Per uno stile di governo più sinodale e interculturale
2021/3, p. 24
Il progetto è frutto delle indicazioni maturate nel Documento finale del XXVII Capitolo
generale (maggio 2017), intitolato ‘Insieme’: un cammino di comunione.
Lo scopo è di rivitalizzare in noi il carisma di carità, perché possa anche oggi, in una società sempre più secolarizzata, contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa”.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
L'ISTITUTO DELLE SUORE DI MARIA BAMBINA SI RIDISEGNA
Per uno stile di governo
più sinodale e interculturale
Il progetto è frutto delle indicazioni maturate nel Documento finale del XXVII Capitolo generale (maggio 2017), intitolato ‘Insieme’: un cammino di comunione. Lo scopo è di rivitalizzare in noi il carisma di carità, perché possa anche oggi, in una società sempre più secolarizzata, contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa”.
Ridisegnare non vuol dire necessariamente avere un nuovo disegno già in testa, e nemmeno credere che questo debba essere pensato e costruito a tavolino. Quando hanno avviato il loro percorso, le suore di Maria Bambina avevano in mente piuttosto alcuni criteri, alcune attenzioni che stavano loro a cuore e che intendevano porre all’origine della loro riflessione. In particolare, si pensava a:
- un cammino che si voleva fosse “un’occasione preziosa per rivitalizzare in noi il carisma di carità, perché possa anche oggi, in una società sempre più secolarizzata, contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa”;
- e che non dovesse, quindi, essere “un nostro progetto, una semplice riorganizzazione della mappa delle nostre comunità e una razionalizzazione delle risorse”, bensì la “ricerca serena e coraggiosa della volontà di Dio a partire dalla lettura concreta delle situazioni, perseguita con lo sguardo di donne credenti”.
Per cercare di dare seguito a tali intenzioni iniziali, si è sviluppato un percorso che per i primi quattro anni (dal 2012) ha coinvolto quelle che allora erano le cinque province italianee che ha portato, in sintesi:
- ad un primo esito, atteso – anche se non scontato – ossia l’unificazione delle province italiane;
- e a una nuova comprensione inizialmente non prevista: quella che il ridisegno intrapreso si stava rivelando, nei fatti, un cammino di formazione continua.
Anche per questo motivo, nel Documento finale del XXVII Capitolo generale (maggio 2017), intitolato ‘Insieme’: un cammino di comunione, si dava indicazione di estendere il ridisegno a tutto l’Istituto. Leggendo queste note ci si potrà rendere conto di come questo “insieme” abbia davvero preso corpo nel tempo... le scriviamo a più mani perché così è stato anche l’accompagnamento del processo di ridisegno??: avviato e sempre condotto dal Consiglio generale, ha preso forma anche grazie ad uno scambio costante (in alcuni passaggi più assiduo, in altri più dilatato), con lo Studio Diathesis di Modena. Tale testo diventa quindi per noi innanzi tutto un’occasione per ringraziare del cammino e del lavoro fatto insieme in questi anni, con tante sorelle, comunità e con i diversi Consigli provinciali e di delegazione.
Dall’Italia all’intero Istituto
Si trattava quindi di accompagnare il passaggio da un percorso realizzato nella porzione di Istituto che è presente in Italia, ad un vero e proprio cammino “di Istituto”, nel quale coinvolgere via via tutte le altre realtà giuridico-territoriali, ma senza che questo significasse “realizzare un programma” già definito a priori, bensì mantenendo quella modalità processuale che lo aveva caratterizzato fin dall’inizio.
Un primo passo fu la celebrazione, nel 2018 di due Assemblee dei Consigli provinciali, una per l’Occidente (Italia, Zambia e Zimbabwe, Argentina, Brasile) e una per l’Asia (Bangladesh, Calcutta, Calicut, Dharwad, Mangalore, Myanmar, New Dehli, North-East India, Secunderabad, South East India), nelle quali si cominciarono a condividere le comprensioni maturate grazie al cammino fatto fino a quel momento:
- che il ridisegno è nato dalla ricerca di uno “sguardo nuovo” sulla realtà, sia interna che esterna all’Istituto. Dove il termine nuovo non si riferisce tanto a nuove opere, servizi o progetti, ma innanzi tutto alla ricerca di chiavi di lettura, punti di vista diversi e via via prospettive condivise sul senso della propria presenza, testimonianza e servizio nei diversi contesti;
- che la ricerca di questo sguardo nuovo sulla realtà va fatta “insieme”, in un ascolto reciproco che aiuti a mettere in luce ciò che ciascuna fatica a vedere della propria realtà. E va sostenuta, ricavandosi tempi e luoghi specifici per dedicarsi a questa ricerca-discernimento. Luoghi e tempi che in Italia avevano preso il nome di “Gruppi di sostegno”;
- cominciando così a sperimentare insieme, anche al di fuori dell’Italia, un certo modo di lavorare che sembrava aver favorito e fatto crescere tale ricerca in comune.
Dopo le Assemblee, si sollecitarono le province/delegazioni a realizzare momenti di animazione sul ridisegno rivolti a tutte le suore, e si misero in campo alcuni passi ulteriori, fra i quali in particolare la scelta di progettare e realizzare una settimana formativa nella quale condividere più in profondità il senso ed il metodo del lavoro fatto dai Gruppi di sostegno in Italia, grazie al coinvolgimento diretto di chi li aveva vissuti e coordinati. Questo non perché essi si dovessero necessariamente riprodurre tali e quali nelle altre realtà: ciò che premeva era innanzi tutto darsi un’occasione per continuare a condividere il metodo che le suore italiane avevano via via elaborato e messo a punto, potremmo dire, quasi ritagliandoselo “su misura” a partire da un certo approccio alla formazione che abbiamo definito più “esplorativo” che trasmissivo. Metodo che aveva alimentato tutto il percorso, e che – si cominciava a capire –stava alla base della valenza formativa via via assunta dal ridisegno in Italia. Caratteristica peculiare di questo metodo – che nel frattempo era divenuta sempre più evidente – è il fatto che esso debba essere sperimentato, per poter essere compreso in profondità: da qui l’idea delle Giornate formative.
Grazie alla “restituzione” di tali Giornate, elaborata dalle partecipanti con lo staff di conduzione (luglio 2019),fu messo a fuoco meglio l’importante lavoro di scambio fra Consiglio generale e Consigli provinciali italiani dal quale avevano tratto origine i Gruppi di sostegno e che a sua volta aveva raccolto gli esiti del lavoro di questi, e il Consiglio generale si trovò a domandarsi come avrebbe potuto continuare ad accompagnare le altre entità giuridico-territoriali dell’Istituto nei rispettivi cammini. La riflessione attorno a queste domande (avviata nell’agosto 2019), è diventata l’occasione per:
– cogliere con maggiore consapevolezza alcuni effetti che il cammino compiuto aveva già cominciato a produrre anche nel servizio dello stesso Consiglio generale;
- guardare alla celebrazione dell’ormai prossima IX Consulta generale come ad una nuova tappa del percorso di ridisegno, della quale approfittare per porsi il doppio obiettivo di: approfondire e sperimentare insieme la nuova impostazione degli Orientamenti per la Formazione continua (nata anch’essa da una riflessione sul metodo di lavoro elaborato dai Gruppi di sostegno); e fare il punto su dove le diverse realtà dell’Istituto si trovano oggi rispetto al ridisegno avviato.
Il Consiglio generale
rilegge la propria esperienza
Fu solo allora infatti che ci si rese conto con una certa chiarezza (e con un certo stupore), che alcuni cambiamenti introdotti negli ultimi tempi dal Consiglio generale, per lo più relativi ad aspetti di prassi, erano nati proprio dallo sforzo di cercare una sempre maggiore coerenza fra ciò che si sperimentava e – sperimentandolo – si comprendeva nel cammino di ridisegno e l’attuazione di alcuni aspetti tipici del servizio di governo, letti e ripensati alla luce di quello “sguardo nuovo” che via via veniva sempre più messo a fuoco con il lavoro di ridisegno. Richiameremo qui gli ambiti principali in cui è stata colta questa ricaduta, rinviando ad altra occasione una loro trattazione più specifica:
- l’elaborazione dei nuovi Orientamenti per la Formazione continua (in sostituzione della tradizionale Nota alla programmazione, che proponeva un itinerario formativo già elaborato), secondo modalità che aiutassero concretamente tutto l’Istituto a leggere il proprio vissuto e a promuovere in comunità un lavoro di confronto e condivisione anche alla luce degli Atti dell’ultimo Capitolo generale, ricercando quei contenuti, atteggiamenti, mezzi più adatti alla situazione in cui realmente ci si trova, per rispondere a ciò che Dio vuole da ognuna;
- le modalità di realizzazione della visita canonica generalizia, e in particolare gli incontri comunitari, per i quali viene ora preparata una traccia che solleciti le suore a leggere l’esperienza dei servizi apostolici affidati alla comunità ed il contesto in cui è inserita, per domandarsi se essa risponde ancora ai bisogni di oggi e/o a domandarsi se e quali nuovi bisogni emergono oggi; e il consiglio congiunto di chiusura, per il quale si prevede più tempo ed una maggiore interazione fra le due diverse prospettive e letture (quella del consiglio generale e quella del consiglio provinciale/di delegazione) sulla realtà odierna di quella specifica entità giuridica;
- le modalità di preparazione e svolgimento dei Capitoli generale e provinciali, anch’esse orientate al più ampio coinvolgimento possibile, e alcuni aspetti relativi all’impostazione del documento finale di questi ultimi;
- e ad alcune novità introdotte sul versante economico amministrativo, con la predisposizione del Direttorio amministrativo, alcune iniziative formative o in risposta alla situazione creata dalla Pandemia, e un’impostazione del lavoro dell’economato generale nella direzione di un più deciso lavorare insieme.
Se guardiamo a questi aspetti prendendoli singolarmente, si tratta magari di piccoli cambiamenti; ma se consideriamo che essi vanno a ripensare e rinnovare alcune strutture e prassi tradizionali (naturalmente, mantenendo le finalità previste dalla RdV), allora dobbiamo riconoscere che il ‘processo di ridisegno’, di fatto – anche se con qualche lentezza dovuta alla fragilità che caratterizza sempre l’essere umano – sta progressivamente toccando tutte le strutture della vita religiosa dell’Istituto: quella del governo, della formazione, delle relazioni... che sono state via via prese in mano e ripensate in modo ‘nuovo’, tenendo ben presenti sia le prospettive che papa Francesco ha aperto a tutta la Chiesa, sia le indicazioni contenute nei recenti Documenti della CIVCSVA, in particolare “Per vino nuovo otri nuovi” e “L’economia a servizio del carisma e della missione”.
Inoltre, rileggendoli a posteriori, accanto a quelli che il Consiglio aveva inteso conferirvi fin dall’inizio, sono emersi alcuni altri significati, resisi più evidenti proprio nel pensare alle modalità di realizzazione della Consulta generale, progettata inizialmente in presenza, e poi rivista in breve tempo in modo da salvaguardarne il senso e la possibilità di celebrazione anche a distanza.
Se infatti, fin dall’inizio del proprio mandato, il Consiglio generale aveva cercato di vivere il proprio servizio sempre più in una logica di animazione e promozione delle varie realtà che compongono l’Istituto, piuttosto che pensarsi come il ‘centro’ che indica a tutte il cammino da fare, con la realizzazione delle due Assemblee di Consigli del 2018, si cominciava a concretizzare una modalità più “con” le diverse entità giuridico-territoriali, e dunque sinodale. Tramite essa, il cosiddetto “centro” si sforzava, innanzi tutto, di mettersi in ascolto di tutte le realtà dell’Istituto - e della realtà in generale - per costruire “insieme” un discernimento comune sulle strade da percorrere nei diversi contesti in cui l’Istituto è ancora oggi presente. In questa prospettiva, la necessità di realizzare la Consulta a distanza si è rivelata un’occasione da cogliere per consentire la partecipazione ad essa di tutti i Consigli al completo, invece delle sole superiore provinciali/di delegazione, per un totale di circa 80 suore.
Uno stile di governo più sinodale
Considerando dunque che “La nostra comunità è il «benedetto Istituto» ” (cf Cs 29), in esso, per analogia, possiamo pensare il consiglio generale non come un centro da cui tutto parte, ma come un organismo che anima e promuove corresponsabilità, perché consapevole che ciascuno (membro o struttura giuridica) ha qualcosa da offrire e scambiare con gli altri. Troviamo ad esempio nei numeri 93 e 104 delle Costituzioni: “Le superiore, nella vita e nella conduzione dell’Istituto, favoriscano la corresponsabilità. Questa scaturisce dalla natura stessa della Chiesa, che è comunione organica, e dal carisma di fondazione di cui tutti i membri partecipano. Valorizzino per i vari ministeri i doni propri di ciascuna, perché ogni sorella si realizzi come suora di carità. La superiora generale è guida dell’Istituto e segno della sua unità. Come prima responsabile della famiglia religiosa e del suo carisma, mantiene viva la fedeltà di tutte alla vocazione di suore di carità, mediante un’applicazione dinamica delle direttive capitolari e una vigile attenzione ai segni dei tempi; promuove la comunione tra le sorelle; sostiene e coordina l’opera delle superiore provinciali, stimolandone l’apertura all’intero Istituto e alla Chiesa universale.”
Ci pare questa l’immagine più efficace per esprimere ciò che il ridisegno ha portato a comprendere del servizio del governo generale: in esso, in sostanza, si sta cercando di rendere più esplicita, a livello di governo, quella dinamica di comunione che ogni comunità dell’Istituto si propone di vivere. Ecco perché, in questi anni, il Consiglio ha lavorato e sta tuttora cercando di lavorare per passare da una relazione prevalentemente bi-direzionale (consiglio generale con ogni singolo consiglio provinciale) ad una più sinodale, in cui viene favorito lo scambio fra il Consiglio generale e l’insieme delle entità giuridico territoriali, in una forma più allargata, in cui non solo lo stesso Consiglio generale ma anche tutte le realtà che compongono l’Istituto hanno modo di conoscersi e scambiare le rispettive esperienze, così come avviene (o dovrebbe avvenire) in ogni comunità tra la superiora e le sorelle che la compongono, come descritto nei seguenti passi delle Costituzioni: “La superiora accetti le sorelle come persone scelte da Dio e manifesti loro la carità con cui egli le ama; ricerchi con loro, nella preghiera e nel dialogo, la sua volontà. Solleciti e valorizzi l’apporto di tutte per cogliere nelle situazioni concrete il richiamo dello Spirito (...) La suora accolga l’obbedienza che le viene assegnata; la compia con senso di responsabilità e di creatività personale; vi impieghi sia le energie della mente e della volontà, sia i doni di grazia e di natura. (...) Superiora e suore insieme si educhino a un discernimento sempre più illuminato della volontà di Dio, per favorire la comunione fra tutte e dare slancio e vitalità alla missione.” (Cs 26-27).
Sinodalità, in un Istituto internazionale,
vuol dire anche interculturalità
“Come consiglio generale, stiamo dunque comprendendo che il nostro compito non è anzitutto dare indicazioni, offrire direttive, quanto piuttosto promuovere dialogo tra punti di vista diversi, per leggere la realtà e l’esperienza in maniera più ricca e oggettiva. Questo permetterà di portare alla luce come il carisma prende forma nei diversi contesti, salvaguardando e ravvivando in noi tutte ciò che è l’ ‘essenziale’ e, perciò, deve rimanere comune.
Come a dire che, con l’allargamento all’insieme dell’Istituto, il ‘processo di ridisegno’ è arrivato ad assumere nuovi significati, inizialmente non previsti né immaginati, diventando così, per il consiglio generale, un aiuto e un’occasione favorevole per:
-mettersi in ascolto, in modo più determinato, di come il carisma fondazionale si sta incarnando nei diversi contesti socio-culturali nei quali le nostre comunità sono presenti, in linea con il tema dell’inculturazione del Vangelo, su cui la Chiesa è impegnata da tempo e su cui sta insistendo, in modo particolare, papa Francesco (cf EG, 115-118);
- e, contemporaneamente, mettere in dialogo le diverse concretizzazioni/incarnazioni che il carisma assume nei diversi contesti, per ‘costruire’ insieme un cammino comune. Proprio in questo dialogo, ci sembra di poter cogliere un primo nesso fra “ridisegno” e interculturalità. Infatti, nel confronto fra consigli entrano in gioco, necessariamente, anche le dimensioni culturali proprie di ogni struttura giuridico-territoriale. Perciò, nella misura in cui il consiglio generale si pone come animatore e promotore di tale dialogo fra i diversi contesti, favorisce, nei fatti, uno scambio ed un lavoro inter-culturale nell’ambito dell’Istituto.
Si tratta, quindi, di un’interculturalità che non si limita aduno scambio superficiale in merito alle “differenze” che si rilevano tra i diversi contesti nei quali l’Istituto è presente, bensì intende svilupparsi e approfondirsi a partire dalla convinzione che il consiglio generale non può discernere ciò che Dio vuole oggi dalla nostra famiglia religiosa, e giungere alle decisioni che gli competono, senza promuovere dialogo e confronto tra le diverse entità giuridico-territoriali e senza porsi in ascolto dialogato dei loro contributi.
In tal modo, pensiamo che corresponsabilità e interculturalità potranno diventare esperienze e prassi sempre più condivise nel nostro modo di esercitare l’autorità (intesa come “far crescere” l’Istituto nella sua fedeltà al carisma, secondo l’evoluzione dei tempi), nel promuovere la nuova modalità di formazione e, di conseguenza, nell’ambito delle relazioni interpersonali dentro e fuori la comunità”. Detto in altre parole, ci sembra che – dopo questa IX Consulta – si possa affermare che il processo di ridisegno è diventato il cammino attraverso il quale, mentre le suore di Maria Bambina continuano a proporsi di rivitalizzare in se stesse il proprio carisma perché possa esprimersi pienamente anche nell’oggi, l’Istituto si dà modo di sperimentare ed approfondire l’interculturalità tra le diverse entità giuridiche che lo compongono.
Sinodalità fa rima con complessità
(e lentezza?)
Le difficoltà non sono mancate e non mancheranno, il cammino è certamente graduale: parliamo oggi di un processo iniziato ormai nove anni fa... ma si tratta davvero di aspettare il passo di tutte e fare i conti con la complessità che sempre nasce quando ci si propone di comporre prospettive diverse... e di accompagnare in un “cammino con” realtà fra loro anche molto lontane, geograficamente e culturalmente, nel ripensare la propria testimonianza, per l’oggi e per il futuro, con modalità il più possibile “personalizzate”.
Anche gli errori non sono mancati, ma ciò che ci fa pensare di aver imboccato una strada feconda è l’aver potuto osservare come gradualmente, ciascuna con il proprio passo, buona parte delle comunità e delle suore della provincia italiana prima, e ora (sebbene ancora inizialmente) dei Consigli delle altre entità giuridico territoriali, siano arrivate via via a condividerla e ad assumerla, nella misura in cui riuscivano a cogliere in essa un’occasione favorevole per offrire il proprio contributo al cammino comune, nella ricerca della volontà di Dio sul “benedetto Istituto”.
Ciò che ci fa ben sperare è che la IX Consulta generale, realizzata in alcuni moduli fra maggio e dicembre 2020 (per un totale di giorni di lavoro effettivi, anche se non continuativi, pari a più di un mese), si è confermata come occasione per ripercorrere e condividere questi passaggi e comprensioni che si sono succeduti nel tempo, in modo tale da verificare se ed in che misura i diversi Consigli provinciali/di delegazione vi si riconoscevano. Assieme ad essi abbiamo cominciato a domandarci “come” e “da dove” le singole entità giuridiche potranno riprendere i processi avviati, dando modo a ciascun Consiglio di condividere con gli altri le prime idee in merito. I Consigli generali congiunti con ogni singolo Consiglio provinciale/di delegazione, già programmati per gennaio 2021, sono stati individuati come il prossimo passo nel quale arrivare a definire più precisamente e dare concretezza, sempre attraverso il dialogo ed il discernimento comune, a quanto presentato nei giorni conclusivi della Consulta.
Rimane la chiara percezione che tutto l’Istituto si colloca ormai in questa prospettiva, anche se il Consiglio generale è ben consapevole di essere solo all’inizio di un nuovo tratto di strada, ancora tutto da percorrere… sul quale – siamo certe – il Signore precederà l’Istituto.
Giorgia Gariboldi
Consiglio generale sccg