Mazzotti Marco - Viola Antonio
Un Capitolo di posizione o di movimento?
2021/5, p. 10
Le varie fasi attraverso cui si è svolta la preparazione. Le aree esplorate nella situazione attuale e le prospettive di futuro. La partecipazione allargata, le difficoltà incontrate, gli interrogativi, emersi, le proposte e l’intralcio della pandemia. Il tutto confluito nell’Instrumentum laboris.

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I DEHONIANI DELL’ITALIA DEL NORD VERSO IL XIII CAPITOLO
Un Capitolo di posizione
o di movimento?
Le varie fasi attraverso cui si è svolta la preparazione. Le aree esplorate nella situazione attuale e le prospettive di futuro. La partecipazione allargata, le difficoltà incontrate, gli interrogativi, emersi, le proposte e l’intralcio della pandemia. Il tutto confluito nell’Instrumentum laboris.
Tra il 13 e il 23 giugno del 2021 la Provincia dehoniana dell’Italia Settentrionale celebrerà il suo tredicesimo Capitolo: un momento fondamentale nella vita di una provincia religiosa, spesso accompagnato da grandi aspettative, ma sovente celebrato anche con una certa disillusione e rassegnazione. Conosciamo tutti le crescenti difficoltà che la vita consacrata sperimenta quotidianamente: invecchiamento costante, problemi di gestione delle strutture e delle attività, difficoltà a mantenere posizioni significative nel campo pastorale… Come evitare di vivere questo momento lasciandosi trascinare da queste due potenti oscillazioni? Esiste un modo per evitare di salire alla fermata dell’illusione per poi dover scendere obbligatoriamente a quella della delusione soltanto dopo alcuni giorni?
Una commissione sui generis
Abbiamo iniziato a farci queste domande circa due anni fa, nel primo incontro della commissione preparatoria, incaricata di stabilire l’iter di attuazione del Capitolo. La consapevolezza che la storia ha il suo peso, come anche le relazioni affaticate dal tempo e spesso da percorsi di vita complicati, ci ha spinto a valutare la possibilità di farci aiutare da consulenti esterni capaci di offrire uno sguardo disincantato sulla nostra realtà. Abbiamo percepito fondamentale che altri ci aiutassero a leggere il nostro vissuto, spingendoci a fare piazza pulita di eventuali preconcetti o valutazioni eccessivamente condizionate da letture univoche della realtà. L’avere individuato in una coppia di sposi, che ha già avuto l’opportunità di accompagnare la preparazione di percorsi assembleari di altre congregazioni, la nostra spalla di riferimento, ci è sembrata fin da subito un’idea stimolante. Da cinque componenti il nostro gruppo si è allargato a sette: il padre Provinciale, un ex padre Provinciale, due tra i più giovani, un confratello di navigata esperienza e due sposi, Alberto ed Eva, ricchi del proprio vissuto di coppia oltre che delle proprie specifiche competenze nell’ambito delle risorse umane e della gestione di gruppi.
I primi passi
Fin dai primi incontri ci è sembrato chiaro che fosse necessario partire dalla realtà umana della nostra Provincia, il vero capitale di cui disponiamo. Non potendo prevedere, per ragioni canoniche, un Capitolo allargato alla partecipazione di tutti i componenti della Provincia, abbiamo comunque sentito che una delle questioni fondamentali dovesse essere quella della partecipazione e del coinvolgimento di tutti, per cercare di ridurre al minimo le sacche di indifferenza e auto-esclusione dai processi progettuali e decisionali. Se dunque ci si trovava nell’impossibilità di una convocazione plenaria, niente vietava che fossimo noi a muoverci per andare a incontrare tutte le nostre comunità, con l’idea di ascoltare ogni confratello. Da qui l’intuizione che ha innervato il nostro percorso: il Capitolo doveva iniziare già da questa operazione di ascolto. Con lo slogan «il Capitolo è già cominciato» vogliamo guardare alla celebrazione di giugno come al suo momento conclusivo.
Escluse le figure legate al servizio del governo provinciale, presente e passato, si è pensato di individuare, nei tre componenti della commissione senza incarichi specifici, i profili più adatti all’operazione di ascolto. Dovendo raccogliere materiale da rielaborare in un secondo tempo, era necessario costruire uno schema omogeneo di raccolta delle informazioni, che permettesse però a tutti i confratelli di potersi esprimere liberamente anche su altre questioni. Allo stesso tempo però, l’incontro con le comunità doveva garantire a tutti di sentirsi a proprio agio, in un clima informale, fatto anche di momenti fraterni condivisi. Grazie a una buona e fortunata scelta di calendario, nel giro di cinque mesi e prima dell’arrivo della tempesta del Covid, è stato possibile portare a termine un faticoso ma produttivo giro di incontri.
La prima grande sorpresa dei tre visitatori, prontamente ribattezzati come i «Re Magi», è stata quella di constatare la buona accoglienza da parte di tutti e di vedere come la quasi totalità dei confratelli abbia colto l’occasione del confronto. Un metodo semplice, guidato, basato su tre passaggi – analisi della realtà presente, proiezione nel futuro a Capitolo già concretizzato dopo sei anni di scelte, pericoli da evitare durante la celebrazione del Capitolo stesso – ha dato a tutti l’opportunità di potersi esprimere sul proprio vissuto emotivo, ma anche sulla realtà concreta della nostra Provincia religiosa.
Troppi dati, qualche intoppo, una pandemia
Le tantissime pagine raccolte e verbalizzate sono state riviste dai tre estensori insieme e hanno costituito la base di un lavoro di restituzione, corredato anche da grafici e sintesi, capace di mettere in mano a tutti i dati, in modo da favorire la percezione reale dell’ascolto effettuato. Tale materiale avrebbe dovuto costituire la base su cui elaborare alcuni possibili tavoli di lavoro da mettere a tema nel corso di due assemblee, identiche nell’impostazione, che si sarebbero succedute a distanza di alcune settimane, in modo da poter consentire a tutti la partecipazione senza svuotare le nostre comunità. Abbiamo però tutti imparato bene, a nostre spese, come le cose non vadano sempre secondo i programmi previsti: l’intralcio di una pandemia virale non era stato messo in conto neppure dalla nostra commissione.
Le assemblee previste a maggio dovevano necessariamente essere posticipate a settembre, ma a questo punto si poneva la questione di come continuare a tenere alta la tensione rispetto alle aspettative messe in moto da quanto svolto in precedenza: la pista più logica da seguire ci è sembrata quella di sollecitare la riflessione delle nostre comunità, attraverso la proposta di una griglia di domande basata su quattro ambiti: struttura di governo e governance, elementi per un progetto provinciale, ruolo dell’economia, eredità spirituale e formazione. Ciascuno di questi quattro ambiti è stato introdotto da un breve elenco di documenti di riferimento che potesse chiarire, nella vita della nostra Provincia, i passi fatti sull’argomento. Le domande proposte non volevano ritornare sulle questioni già trattate dai singoli, ma cercavano di sviluppare tali questioni per favorire una discussione all’interno della comunità, in modo da produrre altro materiale da rielaborare in vista delle assemblee autunnali.
La risposta fornita dalle comunità ci ha fatto capire la bontà del cammino fatto e ha messo in luce un buon livello di coinvolgimento non tanto sul piano della qualità delle risposte, ma sul fatto che tutte le comunità si siano sentite coinvolte dalle nostre sollecitazioni. Il desiderio iniziale di arrivare alla fase finale del Capitolo riducendo la fascia degli scontenti e dei marginali, sembrava trovare una prima concretizzazione.
Assemblee precapitolari
A livello di commissione iniziava ora una terza fase abbastanza complicata ma decisiva: si trattava di rielaborare tutto il materiale raccolto in modo da poterlo restituire sotto forma di argomenti circoscritti e chiaramente definiti, utili a instaurare la piattaforma di lavoro per le assemblee.
Naturalmente, come suggerito anche da qualche lavoro di restituzione delle comunità, non sarebbe stato possibile evitare di rileggere tutto alla luce della drammatica esperienza della pandemia.
Con l’arrivo di settembre, le condizioni sanitarie hanno permesso lo svolgimento delle due assemblee previste: celebrate su due giornate e modellate su un identico schema, hanno visto la partecipazione di un numero davvero alto di confratelli, considerate le assenze giustificate di malati e infermi. Perfino i più anziani si sono lasciati coinvolgere e scomodare.
Le assemblee sono state costruite a partire da un patto iniziale che ha permesso di mettere in luce un accordo di fondo sulle aspettative e le regole di ingaggio, ma non hanno trascurato l’aspetto spirituale, ritenendolo, anzi, parte fondamentale dell’esperienza: la lectio sul Vangelo del giorno e la celebrazione dell’Eucaristia, con l’aggiunta di alcune pillole sul tema della comunità, ritenuto il filo rosso di tutte le nostre riflessioni, hanno dato ragione del contesto dentro al quale deve prendere forma un Capitolo.
L’idea di fondo per i lavori successivi è stata quella di ricostruire il clima di una piazza, la classica piazza di paese dove è possibile spostarsi da un bar a un locale discutendo in maniera libera dei temi proposti, accettando la moderazione di un mediatore presente a ogni tavolo, ma nella massima disponibilità del proprio tempo e della propria volontà di toccare solo i temi ritenuti davvero importanti. Ogni tavolo della piazza, da cui era possibile spostarsi dopo aver esaurito i propri argomenti, metteva a disposizione un luogo di discussione per un tema introdotto da un breve schema che era stato fornito in precedenza a tutti i partecipanti. I sette temi proposti rappresentavano il condensato che la commissione era stata in grado di ricavare da tutto il materiale prodotto nei mesi precedenti di ascolto e sono stati proposti, pur nella consapevolezza che, probabilmente, alcune questioni si sarebbero presentate più volte su diversi fronti.
La realtà della terza e quarta età, il tema della gestione economica, il rapporto con il resto della Congregazione, la questione delle strutture di governo, la formazione permanente, l’aspetto della solidarietà e il tema della pastorale integrata con i laici e le altre realtà ecclesiali: questi sono stati gli animati punti di incontro della nostra piazza che ha goduto, per un pomeriggio, della franchezza di dirsi cose importanti in un modo diverso. In effetti, da un evidente imbarazzo iniziale si è visto fiorire un certo interesse e una non scontata disponibilità verso questo nuovo metodo. Al termine dell’attività, un ristretto comitato di redazione per tavolo ha provveduto alla stesura della raccolta organica di tutti gli interventi, in forma di post-it, lasciati dai partecipanti.
Le sette sintesi sono state rielaborate, in una seconda fase, in sette nuovi “tavoli della fiducia”, dove insieme si è provveduto a stendere un documento sintetico ma condiviso all’unanimità da sottoporre agli ultimi interventi dell’assemblea plenaria. Anche quest’ultima fase ha tenuto conto di un metodo che garantisse tre interventi (di un minuto massimo) a persona: l’obiettivo era quello di evitare di lasciare troppo spazio ad alcuni, cercando di favorire interventi mirati e puntuali.
Le conclusioni finali, prima di lasciarsi, hanno complessivamente dato ragione al metodo scelto: espressioni come esperienza di fraternità, aspettative soddisfatte, possibilità di ragionare insieme, hanno fatto da corollario ai saluti.
Al momento attuale
Di fronte alla chiusura positiva delle due assemblee, la commissione capitolare si è trovata di fronte un corpus di quattordici schede (sette per ogni assemblea) da rielaborare e interpretare in vista della produzione dell’Instrumentum Laboris.
Con sistematica puntualità, all’arrivo dell’autunno, sono tornati tempi di rigore e ristrettezze legati alla recrudescenza della pandemia: un tempo ancora sospeso, utile in qualche modo alla nostra riflessione, ma un tempo anche di nuove e difficili sfide, un tempo di cui tenere conto nell’elaborazione del nostro percorso. Ci siamo chiesti, infatti, in che modo avremmo dovuto tenere conto di tutto il materiale elaborato alla luce di quanto stava accadendo attorno a noi e nelle nostre stesse comunità.
Iniziava ora la fase che ci avrebbe portato all’ultimo passaggio, quello che ci chiedeva di diventare non più soltanto ascoltatori capaci di immagazzinare fedelmente le istanze dei confratelli, ma anche estensori di un documento finale apportatore delle acquisizioni maturate personalmente in questo lungo viaggio. Abbiamo pensato a un documento snello, di una quindicina di pagine, con un’introduzione capace di rendere conto del cammino svolto e delle provocazioni che ci vengono da questo nostro difficile tempo. Ogni sezione è stata strutturata cercando di metter in luce il tema, gli orientamenti e un elenco di possibili proposte concrete da discutere.
Un obiettivo dell’Instrumentum Laboris è che possa anche fungere da stimolo per un ulteriore approfondimento comunitario, in mano ai delegati eletti per la fase finale del Capitolo. Ci siamo inventati una sorta di “Instrumentum Laboris aumentato”: vuole essere uno strumento di lavoro e di fatica (appunto) che ora affidiamo a una Provincia che, per quanto appesantita dagli anni e dalla situazione, abbiamo riconosciuto ancora desiderosa di spendersi a servizio del Regno.
Una scommessa: ascoltare per generare
Tutto il processo descritto merita una considerazione finale: ascoltare è sempre il modo migliore per rimettere in circolo il desiderio di appartenenza e il senso di fraternità, ma anche per ridurre al minimo la quota di rassegnata sfiducia che amareggia parte della vita consacrata oggi: un ascolto vero e sincero può depotenziare perfino la paura della morte. Per il momento abbiamo provato ad ascoltarci di più, in attesa di vedere se saremo stati in grado di vero ascolto, quello capace di generare decisioni buone e produttive per il futuro.
Un Capitolo per essere celebrato degnamente ha bisogno dell’ascolto della Parola e dell’ascolto delle parole dei fratelli: in questo clima sarà possibile riscoprire che un carisma può essere ancora il segno distintivo dell’appartenenza a Cristo, Signore della vita.
MARCO MAZZOTTI – ANTONIO VIOLA