Il vero nemico è dentro
2021/3, p. 34
La paura, da alcuni avvertita come espressione di autodifesa che mantiene vigili
e responsabili, da altri è vissuta come ossessione o angoscia che paralizza.
Ma se ben gestita, può produrre anche molteplici benefici.
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LA PAURA
Il vero nemico è dentro
La paura, da alcuni avvertita come espressione di autodifesa che mantiene vigili e responsabili, da altri è vissuta come ossessione o angoscia che paralizza. Ma se ben gestita, può produrre anche molteplici benefici.
La storia dei nostri tempi, segnata dal Covid-19, ha avuto come protagonista centrale la paura. Il timore del contagio ha costretto metà della popolazione mondiale agli “arresti domiciliari”, a rinunciare ai contatti e alla socialità, a seguire lezioni on-line, a lavorare attraverso la tecnologia informatica.
Il Covid-19 ha spazzato via certezze, sconvolto stili di vita, offeso l’orgoglio della scienza, mortificato le espressioni comunitarie della fede, messo in ginocchio le aziende, svuotato gli stadi e i teatri, cancellato convegni, bloccato i trasporti aerei e ferroviari, forzato la chiusura di bar e negozi.
Lo sconquasso ha fatto proliferare la paura, da alcuni avvertita come comprensibile espressione di autodifesa che mantiene vigili e responsabili, da altri vissuta come ossessione o angoscia che paralizza.
I tanti volti della paura
Dal bambino che nasce all’uomo che muore, ogni storia è intessuta di una miriade di paure, piccole e grandi, interne ed esterne.
La grande famiglia della paura ingloba una varietà di voci, alcune più tenui e moderate; altre più consistenti e preoccupanti.
Tra le espressioni più soft della paura, si annoverano: il timore, il dubbio, la preoccupazione, l’inquietudine, l’angustia, la confusione, l’apprensione, l’incertezza, il turbamento, l’agitazione.
Tra le manifestazioni più intense della paura, si registrano: lo spavento, lo smarrimento, l’incubo, lo shock, l’ossessione, l’angoscia, il panico, il terrore, l’orrore.
Si tratta di un album di espressioni emotive via via più intense, che ogni soggetto può avvertire dinanzi a eventi o situazioni che lo intimoriscono, scombussolano o travolgono.
Ovviamente, quanto più l’individuo è esposto a situazioni di angoscia, panico o terrore, tanto più complicato risulta gestire l’intensità di queste reazioni.
Ansia e paura
Una parente stretta della paura è l’ansia che non è sinonimo di paura, ma ne rappresenta una tonalità specifica.
L’ansia ha un carattere più vago della paura, si fonda sull’insicurezza interna ed è correlata al futuro. Un soggetto ansioso può rifiutarsi di uscire di casa per timore di incontrare gente o che gli succederà qualcosa di spiacevole.
Le persone cosiddette “ansiogene” vivono in un clima di allerta, anticipano pericoli, rimuginano ricordi negativi, assumono atteggiamenti autoprotettivi, sospettano di essere osservati, trasmettono vari tipi di ansia: da prestazione, anticipatoria, cronica.
Per alleviare il livello di ansietà taluni ricorrono a prodotti erboristici, coadiuvati dal supporto psicologico; altri assumono ansiolitici o antidepressivi.
La paura, invece, ha un bersaglio più definito ed ha molto a che vedere con realtà oggettive. C’è chi ha paura dei fulmini o dell’oscurità, o di vedere un morto, entrare in ascensore, salire su un aereo, andare dal dentista, avere un colloquio con un datore di lavoro e così via.
Alcune persone sono maggiormente condizionate dalle paure che nascono da dentro, quali: la paura di essere abbandonato, di non sentirsi accettato, di ferire qualcuno, di chiedere aiuto, di andare controcorrente, di non essere considerato.
Altri sono più governati dalle paure sociali, quali: il timore di essere criticato, di parlare in pubblico, di assumersi ruoli o responsabilità, di sbagliare, di conseguire il successo, di perdere il controllo.
Altri ancora sono più sensibili alle paure esistenziali, quali: la preoccupazione di ammalarsi, di perdere la vista o la memoria, di invecchiare, di restare soli, di fallire nei propri ruoli, di perdere il lavoro, di non farcela economicamente, di morire.
Sintetizzando, si può ipotizzare che c’è chi ha la paura di vivere e chi di morire; chi di fallire e chi di trionfare; chi teme il silenzio e chi la parola; chi l’oscurità e chi la luce.
La paura: funzione e condizionamenti
Questa emozione tutela il proprio territorio affettivo, sociale, materiale e spirituale e protegge dai pericoli.
A livello affettivo, la paura innescata da una diagnosi infausta, spinge il nucleo familiare a farsi prossimo al proprio caro.
A livello sociale, ci si protegge dai ladri chiudendo le porte di casa o installando sistemi di allarme.
A livello materiale, si previene la povertà educandosi al risparmio e ad un saggio uso delle risorse.
A livello spirituale, ci si affida a Dio nelle ore buie per trovare in Lui forza e consolazione.
Le minacce si contrastano identificando territori di speranza o risorse per affrontarla.
Spesso, come scrive Seneca: “Le nostre paure sono molto più numerose dei pericoli concreti che corriamo. Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà”.
Preoccupazioni sproporzionate sorgono da una distorta percezione della realtà, che paralizza le capacità reattive del soggetto.
Judy Garland illustra così l’atteggiamento di chi è portato ad ingigantire il pericolo: “La paura è la qualità di chi non toglie le ragnatele dal soffitto, temendo che cada il soffitto”.
Il vero nemico non è fuori, ma dentro la persona che costruisce un mondo di pericoli che non trovano riscontro nella realtà.
Il pauroso o ansiogeno poggia su una debole autostima che dà potere all’ esterno e ignora le proprie potenzialità.
I risvolti negativi della paura si possono riassumere attorno alle seguenti voci, che informano su come essa possa diventare problematica quando porta:
-all’indecisione o alla paralisi (mentale, relazionale e comportamentale);
-al conformismo o alla dipendenza dagli altri o dall’autorità;
-al sospetto o alla diffidenza nei confronti del prossimo, portando ad interpretare paranoicamente gesti e parole, dette o non dette;
-all’accentuazione di una debole immagine di sé, evidente nella rinuncia a prendere rischi e cogliere le opportunità di crescita.
Pertanto, nella misura in cui chi è insicuro impara a sviluppare più coraggio, afferma i progressi raggiunti e guadagna crescente fiducia in se stesso, si attenua la paura e si consolida la libertà personale.
Paura e salute
La paura aiuta a custodire la salute attraverso l’assunzione di condotte idonee per prevenire la malattia, contrastare i vizi (alcol, fumo) e promuovere comportamenti salutari a livello alimentare, sociale ed etico.
La paura positiva rende prudenti e responsabili nell’affrontare le prove quotidiane; la paura problematica o parassita assorbe le energie mentali, ruba energia all’azione, compromette il benessere lavorativo e relazionale.
Publilio Siro puntualizza che: “Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura”.
L’eccesso di paura disorienta la mente e si riversa sul corpo.
Tra le frequenti manifestazioni fisiche della paura, si segnalano: sguardo esterrefatto, sudorazione, tremore alle gambe, palpitazioni, brividi, nausea, respiro trafelato, sensazione di soffocamento, tachicardia.
Alcuni sperimentano attacchi di panico e temono di perdere il controllo: “Avrò un infarto”, “Adesso svengo” o “Sto morendo”. Altri sono succubi di fissazioni o manifestano disturbi di natura ossessivo-compulsiva che li inibiscono.
Modalità efficaci per prevenire questi episodi di ansia o panico sono la pratica di tecniche di rilassamento, la respirazione profonda, lo yoga, la meditazione e la preghiera; inoltre occupazioni fisiche quali: camminate, attività sportive, giardinaggio.
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta a tollerare l’ansia, a ridimensionare le interpretazioni catastrofiche, a prendere maggior controllo della situazione attraverso una valutazione più obiettiva delle cose.
Paura: percorsi positivi
I benefici della paura sono molteplici e la pandemia lo ha evidenziato.
La prima considerazione è che la paura dispone a riflettere sulla precarietà della salute e della vita, sulla provvisorietà delle certezze e dei beni acquisiti, sull’inevitabilità della morte propria o delle persone care. Fare introspezione aiuta a discernere tra ciò che è importante ed essenziale e ciò che è effimero e marginale.
In secondo luogo, all’ombra della paura si nasconde la virtù della prudenza. La minaccia del coronavirus motiva ad assumere comportamenti responsabili per tutelare la salute evitando condotte imprudenti. Le restrizioni, l’invito ad evitare contatti sociali, la sospensione di attività religiose, culturali e sportive mira al bene comune.
In terzo luogo, la paura si trasforma in appello alla collaborazione. Insieme si affrontano i problemi, insieme si lavora per contenere il pericolo, superare l’autoreferenzialità e il menefreghismo, per mettere al centro la solidarietà, la prossimità agli anziani e alle persone sole e bisognose.
In quarto luogo, la paura può trasformarsi in creatività nell’uso del tempo libero, nel dare risposte innovative ai limiti imposti dall’emergenza, nel coltivare l’arte come antidoto alla noia, nell’uso positivo della tecnologia.
In quinto luogo, il coronavirus invita all’umiltà ricordandoci che non sono le grandi cose che cambiano la storia, ma quelle piccole che sfuggono alla presunzione della scienza o al controllo delle multinazionali, ma costringono ad un realistico bagno di realismo esistenziale.
Il covid-19 ha fatto crollare i miti dell’autosufficienza e dell’invincibilità e ci ha resi più consapevoli della nostra fragilità e impotenza.
In sesto luogo, il tempo del contagio ha portato alla luce un crescente bisogno di spiritualità, dell’aiuto di Dio, di pregare, di mobilitare le proprie risorse interiori. Con frequenza, nei momenti critici o di angoscia, le persone si affidano alla preghiera e invocano l’aiuto di Dio, perché venga in soccorso delle debolezze umane. L’umiltà è il canale che alimenta la spiritualità.
La spiritualità si manifesta anche nella carità che si attiva attraverso forme di supporto verso chi è solo, malato o in cordoglio mediante l’ascolto, il conforto e l’aiuto pratico.
In sintesi, la paura si mitiga accettandola con serenità, condividendola con semplicità, valutandola con maturità e ridimensionandola attraverso lo sviluppo di strategie benefiche nel rapporto con se stessi e con gli altri.
ARNALDO PANGRAZZI, M.I.