Dall'Osto Antonio a cura
Brevi dal mondo
2021/5, p. 35
PAPA FRANCESCO: la forza della preghiera VATICANO - ISLAM: Messaggio per il Ramadan: cristiani e musulmani testimoni di speranza PAKISTAN: Il governo premia la suora cattolica “madre dei dimenticati”

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Testimoni
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Papa Francesco
La forza della preghiera
Papa Francesco nell’udienza generale del 14 aprile scorso ha parlato della forza che deriva dalla preghiera e ha affermato che le riforme nella Chiesa senza la preghiera sono vuote.
Il respiro della fede – ha sottolineato – è la preghiera: cresciamo nella fede tanto quanto impariamo a pregare. Dopo certi passaggi della vita, ci accorgiamo che senza la fede non avremmo potuto farcela e che la preghiera è stata la nostra forza. Non solo la preghiera personale, ma anche quella dei fratelli e delle sorelle, e della comunità che ci ha accompagnato e sostenuto, della gente che ci conosce, della gente alla quale chiediamo di pregare per noi.
Tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera. Quando il Nemico, il Maligno, vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti, impedendole di pregare. Per esempio, lo vediamo in certi gruppi che si mettono d’accordo per portare avanti riforme ecclesiali, cambiamenti nella vita della Chiesa… Ci sono tutte le organizzazioni, ci sono i media che informano tutti… Ma la preghiera non si vede, non si prega. “Dobbiamo cambiare questo, dobbiamo prendere questa decisione che è un po’ forte…. È interessante la proposta, è interessante, solo con la discussione, solo con i media, ma dov’è la preghiera? La preghiera è ciò che apre la porta allo Spirito Santo, che è quello che ispira per andare avanti. I cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa, sono cambiamenti di gruppo. E quando il Nemico – come ho detto – vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti, impedendole di pregare, e [inducendola a] fare altre proposte. Se cessa la preghiera, per un po’ sembra che tutto possa andare avanti come sempre – per inerzia –, ma dopo poco tempo la Chiesa si accorge di essere diventata come un involucro vuoto, di aver smarrito l’asse portante, di non possedere più la sorgente del calore e dell’amore.
Le donne e gli uomini santi non hanno una vita più facile degli altri, anzi, hanno anch’essi i loro problemi da affrontare e, in più, sono spesso oggetto di opposizioni. Ma la loro forza è la preghiera, che attingono sempre dal “pozzo” inesauribile della madre Chiesa. Con la preghiera alimentano la fiamma della loro fede, come si faceva con l’olio delle lampade. E così vanno avanti camminando nella fede e nella speranza. I santi, che spesso agli occhi del mondo contano poco, in realtà sono quelli che lo sostengono, non con le armi del denaro e del potere, dei media di comunicazione e così via, ma con le armi della preghiera.
Nel vangelo di Luca, Gesù pone una domanda drammatica che sempre ci fa riflettere: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8), o troverà soltanto organizzazioni, come un gruppo di “imprenditori della fede”, tutti organizzati bene, che fanno della beneficenza, tante cose…, o troverà fede? «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Questa domanda sta alla fine di una parabola che mostra la necessità di pregare con perseveranza, senza stancarsi (cfr vv. 1-8). Dunque, possiamo concludere che la lampada della fede sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l’olio della preghiera. La lampada della vera fede della Chiesa sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l’olio della preghiera. È quello che porta avanti la fede e porta avanti la nostra povera vita, debole, peccatrice, ma la preghiera la porta avanti con sicurezza. È una domanda che noi cristiani dobbiamo farci: prego? Preghiamo? Come prego? Come dei pappagalli o prego con il cuore? Come prego? Prego, sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa, o prego un po’ secondo le mie idee e faccio che le mie idee diventino preghiera? Questa è una preghiera pagana, non cristiana. Ripeto: possiamo concludere che la lampada della fede sarà sempre accesa sulla terra finché ci sarà l’olio della preghiera...
Vaticano - Islam
Messaggio per il Ramadan: cristiani e musulmani testimoni di speranza
Si intitola “Cristiani e musulmani: testimoni di speranza” il messaggio che quest’anno il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato ai musulmani in occasione del Ramadan e per la festa di Id al Fitr, la “festa della interruzione” del digiuno che segna la fine del mese sacro.
Nel documento, a firma del presidente del Pontificio Consiglio, card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J, e del segretario del medesimo dicastero, mons. Indunil Kodithuwakku Janakaratne Kankanamalage, è sottolineato il significato che la speranza ha per i credenti, cioè il suo essere fondata sulla “convinzione che i problemi e le prove hanno un senso, un valore e uno scopo, per quanto da parte nostra sia difficile o impossibile capirne la ragione o trovare una via d’uscita”.
“Nel corso di questi lunghi mesi di sofferenza, ansia e dolore, specialmente nei periodi di lockdown – si legge nel messaggio - abbiamo percepito il bisogno dell’assistenza divina, e di espressioni e gesti di solidarietà fraterna, come una telefonata, un messaggio di sostegno e di conforto, una preghiera, un aiuto per acquistare medicine o cibo, un consiglio, e in parole semplici, la sicurezza di sapere che accanto a noi ci sia qualcuno nel momento del bisogno. L’assistenza divina, necessaria e ricercata soprattutto in circostanze come quelle attuali della pandemia, è molteplice: misericordia divina, perdono, provvidenza e altri doni spirituali e materiali”.
“Eppure, ciò di cui abbiamo davvero maggior bisogno in questi tempi, è la speranza”. Essa va oltre l’umano ottimismo, in quanto “è radicata in qualcosa di religioso: Dio ci ama e perciò si prende cura di noi con la sua Provvidenza, attraverso le sue vie misteriose, che non sono sempre comprensibili da parte nostra”.
“La speranza porta con sé la convinzione della bontà presente nel cuore di ogni persona. Spesso, in situazioni di difficoltà o disperazione, l’aiuto e la speranza che esso porta con sé, arrivano da dove meno ce lo aspetteremmo. La fraternità umana, con le sue numerose manifestazioni, diventa così sorgente di speranza per tutti, specialmente per tutti i bisognosi. Ringraziamo Dio nostro creatore, e anche uomini e donne nostri compagni, per la risposta pronta e la generosa solidarietà manifestata da credenti e persone di buona volontà senza affiliazione religiosa, in tempi di disastri, sia naturali sia causati dall’uomo, come conflitti e guerre. A noi credenti, tutte queste persone e la loro bontà ricordano che lo spirito della fraternità è universale e trascende tutte le frontiere etniche, religiose, sociali ed economiche. Adottando questo spirito, imitiamo Dio che guarda con benevolenza l’umanità che ha creato, tutte le altre creature e l’intero universo”. Di qui nasce la crescente attenzione alla “casa comune” della quale parla papa Francesco.
“Siamo pure coscienti – prosegue il documento – che esistono fattori avversi alla speranza: la mancanza di fede nell’amore e nella cura di Dio; la perdita di fiducia nei nostri fratelli e sorelle; il pessimismo; la disperazione e il suo opposto infondato, la presunzione; generalizzazioni ingiuste basate sulle proprie esperienze negative; e così via. Ci si deve opporre efficacemente a questi pensieri, atteggiamenti e reazioni nocivi, per rafforzare la speranza in Dio e la fiducia in tutti i nostri fratelli e sorelle”.
Nella enciclica Fratelli tutti, Francesco parla spesso della speranza come “di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore…”.
“Noi – conclude il messaggio – cristiani e musulmani, siamo chiamati a essere portatori di speranza per la vita presente e futura, e testimoni, costruttori e riparatori di questa speranza specialmente per coloro che vivono difficoltà e disperazione”. (16/04/2021)
Pakistan
Il governo premia la suora cattolica "madre dei dimenticati"
“È motivo di soddisfazione e orgoglio il fatto che il governo del Pakistan abbia assegnato a suor Ruth Lewis, come premio postumo, la Sitara-e-Imtiaz (Stella di eccellenza), in riconoscimento dei suoi servizi alla società e al Paese. Questo premio è tra le più alte onorificenze civili nello Stato del Pakistan ed è assegnato per servizi meritori resi alla nazione, nel campo della cultura e della vita pubblica": così il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo emerito di Karachi. Parlando con l'Agenzia Fides, ha espresso il suo apprezzamento verso il governo pakistano per aver premiato una suora cattolica, scomparsa nel 2020, che ha dedicato 52 anni della sua vita ai bambini abbandonati ed emarginati in Pakistan.Il cardinale ha affermato: “Siamo grati a suor Ruth Lewis e alle suore della congregazione religiosa delle Missionarie Francescane di Cristo Re (FMCK) per la loro grande opera con i bambini abbandonati. Nel 1959, le suore FMCK hanno risposto al crescente bisogno che si registrava nella città portuale di Karachi, nel Pakistan meridionale, accettando di occuparsi e di servire i bambini mentalmente e fisicamente disabili. Dopo la morte della fondatrice della casa di accoglienza, suor Gertrude Lemmens, sr. Ruth Lewis ha assunto la responsabilità di gestire la casa che dipendeva dalle donazioni di benefattori e sostenitori. Grazie alla sua paziente e costante opera, Dar-ul-Sukun la 'Casa di pace e amore', è cresciuta fino a diventare una delle più grandi istituzioni del suo genere in questa città di oltre 21 milioni di abitanti”.Il cardinale Joseph Coutts, celebrando una liturgia in memoria di sr. Ruth, ha ricordato il suo fedele servizio, affermando: “Suor Ruth Lewis era una persona molto tranquilla e umile, aveva un'enorme energia per servire queste persone mentalmente e fisicamente disabili. Era ben nota nella società civile e tra le Ong della società civile a Karachi. Il governo della provincia del Sindh (di cui Karachi è capitale) nutre profonda stima e apprezzamento per le buone opere che ha svolto per 52 anni. In città era conosciuta come la 'Madre dei dimenticati' e lo ha dimostrato fino all'ultimo respiro".Suor Ruth Lewis è tornata alla Casa del Padre il 20 luglio 2020, dopo aver combattuto contro il coronavirus. Era in cura dall'8 luglio dopo essere risultata positiva al Covid. È stata infettata durante i suoi instancabili servizi nella casa dove 21 bambini sono stati riscontrati positivi al Covid-19 nel giugno 2020.
Il governo del Pakistan le ha conferito il premio "Stella di eccellenza" il 23 marzo 2021 in occasione della "Giornata del Pakistan". Il premio è stato ritirato da Cookie, ex bambina abbandonata, accolta nel Centro, ora membro dello staff di Dar-ul-Sukun. Ricordando la defunta suora cattolica come "sua madre", Cookie ha detto: “Suor Ruth era la madre di tutti i bambini di Dar-ul-Sukun. Si è presa cura di tutti noi come una madre si prende cura dei suoi figli”. Per i suoi servizi altruistici e appassionati per i "bambini speciali" sr. Ruth Lewis aveva ricevuto anche il premio "Pride of Karachi" il 18 gennaio 2014 e nel 2018 era stata insignita del premio "Hakim Mohammad Saeed" dal governatore del Sindh per i suoi servizi per l'umanità. Come segno di gratitudine e di partecipazione all'opera sociale, il governo del Sindh, per celebrare i cinquant'anni di fondazione di Dar-ul-Sukun, ha finanziato la costruzione di un edificio di tre piani per accogliere il crescente numero di bambini bisognosi. (Agenzia Fides 15/4/2021).
a cura di ANTONIO DALL’OSTO