Cabra Piergiordano
Una Pasqua cosmica
2021/5, p. 3
Una bellissima sfera di blu screziato che ruota nel vasto fondo nero dello spazio: così appare la terra fotografata dalla luna. È una realtà straordinaria che non ha paragoni, almeno nel raggio di qualche migliaia (o milioni) di anni luce: è un brulichio di vita, di varia grandezza, dai minuscoli microrganismi alle enormi balene azzurre, compresi gli esseri umani, realtà che la scienza chiama biosfera e papa Francesco chiama comunità del creato.

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Una Pasqua cosmica
Una bellissima sfera di blu screziato che ruota nel vasto fondo nero dello spazio: così appare la terra fotografata dalla luna. È una realtà straordinaria che non ha paragoni, almeno nel raggio di qualche migliaia (o milioni) di anni luce: è un brulichio di vita, di varia grandezza, dai minuscoli microrganismi alle enormi balene azzurre, compresi gli esseri umani, realtà che la scienza chiama biosfera e papa Francesco chiama comunità del creato.
Ma dire vita significa anche avere un inizio e una fine, vuol dire conflitto, sofferenza, finitudine. Ogni essere vivente ha un inizio e una fine e molti travagli per sopravvivere. La Bibbia parla di vicinanza del Creatore alla sua creazione, di un Creatore che non abbandona le sue creature, che le accompagna con amore e misericordia.
Con l’avvento di Gesù, i cristiani scrivono un altro capitolo della storia del coinvolgimento misericordioso di Dio nel mondo. È un capitolo che racconta l’unione di Dio con la finitudine della carne per camminare con essa attraverso la morte fino alla vita.
“Il Verbo si è fatto carne”, Dio si è unito personalmente agli esseri umani, ma anche a tutta la carne sulla terra, alla materia. I suoi geni, i geni di Gesù, appartengono al lignaggio ebraico della razza umana, le cellule del suo corpo erano composte di sostanze gassose e di materiali esplosi miliardi di anni fa nelle stelle, proprio come le nostre. Una parte di Dio si è legata all’universo umanamente, fisicamente, in quanto evento cosmico. Pertanto nella sua morte, Dio è con tutte le creature che muoiono, non solo con gli esseri umani, ma con i piccoli del pellicano, con la gazzella inseguita dal leone e così via.
E nella risurrezione di Gesù Cristo, vi è il principio del futuro di ogni carne, cioè che non tutto finisce nell’annientamento. Ma che l’amore di Dio che ha generato ogni cosa è sufficientemente potente per redimere tutti.
La croce, assieme alla risurrezione, colloca saldamente l’amore salvifico divino nella carne della vita in un mondo in evoluzione.
“La morte di Cristo diventa un’icona vivente della co-sofferenza redentrice di Dio con tutta la vita senziente e le vittime della competizione sociale”.
Sono alcuni sprazzi desunti dall’ultimo libro di Elisabeth Jonson “Il creato e la croce” (Queriniana), dove l’autrice tenta di andare oltre la visione della morte di Cristo come “espiazione del peccato dell’uomo” estendendo a tutti gli esseri creati la fede cristiana della salvezza. È una visione saldamente fondata sulla Scrittura e radicata negli insegnamenti di Gesù e della prima Chiesa e vicina alla visione dell’Oriente cristiano.
Pagine accattivanti, ottimistiche, creative, che fanno bene in questi momenti, che allargano gli orizzonti, che provano a dare corpo a quello che diceva sant’Ambrogio: “In Cristo è risorta la terra”.
PIER GIORDANO CABRA