Suor Giovanna Monastero Legnano
La mia vita. Il libro delle misericordie di Dio
2021/6, p. 11
Il volume è frutto di una decisione dei Carmelitani Scalzi e di una comunità femminile coinvolta nell’impresa e arricchita dalla traduzione. L’importante lavoro di riflessione e di studio ha le sue origini nel contesto delle celebrazioni del quinto centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila nel 2015.

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NUOVA TRADUZIONE DELLE OPERE DI TERESA DI GESÙ
La mia vita. Il libro delle misericordie di Dio
Da tempo si avvertiva da più parti il desiderio e il bisogno di avere fra le mani una nuova traduzione dei testi teresiani. Il volume è frutto di una
decisione dei Carmelitani Scalzi e di una comunità femminile coinvolta
nell'impresa e arricchita dalla traduzione. L'importante lavoro di riflessione e di studio ha le sue origini nel contesto delle celebrazioni del quinto centenario della nascita di Santa Teresa d'Avila nel 2015.
Teresa di Gesù, La mia vita. Il libro delle misericordie di Dio, cura e traduzione di Massimo Fiorucci, in collaborazione con Maria Luisa Pagani e Cristina Migliorisi e il Carmelo di Legnano (= Pagine Carmelitane 15), Roma, Edizioni OCD, 2021, 716 pp.
Si avvia con la pubblicazione di questo volume il progetto di una nuova traduzione italiana delle Opere di Teresa di Gesù, frutto maturo del lavoro di riflessione e studio nel quale l’Ordine dei Carmelitani Scalzi si è cimentato in occasione delle celebrazioni del quinto centenario della nascita della Santa di Avila nel 2015.
Da tempo si avvertiva da più parti il desiderio e il bisogno di avere fra le mani una nuova traduzione dei testi teresiani che ci restituisse la freschezza originaria dell’autrice. Tale impresa è stata recentemente compiuta in Germania (Teresa von Ávila. Werke und Briefe Gesamtausgabe, Herder, Freiburg 2015, 2 voll., a cura di Ulrich Dobhan ocd ed Elizabeth Peeters ocd) e questo ha costituito per noi un’ulteriore provocazione e insieme una sfida e un incentivo. Infine, fra le nostre conoscenze e amicizie c'era quella di Massimo Fiorucci, persona che poteva essere adatta ad un'impresa di questo tipo essendo esperto della lingua spagnola e della spiritualità teresiana.
Con tali premesse è nata l’idea un po’ azzardata di tuffarci in questa avventura e a settembre del 2018 si è formata l’équipe di lavoro: Massimo insieme a due sorelle. In realtà, tutta la comunità è stata indirettamente coinvolta, in particolare facendosi carico di una ridistribuzione degli impegni comunitari per permettere alle due sorelle di dedicarsi a tempo pieno all’opera.
E così siamo arrivati dopo due anni e mezzo di lavoro alla pubblicazione di questa che è la prima delle grandi opere di Teresa. La nuova traduzione si appoggia all’ultima edizione critica del libro della Vida, pubblicata nel 2014 dalla Real Academia Española e curata dal professore di filologia romanza dell’università di Barcellona Fidel Sebastián Mediavilla, che ha lavorato in dialogo con il grande teresianista carmelitano Tomás Álvarez. Nell’apparato di note si vuole fornire al lettore la contestualizzazione storica necessaria a collocare eventi e personaggi e anche la chiarificazione di alcuni termini o concetti legati al contesto socio-culturale di Teresa. Introducono alla lettura una presentazione del padre Preposito Generale dell’Ordine, Saverio Cannistrà, e tre introduzioni relative rispettivamente al quadro storico generale del secolo d’oro spagnolo (U. Dobhan, ocd), allo stile e linguaggio di quest’opera teresiana (J.A. Marcos, ocd) e all’esperienza teologico-spirituale di Teresa di Gesù (Carmelo di Legnano). Chiudono infine questo volume di 716 pp. un indice dei riferimenti biblici, un ampio glossario, un’essenziale bibliografia e una sezione iconografica dove una sorella ha tradotto in un’immagine quello che ci sembrava il cuore o la cifra simbolica dell’esperienza narrata nel libro.
Una prima sfida: quella metodologica
Il lavoro ha preso il carattere quasi di un’avventura, di un’esperienza in cui le difficoltà, dibattute e superate insieme, ci hanno dischiuso interessanti scoperte.
La prima sfida è stata quella metodologica: la collaborazione, il dinamismo sorprendente che siamo riusciti ad attivare coinvolgendoci in un dialogo schietto e appassionato ci ha rivelato la bellezza e la fecondità del lavorare insieme. Per noi è un po’ la chiave dell’impresa e anche un criterio di fedeltà a santa Teresa.
In secondo luogo, ci siamo resi conto fin dall’inizio che le varie edizioni del testo originale spesso divergevano: di fatto, non c’è ancora un textus receptus e i vari studiosi propongono scelte diverse per l’interpunzione, per la suddivisione in paragrafi e a volte anche per la decifrazione stessa dei manoscritti. Abbiamo dovuto quindi consultare le copie facsimilari dei manoscritti e scegliere fondatamente un’edizione critica di riferimento, senza risparmiarci per i passi più complessi di confrontarci con le altre edizioni e poi di fare a nostra volta delle scelte, dandone ragione nelle note al testo. Se questo poteva un po’ spiazzarci, sicuramente ci ha appassionato e resi più consapevoli di tutta una complessità di interpretazione cui Teresa stessa ha dato adito.
Una seconda sfida: quella dello stile
Un’altra sfida nasceva via via dallo scrivere vivace e “poco addomesticabile” di Teresa. Abbiamo deciso di provare a renderlo come testo “vivo”, anche quando fosse risultato ostico: precisamente come è quello che colpisce il lettore del testo in lingua originale. Questa scelta ci sembra coerente con l’intenzione di far prima di tutto incontrare una persona: è questa la novità che permette ancora oggi a Teresa di accompagnare il cammino di ogni credente. Si tratta di seguire un flusso di pensiero dove si susseguono il registro della sofferenza, di un lungo discernimento, dello stupore estatico, della gioia incontenibile, dell’ironia matura, fino a quello della nuova e autorevole consapevolezza di sé. Tale discorrere si è rivelato certo spesso esuberante e ridondante, ma anche inaspettatamente ben organizzato.
Le difficoltà del lessico teresiano
Anche il lessico teresiano ci ha messi alla prova: alcune espressioni o parole erano un po’ compromesse da interpretazioni superate, consegnateci da una certa tradizione spirituale. Abbiamo quindi cercato una resa che fosse più fedele allo spirito e al dettato di Teresa. A volte si tratta di parole chiave che abbiamo voluto conservare anche quando nella nostra lingua suonano magari un po’ forzate.
Per esempio, tutto il vocabolario della “amicizia”, così importante da caratterizzare la definizione stessa di preghiera: “non è altro l'orazione mentale, a mio parere, che un rapportarsi in amicizia, stando molte volte in un rapporto a tu per tu con Colui che sappiamo ci ama” (V 8,5). È una dimensione che dice tanto di un approccio alla realtà stessa, oltre che al Vangelo e al volto di Dio che progressivamente Teresa impara a conoscere. In un tempo in cui l’esperienza cristiana è configurata quasi esclusivamente come esperienza sacramentale, ella sente l’importanza dell’esperienza di coinvolgimento in una dinamica relazionale, con Dio e con gli altri: vicina in questo al nostro modo di intendere l’essere umano come “relazione”. Ci consegna così la sua personale storia di amicizia con Cristo, come incoraggiando ogni credente ad un simile incontro.
Il contesto in cui Teresa è vissuta
Questo viaggio interiore ci pare particolarmente significativo se inserito nel contesto storico, che assomiglia tra l’altro per molti aspetti al nostro.
Teresa vive in un tempo fortemente provocato dalla precarietà della vita e dalla questione della dignità dell’essere umano: era esperienza quotidiana l’incombenza della morte (per parto, guerre, epidemie); c’erano conflitti interni alla cristianità (è il tempo di Lutero) e interreligiosi (è il tempo dell’espulsione dalla Spagna di ebrei e musulmani); c’era lo slancio missionario orientato soprattutto all’America latina, con tutto ciò che comportava di contraddizioni, di oppressione e soppressione dei più poveri o diversi (le popolazioni indigene hanno fatto discutere a lungo sul riconoscimento o meno del loro essere persone); c’era una società rigidamente gerarchizzata che stabiliva pesanti discriminazioni e marginalizzazioni, ossessionata dalla honra e dal mito della limpieza de sangre; c’era una cultura fortemente misogina, dove la donna aveva poco o nullo spazio di libertà.
Dentro un tale contesto sociale, Teresa partecipa, patisce… ma non si lascia schiacciare e invece reagisce con creatività e infine impara ad affrontare le cose con fine ironia e grande “soavità”.
Alla ricerca di una verità in cui far consistere la dignità propria e di ciascuno, al di là delle apparenze e delle convenienze sociali, l’autrice vive tutto il travaglio interiore di un desiderio di libertà, di una lotta durissima con se stessa, della scoperta di una corporeità che non regge l’impeto dell’animo e pone le sue soglie-limite al desiderio, che pure riesce come a risorgere e a traboccare e a farsi irresistibilmente trainante quando si scopre salvato e interpellato dal volto di misericordia di Dio incontrato nella carne sofferente di Cristo, morto per amore e poi risorto. È la scoperta di un Tu che, solo, può chiamare a uscire da sé e a trovare nella relazione personale di amicizia e amore un cammino di libertà, che diventa poi contagiante tensione missionaria.
È quanto emerge da questa autobiografia spirituale, che è anche un dramma interiore nel quale si attraversano ombre di morte, si scende agli inferi, si risale nei giardini dell’anima per arrivare in alcuni momenti come fino al “terzo cielo” e infine tornare “nuovi” sulle strade del mondo a irradiare qualcosa di quell’esperienza.
È da tale viaggio che nasce il Carmelo teresiano: un luogo dove si coltiva l’urgenza di generare, a partire da sé e intorno a sé, per il piccolo pezzo di storia che a ognuno è affidato, dinamiche di riconciliazione, amicizia e fraternità – le stesse che concretizzano la proposta del Vangelo.
SR. GIOVANNA E SORELLE
DEL MONASTERO DI LEGNANO