Gellini Anna Maria
Mio fratello Odoardo
2021/3, p. 47
Le pagine scritte da Lampronti (1903-1955), racconto commovente e appassionato dei dolorosi anni del fascismo e delle discriminazioni razziali, sono testimonianza di una profonda amicizia vissuta tra Lampronti e Focherini, negli anni più bui del Novecento.

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Giacomo Lampronti Mio fratello Odoardo EDB, 2021 pp. 214 € 17,50
Le pagine scritte da Lampronti (1903-1955), racconto commovente e appassionato dei dolorosi anni del fascismo e delle discriminazioni razziali, sono testimonianza di una profonda amicizia vissuta tra Lampronti e Focherini, negli anni più bui del Novecento. Da questa preziosa testimonianza emerge in tutta la sua grandezza, la fede forte, il coraggio umano, la civile integrità, la rettitudine professionale, la tenerezza di sposo e di padre, di Odoardo Focherini, proclamato Giusto tra le Nazioni e riconosciuto martire dalla Chiesa: è il primo e unico giornalista italiano a essere riconosciuto beato, vittima di persecuzione «in odium fidei». Focherini amava così tanto il giornalismo che si fece anche amministratore de L’Avvenire d'Italia, perché quel quotidiano bolognese d'ispirazione cattolica — che assieme all'Italia di Milano avrebbe poi generato nel 1968 Avvenire — fosse nelle condizioni di far sentire sempre la propria voce. Ma aveva chiaro il dovere di un giornale che, fianco a fianco con il direttore Manzini, non accettò mai di andare in edicola a ogni costo, se questo avesse significato chinare schiena e testa sino a pubblicare notizie e commenti «politicamente corretti» secondo i potenti del momento, ma contrari alla verità e al bene. Odoardo Focherini amava così tanto le ragioni cristiane e umane del suo impegno giornalistico da non metterle mai in secondo piano. Il «pezzo» più bello della sua vita è quello che ha «scritto» con la sua stessa vita e nella vita delle tante persone che contribuì a salvare dalla follia di una discriminazione assassina, pagandone poi il prezzo con l’arresto, la deportazione e la morte a 37 anni, la vigilia di Natale 1944, nel campo di concentramento a Hersbruck.
L'autore di questo libro fu una delle tante persone salvate. Di origine ebraica, spontaneamente convertito al cattolicesimo, Lampronti venne licenziato a causa delle leggi razziali, ma trovò lavoro nel giornale cattolico che aveva sede a Bologna. Qui incontrò Odoardo Focherini, che lo ospitò di nascosto nella sua casa a Carpi assieme alla famiglia e ne organizzò la fuga in Svizzera.