Coda Piero
Una sfida che continua
2021/4, p. 5
Un’occasione propizia e attesa per verificare lo stato di salute e gli indirizzi d’impegno di una delle realtà più significative e poliedriche affacciatasi sulla scena ecclesiale, ma anche civile e culturale, nella stagione dei movimenti ecclesiali.

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ASSEMBLEA GENERALE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
Una sfida che continua
Un’occasione propizia e attesa per verificare lo stato di salute e gli indirizzi d’impegno di una delle realtà più significative e poliedriche affacciatasi sulla scena ecclesiale, ma anche civile e culturale, nella stagione dei movimenti ecclesiali.
L’elezione con la maggioranza di 2/3 di una Presidente nata 58 anni fa ad Haifa, nello Stato d’Israele, da famiglia palestinese, cattolica, con una ricca esperienza di vita, lavoro e studio a Los Angeles e a Gerusalemme, da sempre impegnata sulla frontiera del dialogo tra le religioni monoteiste, Margaret Karram rappresenta il messaggio di maggiore impatto, registrato anche dai mass media, dell’assemblea generale ordinaria dell’Opera di Maria/Movimento dei Focolari (24 gennaio-7 febbraio), la terza dopo la morte di Chiara Lubich, la fondatrice. Un’occasione propizia e attesa per verificare lo stato di salute e gli indirizzi d’impegno di una delle realtà più significative e poliedriche affacciatasi sulla scena ecclesiale, ma anche civile e culturale, nella stagione dei movimenti ecclesiali, con una marcata peculiarità e con una nascita che data a quasi vent’anni prima del Vaticano II.
Un’assemblea fuori dell’ordinario
In realtà, se è stata ordinaria per la scadenza in cui si è tenuta a norma degli statuti (ogni 6 anni), l’assemblea è risultata però fuori dell’ordinario sia in riferimento alla situazione di pandemia che le ha fatto decisamente e consapevolmente da cornice, sia in riferimento alla modalità del suo svolgimento online, con il non scontato via libera concesso in merito – una volta appurata la pertinenza delle procedure – dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Una duplice sfida, dunque, che ha incrociato la sfida che già di per sé – in specie dopo la morte di Chiara Lubich – segna lo svolgimento dell’assemblea generale come tappa qualificante del cammino di un Movimento costituito da membri di tutte le vocazioni ecclesiali, appartenenti non solo alla Chiesa cattolica (la gran maggioranza) ma anche ad altre Chiese, ad altre religioni, ad altre convinzioni, provenienti in pratica da ogni parte del mondo e con una nutrita rappresentanza delle nuove generazioni. In tutto, questa volta, 350 persone, 300 circa con diritto di voto, gli altri con lo status d’invitati in ottemperanza alle norme canoniche.
Assai più che nelle precedenti (in particolare quella del 2008, che ha visto la successione di Maria Voce alla fondatrice), l’assemblea 2021 ha costituito un banco di prova esigente per verificare la capacità di mettere in atto l’auspicato ma non scontato metodo del discernimento comunitario: essenziale – lo ha rimarcato papa Francesco nel suo importante e apprezzato discorso – per realizzare un autentico cammino sinodale e del resto sintonico con un’ispirazione carismatica che riconosce nel cammino del Cristo risorto coi discepoli verso Emmaus il paradigma della missione ecclesiale. Il vasto e capillare percorso di preparazione messo in moto dal dicembre 2019 e l’utilizzo, nel corso dei lavori, della “Open Space Technology” e dei “Tavoli della fiducia” per l’esame dei temi e delle questioni – con lo sguardo sempre attento al primato della grazia, della preghiera e della comunione –, hanno permesso di sperimentare la possibilità, da sempre propiziata da un carisma come quello dell’unità, di far uso dei mezzi più aggiornati della tecnica e della comunicazione per esprimere e promuovere la fraternità, favorendo il dialogo, la parresia, la pluralità degli apporti, la costruzione del consenso. Anche se tutto in forma principiale e tentativa. Ciò ha favorito un’ulteriore presa di coscienza della necessità di maturare una metodologia più adeguata ed efficace nell’esercizio del discernimento comunitario, così da permettere la traduzione dell’ispirazione del carisma con fedeltà, certo, alla sua originalità, ma insieme in relazione puntuale con la realtà socio-culturale concreta dei diversi contesti e con la lettura profetica e critica dei segni dei tempi. Di qui l’impegno a verificare il modus procedendi di ogni realtà e azione dell’Opera di Maria, e a mettere a punto un più maturo stile di partecipazione e di governance, a tutti i livelli e in tutte le forme. Con il riconoscimento che ciò comporta delle criticità, delle omissioni e degli errori compiuti, la richiesta di perdono e l’impegno alla trasparenza delle procedure e alla condivisione dei metodi di gestione delle situazioni problematiche, come nella fattispecie degli abusi in diversi modi purtroppo registrati in palese contraddizione con l’intenzionalità del carisma originario e delle sue strutturanti forme storiche d’espressione.
Verso una tappa nuova
di maturità ecclesiale e missionaria
Nel discorso rivolto da papa Francesco all’assemblea, del resto, risaltano soprattutto due cose: la cura attenta e puntuale della Chiesa per quest’opera di nuovo conio, nata nel suo seno, con l’indicazione di alcuni fondamentali atteggiamenti e piste d’impegno nel passaggio a una tappa nuova di maturità ecclesiale e missionaria; e con ciò la focalizzazione – in prospettiva – della dinamicità e attualità per la Chiesa e per il mondo del carisma fondativo, riconosciuto a partire dalla performatività evangelica e missionaria dei suoi due centri: il grido d’abbandono del Cristo in croce come chiave di lettura e assunzione delle ferite, degli interrogativi, delle sfide dell’umanità e l’ut unum sint come realistico orizzonte, per la grazia di Cristo, di fermentazione della storia nella luce e nella forza dell’avvento del Regno.
L’intervento del Papa ha travalicato dunque il semplice significato di un saluto d’occasione per assumere i contorni di un discernimento autorevole della stagione che il Movimento è chiamato a vivere. Accreditandosi come espressione competente dell’accompagnamento esercitato da parte del ministero petrino nei confronti del cammino e dello sviluppo di un’opera complessa chiamata a farsi otre nuovo di un carisma nuovo a servizio di tutto il Popolo di Dio nel nostro tempo. Con ciò oltre tutto verificando in atto la reciprocità trinitaria (co-essenzialità) tra il principio gerarchico e il principio carismatico nella missione della Chiesa in quanto necessari l’uno all’altro: nel senso che il ministero petrino accompagna un’opera di natura carismatica aiutandola a fare i passi che essa, da sola, faticherebbe a fare; mentre quest’opera della Chiesa e nella Chiesa, con la grazia del carisma creativamente accolto e trafficato, sperimenta vie inedite e concrete per la riforma e la nuova tappa dell’evangelizzazione che interpellano la Chiesa in ascolto dello Spirito e dei segni dei tempi.
Priorità per il prossimo sessennio
In questa prospettiva, l’assemblea ha individuato alcune priorità su cui concentrarsi nel prossimo sessennio, con realismo e sinergia, incrementando e/o avviando specifici processi. Innanzi tutto, il servizio agli ultimi – in ascolto del grido dei poveri, dei giovani, della terra – coniugato con la messa a punto nelle diverse situazioni di mirati progetti d’impegno sociale con respiro strategico e sistemico: espressione concreta di quell’amore a Gesù abbandonato, che è al cuore del carisma, sul livello dell’immediata e urgente prossimità e insieme sul livello socio-politico ed economico contestuale della promozione strutturale delle buone pratiche realizzative di autentica fraternità.
In secondo luogo, la formazione integrale e permanente e l’accompagnamento (di tutti e in tutte le situazioni) attraverso la delineazione di un progetto educativo globale e di base, che sia insieme però passibile di diverse modulazioni e funzionale a promuovere la traduzione dei punti-forza della sequela evangelica nell’oggi, evidenziati dal carisma.
Infine la promozione dell’impegno teso a enucleare, da parte delle diverse agenzie culturali del Movimento, e a implementare in chiave dialogica e in rete con tutti i diversi contributi di cui è ricco il panorama ecclesiale e civile, il contributo originale scaturente dal carisma all’elaborazione di quel nuovo paradigma culturale illuminato dal Vangelo, e come tale plurale, flessibile e resiliente, che il cambiamento d’epoca in atto esige.
Necessità di una valutazione
e di un discernimento
L’assemblea ha mostrato infine, sotto traccia – non affrontando ancora espressis verbis la questione –, che risultano indispensabili, in prospettiva, una valutazione e un discernimento, in vista anche di una puntuale e diffusa valorizzazione in orizzonte ecclesiale, delle più significative esperienze di frontiera realizzate in questi decenni. Si tratta, in particolare, della messa a punto prospettica, a partire dal carisma e dalla prassi che ne è derivata, del significato, delle forme e delle implicazioni (teoriche e pratiche) della co-appartenenza a un’opera che è espressione della Chiesa cattolica e di altre realtà ecclesiali, religiose, culturali. Altrettanto decidente si accredita anche l’impegno d’integrazione a “poliedro” delle diversità geo-politiche, culturali, generazionali che illustrano l’unità nella diversità di un Movimento come quello dei Focolari: con un’attenzione al pericolo sempre in agguato di cedimenti centrifughi, frammentazioni narcisistiche, assolutizzazioni ingenue che rischiano di sfigurarne il volto e inibirne la missione di “trinitizzazione” del diverso nell’armonia libera e conviviale dell’uno.
Il tutto in presa diretta, sempre, con il nucleo vivo del carisma evangelico originario che si fa evento qui e ora, in ascolto del soffio dello Spirito, e con lo stile generativo di un’Opera della Chiesa che vuol essere un’espressione – come si legge negli statuti – di Maria all’opera oggi come Madre dell’unità in Cristo. Insomma: una sfida che continua.
PIERO CODA