Chiaro Mario
Sfollati climatici un dramma sempre più ampio
2021/6, p. 20
L’obiettivo principale di questo documento è fornire una serie di considerazioni, che possano essere utili nella pianificazione pastorale e nello sviluppo di programmi per l’assistenza degli sfollati climatici.

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DOCUMENTO PASTORALE VATICANO
Sfollati climatici
un dramma sempre più ampio
L’obiettivo principale di questo documento è fornire una serie di considerazioni, che possano essere utili nella pianificazione pastorale e nello sviluppo di programmi per l’assistenza degli sfollati climatici.
Cresce la consapevolezza che la crisi climatica ha un “volto umano”. Essa minaccia l’esistenza di una moltitudine di persone in tutto il mondo, obbligando quelle più vulnerabili ad abbandonare la loro terra. Il documento “Orientamenti pastorali sugli sfollati climatici” (curato dal Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; Sezione migranti e rifugiati – Settore ecologia integrale) contiene fatti, interpretazioni, politiche e proposte rilevanti su questo fenomeno, evidenziando le nuove sfide poste dall’attuale scenario globale e suggerendo adeguate risposte operative. L’obiettivo principale di questi Orientamenti è fornire una serie di considerazioni, che possano essere utili alle Conferenze episcopali, alle Chiese locali, alle congregazioni religiose e alle organizzazioni cattoliche, così come agli operatori pastorali e a tutti i fedeli cattolici nella pianificazione pastorale e nello sviluppo di programmi per l’assistenza degli sfollati climatici.
Nella prefazione al documento vaticano, papa Francesco, fa rilevare che «a differenza della pandemia di Covid-19 – abbattutasi su di noi all'improvviso, senza alcun preavviso, e quasi ovunque, con un impatto pressoché simultaneo sulla vita di tutti noi –, la crisi climatica è iniziata con la rivoluzione industriale. Per molto tempo, tale crisi si è andata sviluppando tanto lentamente da rimanere impercettibile per tutti. Anche adesso, le sue ripercussioni si manifestano in maniera disomogenea: il cambiamento climatico interessa il mondo intero, ma le difficoltà maggiori riguardano coloro che meno hanno contribuito a determinarlo. Eppure, come per la crisi del Covid-19, a causa della crisi climatica, il numero enorme di sfollati è in continuo aumento e sta rapidamente diventando una grande emergenza della nostra epoca». Sono dunque necessarie risposte globali e anche coloro che sono costretti ad allontanarsi dalle proprie case a causa della crisi climatica hanno bisogno di essere accolti, protetti, promossi e integrati. Gli Orientamenti pastorali sugli sfollati climatici ci invitano proprio ad ampliare il modo con cui guardiamo a questo dramma del nostro tempo. «Non usciremo da crisi come quelle del clima o del Covid-19 rinchiudendoci nell’individualismo, ma solo “stando insieme”, attraverso l'incontro, il dialogo e la cooperazione».
Il “volto umano” della crisi
Molte ricerche scientifiche ci dicono che, dopo più di 10mila anni di relativa stabilità, il clima del nostro pianeta sta rapidamente cambiando, a causa delle attività umane. La temperatura media della Terra è aumentata di circa 1,1°C rispetto all’epoca pre-industriale, causando profonde alterazioni ai sistemi umani e naturali, tra cui l’aumento della siccità, le inondazioni e alcuni altri tipi di condizioni meteorologiche estreme, l’innalzamento del livello dei mari e la perdita di biodiversità. L'attuale tasso di riscaldamento corre più rapidamente che negli ultimi 65 milioni di anni. La crisi climatica è già in corso e sta accelerando rapidamente. Nel novembre 2019, 11mila scienziati si sono riuniti per dichiarare una grave emergenza climatica: un allarme che è risuonato anche nel Messaggio del pontefice per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato (1 settembre 2020). La crisi climatica infatti non è una minaccia futura astratta. Nel Discorso ai partecipanti alla 41a sessione della Conferenza generale della FAO (2019) papa Francesco ha mostrato l’evidente collegamento tra fragilità ambientale, insicurezza alimentare e movimenti migratori. In tal modo la crisi climatica finisce per minacciare anche i diritti umani fondamentali come il diritto alla vita, a un approvvigionamento idrico e alimentare, a un alloggio adeguato e alla salute. A essere colpite in modo sproporzionato dalla crisi ecologica e climatica sono proprio le comunità povere e vulnerabili: coloro che hanno contribuito meno di tutti a causare il problema! Si tratta di una questione profondamente morale, che richiede un’eco-giustizia: la Terra è stata creata per essere una casa comune in cui ciascuno ha il diritto di vivere e prosperare. In questo momento, la crisi ha impatti sproporzionati sui gruppi più vulnerabili, come bambini, donne, persone con disabilità, popolazioni indigene e quanti vivono nelle zone rurali. Alcuni dei cosiddetti ‘punti caldi’ (hot spot) geografici che si prevede saranno maggiormente colpiti dalla crisi climatica sono le regioni fluviali densamente popolate come il delta del Gange (Bangladesh, in particolare), del Mekong e del Nilo, i paesi della regione del Sahel nell'Africa settentrionale, i piccoli Stati insulari, i paesi centroamericani particolarmente vulnerabili agli uragani, le regioni costiere e le aree depresse del mondo. Da un rapporto della Banca Mondiale del 2018 incentrato sull’Africa subsahariana, l’Asia del sud e l’America Latina, si evince che entro il 2050 da 31 a 143 milioni di persone (circa il 2,8% della popolazione mondiale) potranno vedersi costrette a migrare all’interno dei propri paesi a causa dei cambiamenti climatici.
Gli scenari di uno sfollamento globale
Solo nel corso del 2019, si sono trovate sfollate più di 33 milioni di persone, per un totale di quasi 51 milioni, dato più alto mai registrato; di questi, 8,5 milioni sono sfollati a causa di conflitti e violenze, 24,9 milioni per disastri naturali. Nella prima metà del 2020 sono stati registrati 14,6 milioni di nuovi spostamenti, di cui 9,8 a causa di disastri ambientali e 4,8 milioni associati a conflitti e violenze. Si stima che dal 2008 al 2018 siano sfollate a causa di calamità naturali quai 254 milioni di persone, un numero da tre a dieci volte superiore rispetto a quello di sfollati provocato da conflitti armati in tutto il mondo. Infatti, la crisi climatica è anche causa di conflitto in tutto il mondo, conflitto che può fungere da ulteriore fattore di sfollamento. Il nesso è reale, anche se non sempre diretto. In alcune situazioni, la crisi climatica porta all'esaurimento delle risorse naturali, cosa che, a sua volta, può innescare conflitti tra comunità e nazioni per il controllo di risorse sempre più scarse. Come avverte papa Francesco in Laudato Si’ (n. 57) “è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”. Va anche ricordato che forme di sviluppo sbilanciate possono contribuire ad aumentare la povertà e la quantità di sfollati. Gli stessi modelli economici distorti contribuiscono in questo senso. Certamente ci sono regole economiche risultate efficaci per la crescita, ma non per lo sviluppo umano integrale.
Per una valutazione più approfondita, si consideri ancora che con un riscaldamento di 1,5°C, il livello globale del mare si alzerà fino a 0,77 metri entro il 2100. Con l’attuale andamento, su scala mondiale, di aumento della temperatura globale di 3-4°C entro il 2100, è sempre più probabile che ampie aree della calotta glaciale dell’Antartico e della Groenlandia collassino con un rapido innalzamento del livello dei mari. Si teme che tale innalzamento del livello del mare provocherà, a livello globale, sfollamenti e migrazioni senza precedenti. Alcune aree, come le isole e gli atolli bassi, diventeranno del tutto inabitabili. Anche secondo gli scenari più ottimistici, si stima che entro il 2060 dai 300 ai 400 milioni di persone a livello globale saranno colpite da mareggiate e inondazioni costiere.
Di fronte a questi drammatici scenari contenuti nel documento pastorale concernente gli sfollati climatici, vale la pena riprendere l’invito iniziale di papa Francesco, per tutti e in particolare per la Chiesa, ad avere uno sguardo di compassione su tanta sofferenza: «Tutto, inizia dal nostro vedere, sì, dal mio e dal tuo. Siamo sommersi da notizie e immagini riguardanti intere popolazioni sradicate dalla propria terra, a seguito di disastri naturali causati dal clima, e costrette a migrare. Tuttavia, l’effetto che queste storie hanno su di noi e sul modo in cui vi rispondiamo – se provocano in noi risposte fugaci o innescano qualcosa di più profondo, se ci sembrano lontane o le sentiamo vicine – dipende da noi; dipende da noi, cioè, sforzarci di vedere la sofferenza che ogni storia comporta, per “prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade […] e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare” (Laudato Si', 19).
Mario Chiaro