al caos l’umanità e il nostro pianeta. Anche la Chiesa cattolica, con il magistero pontificio si sente chiamata a operare su questa linea chiedendoci una conversione pastorale-missionaria, ecologica e un impegno serio e attivo con la fraternità-sororità mondiale. Non sarà forse giunto il momento in cui i nostri Capitoli generali e provinciali, riflettano seriamente come includere nel loro progetto di missione carismatico queste linee di azione mondiali ed ecclesiali in sintonia con la loro specificità carismatica (spiritualità, educazione, sanità, emarginazione, immigrazione, dignità della persona, cura del creato, politica di fraternità e sororità, economia solidale ecc.)? Come si pongono i nostri istituti di fronte alle tre conversioni che il Magistero ci chiede: la conversione pastorale e missionaria, la conversione ecologica e la conversione alla fraternità-sororità senza frontiere?
Stiamo già entrando nel “posdomani”, in un mondo verso il quale ci spinge la scienza, la tecnologia, il mondo digitale, l’uso dell’intelligenza artificiale, i big data. E ci chiediamo: come sarà l’umanità nel 2050. Coloro che sono nati oggi avranno l’età di 30 anni. I bambini battezzati ora saranno i cristiani giovani-adulti del 2050. Fiorirà in essi la vita cristiana, la vocazione alla vita consacrata e missionaria dei nostri istituti?
Le profonde trasformazioni del mondo che avverranno nei prossimi anni saranno conseguenza dei progressi della scienza, tecnologia, mondo digitale, intelligenza artificiale. Sarà necessario ripensare il progetto umano; si sentirà la necessità di una nuova conoscenza filosofica e di elaborare nuove idee. Non sarà forse lo stesso anche nella teologia, nell’etica, nella spiritualità? Il cosiddetto transumanesimo sta già bussando alle nostre porte. Con esso ci vengono promesse: una medicina alternativa, una psicologia controllabile, e con questo forse uno spostamento dell’esperienza religiosa. Potranno i nostri Capitoli generali e provinciali considerare in certa maniera come stare e operare in un mondo che sta giungendo fino a noi? Dove possiamo già cominciare e collocarci? Saranno abitabili e significative le nostre comunità e istituzioni per le nuove generazioni di oggi per il domani?´
Il futuro e l’avvenire
Il "futuro" ci appartiene. Siamo esseri umani che programmano, e conosciamo le nostre capacità e i limiti per progettare un mondo migliore. Ma c'è sempre qualcosa che ci sfugge. Jacques Derrida lo chiama l’avvenire o l’“a-venire…
Jürgen Moltmann lo chiama adventus. Zizek,l’”evento”. Ma l’adventus, l’evento e l’a-venire non dipendono da noi. È il “futuro emergente” che non procede da noi in avanti, ma che “ci viene dato”, è inaspettato, ed è anche concesso come grazia alle attese del cuore umano.
Ma un Capitolo generale di persone che credono nel Dio della storia, non può rimanere chiuso nel “nostro futuro”. Bisogna credere nel miracolo dell’evento, dell’a-venire, dell’avvento. E questo si deve esprimere, chiedere, celebrare in anticipo.
Pertanto, non bisogna privare alcun Capitolo generale o provinciale di sogni utopistici, di desideri che superano ogni capacità. Sognando l’impossibile si giunge al prevedibile.
I dilemmi
La soluzione sarà creare una comunità globale che salvaguardi la libertà e l’uguaglianza congregazionale? Oppure la soluzione sarà abilitare le bioregioni congregazionali e fare in modo che si trasformino in cellule di vita? O dovremo retrocedere nel tempo e trarre speranza e sapienza dalle fonti delle nostre antiche tradizioni religiose? Ogni istituto ha “la sua storia carismatica”. Le storie antiche stanno crollando, ma al momento sono sorte nuove storie per sostituirle? L’antica ritualità e apparenza esterna è venuta meno (via l’abito, via abitazioni conventuali, via la ritualità interiore!), ma è sorta una nuova ritualità? O forse i nostri istituti possono vivere senza ritualità, quale sarà allora la forza che ci mantiene comunità e comunità visibile e attraente? La pandemia ci induce a interrogarci sul significato della vita. In pochi istanti possiamo rimanere contagiati, gravemente contagiati e morire nel più assoluto isolamento. Oggi dobbiamo prendere decisioni veloci, decidere come utilizzare il potere per dare significato alla nostra vita.
JOSÉ CRISTO REY GARCÍA PAREDES