Dall'Osto Antonio a cura
Un tempo da dedicare ai valori dello spirito
2021/6, p. 15
Le comunità musulmane hanno celebrato dal 13 aprile scorso al 1 maggio il Ramadan. Spesso si crede che tutto si esaurisca nel digiuno. In realtà il significato è molto più profondo: si tratta di dare più spazio ai valori dello spirito, alla meditazione e ai valori etici, tra cui l’amore al prossimo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
IL MESE DI RAMADAN
Un tempo da dedicare ai valori dello spirito
Le comunità musulmane hanno celebrato dal 13 aprile scorso al 1 maggio il Ramadan. Spesso si crede che tutto si esaurisca nel digiuno. In realtà il significato è molto più profondo: si tratta di dare più spazio ai valori dello spirito, alla meditazione e ai valori etici, tra cui l’amore al prossimo.
Dalla sera del 13 aprile scorso fino al 12 maggio i musulmani hanno celebrato il mese di digiuno del Ramadan. È uno dei cinque pilastri della loro religione accanto al pellegrinaggio alla Mecca, i tempi di preghiera quotidiana, la professione di fede in Allah come unico Dio e l’elemosina. Il mese si conclude con una festa di tre giorni che segna la fine del digiuno, in arabo ʿĪd al-Fiṭr.
Secondo la tradizione islamica, il Ramadan ricorda la rivelazione del Corano da parte dell'Arcangelo Gabriele al profeta Maometto. Questo fatto si ritiene che sia avvenuto durante la cosiddetta “Notte di Qadr” (Notte in cui è sceso il Corano) ritenuto in genere il 27 del mese di Ramadan.
Tra l'alba e il tramonto, ai musulmani è vietato mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali. Il digiuno di ogni giorno si conclude con la cena in comune. I fedeli inoltre si incontrano spesso la sera per pregare insieme o recitare a casa le sure del Corano. Sono esentati dall'obbligo del digiuno solo coloro che si trovano in viaggio, le donne incinte, le madri che allattano, i bambini, i malati e gli anziani.
Il vero significato del Ramadan
Molti credono che il significato del Ramadan consista semplicemente nel digiuno durante le ore del giorno, ma come ha spiegato il teologo musulmano prof. dr. Mouhanad Khorchide, responsabile del Centro di teologia islamica, a Münster (Germania), in un’intervista che qui riportiamo, all’emittente cattolica DomRadio di Colonia, – raccolta da Katharina Geiger – possiede dei valori spirituali ben più ampi.
Come si prepara personalmente al Ramadan? C’è ancora qualcosa da fare prima, oppure è necessario mangiare in modo supplementare?
Non mangiare, al contrario: alla fine uno è contento di aver perso qualche chilo. Ma ci si prepara, almeno sbrigando le cose più importanti prima del Ramadan, per vivere il mese in modo più spirituale e contemplativo possibile. Io considero il Ramadan come il mese della spiritualità, della contemplazione e dell’ascesi.
Non ha senso non mangiare e bere durante il giorno se poi si recupera tutto la sera, come purtroppo sono soliti fare molti.
Piuttosto, il punto sta nel vivere tutto il mese accontentandosi del minimo necessario. Non come un fine in se stesso, perciò non per mortificarsi, ma per dare più spazio ad altri valori. Non esistono solo questi valori materiali, non solo i bisogni materiali del corpo, ma anche quelli etici e soprattutto spirituali, riconciliarsi con se stessi e il mondo, con l'ambiente. Tutto questo richiede del tempo. Prendersi del tempo per se stessi, per questo viaggio interiore, ecco il significato del digiuno.
Come possiamo immaginare che uno durante il giorno, per tutto il mese, si astenga dal mangiare o bere qualcosa? Come riuscire a lavorare e a far fronte lo stesso alle esigenze della vita quotidiana?
In effetti, una domanda che viene rivolta di solito è se ci si sente fiacchi. È certamente un po’ vero che uno si sente “esausto” perché si soffre un po'. Ma il significato del problema è anche il fatto che si sviluppa un po' di empatia con la privazione di chi soffre, si prova cosa avviene quando si soffre, in modo poi da vivere questo atteggiamento religioso nella sua dimensione sociale ed etica nella vita quotidiana anche fuori del Ramadan. La religiosità non si esprime solo sul tappeto della preghiera o nel fatto che durante il Ramadan non si mangia né si beve, ma in questa solidarietà sociale con i poveri, i bisognosi, coloro che soffrono. E, naturalmente, il Ramadan, se si soffre, ricorda anche la sofferenza di coloro che soffrono.
Ciò dovrebbe aiutare a rafforzare l'empatia verso il prossimo. Ma per rispondere alla sua domanda in modo più preciso: ci si sente un po’ più deboli, ma d'altro canto ci si abitua. Non è così male. La sfida più grande è avere questa volontà di guardarsi allo specchio. Infatti questo è anche il significato del viaggio da compiere dentro di sé, per conoscersi meglio. E ciò è molto più difficile che non dire adesso per due ore non mangerò né berrò niente.
Tutto ciò che è di ordine fisico è gestibile. Ma sconfiggere questo “mostro interiore”, prendere nuove risoluzioni, attenersi ad esse, disciplinare se stessi, non è così facile, è una vera sfida.
Qual è il modo migliore di comportarsi verso i fratelli musulmani e come possiamo, forse anche come cristiani, parteciparvi? Si può, in quanto estraneo, uno può fare in qualche modo qualcosa di sbagliato?
I musulmani a volte si sentono un po' stranieri quando spesso si pongono loro durante il Ramadan delle domande, o si inducono a giustificare perché è così affascinante, quando è così debilitante; se non sarebbe meglio digiunare come i cristiani oppure lasciar perdere tutto. Io penso che sia bene mostrare loro anche il riconoscimento e l’accettazione di questa varietà di forme di digiuno.
Io personalmente non vorrei che i miei colleghi e colleghe del posto di lavoro debbano riorganizzarsi per causa mia, perché ora sto digiunando o che pensino che anch’essi non debbano pranzare o non abbiano a mangiare niente altro in mia presenza perché io digiuno, ma che abbiano a vivere semplicemente in maniera normale.
Naturalmente, non si dovrebbero invitare i musulmani a pranzo o alle feste durante i giorni del Ramadan. Bisognerebbe avere una certa sensibilità, sapendo che ora per loro è Ramadan. Ma la vita dovrebbe continuare ad andare avanti come al solito. Così non si può sbagliare. E questo è anche un appello agli stessi musulmani. Lo dico anche ai miei studenti, perché alcuni tendono a credere che non si possano sostenere esami o fare qualcos’altro durante il Ramadan. No, al contrario, ora è il momento della contemplazione, in cui uno effettivamente può trovare qualcosa di nuovo in se stesso. Pertanto, la vita dovrebbe seguire il più possibile il suo corso normale.
E questo in tempo di coronavirus. Già per il secondo anno con le restrizioni. Come vivere nel miglior modo possibile i rituali del mese di digiuno?
Questo è un punto centrale, perché normalmente durante il Ramadan si prega di più in comunità la sera. Molti rompono il digiuno la sera anche in comunità. Questi aspetti devono ora essere ridimensionati a causa della pandemia, in modo che le preghiere non vengono più fatte nelle moschee di notte, ma ciascuno prega a casa. Anche l’interruzione del digiuno, ciascuno a casa propria.
Penso che ci siano anche abitudini interessanti e talvolta anche divertenti che si sono create. Anch’io ho visto tra alcuni amici che tutti si collegano via Zoom la sera e si incontrano in questo modo. Ciascuno si siede davanti al proprio apparecchio, in modo da poter conversare un po' e parlare con la famiglia in una cerchia più ristretta senza incontrarsi di persona. Infatti sarebbe nefasto se il rischio di contagio aumentasse proprio durante il Ramadan.
È contento quando il 12 maggio il Ramadan finisce? Come musulmano ha un’attesa un po’ febbrile che arrivi?
C'è sicuramente anche una ragione soprattutto per i bambini perché, come avviene per il Natale, ricevono i regali. La gente, dopo un mese intero, è anche contenta di poter "mangiare e bere normalmente". Certamente a causa della pandemia, è un contrattempo non poter più far festa insieme in comunità. Ma bisogna accettare questo fatto per motivi di salute per non mettere in pericolo nessuno. Ed è per questo che anche il Ramadan viene celebrato in qualche modo in maniera ridotta. Ma le possibilità offerte dall’internet oggi consentono un certo incontro personale, anche se non al 100 per cento. Ma almeno ci si può prendere del tempo per la famiglia e gli amici, e si può incontrarsi a distanza, personalmente.
trad. a cura di Antonio Dall’Osto